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lunedì 17 ottobre 2011

Jolly Roger

Jolly Roger è la bandiera tradizionale dei pirati americani ed europei, raffigurante un teschio bianco e due tibie incrociate su sfondo nero, simbolo di morte e distruzione. Ogni capitano pirata aveva la possibilità di scegliere il proprio vessillo e di modificare la bandiera a suo piacimento.

Jolly Roger

I pirati Calico Jack Rackam e Thomas Tew usavano una variante con due spade al posto delle ossa. Edward Teach (più noto come “barbanera”) usava uno scheletro che reggeva una clessidra in una mano e una spada o una freccia nell’altra, con a fianco un cuore sanguinante.

L’origine della locuzione “Jolly Roger” non è chiara. Una teoria vuole che derivi dal francese “jolie rouge”, bella rossa, che in inglese venne trasformato in “Jolly Roger”. Questo perché esistevano una serie di “bandiere rosse” molto temute dalle navi nemiche. La bandiera rossa infatti stava a significare che in battaglia non ci sarebbe stata alcuna pietà per il nemico.

Un’altra teoria vuole che il nome derivi da “Old Roger”, termine con cui si designava il diavolo.


giovedì 15 settembre 2011

Andare a Canossa

Andare a Canossa significa chiedere umilmente perdono, sottomettersi, in particolare dopo una condotta spregiudicata.

I resti del castello di Canossa

Al castello di Canossa nel 1077 l'imperatore tedesco Enrico IV, scalzo e con l'abito dei penitenti, andò a chiedere perdono al papa Gregorio VII che l'umiliò con una attesa di ben tre giorni. Enrico IV era stato scomunicato dal papa e questo aveva indebolito moltissimo il suo potere.

venerdì 3 giugno 2011

Timeo Danaos et dona ferentis

 

Virgilio, Eneide, II, 49, parole che il sacerdote troiano Laocoonte rivolge ai suoi concittadini per dissuaderli dall’introdurre nelle mura della città il cavallo di legno donato dai Greci (ferentis è un accusativo arcaico usato al posto di ferentes). La traduzione più “in voga” è: temo i Greci anche quando portano doni. Altre traduzioni molto diffuse (e altrettanto corrette) sono: "temo i greci e i doni che portano", oppure "temo i greci e coloro che portano doni".

timeo Danaos et dona ferentis

Al giorno d’oggi questa frase viene usata per esortare a diffidare di persone infide anche qualora si mostrino gentili.


lunedì 30 maggio 2011

Tutti i nodi vengono al pettine

 

Nella tessitura presto o tardi il pettine del telaio incontrerà tutti i nodi che in precedenza erano stati fatti nei fili, rivelandone l’esistenza e costringendo a sbrogliarli. In altre parole non c’è speranza di nascondere gli errori commessi, né c’è vantaggio a non risolvere tempestivamente e bene i problemi perché giungerà il momento in cui ce li ritroveremo addosso.

Il detto tutti i nodi vengono al pettine è sempre attuale perché ha un peso sia nelle nostre scelte personali, sia nelle scelte collettive. Pensiamoci prima di andare a votare o prima di rispondere ad un referendum. Ma di questo ne parlerò in un prossimo post. Sorriso


mercoledì 20 aprile 2011

Rispondere per le rime

Rispondere per le rime significa rispondere senza ammettere nulla dell'accusa, "rendendo la pariglia", adducendo altrettante e più valide ragioni. Dall'uso dei poeti di un tempo che, nelle tenzoni in versi, componevano il sonetto di risposta conservando le stesse rime della proposta. Vedi ad esempio i sonetti dei mesi di Folgóre da San Giminiano cui rispose Cenne de la Chitarra.




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martedì 5 aprile 2011

Festina lente

 

Festina lente è una traduzione latina del detto greco speude bradeos citato da Svetonio, Vita di Augusto, 25,4. La traduzione letterale in italiano sarebbe affrettati lentamente. Chi agisce con troppa precipitazione spesso, o non raggiunge la meta o perde tempo inutilmente. La massima esorta dunque ad agire prontamente, ma senza precipitazione.

Tartaruga con vela di Cosimo I de’ Medici. Il motto festina lente divenne l’emblema della sua flotta come monito di ponderazione delle imprese perché avessero successo.


venerdì 1 aprile 2011

Aspettare la manna dal cielo

 

Aspettare la manna dal cielo. Si dice di chi resta inerte, inoperoso, aspettando la buona fortuna o che altri faccia per lui o gli appiani le difficoltà. Come narra la Bibbia, la manna fu per gli ebrei un cibo inatteso e insperato (è una “manna” una bella e improvvisa fortuna) che Dio faceva scendere dal cielo ogni notte.

manna dal cielo (piovono polpette)


sabato 26 marzo 2011

Il riso fa buon sangue

 

Il riso fa buon sangue. Una sana allegria giova anche alla salute (e porta pure altre conseguenze benefiche). Il riso eccessivo è però considerato indice di stoltezza: Risus abundat in ore stultorum (ossia il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi); in modo più vivace si dice anche Chi ride senza perché o è pazzo o ce l’ha con me. Altre volte poi la spensieratezza fuori luogo è giudicata dannosa: Chi ride il venerdì piange la domenica.

Buona risata :-))


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domenica 20 febbraio 2011

Non tutto il male viene per nuocere

 

Questo modo di dire potrebbe essere un buon incentivo in questi tempi duri. Infatti talvolta certi eventi che sono (o appaiono) dannosi, sono viceversa anche giovevoli. Non tutto il male viene per nuocere: invita a considerare gli aspetti positivi che possono esservi anche negli eventi negativi, oppure a riflettere se certe cose spiacevoli (delusioni, insuccessi, ecc…) non siano in realtà da apprezzare come stimoli e avvertimenti vantaggiosi. Nel primo senso può considerarsi come la versione ottimistica del detto “ogni medaglia ha il suo rovescio”, e come il contrario di “non c’è rosa senza spine”.

non tutto il male viene per nuocere


martedì 25 gennaio 2011

Colpo di grazia (significato)

 

Il colpo di grazia è ciò che rovina definitivamente chi già si trova in una brutta situazione. Ai morenti sul campo di battaglia o ai giustiziati si abbreviano le sofferenze dell’agonia con un colpo mortale detto “di grazia”.

colpo di grazia


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domenica 21 novembre 2010

Genetliaco

 

Cosa significa genetliaco? Il genetliaco è l’anniversario della nascita, di solito riferito a personaggi illustri. Un suo sinonimo è compleanno.

L’origine del vocabolo viene fatto risalire al greco genethliakòs (o genèthlios) che è riferito al giorno natalizio. Gli antichi lo identificavano alle influenze dell’astro che determinava l’esistenza di ogni nascituro.

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sabato 11 settembre 2010

Perché non sei diventato te?

 

“Quando moriremo e andremo in cielo, e incontreremo il nostro Creatore, il Creatore non ci chiederà: perché non sei diventato un messia? Perché non hai scoperto il rimedio contro il cancro? Perché non sei stato questo o quello? L'unica cosa che ci chiederà, in quel momento decisivo, sarà: perché non sei diventato te?”

Elie Wiesel, premio Nobel per la pace 1986.

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sabato 3 luglio 2010

A tutta birra (modi di dire)

 

a tutta birra

Specialmente nel linguaggio sportivo e nella lingua parlata, a tutta birra significa: a gran velocità, di gran carriera, procedendo col massimo impiego di energie. Probabilmente ha origine dalla locuzione “a tutta briglia” (in francese: à toute bride) di identico significato, deformata, nel riferimento alla macchina, per analogia con “a tutto vapore, a tutto gas” e con l’accostamento birra-benzina.

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giovedì 27 maggio 2010

Storiella anticrisi…

 

Questa storiella è vecchia come il mondo, ma è sempre attuale, soprattutto di questi tempi dove sono richiesti tanti sacrifici, sempre alle stesse persone… e sempre alle persone più povere.

Buona lettura.

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
«Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»
Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e  malato.
Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', 
ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi  manici.
Questa volta però erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.

Il sant'uomo disse a Dio : «Non capisco!»
- E' semplice - rispose Dio - 
essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo non consente di nutrire se' stessi... ma permette di nutrire il  proprio vicino.
Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri!
Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...

Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura... la differenza la portiamo dentro di noi!!!

ingordo

"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per  soddisfare l'ingordigia di pochi.
I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo
".

Mahatma Gandhi.

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domenica 25 aprile 2010

Frasi celebri di Albert Einstein

 

Albert Einstein non è famoso solo per le sue teorie scientifiche, ma anche per le sue memorabili frasi che dimostrano saggezza filosofica, attenzione sociale e una profonda spiritualità. Il genio di Einstein, che ha cercato sempre durante la sua esistenza una profonda unità universale, con queste frasi dimostra che nel suo pensiero c’è unità anche tra scienza, società, politica, arte.

Ve ne trascrivo alcune, le altre le potete leggere nel filmato.

“Se solamente avessi saputo, sarei diventato un orologiaio” (Riflessione dopo la bomba atomica).

“La scienza senza religione è zoppa, la religione senza scienza è cieca”

“Non preoccupatevi delle vostre difficoltà in matematica, vi assicuro che le mie sono maggiori” (questa è davvero bellissima!)

“La cosa più incomprensibile del mondo è che sia comprensibile”

“L’immaginazione è più importante della conoscenza”

“Non so quale armamento si utilizzerà per la Terza Guerra Mondiale, ma la Quarta Guerra si farà con bastoni e pietre”

“E’ più facile distruggere un Atomo che un pregiudizio”

Buona visione del filmato ;-)

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lunedì 25 gennaio 2010

Chi non vuole un mondo migliore… non lo avrà!

 

Mi è capitato spesso di sentire persone che dicono “mi piacerebbe che ci fosse un mondo migliore, con più pace, più giustizia e più verità”. Peccato che altrettanto spesso queste persone che pretendono un mondo migliore siano le stesse che commettono scorrettezze, disonestà, raggiri, violenze. Se ne deduce che non è proprio vero che desiderano un mondo migliore. E’ come se pretendi di avere la stanza pulita, ma in essa vi getti ogni tipo di immondizia; il risultato è… che non avrai la stanza pulita! E non sempre possono essere gli altri a pulirla.

Chi non vuole un mondo migliore non lo avrà, è una conseguenza automatica, quasi karmica, della nostra esistenza a cui ci possiamo opporre solo se non commettiamo le stesse scorrettezze, disonestà, raggiri, violenze. Ma per fare questo bisogna volerlo, perché senza volontà non si arriva da nessuna parte.

Così come non basta un desiderio, ma ci vuole una azione per spostare un armadio, per avere un mondo migliore non basta la retorica, ma ci vogliono le azioni. La mancanza di vere azioni dimostra solo che non c’è un vero desiderio.

Stanno solo sperando che qualcuno ripulisca il mondo dalle ingiustizie mentre loro, comodamente seduti in poltrona, fanno solo gli spettatori o persino quelli che ancora di più lo inzozzano di iniquità. Gli altri puliscono, loro sporcano lamentandosi sia dello sporco, sia di quelli che non riescono a pulirlo.

Costoro farebbero bene a non lamentarsi, perché chi lascia cadere bucce di banane rischia di scivolarci sopra ;-)

martedì 24 novembre 2009

Origine del detto “acqua in bocca”

 

Così, con lieve malizia, si invita qualcuno a tacere, in particolare a tacere un segreto. Si pensa che derivi  dal rimedio contro la maldicenza suggerito a una donna da un confessore: tenere in bocca, durante la tentazione, un po’ d’acqua che, per gli effetti, fu ritenuta miracolosa!

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domenica 13 settembre 2009

Origine del termine “lapalissiano”

 

Di solito il termine “lapalissiano” indica un ragionamento o un fatto ovvio e scontato in maniera quasi ridicola. Molto più interessante invece è scoprire che questo termine deriva da un rocambolesco malinteso.

L’aggettivo deriva dal nome del maresciallo Jacques de La Palice, ma la cosa sorprendente è che costui non ha mai avuto l’abitudine di dire o di scrivere cose ovvie.

Cerchiamo di capire il perché.

Il nome completo di Jacques de La Palice era Jacques II de Chabannes, signore di La Palice. Partecipò, come comandante, all’assedio di Pavia nel 1525 dove vi trovò la morte. I suoi soldati composero una canzone per celebrare il suo coraggio. Il testo della canzone (in francese) era:

“Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il ferait encor envie.”

La cui traduzione italiana sarebbe:

“Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia.”

Purtroppo all’epoca la f e la s si scrivevano in maniera molto simile, perché differivano solo per il trattino centrale (la s si scriveva ſ). Questo ha fatto sì che in trascrizioni successive la parola ferait dell’ultima frase diventasse serait. Come se non bastasse all’epoca anche gli spazi tra caratteri e parole non erano fissati in maniera univoca e questo provocò il fatto che la parola envie (invidia) diventasse en vie (in vita). Questo bastò a sconvolgere il significato di tutta la strofa, che divenne:

“Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il serait encor en vie.”

La cui traduzione stavolta diventa:

“Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
sarebbe ancora in vita.”

Da qui l’affermazione lapalissiana

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mercoledì 19 agosto 2009

Origine dell’espressione “capire l’antifona”

 

Questa espressione affonda le sue origini da un riferimento alla messa. Vediamo cosa è innanzitutto l’antifona. L’antifona è un brano che viene recitato o cantato prima del salmo biblico all’inizio della messa ed è diverso per ciascuna ricorrenza religiosa. La sua diversità lo rende perfettamente distinguibile in ogni occasione, quindi, ascoltando l’antifona è facile capire quale sia la ricorrenza religiosa a cui si riferisce.

Per questo motivo l’espressione capire l’antifona si usa in tutte quelle situazioni in cui è facile capire quale sarà la conclusione di un comportamento o di un discorso.

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domenica 19 luglio 2009

Una frase di Einstein che dovrebbe farci pensare.

 

“Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore”

Albert Einstein

Questa frase del fisico Albert Einstein è drammaticamente attuale. Quando il famoso scienziato la pronunciò la società non era ancora così legata all’apparenza come quella in cui noi viviamo, nonostante tutto voleva metterci in guardia contro il vuoto interiore del cosiddetto “uomo di successo”.

Per uomo di successo noi intendiamo un uomo che possibilmente non ha grandi qualità né capacità, però possiede molti soldi ed è famoso. Il primo nome che mi viene in mente è Corona ;-)

Un uomo di valore spesso non ha né soldi né fama, però ha grandi qualità e capacità che lo rendono un vero uomo.

Il sovvertimento dei valori ha fatto sì che l’uomo di valore sia percepito quasi come un fallito…

Questo dovrebbe farci pensare.

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