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sabato 7 aprile 2012

Le donne dell’astronomia: Cecilia Payne Gaposchkin

Molte donne, spesso nascoste da un fatale anonimato, hanno dato contributi non indifferenti alla scienza. E’ sicuramente il caso di Cecilia Payne Gaposchkin, nata a Wendower il 10 maggio 1900 e scomparsa a Cambridge il 7 dicembre 1979. Nei libri di scienze c’è scritto che il Sole è composto per il 90% da idrogeno, chi ha un minimo di memoria per le nozioni scolastiche probabilmente lo ricorderà. Bene, è stata proprio Cecilia Payne a scoprirlo nel 1925, in un epoca in cui si era convinti che la nostra stella avesse una composizione quasi del tutto simile al nostro pianeta, cioè che fosse formato soprattutto da ferro.

Cecilia Payne

Decisivo, per questa scoperta, fu l’incontro con l’astronomo Harlow Shapley nel 1923 a Cambridge. Shapley convinse Cecilia a trasferirsi negli Stati Uniti. Infatti Cecilia si laureò ad Harvard con una tesi dal titolo: “Stellar Atmospheres, A Contribution to the Observational Study of High Temperature in the Reversing Layers of Stars”. Questa tesi fu definita dall’astronomo Otto Struve indubbiamente la più brillante tesi di laurea mai scritta in astronomia”. Questa scoperta portò a capire che tutte le stelle sono formate prevalentemente da idrogeno.

Nello stesso studio trovò una correlazione tra la classe spettrale delle stelle e la loro temperatura.

La sua intuizione fu davvero brillante. Cecilia Payne pensò di impiegare la teoria quantistica della struttura dell’atomo per dimostrare che gli spettri stellari esibivano una grande varietà a causa delle variazioni fisiche e non per le variazioni di abbondanza degli elementi chimici. Fu proprio questa intuizione a indicare che il Sole fosse formato soprattutto da idrogeno, nonostante le righe spettrali del ferro fossero più numerose.

Ora sappiamo chi ha scoperto questa fondamentale nozione della composizione chimica delle stelle, che nei libri spesso viene scritta senza dare troppe spiegazioni. Bisogna sempre ricordarsi che dietro ogni nozione scientifica c’è sempre la storia di qualcuno che ha lavorato a questa scoperta, ci ha sudato sopra e spesso ci ha anche sofferto. In molti casi queste scoperte sono dovute a donne.


domenica 13 febbraio 2011

Ray Bradbury

 

Ray Bradbury è uno scrittore statunitense nato a Waukegan, Illinois, nel 1920. Bradbury, nelle sue opere, mescola generi narrativi diversi come la narrativa fantastica, la fantascienza sociale e la satira.

Ray Bradbury

Si è affermato come autore di fantascienza con Cronache marziane (1950), la storia della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri, che ricalca la storia della colonizzazione americana. Il suo romanzo più famoso resta però Fahrenheit 451 (1953) da cui François Truffaut ha tratto nel 1966 un film visionario e di successo.

Ha scritto diversi romanzi di genere fantastico come Io canto il corpo elettrico (1969) e il romanzo giovanile Il gioco dei pianeti (1951), di cui pure fu fatta una trasposizione cinematografica (L’uomo illustrato).

Ha pubblicato numerose raccolte di poesie: Poemi (1982) e L’arte del Playboy (1985) ne sono due esempi. Particolarmente riusciti sono i suoi racconti con i bambini per protagonisti come Il popolo dell’autunno (1962) o Il piccolo assassino (1964).

E’ anche autore di drammi, raccolti ne Lo splendido vestito di gelato e altri drammi (1972), e di saggi sulla scrittura Viaggio oltre la metafora: ulteriori saggi sulla creatività, sulla scrittura e sulle arti (1999).

Nel seguente filmato (vi cito solo il link, perché l’incorporamento è disattivato) possiamo vedere un frammento molto significativo tratto dal film Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut e tratto dal romanzo omonimo, dove viene proposta una attualissima riflessione sulla cultura e sui libri. Lo si potrebbe intitolare: “noi dobbiamo essere tutti uguali

Buona visione.

http://www.youtube.com/watch?v=AkaGCGTNVKI


mercoledì 24 novembre 2010

La corsa allo spazio

 

Nel clima della distensione e della pacifica gara per il progresso della scienza si collocano i risultati raggiunti nella “corsa allo spazio”. Con le esplorazioni spaziali, che avevano le loro premesse nel vertiginoso progresso tecnico determinato dalla guerra, dallo sviluppo degli armamenti nucleari e della scienza missilistica, le due superpotenze (Stati Uniti e URSS) si impegnarono in una gara spettacolare dal carattere propagandistico dei rispettivi sistemi politici ed economici.

Nell’ottobre del 1957 venne lanciato in orbita attorno alla Terra il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, di fabbricazione sovietica, cui nel gennaio dell’anno successivo seguì il satellite di fabbricazione americana Explorer 1. Un’ancor più sensazionale conquista si realizzava nell’aprile del 1961, allorché le radio di tutto il mondo annunciavano il volo intorno alla Terra da parte del maggiore sovietico Jury Gagarin a bordo della sonda Vostok 1.

Jury Gagarin

Un analogo volo pochi mesi dopo veniva compiuto dall’americano John Glenn (1962), mentre l’anno successivo la sovietica Valentina Vladimirovna Tereshkova effettuò il suo storico volo a bordo della navicella Vostok 6: era la prima missione in orbita per una donna e l’inizio di un’emozionante gara tra astronauti sovietici e statunitensi, che ebbe il suo primo epilogo alle ore 4:57 del 21 luglio 1969, quando lo statunitense Neil Armstrong, primo uomo nella storia, appoggiò il piede sul suolo lunare, seguito pochi minuti dopo dal compagno di volo Edwin (Buzz) Aldrin, mentre le loro immagini venivano trasmesse dai teleschermi di tutto il mondo. Era la storica missione dell’Apollo 11.

Neil Armstrong sulla Luna

Nessun aspetto del progresso scientifico e tecnologico era riuscito, prima di allora, a colpire così tanto la fantasia dei contemporanei e a simboleggiare lo slancio ottimistico di un’epoca.

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[Bibliografia: “Il nuovo dialogo con la storia”; vol. 3. La Nuova Italia. Antonio Brancati – Trebi Pagliarini. ]

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mercoledì 4 novembre 2009

Le 95 tesi di Martin Lutero

 

La riforma Protestante ha un inizio ben preciso ed è quando Martin Lutero pubblica le sue “95 tesi”. Siamo nell’anno 1517 e questo scritto spacca in due l’intera Europa.

Ecco le 95 tesi di Martin Lutero.

  1. Il Signore e maestro nostro Gesù Cristo dicendo: "Fate penitenza ecc." volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza.

  2. Questa parola non può intendersi nel senso di penitenza sacramentale (cioè confessione e soddisfazione, che si celebra per il ministero dei sacerdoti).

  3. Non intende però solo la penitenza interiore, anzi quella interiore è nulla se non produce esteriormente varie mortificazioni della carne.

  4. Rimane cioè l'espiazione sin che rimane l'odio di sé (che è la vera penitenza interiore), cioè sino all'ingresso nel regno dei cieli.

  5. Il papa non vuole né può rimettere alcuna pena fuorché quelle che ha imposte per volontà propria o dei canoni.

  6. Il papa non può rimettere alcuna colpa se non dichiarando e approvando che è stata rimessa da Dio o rimettendo nei casi a lui riservati, fuori dei quali la colpa rimarrebbe certamente.

  7. Sicuramente Dio non rimette la colpa a nessuno, senza sottometterlo contemporaneamente al sacerdote suo vicario, completamente umiliato.

  8. I canoni penitenziali sono imposti solo ai vivi, e nulla si deve imporre in base ad essi ai moribondi.

  9. Lo Spirito Santo dunque, nel papa, ci benefica eccettuando sempre nei suoi decreti i casi di morte e di necessità.

  10. Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti, i quali riservano penitenze canoniche per il purgatorio ai moribondi.

  11. Tali zizzanie del mutare una pena canonica in una pena del Purgatorio certo appaiono seminate mentre i vescovi dormivano.

  12. Una volta le pene canoniche erano imposte non dopo, ma prima dell'assoluzione, come prova della vera contrizione.

  13. I morituri soddisfano ogni cosa con la morte, e sono già morti alla legge dei canoni, essendone sollevati per diritto.

  14. La integrità o carità perfetta del morente, porta necessariamente con sé un gran timore, tanto maggiore quanto essa è minore.

  15. Questo timore e orrore basta da solo, per tacere d'altro, a costituire la pena del purgatorio, poiché è prossimo all'orrore della disperazione.

  16. L'inferno, il purgatorio ed il cielo sembrano distinguersi tra loro come la disperazione, la quasi disperazione e la sicurezza.

  17. Sembra necessario che nelle anime del purgatorio di tanto diminuisca l'orrore di quanto aumenti la carità.

  18. Né appare approvato sulla base della ragione e delle scritture, che queste anime siano fuori della capacità di meritare o dell'accrescimento della carità.

  19. Né appare provato che esse siano certe e sicure della loro beatitudine, almeno tutte, sebbene noi ne siamo certissimi.

  20. Dunque il papa con la remissione plenaria di tutte le pene non intende semplicemente di tutte, ma solo di quelle imposte da lui.

  21. Sbagliano pertanto quei predicatori d'indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l'uomo è sciolto e salvato da ogni pena.

  22. Il papa, anzi, non rimette alle anime in purgatorio nessuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni.

  23. Se mai può essere concessa ad alcuno la completa remissione di tutte le pene, è certo che essa può esser data solo ai perfettissimi, cioè a pochissimi.

  24. È perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena.

  25. La stessa potestà che il papa ha in genere sul purgatorio, l'ha ogni vescovo e curato in particolare nella propria diocesi o parrocchia.

  26. Il papa fa benissimo quando concede alle anime la remissione non per il potere delle chiavi (che non ha) ma a modo di suffragio

  27. Predicano da uomini, coloro che dicono che subito, come il soldino ha tintinnato nella cassa, l'anima se ne vola via.

  28. Certo è che al tintinnio della moneta nella cesta possono aumentare la petulanza e l'avarizia: invece il suffragio della chiesa è in potere di Dio solo.

  29. Chi sa se tutte le anime del purgatorio desiderano essere liberate, come si narra di S. Severino e di S. Pasquale?.

  30. Nessuno è certo della sincerità della propria contrizione, tanto meno del conseguimento della remissione plenaria.

  31. Tanto è raro il vero penitente, altrettanto è raro chi acquista veramente le indulgenze, cioè rarissimo.

  32. Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che credono di essere sicuri della loro salute sulla base delle lettere di indulgenza.

  33. Specialmente sono da evitare coloro che dicono che tali perdoni del papa sono quel dono inestimabile di Dio mediante il quale l'uomo è riconciliato con Dio.

  34. Infatti tali grazie ottenute mediante le indulgenze riguardano solo le pene della soddisfazione sacramentale stabilite dall'uomo.

  35. Non predicano cristianamente quelli che insegnano che non è necessaria la contrizione per chi riscatta le anime o acquista lettere confessionali.

  36. Qualsiasi cristiano veramente pentito ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di indulgenza.

  37. Qualunque vero cristiano, sia vivo che morto, ha la parte datagli da Dio a tutti i beni di Cristo e della Chiesa, anche senza lettere di indulgenza.

  38. Tuttavia la remissione e la partecipazione del papa non deve essere disprezzata in nessun modo perché, come ho detto [v. tesi n°6], è la dichiarazione della remissione divina.

  39. È straordinariamente difficile anche per i teologi più saggi esaltare davanti al popolo ad un tempo a prodigalità delle indulgenze e la verità della contrizione.

  40. La vera contrizione cerca ed ama le pene, la larghezza delle indulgenze produce rilassamento e fa odiare le pene o almeno ne dà occasione.

  41. I perdoni apostolici devono essere predicati con prudenza, perché il popolo non intenda erroneamente che essi sono preferibili a tutte le altre buone opere di carità.

  42. Bisogna insegnare ai cristiani che non è intenzione del papa equiparare in alcun modo l'acquisto delle indulgenze con le opere di misericordia.

  43. Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze.

  44. Poiché la carità cresce con le opere di carità e fa l'uomo migliore, mentre con le indulgenze non diventa migliore ma solo più libero dalla pena.

  45. Occorre insegnare ai cristiani che chi vede un bisognoso e trascurandolo dà per le indulgenze si merita non l'indulgenza del papa ma l'indignazione di Dio.

  46. Si deve insegnare ai cristiani che se non abbondano i beni superflui, debbono tenere il necessario per la loro casa e non spenderlo per le indulgenze.

  47. Si deve insegnare ai cristiani che l'acquisto delle indulgenze è libero e non di precetto.

  48. Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha maggior bisogno così desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze, devote orazioni piuttosto che monete sonanti.

  49. Si deve insegnare ai cristiani che i perdoni del papa sono utili se essi non vi confidano, ma diventano molto nocivi, se per causa loro si perde il timor di Dio.

  50. Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle.

  51. Si deve insegnare ai cristiani che il papa, come deve, vorrebbe, anche a costo di vendere - se fosse necessario - la basilica di S. Pietro, dare dei propri soldi a molti di quelli ai quali alcuni predicatori di indulgenze estorcono denaro.

  52. È vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di indulgenza. anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per esse la propria anima.

  53. Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali perché si predichino le indulgenze fanno tacere completamente la parola di Dio in tutte le altre chiese.

  54. Si fa ingiuria alla parola di Dio quando in una stessa predica si dedica un tempo eguale o maggiore all'indulgenza che ad essa.

  55. È sicuramente desiderio del papa che se si celebra l'indulgenza, che è cosa minima, con una sola campana, una sola processione, una sola cerimonia, il vangelo, che è la cosa più grande, sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie.

  56. I tesori della Chiesa, dai quali il papa attinge le indulgenze, non sono sufficientemente ricordati né conosciuti presso il popolo cristiano.

  57. Certo è evidente che non sono beni temporali, che molti predicatori non li profonderebbero tanto facilmente ma piuttosto li raccoglierebbero.

  58. Né sono i meriti di Cristo e dei santi, perché questi operano sempre, indipendentemente dal papa, la grazia dell'uomo interiore, la croce, la morte e l'inferno dell'uomo esteriore.

  59. S. Lorenzo chiamò tesoro della Chiesa i poveri, ma egli usava il linguaggio del suo tempo.

  60. Senza temerarietà diciamo che questo tesoro è costituito dalle chiavi della Chiesa donate per merito di Cristo.

  61. È chiaro infatti che per la remissione delle pene e dei casi basta la sola potestà del papa.

  62. Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio.

  63. Ma questo tesoro è a ragione odiosissimo perché dei primi fa gli ultimi.

  64. Ma il tesoro delle indulgenze è a ragione gratissimo perché degli ultimi fa i primi.

  65. Dunque i tesori evangelici sono reti con le quali un tempo si pescavano uomini ricchi.

  66. Ora i tesori delle indulgenze sono reti con le quali si pescano le ricchezze degli uomini.

  67. Le indulgenze che i predicatori proclamano grazie grandissime, si capisce che sono veramente tali quanto al guadagno che promuovono.

  68. Sono in realtà le minime paragonate alla grazia di Dio e alla pietà della croce.

  69. I vescovi e i parroci sono tenuti a ricevere con ogni riverenza i commissari dei perdoni apostolici.

  70. Ma più sono tenuti a vigilare con gli occhi e le orecchie che essi non predichino, invece del mandato avuto dal papa, le loro fantasie.

  71. Chi parla contro la verità dei perdoni apostolici sia anatema e maledetto.

  72. Chi invece si oppone alla cupidigia e alla licenza del parlare del predicatore di indulgenze, sia benedetto.

  73. Come il papa giustamente fulmina coloro che operano qualsiasi macchinazione a danno della vendita delle indulgenze.

  74. Cosi molto più gravemente intende fulminare quelli che col pretesto delle indulgenze operano a danno della santa carità e verità.

  75. Ritenere che le indulgenze papali siano tanto potenti da poter assolvere un uomo, anche se questi, per un caso impossibile, avesse violato la madre di Dio, è essere pazzi.

  76. Al contrario diciamo che i perdoni papali non possono cancellare neppure il minimo peccato veniale, quanto alla colpa.

  77. Dire che neanche S. Pietro se pure fosse papa, potrebbe dare grazie maggiori, è bestemmia contro S. Pietro e il papa.

  78. Diciamo invece che questo e qualsiasi papa ne ha di maggiori, cioè l'evangelo, le virtù, i doni di guarigione, ecc. secondo I Corinti 12 [1COR, 12].

  79. Dire che la croce eretta solennemente con le armi papali equivale la croce di Cristo, è blasfemo.

  80. I vescovi i parroci e i teologi che consentono che tali discorsi siano tenuti al popolo ne renderanno conto.

  81. Questa scandalosa predicazione delle indulgenze fa si che non sia facile neppure ad uomini dotti difendere la riverenza dovuta al papa dalle calunnie e dalle sottili obiezioni dei laici.

  82. Per esempio: perché il papa non vuota il purgatorio a motivo della santissima carità e della somma necessità delle anime, che è la ragione più giusta di tutte, quando libera un numero infinite di anime in forza del funestissimo denaro dato per la costruzione della basilica, che è una ragione debolissima?

  83. Parimenti: perché continuano le esequie e gli anniversari dei defunti e invece il papa non restituisce ma anzi permette di ricevere lasciti istituiti per loro, mentre è già un'ingiustizia pregare per dei redenti?

  84. Parimenti: che è questa nuova di Dio e del papa, per cui si concede ad un uomo empio e peccatore di redimere in forza del danaro un'anima pia e amica di Dio e tuttavia non la si redime per gratuita carità in base alla necessità di tale anima pia e diletta?

  85. Ancora: perché canoni penitenziali per se stessi e per il disuso già da tempo morti e abrogati, tuttavia a motivo della concessione delle indulgenze sono riscattati ancora col denaro come se avessero ancora vigore?

  86. Ancora: perché il papa le cui ricchezze oggi sono più opulente di quelle degli opulentissimi Crassi, non costruisce una sola basilica di S. Pietro con i propri soldi invece che con quelli dei poveri fedeli?

  87. Ancora: cosa rimette o partecipa il papa a coloro che con la contrizione perfetta hanno diritto alla piena remissione e partecipazione?

  88. Ancora: quale maggior bene si recherebbe alla Chiesa, se il papa, come fa ogni tanto, così cento volte ogni giorno attribuisse queste remissioni e partecipazioni a ciascun fedele?

  89. Dato che il papa con le indulgenze cerca la salvezza delle anime piuttosto che il danaro perché sospende le lettere e le indulgenze già concesse, quando sono ancora efficaci?

  90. Soffocare queste sottili argomentazioni dei laici con la sola autorità e non scioglierle con opportune ragioni significa esporre la chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani.

  91. Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito e l'intenzione del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente dissipate, anzi non esisterebbero.

  92. Addio dunque a tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano "Pace. pace", mentre non v'è pace.

  93. Valenti tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano «Croce, croce», mentre non v'è croce.

  94. Bisogna esortare i cristiani perché si sforzino di seguire il loro capo Cristo attraverso le pene, le mortificazioni e gli inferni.

  95. E così confidino di entrare in cielo piuttosto attraverso molte tribolazioni che per la sicurezza della pace.

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martedì 14 aprile 2009

Divano letto apribile. Lo sapevate che fu ideato da un inventore palermitano?

 

Il divano-letto è molto utile negli ambienti con poco spazio. Fu inventato in un periodo storico di crisi.

In un periodo di crisi come questo avere buone idee in tutti i campi è molto importante. Anche negli Stati Uniti nel 1929, periodo della Grande depressione, era necessario trovare delle soluzioni brillanti per cavarsela.

Ma che c’entra tutto questo con il divano letto?

Per spiegarvelo vi racconto la storia di Bernardo Castro, nato a Palermo nel 1904 e morto in Florida il 24 agosto del 1991.

Bernardo, come molti siciliani in quegli stessi anni, si trasferì a New York all’età di soli 15 anni. Nel 1931 aprì una attività commerciale ma la Grande Depressione del 1929 faceva ancora sentire i suoi effetti. Molte persone avevano difficoltà a pagare casa ed erano costretti ad abitare in molti in piccoli appartamenti.

Bernardo Castro quindi a New York riuscì ad aprire questo negozio di mobili, ma non era facile vendere mobili, perché la gente aveva pochi soldi. Ad esempio era necessario sacrificare alcuni mobili per mancanza di denaro e di spazio. Così ebbe un’idea geniale: visto che possedere sia un letto che un divano era diventato un lusso per pochi, perché non unire le due cose in un divano letto? Possibilmente che fosse facilmente apribile, in modo da risparmiare tempo, oltre che spazio.

In questo modo cominciò la sua fortuna commerciale. Non fu un’idea originale, perché il divano letto era già stato inventato nel seicento, ma non era certo apribile come quello di Castro.

Geniale fu anche la campagna pubblicitaria che realizzò: sua figlia Bernadette (di soli 4 anni) mostrava con quanta facilità era possibile un divano-letto. Grazie a tutto ciò Bernardo Castro visse da milionario fino al 1991 in Florida.

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sabato 27 settembre 2008

Un omaggio ad un grande attore: Paul Newman

Un omaggio a un grande attore del 900! Paul Newman è stato uno dei grandi del cinema che ha lasciato un segno in ciascuno di noi!

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Tributo a Richard Wright, il tastierista dei Pink Floyd recentemente scomparso

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giovedì 22 maggio 2008

L'idea della dinamite di Nobel

Alfred Bernard Nobel, nato nel 1833 a Stoccolma, ebbe l'idea di usare — invece di una miccia, che causava solo una combustione lenta della nitroglicerinal'esplosione di una piccola quantità di polvere da sparo per causare l'esplosione di una massa di nitroglicerina molto maggiore. Fu una grande idea: essa funzionò, e il concetto è usato ancora oggi nelle molte esplosioni controllate che fanno parte della routine quotidiana nell'industria mineraria e nell'edilizia. Dopo avere risolto il problema di produrre un'esplosione desiderata, però, Nobel aveva ancora quello di evitare un'esplosione indesiderata.
La famiglia di Nobel aveva una fabbrica che produceva e vendeva esplosivi; nel 1864 essa aveva cominciato a produrre nitroglicerina per applicazioni commerciali come lo scavo di tunnel e miniere. Nel settembre di quell'anno uno dei laboratori Nobel di Stoccolma fu distrutto da un'esplosione in cui perirono cinque persone, fra cui il fratello più giovane di Alfred Nobel, Emil. Anche se la causa dell'esplosione non fu mai accertata con sicurezza, le autorità di Stoccolma proibirono per sempre la produzione di nitroglicerina. Nobel, che non si lasciava spaventare tanto facilmente, costruì un nuovo laboratorio su pontoni ancorati sul lago di Malaren, appena fuori Stoccolma. La domanda di nitroglicerina aumentò rapidamente man mano che diventavano noti i suoi vantaggi sulla polvere da sparo, che era molto meno potente. Nel 1868 Nobel aveva aperto stabilimenti in undici Paesi europei, e si era addirittura insediato negli Stati Uniti con una società a San Francisco.
La nitroglicerina veniva spesso contaminata dall'acido usato nella sua produzione e tendeva lentamente a decomporsi. I gas prodotti da questa decomposizione facevano saltare i tappi dei recipienti di zinco in cui l'esplosivo veniva trasportato. Inoltre l'acido presente nella glicerina impura corrodeva lo zinco, cosicché i recipienti potevano perdere. Per isolare i recipienti e assorbire ogni perdita si cominciarono perciò a usare materiali d'imballaggio come segatura, ma tali precauzioni non erano sufficienti e fecero poco per accrescere la sicurezza. Ignoranza e disinformazione condussero spesso a incidenti terribili. Gli errori nel trattamento del materiale furono abbastanza comuni. In un caso si usò addirittura olio di nitroglicerina come lubrificante sulle ruote di un carro che trasportava l'esplosivo, ovviamente con risultati disastrosi. Nel 1866 un carico di nitroglicerina esplose in un deposito della Wells Fargo, uccidendo quattordici persone. Nello stesso anno un piroscafo di 1700 tonnellate, lo European, saltò in aria mentre scaricava nitroglicerina sulla costa atlantica di Panama, causando la morte di 47 persone e più di un milione di dollari di danni. Sempre nel 1866 delle esplosioni rasero al suolo stabilimenti per la produzione di nitroglicerina in Germania e in Norvegia. Le autorità di tutto il mondo divennero sempre più preoccupate, Francia e Belgio bandirono la nitroglicerina, e decisioni simili furono proposte in altri Paesi, nonostante un'accresciuta richiesta mondiale di questo esplosivo incredibilmente potente.
Nobel cominciò a cercare modi per stabilizzare la nitroglicerina senza perdere potenza. La solidificazione sembrava un metodo ovvio, cosicché egli fece esperimenti mescolando la nitroglicerina liquida, oleosa, con solidi neutri come segatura, cemento e carbone in polvere. Ci sono sempre state congetture sul problema se il prodotto che oggi conosciamo come « dinamite » sia stato il risultato di un'investigazione sistematica, come sostenne Nobel, o piuttosto di una scoperta fortuita. Anche ammesso che si sia trattato di una scoperta fortunata, Nobel fu abbastanza acuto da riconoscere che il Kieselguhr, un materiale naturale siliceo, che si sostituiva a volte alla segatura come materiale d'imballaggio, poteva assorbire la nitroglicerina liquida sfuggita dai recipienti restando però poroso. Il Kieselguhr, nome tedesco della

 Farina fossile

cosiddetta farina fossile nota anche come diatomite, è una roccia porosa e farinosa formata dai resti dei gusci di diatomee e ha molti altri impieghi: essa viene usata come materiale filtrante in raffinerie di zucchero, come isolante e come polvere per lucidare i metalli. Ulteriori esperimenti mostrarono che, mescolando glicerina liquida con Kieselguhr nella proporzione di un terzo circa del suo peso, si otteneva una massa plastica con la consistenza di uno stucco. La farina fossile diluiva la nitroglicerina; la separazione delle particelle di nitroglicerina rallentava la rapidità della loro decomposizione. L'effetto esplosivo poteva ora essere controllato.
Nobel chiamò il miscuglio di nitroglicerina e Kieselguhr « dinamite », con riferimento alla parola dynamis (potenza). La dinamite poteva assumere qualsiasi forma si desiderasse darle, non si decomponeva con facilità e non esplodeva accidentalmente. Nel 1867 la Nobel & Company, come si chiamò ora l'azienda di famiglia, cominciò a inviare per nave in vari Paesi carichi di dinamite, brevettata di recente come « polvere di sicurezza di Nobel ». Ben presto sorsero fabbriche di dinamite Nobel in tutto il mondo e la fortuna della famiglia fu assicurata.
Che Alfred Nobel, produttore di esplosivi, fosse anche un pacifista può sembrare una contraddizione, ma in realtà tutta la sua vita fu piena di contraddizioni
. Da bambino fu di salute cagionevole e non ci si attendeva che arrivasse all'età adulta, ma sopravvisse ai suoi genitori e ai suoi fratelli. Fu descritto in termini un po' paradossali come schivo, estremamente posato, ossessionato dal suo lavoro, molto sospettoso, solitario e molto caritatevole. Egli era convinto che l'invenzione di un'arma veramente terribile potesse esercitare una dissuasione in grado di assicurare davvero una pace duratura nel mondo: una speranza che, a distanza di più di un secolo e con varie armi veramente terribili oggi disponibili, non è stata ancora realizzata. Nobel morì nel 1896, mentre lavorava da solo alla scrivania nella sua casa di Sanremo, in Liguria. Il suo grandissimo patrimonio fu destinato alla fondazione di premi annuali da assegnare agli autori di ricerche in chimica, fisica, medicina e letteratura, e a chi si fosse distinto con iniziative per favorire la pace nel mondo. Nel 1968, per onorare la memoria di Alfred Nobel, la Banca di Svezia istituì anche un premio per l'economia. Benché venga chiamato anch'esso premio Nobel, non fa parte della dotazione originaria.

(Bibliografia: I bottoni di Napoleone, P. Le Couteur - J. Burreson; Longanesi)

 

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sabato 19 aprile 2008

Biografia di Anthony De Mello

Nato a Bombay nel 1931, Anthony De Mello, padre gesuita, ebbe una grandissima influenza su tutti coloro che incontrò a qualunque ceto, razza o religione appartenessero. Lo stesso De Mello confessò un giorno che l’origine della sua fede e del suo entusiasmo nei confronti del cristianesimo fu molto probabilmente legato alle esperienze della sua prima infanzia in India. Durante quei primi anni, infatti, fu esposto sia alla tradizione indù, sia a quella buddista, che influenzarono grandemente il suo semplice cristianesimo. Entrato, non ancora sedicenne, nella Compagnia di Gesù nel 1947, mentre era ancora un giovane gesuita fu inviato dai suoi superiori in Spagna, cosicché poté studiarne la spiritualità. In quel paese fu influenzato da diversi santi e scrittori mistici cristiani, in particolare da Teresa d’Avila e Giovanni della Croce. In seguito fu mandato sempre dall'Ordine Gesuita negli Stati Uniti per studiare psicologia. Molti osservatori notarono che la fusione del retroterra psicologico di De Mello, unito alle riflessioni sulle teorie del bene e del male contenute sia nella spiritualità orientale sia in quella occidentale, gli fornirono la miscela esplosiva che in seguito affascinò molti del suoi studenti. Durante l'ultima parte della sua vita Anthony De Mello tenne corsi e ritiri nel Centro Spirituale Sadhana, nei pressi di Bombay. In quel periodo si accrebbe la sua fama, e fu chiamato a condurre seminari e corsi di esercizi spirituali in tutto il mondo. Morì improvvisamente a New York, nel giugno del 1987, proprio mentre stava tenendo uno di questi corsi all’Università di Fordham. Dopo la sua morte le raccolte delle sue lezioni e dei suoi discorsi sono state tradotte in tutto il mondo. Sempre più persone hanno potuto trovare ispirazione nel tesoro di saggezza del suo “pensiero positivo". Fonte: www.demellopensieropositivo.it

 

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venerdì 4 aprile 2008

Kim Peek, l'idiot savant che ha ispirato il film Rain Man. Un autistico con capacità straordinarie

Kim Peek è il genio autistico, dalla cui vita e’ stato tratto il personaggio del film Rain Man interpretato da Dustin Hoffman.
Considerate le sue straordinarie capacità mentali, molti lo considerano un marziano. Sarà per questo che la Nasa, l’agenzia spaziale americana, ha deciso di esaminare la sua testa con gli strumenti normalmente usati per studiare gli effetti dei viaggi spaziali sul cervello degli astronauti.

Kim è stato sottoposto a una serie di test, tra i quali una Tac e una risonanza magnetica, che serviranno a produrre una mappa tridimensionale della sua struttura cerebrale. Gli scienziati della Nasa vogliono confrontare questa immagine con quelle prese nel 1988 dal dottor Dan Christensen, il neuropsichiatra che segue Peek all’Università dello Utah, e vedere quali cambiamenti ci sono stati in questi anni.
Peek, che ha 53 anni, mostra infatti la sorprendente tendenza a diventare più intelligente con il passare del tempo. Una caratteristica che si sovrappone alle già straordinarie qualità del soggetto, considerato un genio in 15 differenti discipline, dall’arte, alla storia, alla matematica. D’altro canto, come ricorderà chi ha visto il film, Peek dimostra scarsa abilità in attività comuni, come vestirsi o trovare oggetti in casa propria.

Peek è affetto dalla nascita dalla cosiddetta ‘sindrome del saggio‘, un ‘puzzle’ scientifico che ha appassionato i ricercatori derivato da una disfunzione neurologica rarissima che occorre nel 10 per cento delle persone affette da autismo, ma non solo. Si sono registrati casi di questa sindrome in seguito anche ad altre patologie neurologiche o anche in seguito a lesioni. Le persone come Peek (in tutto nel mondo ce ne sono una cinquantina) dimostrano, in genere fin da molto piccole, abilità eccezionali in determinati campi dello scibile e una memoria eccezionale.

Finora, nessuno è stato in grado di spiegare con esattezza le singolari caratteristiche di Peek. La sua struttura cerebrale è del tutto particolare: alla nascita, i dottori registrarono una sacca d’acqua nella parte destra del suo cranio. La peculiarita’ del cervello di Peek, in particolare, consiste nell’assenza del corpo calloso, la membrana che separa i due emisferi cerebrali, formando un’unica massa e trasformandolo così in un’unica grande banca dati. La spiegazione più accreditata, sembra essere quella secondo la quale un cervello che ha subito un trauma al lobo sinistro compensa con quello destro.
Fin da giovane, Kim dimostrò una straordinaria memoria (secondo suo padre è in grado di mandare a memoria 9 mila libri), ma sviluppò con ritardo le capacità motorie e quelle espressive (non è stato in grado di camminare fino ai quattro anni).
Come tutti gli individui autistici, Kim Peek ha avuto sempre grosse difficoltà di comunicazione. Dall’uscita del film, nel 1988, la sua situazione è lentamente cambiata: negli ultimi 16 anni, Peek ha incontrato oltre 2 milioni di persone incuriosite dalla sua vicenda, ed è diventato più disponibile a parlare in pubblico. Inoltre, stando a quanto racconta suo padre Fran, non legge più soltanto saggi, ma anche romanzi. Questo non gli impedisce, comunque, di passare pomeriggi interi a memorizzare l’elenco del telefono.

Le doti dei ’saggi’, in generale, sono però ristrette a pochissimi settori, solitamente musica, matematica e altri campi prettamente nozionistici come i risultati sportivi o la storia. C’è chi sostiene che possano avere anche capacità ultra sensoriali, una tesi difficile da sostenere scientificamente.

Fonte: Levysoft

 

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lunedì 24 marzo 2008

Gerberto D'Aurillac: matematico o mago?

Gerberto D’Aurillac (ca. 940-1003) nacque poverissimo in una famiglia contadina. Entrò in convento a Saint-Géraud e studiò nel monastero di Aurillac. Si interessò della cultura islamica che apprese in Spagna, dove imparò di tutto: musica, filosofia, letteratura, matematica, alchimia, astronomia, teologia comparata e altro. Poi passò da Reims a Bobbio e da Ravenna a Roma, dove fu nominato Papa Silvestro II nel 999, con l’aiuto dell'imperatore Ottone III.

...

Visse in un periodo di incertezza per il futuro a causa della fine del millennio. Si narra che il popolo distrusse la maggior parte delle sue "diaboliche" invenzioni, perché spaventato da esse. Pare che  i popolani avessero in particolar modo timore di una cosa: la fantomatica "testa" di Gerberto.

Leggi tutto l'articolo:

http://lanostramatematica.splinder.com/post/12760130

 

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