domenica 6 luglio 2008

Isaac Newton

Isaac Newton nacque nel villaggio di Wollsthorpe della contea di Lincoln il giorno di Natale del 1642. Nel gennaio 1661 fece il suo ingresso nel Trinity College di Cambridge, ove iniziò gli studi matematici sotto la direzione di Barrow. Avendogli questi consigliato di leggere l'Ottica di Keplero, Newton si accorse di non poterlo fare, poiché tale opera conteneva sviluppi analitici superiori alle proprie conoscenze. Allora si rivolse dapprima allo studio di Euclide, poi a quello di Cartesio e degli altri matematici della prima metà del Seicento; fu soprattutto l’Arithmetica infinitorum di Wallis ad esercitare su di lui un'indelebile influenza. Parallelamente agli studi matematici, si dedicò pure ad osservazioni astronomiche e ad esperienze di fisica e di chimica, mostrando fin da allora le sue capacità di sperimentatore, la sua abilità nella costruzione di apparecchi e il suo amore per il lavoro manuale.

Nel 1665 conseguì il titolo accademico di baccelliere. A tale anno risale anche il suo primo studio sulle flussioni. Poco dopo però dovette abbandonare Cambridge per sfuggire ad una terribile pestilenza che infieriva in tutta l'Inghilterra; si pensi che nell'estate 1665 morirono, nella sola Londra, più di trentamila persone. Ritiratosi nel suo piccolo possedimento di Wollsthorpe, vi rimase circa due anni, e questo periodo di involontario isolamento si ripercosse assai favorevolmente sui suoi studi. Concentratosi interamente nelle proprie ricerche, il giovane Newton elaborò nel 1665-67 il nucleo principale di tutte le sue più importanti scoperte, matematiche e fisiche. Fu qui che, secondo la leggenda, la famosa mela cadutagli in testa avrebbe fatto sorgere in lui l'idea della gravitazione universale. Fu ancora qui che Newton scoperse l'ineguale rifrangibilità dei raggi luminosi, preparò la costruzione del primo telescopio a riflessione, riuscì a perfezionare il calcolo delle flussioni, giunse al famoso teorema del binomio, ecc.

Tornato a Cambridge dopo la cessazione della peste, vi conseguì fra il 1667 e il 1668 altri tre gradi accademici. Sottoponeva intanto i suoi manoscritti di argomento matematico all'esame di Barrow, e questi, sia per aver compreso l'eccezionale valore del discepolo, sia perché ormai personalmente interessato più alla teologia che alla matematica, decise di rinunciare alla cattedra in favore del giovane Newton.

In questi anni egli si occupa soprattutto di ottica e nel febbraio del 1672 comunica alla Royal Society (di cui era stato eletto membro un mese prima) una celebre memoria sulla luce e i colori. La grande importanza ditale scritto viene sottolineata da uno studioso moderno di Newton, il russo Sergej Ivanovic Vavilov, con queste parole: in esso “si mostrò per la prima volta al mondo ciò che la fisica sperimentale poteva compiere, e come essa doveva essere. Newton costringe l'esperimento a parlare, a rispondere ai quesiti e a dare risposte tali da farne risultare una teoria”. Anche se, a rigore, Newton non fu effettivamente il primo a interrogare la natura con precisi esperimenti (basti menzionare la tradizione sperimentalistica che va da Galileo a Pascal, agli accademici del Cimento, ecc.), è certo che seppe farlo con sistematicità e penetrazione davvero esemplari, sforzandosi di elaborare la teoria fisica dei fenomeni studiati in stretto rapporto ai risultati sperimentali raggiunti.

La matematica assumerà di nuovo qualche anno più tardi un posto predominante nell'animo di Newton, in quanto egli vi scorgerà lo strumento indispensabile per la trattazione scientifica rigorosa dei fenomeni astronomici e in particolare per la confutazione delle concezioni cartesiane di essi (concezioni che avevano un carattere qualitativo assai più che non autentica­mente quantitativo). I risultati delle indagini meccanico-astronomiche di Newton verranno da lui per la prima volta esposti, in forma ancora incompleta, in una memoria originariamente intitolata De motu corporum e in seguito Philosophiae naturalis principia mathematica. Questa venne presentata nell'aprile 1686 alla Royal Society che subito ne propose la stampa. Dopo un'ampia rielaborazione compiuta da Newton stesso, essa verrà pubblicata in tre libri nel 1687, per merito soprattutto dell'astronomo Edmund Halley che pagò personalmente le spese della stampa e ne corresse le bozze.

Dieci anni prima Newton aveva inviato a Leibniz due lettere sulle flussioni. Merita di venire ricordato che nell'edizione del 1687 dei Principia, come pure nella successiva, Newton riconosceva esplicitamente i contributi di Leibniz alla creazione del nuovo calcolo (in uno scolio alla proposizione VII del secondo libro).

La seconda edizione dei Principia uscì nel 1713; essa era stata accuratamente rivista da Roger Cotes, che ne scrisse pure una lunga e significativa introduzione, soprattutto diretta a due fini: 1. a porre in luce i caratteri specifici della “filosofia sperimentale”, che la distinguono sia dalla vecchia scienza aristotelica sia dalla fisica puramente ipotetico-matematica; 2. a confutare l'accusa, mossa da più parti a Newton, che la gravità sarebbe una “proprietà occulta” dei corpi, o comunque qualcosa di “preternaturale” e quasi “un miracolo continuo”. L'autore invece vi aggiunse il famoso Scolio generale.

Nel 1726 uscirà una terza edizione curata da Henry Pemberton. Essa è pressoché identica alla seconda, salvo che vi risulta soppresso l'anzidetto riconoscimento dei meriti di Leibniz alla creazione del calcolo infinitesimale. Tre anni più tardi ne uscirà una traduzione inglese ad opera di Andrew Motte.

Negli anni immediatamente successivi alla prima pubblicazione dei Principia si inserisce, nella vita di Newton, un'importante e significativa fase di attività politica che pone in luce i legami del nostro autore con la parte più progressista del popolo inglese. Essa ha inizio con la partecipazione di Newton ad una grave controversia tra l'università di Cambridge e il re Giacomo II Stuart che voleva imporre il conferimento di un titolo accademico non meritato a un proprio protetto, il frate benedettino Francis. L’università inviò a Londra una delegazione, con l'incarico di far recedere il re dalla sua richiesta; Newton, che ne faceva parte, fu uno dei più intransigenti difensori dell'autonomia dell'università e si ribellò ad ogni tentativo di compromesso. Il felice esito della missione accrebbe notevolmente tra i colleghi il prestigio del grande fisico.

La posizione politica, contemporaneamente progressista e legalitaria, di Newton può anche venire illustrata dalla seguente dichiarazione che egli scrisse ad un amico: “Ogni uomo dabbene è impegnato, secondo le leggi umane e divine, a seguire le disposizioni legali del re, ma se a Sua Maestà si consiglia di esigere qualcosa che secondo le leggi non può essere perseguito, nessuno deve essere punito se non vi ottempera”.

Caduti gli Stuart e salito al trono Guglielmo d'Orange, Newton fu eletto dall'università di Cambridge deputato al parlamento di Londra. In tale funzione fu assai utile all’Università come mediatore fra essa e il nuovo governo. La sua posizione di difensore dei whigs e di sostenitore del nuovo re rimase netta, malgrado le complicate oscillazioni dell'ambiente politico. Fu in questo periodo che Newton conobbe Locke diventandone stretto amico. I due pensatori esercitarono una notevole influenza uno sull'altro.

Terminato il mandato parlamentare, Newton ritornò a Cambridge e attraversò uno dei periodi più tristi della sua vita, per effetto di un esaurimento nervoso che lo portò alle soglie della pazzia. La voce popolare attribuì la causa del collasso a un incendio scoppiato nel suo laboratorio, nel quale sarebbero andati perduti molti preziosi manoscritti di lavori incompiuti, soprattutto note di carattere sperimentale riguardanti le sue ricerche di chimica.

La malattia lasciò in Newton gravi conseguenze; sicché, nemmeno dopo che si fu rimesso, poté riprendere i lavori scientifici con l'antica energia. Si può anzi dire che la sua produzione originale cessò interamente nel 1690, anche se molte sue opere vennero pubblicate dopo questa data.

Fra esse ricordiamo: le due lettere di Newton a John Wallis, di argomento matematico; la celebre Opticks (Ottica) pubblicata in inglese nel 1704 e in latino nel 1706, con due appendici, una sulle curve algebriche e l'altra sul calcolo integrale (quest'ultima portava il titolo di Tractatus de quadratura curvarum ed era stata composta nel 1665-66); l'Analysis per aequationes numero terminorum infinitas (Analisi mediante equazioni infinite ne/numero dei termini) scritta nel 1669 ma pubblicata solo nel 1711. Dell'Opticks si avranno, vivente Newton, altre due edizioni: nel 1718 e nel 1721. Uno dei più notevoli scritti di Newton su argomenti di analisi infinitesimale, Metbodus fluxionum et senerum infinitarum, da lui composto nel 1671, venne pubblicato postumo solo nel 1736.

Nel 1695 Newton ebbe la carica di ispettore della zecca di Londra; qualche anno più tardi ne divenne direttore generale, rinunciando alla cattedra universitaria. L'Inghilterra attraversava in questi anni un periodo di vero caos monetario, che minacciava la stabilità del nuovo regime instaurato con la seconda rivoluzione (del 1688). Newton, con la sua competenza tecnica e la sua rigida onestà, diede un prezioso contributo all'attuazione di una radicale riforma monetaria, e la crisi politico-finanziaria poté essere evitata.

Nominato membro delle maggiori accademie scientifiche europee, presidente della Royal Society di Londra (1703), e infine baronetto (nel 1705), Newton divenne senz'altro la più potente personalità scientifica dell'Inghilterra. Verso il 1704-5 sorse però tra lui e Leibniz la grave e assai spiacevole controversia circa la priorità dell'uno o dell'altro nell'invenzione del calcolo infinitesimale.

Per completare il quadro qui abbozzato della complessa figura di Newton, occorre infine aggiungere che egli fu uomo profondamente religioso e dotto teologo. Locke poteva scrivere di lui, nel 1703, queste parole: “Newton è uno scienziato veramente eccezionale, e per i sorprendenti successi conseguiti non solo nel campo della matematica ma anche in quello della teologia, e per la sua profonda conoscenza della sacra scrittura, nella quale materia pochi possono competere con lui”. Tale religiosità costituisce un tratto molto caratteristico, non solo della personalità di Newton, ma - come abbiamo già detto più volte - di tutta la cultura della società inglese del suo tempo.

Tra le opere di argomento religioso scritte dal nostro autore ci limiteremo a ricordare la Chronology (Cronologia), che gli costò vari anni di lavoro e venne pubblicata solo dopo la sua morte; in essa egli si proponeva di coordinare la cronologia della Bibbia con quella degli antichi egizi, greci, ecc. interpretando in modo nuovo i diversi testi e miti, al fine di eliminare le contraddizioni che, emergendo sempre più numerose dagli studi filologici sembravano porre in seria crisi l'autorità della sacra scrittura.

Morì nel 1727 e fu sepolto nell'abbazia di Westminster. Sulla sua tomba vennero incise le celebri parole: “Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus” (“Si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così grande onore del genere umano”).

[L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. II, Garzanti, Milano 1970, pp. 623-29]

 

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La vita di una stella

Come nasce una stella

Lo spazio è disseminato di nebulose: estesissime regioni ricche di gas e polveri finissime (comunque molto meno dense del vuoto più spinto ottenibile in laboratorio). E’ in tali regioni che i telescopi infrarossi hanno individuato “punti caldi” che mostrano tutte le caratteristiche calcolate teoricamente per una stella in formazione. Ciò dimostra che la formazione stellare è un processo che avviene tutt'ora e queste osservazioni sono proprio rivolte a “embrioni stellari”.

Per ragioni ancora non chiare (forse a causa dell’onda d’urto di una vicina esplosione stellare) in quelle nebulose il gas comincia ad addensarsi in certe regioni. La sua attrazione gravitazionale accelera il processo ed in qualche decina di milione di anni si forma un oggetto caldo. Se la temperatura raggiunge i 10 milioni di °C si accendono le reazioni termonucleari: nasce una stella.

La “maturità” di una stella

All’inizio la composizione chimica di una stella è la seguente:

- il 70% circa di idrogeno

- il 28% circa di elio

- il 2% circa di elementi più pesanti.  

Le reazioni nucleari avvengono solo nel nucleo; qui l’idrogeno si trasforma in elio fino al suo esaurimento. Ciò si verifica entro pochi milioni di anni per stelle di massa molto maggiore del Sole (poiché il tasso di produzione energetica è molto elevato a causa della reazione CNO), ed in qualche decina di miliardi di anni per stelle di 0,2 masse solari. 

La stella, fino a quel momento, rimane in “equilibrio”: l’azione di sostegno dei suoi strati  è svolta dall’energia prodotta nel nucleo. Quando questa viene a mancare la stella tende a collassare su se stessa per l’azione della forza di gravità.

La vecchiaia

L’esaurimento dell’idrogeno nel nucleo decreta l’avvento della morte dell’astro: esso da questo momento avrà le ore contate.

Il collasso che segue l’esaurimento dell’idrogeno, determina però un aumento della temperatura delle parti centrali della stella. In un “guscio” circostante il nucleo si riaccende la reazione di fusione dell’idrogeno in elio. Questa energia, poiché viene emessa più in prossimità della fotosfera, non è bilanciata dal peso degli strati esterni: l’astro allora si gonfia diventando una gigante rossa. In questo modo il Sole arriverà forse ad ingoiare persino Venere! La Terra a quel punto sarà arsa dall’enorme entità di quelle radiazioni così vicine.

Successivamente la temperatura del nucleo raggiungerà valori talmente elevati da consentire l’innesco della reazione di fusione dell’elio in elementi più pesanti.

La morte

Quando anche l’elio si sarà esaurito all’interno della stella e l’idrogeno non brucerà se non in esili strati, il Sole collasserà nuovamente, assumendo la parvenza di un tempo. Ma si tratterà solo di un’illusione per gli abitanti del sistema solare di quei giorni: il Sole splenderà infatti per trasformazione di energia gravitazionale in energia radiante; ormai l’idrogeno si va esaurendo anche in quelle zone in cui la temperatura permette ancora la reazione p-p.

L’astro è piccolo, compresso, caldissimo: una nana bianca. Un pugno di materia di una nana bianca è tanto denso da pesare centinaia di tonnellate.

Nel 1054 astronomi cinesi e giapponesi registrarono la comparsa di una “nuova stella”. Un astro luminosissimo nella costellazione del Toro che fu visibile anche di giorno per diversi mesi; poi diminuì lentamente di luminosità e scomparve. Era un’esplosione di supernova: là dove allora fu vista, oggi si trova la nebulosa del Granchio (M1), residuo dell’immane esplosione che caratterizza la fine delle stelle molto più massicce del Sole. In tali stelle, dopo quella dell’elio riescono ad innescarsi le fusioni di elementi via via più pesanti. Giunti al ferro però non è più possibile una reazione di fusione esoenergetica: la stella in pochi minuti (!) collassa su sé stessa, aumentando la temperatura centrale fino a miliardi di gradi e quella esterna fino a centinaia di milioni di gradi. In pochi istanti si accende sia la reazione p-p che le altre, anche nelle zone più esterne, ma l’astro non regge a tale esperienza, esplodendo. E’ in tali momenti che si formano gli elementi più pesanti del ferro.

Resta così solo una nebulosa ed un astro centrale superdenso: una “stella di neutroni” (ci si rivela come “pulsar”). Se la massa di tale inconcepibile oggetto supera le tre masse solari, esso diventa un buco nero, oggetto tanto denso che sulla sua “superficie” infinitamente vicina al centro di massa, la gravità è tanto forte da impedire persino alla luce di sfuggirvi e da modificare quindi lo “spazio-tempo” delle zone circostanti.

Giuseppe Marino

 

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Un delicato nastro di gas colorati galleggia leggero nella nostra Galassia

Una scia lasciata da un'astronave aliena? Un getto di materia proveniente da un buco nero? Niente di tutto questo. Questa immagine ripresa dal Telescopio Spaziale Hubble è solo una piccola porzione del residuo di supernova SN 1006. Si tratta del gas espulso da una tremenda catastrofe stellare avvenuta poco più di 1000 anni fa.

Approssimativamente l'1 maggio 1006, molti si accorsero che nel cielo, nella costellazione del Lupo, brillava una nuova stella straordinariamente luminosa. La "nuova stella" fu descritta da osservatori in Svizzera, Egitto, Iraq, Cina e Giappone. Alcune fonti indicano che la stella fosse abbastanza brillante da proiettare ombre; fu certamente visibile durante il giorno per qualche tempo, tanto che l'astronomo moderno Frank Winkler ha suggerito che "nella primavera del 1006, la gente potrebbe essere stata in grado di leggere manoscritti a mezzanotte per mezzo della sua luce". Era la testimonianza di una tragedia cosmica che avveniva a oltre 7000 anni luce di distanza. Fu visibile per quasi due anni e mezzo prima di indebolirsi e oltrepassare la soglia di visibilità dell'occhio umano.

L'evento fu dimenticato per quasi un millennio, quando, verso la metà degli anni '60, i radioastronomi trovarono una radiosorgente nella posizione corrispondente all'apparizione della stella. I diametro della sorgente era di circa 30 secondi d'arco. Ciò significa che i gas espulsi dall'esplosione della stella avevano raggiunto un diametro di 60 anni luce. La velocità di espanzione misurata era di 13 milioni di chilometri ogni ora. Dopo 1000 anni dall'esplosione è davvero notevole!

 

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sabato 5 luglio 2008

Esiste lo zero assoluto delle temperature, ma il calore assoluto esiste?

Sappiamo che esiste un limite inferiore alle temperature più basse. Si tratta del cosiddetto "zero assoluto", la temperatura più bassa che un sistema fisico possa raggiungere. Questo limite corrisponde a 0 gradi Kelvin, o a -273,2 gradi Centigradi.

Ma, se esiste un limite per la temperatura più bassa, esiste un limite anche per la temperatura più alta? E se è così, quale sarebbe questa temperatura?

Per trovare se esiste un limite superiore per le temperature, bisogna anche spiegare meglio la definizione stessa di temperatura. In un gas perfetto (cioè in un gas rarefatto) la temperatura si può definire in termini di energia cinetica delle particelle che lo costituiscono. Se il gas non è rarefatto però questa semplice definizione di temperatura non si può più applicare. Una definizione più generale di temperatura è quella che ci viene fornita dalla statistica. In questo caso si parla di probabilità che un livello energetico sia occupato o no. Man mano che la temperatura aumenta, la probabilità che vengano occupati livelli alti aumenta di conseguenza. Si capisce subito, in questo modo, che non c'è alcun vincolo che proibisce che livelli energetici sempre più alti vengano occupati. La temperatura infinita, così, sarebbe il limite per cui tutti i livelli energetici hanno uguale probabilità di essere occupati.

In definitiva quindi non esiste alcun limite fisico conosciuto per le temperature più alte, che possono quindi tendere all'infinito.

 

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venerdì 4 luglio 2008

Gli inconvenienti della diretta

Questi filmati mostrano tutto ciò che non vorreste che capitasse in un programma televisivo, però succede lo stesso. Si tratta di situazioni davvero imbarazzanti...

Conduttrice svedese vomita in diretta:

 

Una giornalista produce un "rumorino" facilmente riconoscibile:

 

Il solito pazzo mitomane che si deve esibire alle spalle dei giornalisti mentre lavorano...

 

Svenimento in diretta:

 

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Stregoneria e Tradizioni

La Stregoneria (quella italiana in particolare è chiamata anche Stregheria) fa parte del Paganesimo, e le Streghe ne sono le praticanti.

Sfatiamo quindi un mito: la stregoneria tramandata dal medievo, dal cristianesimo, ha ben poco a che fare con la Stregoneria qui considerata. Non è nemmeno semplicemente l'uso o la pratica della magia, ma proprio perche' strettamente legata al Paganesimo, e' anch'essa religione.

Ha le sue credenze, le sue celebrazioni e i suoi rituali, che ovviamente possono variare da tradizione a tradizione.

Come per il neo paganesimo, infatti, non tutte le streghe hanno lo stesso sistema di credenze e anche qui ritroviamo delle tradizioni al suo interno.
Alcune praticano quella che viene chiamata "Antica Religione", che ha radici in culti e credenze popolari pagane pre-cristiane dell'area europea, e che, in genere, si basa sul ciclo delle stagioni ed e' molto legata alla terra. Altre praticano la Wicca, altre ancora non seguono particolari tradizioni, ma le esplorano, prendendovi cio' che sentono piu' affine a loro.

Molte Streghe credono in un sistema divino politeistico di solito incentrato sugli Dei e le Dee locali della loro area di origine; altre in due principi divini, uno maschile e uno femminile, che uniti formano il tutto (specialmente nella tradizione Wicca). Alcuni invece praticano semplicemente la magia, magari rimanendo collegati alla tradizione cristiana.

Le Streghe possono praticare sia da sole, come "solitarie", o in congreghe (coven). Esistono anche gruppi familiari tradizionali che fanno risalire le loro pratiche e credenze, nell' ambito dello stesso gruppo chiuso, a molte generazioni passate.

Dato che i termini Strega o Stregone sono spesso erroneamente fraintesi, molti si chiamano semplicemente "Pagani" o "Neo-Pagani" nel parlare con persone che non hanno familiarita' con le complessità dei diversi sistemi di credenze.
Ma, come abbiamo gia' detto prima, nello stesso modo in cui non tutti i Cristiani sono Luterani o Cattolici, così non tutti i pagani sono Streghe.

Inoltre, nella maggior parte dei casi, in Italia il termine strega viene usato per entrambi i sessi. Nei paesi di lingua inglese, vale la stessa cosa: witch (strega) sono sia le donne che gli uomini. In questo caso vi è anche una motivazione linguistica: witch deriva da wicce, saggio, mentre l'equivalente inglese dell'italiano stregone si dice warlock, che però viene considerato dagli inglesi come il termine "traditore".

Nell'aprile del 1974 a Minneapolis,in USA, si è tenuta un assemblea di Streghe americane, in cui è stato redatto un documento enumerante alcuni principi della stregoneria. Anche se si tratta di un documento in cui non sono state trattate tutte le correnti della stregoneria, rimane un testo basilare per comprendere i principi di questo credo. Il documento e' noto come il testo del Concilio delle Streghe.

Fonte: http://www.lucedistrega.net/documenti/stregoneria.htm

 

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La fiducia esiste solo nelle immagini? Immagine...

L'official website of Multi-National Force, Iraq, ha recentemente qui pubblicato la foto che vi mostro anche io...

Questa immagine mostra un bambino iracheno e il sergente Fred Hampton su uno spiazzo su cui, prossimamente, verrà costruito un parco, in un quartiere di Bagdad.

Qualcuno ha detto che si tratta solo di una immagine falsa, in posa. Però è difficile non restare interi minuti a guardarla, perché sinceramente riscalda il cuore. Cosa ne pensate? Possibile che si tratti solo di propaganda?

(clicca sull'immagine per vederla ingrandita)

 

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giovedì 3 luglio 2008

I magnifici paesaggi del Dallol in Etiopia, nella Rift Valley, la grande ferita della Terra (immagini)

La Rift Valley non è altro che una struttura geologica del tutto simile alle dorsali che si trovano sommerse dagli oceani della Terra. E' una zona in cui, quindi, le zolle (o placche) continentali si separano con formazione di nuova crosta terrestre. I materiali emergono dal mantello terrestre con eruzioni vulcaniche. Questa zona infatti è costellata di vulcani attivi, come l'Erta' Ale.

La Rift Valley, come dicevo, è una dorsale, ma si trova in superficie. Un vero e proprio "laboratorio di geologia" a cielo aperto! Si entende in una vasta zona dell'Africa che comprende i territori che vanno dal Mozambico alla Siria. Nella Rift Valley esiste una zona, chiamata depressione del Dallol. Con i suoi 120 metri sotto il livello del mare, questa depressione è davvero straordinaria. Sotto il lago salato ribolle una sorgente di calore magmatico che obbliga l'acqua calda a uscire fra strati di sale e anidride. I minerali prima si sciolgono nell'acqua calda in salita, e poi si depositano quando questa esce e si raffredda presso le sorgenti, dove forma conetti che richiamano da vicino (sebbene ben più piccoli) gli hornitos sui flussi di lava basaltica. Zolfo, altri minerali e forse pure alghe e batteri termofili colorano il tutto come in nessun altro luogo nel mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

(tutte le immagini sono cliccabili e portano al sito di origine)

 

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Gli appassionati di misteri dicono che l'uomo non è mai stato sulla Luna, però poi dicono che gli astronauti sulla Luna hanno visto gli UFO!

In questo caso sarebbe meglio che si mettano d'accordo...

Uno dei cavalli di battaglia degli appassionati di misteri e di amanti del complottismo è che in realtà l'uomo non ha mai messo piede sulla Luna e che le trasmissioni televisive dell'atterraggio dell'Apollo 11, che ci hanno fatto vedere, erano state girate in uno studio cinematografico.

(Secondo l'ipotesi complottista, ad esempio, la bandiera piantata sulla Luna, a causa della mancanza di aria, non avrebbe dovuto sventolare. In realtà la bandiera era stata fissata ad un supporto orizzontale e si muoveva a causa delle vibrazioni residue di quando era stata piantata. In ogni caso anche in uno studio televisivo sarebbe stata floscia e se fosse stata fatta sventolare grazie ad un ventilatore, questo avrebbe alzato polvere che si sarebbe vista)

Per avere delucidazioni sull'avvenuto atterraggio dell'Apollo 11 (e di tutte le altre missioni lunari), sarebbe opportuno leggere questa pagina di wikipedia, dove sono elencate tutte le tipiche argomentazioni dei complottisti e accanto vengono date le spiegazioni che le smontano.

Per contro, gli stessi appassionati di misteri e complottismo affermano, con un candore che stupisce, che gli stessi astronauti dell'Apollo 11 hanno visto alcuni oggetti volanti non identificati.

Ma allora... se hanno visto gli UFO, significa che ci sono stati sulla Luna!

(Foto di un UFO sulla Luna)

Uno degli astronauti riferì di aver visto una "luce" sopra e dentro un cratere durante la ripresa televisiva, seguita da una richiesta di maggiori informazioni da parte del controllo missione. Ecco il dialogo che si sarebbe svolto fra Luna e Terra:

"NASA: Che cosa c'è? Controllo missione chiama Apollo 11...
Apollo 11: Quei "cosi" sono enormi, mio Dio! Enormi! Oh, mio Dio, non ci credereste! Vi dico che stiamo vedendo altre ' navicelle qui fuori. Sono ferme sul bordo del cratere! Sono sulla luna e ci stanno osservando!"

Ecco, non sappiamo se questo dialogo sia avvenuto veramente, perché, secondo alcuni, la NASA lo avrebbe censurato! Ma allora come mai lo troviamo scritto su Internet in una miriade di siti e blog? Non è strano questo fatto?

Ma tornando all'argomento principale dell'articolo, possiamo fare una riflessione: gli appassionati di UFO, di complotti, di paranormale, ecc... spesso cadono in contraddizioni talmente palesi, da stupire chiunque.

D'altro canto, ho sempre pensato che molte persone non hanno un grande talento nel rilevare contraddizioni...

 

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mercoledì 2 luglio 2008

Ma voi lo sapete cosa sono i FANS?

FANS è l'acronimo dell'espressione farmaci anti-infiammatori non steroidei e individua una classe di farmaci dall'effetto anti-infiammatorio, analgesico ed antipiretico.

Chi si era immaginato un'orda di ragazzini urlanti ed adoranti, è rimasto deluso?

Quindi i FANS non sono altro che gli analgesici, cioè tra i farmaci più prescritti in assoluto. Un esempio di questo tipo di farmaci è l'aspirina. Ora che lo sappiamo, possiamo dormire sonni tranquilli e... senza troppi dolori :-)

 

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>> Test a numero chiuso. Forse verranno annullati. Ma perché non si aboliscono del tutto?

>> Test di ingresso a Medicina e Chirurgia 2007. Due domande erano sbagliate e sono state annullate. Secondo me ce n'è anche un'altra!

martedì 1 luglio 2008

Sono una stella

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
che mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

Hermann Hesse

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