A Giovanni Napier è dovuta l'invenzione dei logaritmi; invenzione che egli rese pubblica nella sua celebe opera Mirifici logarithmorum canonis descriptio (1614), dopo un ventennio di lavoro.
Seguendo il suo indirizzo, si assume come base dei logaritmi il valore limite a cui tende l'espressione (1 + 1/n)^n allorché n cresce all'infinito. Tale valore fu indicato da Eulero con la lettera e.
I logaritmi a base neperiana furono detti (oltreché neperiani), logaritmi naturali o iperbolici, e l'opportunità di usarli è riconosciuta nelle matematiche superiori.
La denominazione di logaritmi naturali fu introdotta dal grande matematico Pietro Mengoli nella sua opera Geometria Speciosa (Bologna, 1659). A lui sono dovute molte delle più interessanti idee della Matematica superiore. Fu l'inglese Enrico Briggs (1556-1639) ad introdurre i logaritmi a base 10 detti, perciò, logaritmi decimali o di Briggs. È questo il sistema lagaritmico usato in pratica.
Briggs accolse con entusiasmo l'invenzione di Napier e, convinto dell'opportunità di mutare la base, si recò a trovare il matematico scozzese (1615) per avere il suo assenso.
Dopo un mese Napier dette la sua approvazione, e Briggs intraprese allora i calcoli necessari. Nel 1617 pubblicò l'opera Logarithmorum chilias prima, contenente i logaritmi a base dieci dei primi mille numeri naturali,
calcolati con l'approssimazione di 8 cifre decimali. Sette anni più tardi egli dette i logaritmi da 1 a 20 mila, e da 90 a 100 mila, con quattordici decimali.
(Fonte: Corso di Matematica, Algebra 2; Scovenna-Bucchi-Fabbri-Silvestroni; CEDAM)
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