martedì 11 novembre 2008

I saggi avevano ragione: il denaro non rende felici!

Nei giorni scorsi uno studio portato avanti da alcuni ricercatori francesi ha stabilito, con metodi statistici, che denaro e felicità non hanno alcuna correlazione.

La "curva della felicità" invece dipenderebbe più dall'età e da questioni psicologiche. La felicità è un po' bassina a partire dai 20 anni in sù, poi scende fino a toccare il fondo tra i 45 e i 50 anni, poi risale fino a raggiungere il picco massimo tra i 65 e i 70 anni.

Dal punto di vista statistico si nota che la felicità è più bassa proprio in quell'età in cui di solito si raggiunge il culmine della propria carriera, anche dal punto di vista retributivo. Il massimo della felicità invece si ha quando si va in pensione, quindi quando si hanno molti meno soldi.

Secondo me il problema del denaro è un falso problema. Dipende dall'importanza che si dà al denaro per raggiungere la felicità. Si tratta di un vero e proprio condizionamento sociale che dura da secoli, se non da millenni e dal quale è davvero difficile staccarsi. Nella nostra epoca i soldi sono diventati una vera e propria ossessione. Lo vediamo benissimo intorno a noi: avete fatto caso a quante volte in famiglia e con gli amici si parla di soldi? Praticamente sempre! Come se fosse l'unico argomento davvero interessante...

Il denaro non rende felici, perché bisogna cominciare a pensare che potrebbero essere altre le cose che ci rendono felici. Se la gente cercasse l'amore, l'amicizia e la salute con lo stesso impegno con cui cerca di fare soldi, allora probabilmente in giro ci sarebbe molta più felicità :-)

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La ragnatela cosmica della nebulosa Tarantola

All'inizio fu classificata come una stella, chiamata 30 Doradus. Adesso è conosciuta come un'immensa regione di formazione stellare nella galassia nota come Grande Nube di Magellano. Stiamo parlando della nebulosa Tarantola. Ampia 1000 anni luce e distante 180000 anni luce, è possibile osservarla nella costellazione australe del Dorado. All'interno di questa immensa nebulosa si trova un ammasso aperto, NGC 2070, le cui stelle sono tra le più massicce e luminose conosciute.

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lunedì 10 novembre 2008

Il vulcano Shiveluch in eruzione fotografato dal satellite

Queste immagini si riferiscono al 18 febbraio 2008 e riprendono il vulcano Shiveluch, nell'estremità orientale della Russia, sormontato da una nube di cenere. Le foto sono state scattate da un satellite della NASA, l'Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER). Lo Shiveluch è uno dei vulcani più attivi della penisola della Kamchatka.

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La Scuola pitagorica e la scoperta delle grandezze incommensurabili

Varie circostanze politiche determinarono già nel sec. VI a.C., un notevole movimento migratorio dalle coste dell'Asia all'Italia Meridionale e con esso il trapasso dell'indagine scientifico-filosofica.
Fondatore della «Scuola Italica» è Pitagora, nato a Samo verso il 572 a.C., e vissuto a Crotone, nella Magna Grecia.
Tale scuola fu insieme comunità e partito politico formato da aristocratici; in essa si viveva una rigida vita morale (ascetismo) e venivano coltivate la matematica, la musica e l'astronomia.
I meriti scientifici della Scuola Pitagorica sono i seguenti:

a) Prima elaborazione di una concezione «razionale» della scienza.
Secondo Aristotele, i Pitagorici «avendo cominciato ad occuparsi di ricerche matematiche ed essendo grandemente progrediti in esse furono condotti da questi loro studi ad assumere come principi di tutte le cose esistenti quelle di cui fanno uso le scienze matematiche. E poiché i primi che qui s'incontrano sono, per natura, i numeri, sembrò loro di ravvisare in questi molte più analogie con ciò che esiste o avviene nel mondo, di quante se ne possano trovare nel fuoco, nella terra e nell'acqua... .
Avendo poi riconosciuto che le proprietà e le relazioni delle armonie musicali corrispodono a rapporti numerici, e anche in altri fenomeni naturali si riscontrano analoghe corrispondenze coi numeri, furono tanto più indotti ad ammettere che i numeri siano gli elementi di tutte le cose esistenti, e che tutto il cielo sia proporzione e armonia».
Un secolo dopo Pitagora, Filolao esprimeva questo pensiero dicendo che: «tutte le cose conosciute possegono un numero, e nulla possiamo comprendere e conoscere senza di questo».
Si vede allora che, con questa teoria, i Pitagorici hanno precorso la scienza moderna, secondo la quale le leggi della natura si possono esprimere in termini matematici.
Tutti i fenomeni dell'universo, cioè, sono intellegibili solo in quanto i loro aspetti qualitativi possano essere ricondotti e riconosciuti nella loro struttura quantitativa e perciò misurabile: il suono, ad es., può diventare oggetto di scienza soltanto se può essere risolto in numero, cioè nella «frequenza» delle sue vibrazioni, nella lunghezza della corda che, vibrando, lo produce, nel peso del martello che batte sull'incudine.
Per la prima volta, dunque, nella storia del pensiero occidentale, la misura matematica viene adoperata come principio di intellegibilità dell'ordine e dell'unità del mondo e per la prima volta la scienza è diventata «razionale», in contrapposizione alla scienza degli Egizi e degli Assiro-Babilonesi, di carattere empirico, priva di evidenza e oscura.

b) Concezione «atomistica» della materia.
Il numero, dunque, è la «essenza di tutte le cose»; ma il numero come lo intendevano i pitagorici, non è una pura astrazione: è invece un elemento primo costitutivo delle cose; un «punto materiale» vero e proprio, una unità materiale o «monade».
Pertanto la formula «le cose sono numeri» viene a dire che ogni materia è composta di elementi o punti materiali, di piccola ma non nulla grandezza; e che dalla figurazione (numero e ordine) di questi punti, fra loro identici e qualitativamente indifferenti, dipendono tutte le proprietà e differenze apparenti dei corpi.
Come si vede, la concezione «atomistica», discontinua, della materia è già annunciata.

c) Scoperta delle grandezze incommensurabili.
Se per i Pitagorici, il punto geometrico è esteso, allora ogni linea viene considerata come formata da un insieme più o meno numeroso di tali punti materiali, messo uno dopo l'altro come le perline di una collana, ed ogni superficie come costituita da un certo numero di quelle linee, disposte una accanto all'altra.
Conseguenza diretta di questa concezione materiale del punto è che, considerati due qualsiasi segmenti, essi erano sempre commensurabili.
Infatti, ogni segmento risultava costituito da un numero finito di punti (granellini), tutti eguali fra di loro, per cui se un segmento era, ad esempio, doppio o triplo di un altro, ciò significava che era formato da un numero doppio o triplo di punti rispetto all'altro.
Così stando le cose, è evidente che due qualsiasi segmenti dovevano avere sempre come sottomultiplo comune almeno, nel caso più sfavorevole, il punto.
Quindi il quoziente tra il numero dei punti che formava il primo segmento e il numero dei punti del secondo esprimeva il rapporto, in tal modo sempre razionale, tra i due segmenti.
Quando poi i Pitagorici, avvalendosi del teorema, di Pitagora scoprirono che lato del quadrato e diagonale sono segmenti fra loro incommensurabili, essi ne furono sconvolti.
Tale scoperta costituì uno dei segreti più gelosamente custoditi dai Pitagorici
. E quando un discepolo infedele la rivelò, Pitagora lo cacciò invocando su di lui l'ira degli dei.
In un «scolio» al X libro degli Elementi di Euclide si legge: «È fama che colui il quale per primo rese di pubblico dominio la teoria degli incommensurabili è perito in naufragio e ciò perché l'inesprimibile e l'inimmaginabile sarebbero dovuti rimanere sempre celati. Perciò il colpevole, che fortuitamente toccò e rivelò questo aspetto delle cose viventi, fu trasportato al suo luogo d'origine e là viene in perpetuo flagellato dalle onde».
Questa è indubbiamente leggenda, ma essa sta ad esprimere lo sbigottimento e la reazione che dovette provocare quella rivoluzionaria scoperta, che demoliva il concetto pitagorico di punto esteso e recava, quindi, un gravissimo colpo non solo a tutta la geometria pitagorica, fondata su si esso, ma anche al complesso delle dottrine filosofiche di quella Scuola, fondate anch'esse su tale concetto.
Si comprende perciò come dei pensatori successivi (i filosofi della scuola d'Elea), rimettano in discussione tutto il sistema delle monadi: la loro critica, riprendendo e spingendo alle estreme conseguenze il monismo pitagorico, riuscirà da una parte a segnalare le difficoltà di tale principio per la costruzione della fisica, dall'altra a far nascere una geometria veramente razionale, i cui enti sono concepiti per la prima volta come «idee», oltrepassanti l'empirico.

Bibliografia

1) F. ENRIQUES-G. DE SANTILLANA: Compendio di Storia del pensiero scientifico, Zanichelli. Contiene un'esposizione dettagliata (Cap. III) del pensiero scientifico della scuola pitagorica, con osservazioni interessanti e abbondante documentazione.

2) C.B. BOYER: Storia della Matematica, Isedi.
Nel Cap. V, sull'«età eroica» della matematica, viene esposta la serie di tentativi per affrontare problemi matematici fondamentali (fra cui quello della incommensurabilità) con risorse metodologiche così inadeguate. Interessante l'esame del problema della incommensurabilità e della concezione geometrica pitagorica in rapporto ai famosi «paradossi» di Zenone.

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Gli UFO sorvolano davvero le nostre città?

Direi di sì. Per definizione un UFO è un oggetto volante non identificato, quindi possiamo comprendere facilmente che può benissimo capitare che una città sia sorvolata da oggetti di difficile identificazione, come si può vedere anche in questo filmato. Questo video è uno tra tantissimi che si possono reperire in rete che mostra oggetti volanti di varia natura e di varie forme. Si passa dalle sfere luminose, ai cilindri metallici, ai "dischi volanti", alle luci che cambiano colore e tanti altri tipi.

Ovviamente in nessun modo possiamo affermare che questi oggetti siano di origine extraterrestre, perché le prove sicure di ciò, nonostante l'insistenza di molti, non ci sono.

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domenica 9 novembre 2008

Storia della matematica: la regola dei segni

+ x + = +
+ x - = -
- x + = -
- x - = +

La regola dei segni, soprattutto il caso - per - fa +, potrà sorprendere più di uno studente. La sorpresa appare più che leggittima se si pensa che quando i numeri negativi comparvero in Europa, durante il Rinascimento, essi furono accolti con molta diffidenza, e l'ostilità durò fino a verso la fine del XVIII secolo, specialmente per lo scandalo suscitato dall'oscurità che è alla base di questa "regola dei segni". Gli stessi nomi che nel Cinquecento venivano attribuiti ai numeri negativi rivelano il sospetto con cui erano considerati. Cardano li diceva "numeri finti", e lo Stiefel "numeri assurdi", mentre un matematico sommo come F. Viète (1540-1603) pensava ancora di poterli escludere sistematicamente dalla scienza.

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Il significato di frazione

Frazione deriva dal latino "frangere" (rompere, spezzare) e significa: "spezzettamento, rottura, scissione".

Denominatore (dall'antico dinominare: dare, assegnare il nome) indica "che denomina" le parti eguali nelle quali è stato diviso l'intero.

Numeratore significa "che numera" le parti eguali.

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Il Tyrannosaurus Rex mangiava solo carcasse di animali morti?

In molti film il Tyrannosaurus Rex, uno dei più leggendari dinosauri carnivori, è stato rappresentato come un terribile predatore che inseguiva le prede a immensa velocità per mangiarle in un sol boccone. Oppure lo abbiamo visto in terribili lotte con altri dinosauri. Tuttavia, secondo gli studi di molti ricercatori, questa visione sarebbe sbagliata, o comunque da correggere profondamente.

Il T-Rex (come viene abbreviato il suo nome) visse nel periodo Cretaceo. Comparve pochi milioni di anni prima che l'impatto di un asteroide sulla Terra lo eliminasse insieme a tutti gli altri dinosauri. Questa immensa catastrofe accadde 65 milioni di anni fa. Le polveri innalzate nell'atmosfera dall'impatto produssero una sorta di "inverno nucleare" che durò un centinaio di anni. Solo le creature più piccole riuscirono a sopravvivere alla carestia che ne derivò. Quelli erano gli antenati degli attuali mammiferi.

Nonostante la sua breve esistenza, il T-Rex è diventato uno dei dinosauri più famosi a causa della sua mole: è considerato uno dei più grandi carnivori mai esistiti. Poteva essere lungo fino a 14 metri e alto 5 metri, per 6 tonnellate di peso. E' ovvio che un predatore di queste dimensioni, incute davvero terrore.

A partire dagli anni '70, però, la sua immagine terribile è stata notevolmente ridimensionata. L'ipotesi che venne sostenuta da molti paleontologi fu che il T-Rex fosse prevalentemente saprofago. Questa deduzione derivava dallo studio degli arti posteriori e delle cavità nasali. Gli arti posteriori non erano in grado di sopportare carichi troppo grandi e quindi il nostro dinosauro non poteva correre molto veloce: al massimo 10 Km/h. Inoltre le cavità nasali super sviluppate facevano capire che dovesse avere un notevole olfatto, caratteristica tipica di animali che devono individuare carcasse di animali morti a notevole distanza.

A questa ipotesi non sono certo mancate numerose critiche. Secondo molti il T-Rex non si limitava solo a mangiare carogne, ma ogni tanto poteva andare a caccia di prede. Un indizio di questa ipotesi è che possedeva una "visione frontale", come i lupi, caratteristica tipica dei predatori attivi. La visione frontale serve a sia a individuare le prede, sia a valutarne a distanza per affrontare un eventuale inseguimento. Altri ricercatori hanno invece ripreso lo studio degli arti posteriori, stabilendo che in realtà poteva raggiungere velocità fino a 40 Km/h.

La discussione sulle abitudini di questo immenso carnivoro quindi non è affatto finita.

Quando vi dovesse capitare di vedere o rivedere alcune scene del film Jurassic Park dove il T-Rex tiene testa ad una Jeep, sappiate che non era una ricostruzione proprio accurata... ;-)

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sabato 8 novembre 2008

I 5 film di fantascienza più plausibili dal punto di vista scientifico

La fantascienza è un genere che di solito ci ha abituato a invenzioni davvero incredibili. Le idee espresse nei film e nei romanzi di fantascienza sono spesso lontane anni luce dalla nostra realtà scientifica. Basti pensare al salto nell'iperspazio, alle spade laser, agli imperi galattici. Tuttavia esistono dei racconti in cui è possibile trovare qualcosa che potrebbe avvicinarsi, talvolta in maniera inquietante, alla nostra realtà scientifica, come possiamo vedere nei seguenti cinque film.

1) 2001 Odissea nello spazio (1968).

Forse è il più famoso film di fantascienza. Tratto dall'omonimo romanzo di Arthur Clarke, descrive satelliti geostazionari, intelligenze artificiali, viaggi spaziali. Tutte cose che esistono già oppure saranno sviluppate tra breve.

 

2) The Truman Show (1998).

Questo film descrive il prototipo dei reality show, portato alle estreme conseguenze. Il film è interpretato con maestria da Jim Carrey. I reality show si sono sviluppati a tal punto che ormai il televisione fanno quasi solo questo tipo di programmi ;-)

 

3) Gattaga (1997).

Il mondo futuro di Gattaca non è poi così distante. I geni dei bambini sono preselezionati per avere le migliori caratteristiche. Tramite l'analisi del sangue e delle urine le compagnie selezionano la ricerca di personale i dipendenti più consoni al posto di lavoro, anche se questa viene dichiarata una pratica illegale. Dire che questa potrebbe diventare prestissimo una realtà...

 

4) Iron Man (2008)

In origine Iron Man era un personaggio dei fumetti, solo recentemente è stata realizzata la versione cinematografica. Il protagonista della storia, Tony, possiede una potente armatura, un esoscheletro di ferro che gli dà una forza impressionante ed altre abilità che gli permettono di sopravvivere o di fuggire in situazioni estreme. Una cosa del genere in effetti è in via di sviluppo per usi militari.

 

5) Jurassic Park (1993).

L'autore di questo racconto, Michael Crichton, è scomparso di recente. L'idea di fondo in questo film è che i dinosauri possano essere clonati da DNA ritrovato nel sangue succhiato da una zanzara fossile conservata nell'ambra. Anche se secondo molti scienziati la cosa non è molto plausibile (il DNA fossile non avrebbe alcuna utilità, visto che sarebbe completamente disintegrato), secondo me resta uno dei film di fantascienza che abbia un minimo di realtà scientifica.

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Sette sorelle polverose!

L'ammasso stellare delle Pleiadi, detto anche Le Sette Sorelle (le stelle più facilmente visibili a occhio nudo sono sette), si trova a 400 anni luce da noi. In realtà l'ammasso è formato da un centinaio di stelle avvolte da gas e polveri che riflettono la luce delle stelle, come si vede in questa fotografia ottenuta dal Telescopio Spaziale Spitzer.

(clicca sull'immagine per vederla ingrandita)

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Romanzo a puntate: L'uomo dalle mani invisibili - sesta puntata.

Il nostro protagonista ricorda come se fosse ieri quando vide per la prima volta quel gigantesco e inquietante macchinario...

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Un passato scomodo.

Infine si decise ad incontrarlo. Odiava ammettere che la curiosità lo divorava, ma voleva saper cosa fosse esattamente quella misteriosa macchina. Voleva sapere come funzionasse e, soprattutto SE funzionasse.
Una macchina che permetteva di risalire a Dio non era qualcosa di consueto, quindi Guglielmo si sentiva il dovere di controllare se ci fosse qualcosa di reale o se il progetto Torre di Babele fosse solo una grande mistificazione.
A istinto propendeva più per la seconda ipotesi, ma senza avere toccato con mano non se la sentiva di giungere a conclusioni azzardate.
Quando incontrò di nuovo Gan, lui lo portò in un luogo lontano, segreto, nel bel mezzo di un deserto. Il viaggio avvenne in aereo e poi in elicottero.
Guglielmo non seppe mai di quale deserto si trattasse, ma non fece domande, perché non era interessato alla posizione della macchina, ma solo al suo funzionamento.
Appena giunti, vide che c'era un edificio basso, per nulla simile ad una torre. L'edificio era circondato da una recinzione sorvegliata da uomini in divisa, ma senza stemmi di appartenenza ad una particolare nazionalità. Portavano solo uno stemma sulla divisa formato da un esagono con all'interno una torre senza porte né finestre recante una schematizzazione dell'Albero Sephirotico.
“Avete persino l'esercito personale! Quanto avete speso per tutto questo?” chiese Guglielmo.
“Che importanza ha quanto abbiamo speso? Sono tutte risorse spese bene, vedrai...” rispose Gan.
“L'edificio che qui vedi è poca cosa rispetto allo sviluppo che c'è sotto terra. Per una questione di segretezza abbiamo preferito nasconderci in profondità...” continuò Gan.
La porta dell'edificio si aprì. Anche questa recava il simbolo della torre. Appena la porta si aprì lasciò vedere un ambiente interno incredibilmente pulito, lucido e moderno.
“Sono davvero ammirato! Credevo di trovare qualcosa di diverso, ma adesso sono più preoccupato. Siete sicuro che in questo edificio non state sviluppando, per caso, qualche arma terribile?” chiese Guglielmo.
“E perché ti avremmo invitato qui? Per rapirti e costringerti a sviluppare quest'arma?” chiese Gan con ironia.
“Non lo so... forse!” rispose.
“Perché no. In fondo qualcosa di vero l'hai pensato. Anche se non sviluppiamo armi, però la tua presenza qui non è solo utile, ma indispensabile” ragionò Gan.
A quel punto l'ascensore super avanzato in cui erano entrati, indescrivibile nella sua magica complessità, si fermò e aprì la sua porta di luce semitrasparente.
Si ritrovarono insieme in un ambiente molto grande e arredato in maniera confortevole, ma non senza la presenza di una tecnologia abbastanza incomprensibile.
“Questo è il tuo studio, immagino...” commentò Guglielmo.
“Immagini bene. Questo è il luogo dove penso, immagino, medito...” disse Gan, assorto.
“Devo dire che in ogni caso, in questo luogo sembra che sia presente la tecnologia più avanzata e inutile del pianeta. La mia sensazione è corretta, Gan?”
“Sul fatto che il progetto Torre di Babele esprima il massimo della tecnologia di quest'epoca, hai perfettamente ragione, ma ciò che vedi non sono solamente inutili effetti di luce o caleidoscopici effetti speciali. Sono simboli” spiegò Gan.
“Simboli di che cosa?” chiese Guglielmo.
“Simboli della realtà! In tutti gli ambienti, uffici, laboratori, toilette, cucine, dormitori dell'edificio è rappresentata simbolicamente la realtà” disse Gan.
“E cioè?”
“Vedi qualcosa di definito in questo ambiente, ad esempio? Ogni gioco di luce, ogni parete indefinita e incompiuta ogni suono prodotto ogni immagine fluttuante, sono la rappresentazione dell'indeterminazione, la simbolizzazione della virtualità del cosmo, che non è altro che un sogno di Dio” spiegò Gan.
“C'era bisogno di spendere tanto per rappresentare un simbolo?” chiese Guglielmo.
Gan rispose con un sorriso.
“Vieni, ti porto a vedere la macchina”.
Giunsero in un corridoio più profondo. Qui tutti gli effetti speciali degli ambienti erano ancora più evidenti.
Entrarono all'interno di un ambiente enorme con le pareti bianche. Al centro c'era qualcosa che sembrava una poltrona.
“Quella è la Torre di Babele?!” disse Guglielmo con stupore.
“Quella è l'interfaccia con la Torre di Babele” precisò Gan.
“E tutto il resto della macchina?”
“Si sviluppa per chilometri nel sottosuolo. La poltrona che vedi si collega al sistema nervoso di un uomo e lo fa viaggiare tra le Sephirot dell'Albero. Il viaggio avviene nella mente, ma nella mente di Dio, cioè nel luogo più reale che esista! Molto più reale dell'Universo in cui viviamo...” spiegò Gan.
La poltrona sembrava anch'essa di stile super tecnologico. Non si vedeva alcun altro dettaglio tecnico.
“Perché l'interfaccia è stata posta in un ambiente così grande? In questa camera ci starebbero due campi di calcio!” chiese Guglielmo.
“Lo abbiamo fatto per sicurezza. Ancora non sappiamo cosa può accadere esattamente alla persona che siede su questa poltrona. A proposito, a rischio di sembrare privi di fantasia, questa interfaccia l'abbiamo chiamata Il Trono di Dio!” disse Gan con un sorriso.
“Non mi sorprende un nome di questo tipo! Ma se non sapete cosa può succedere ad una persona seduta lì, significa che ancora non l'avete sperimentata!” notò Guglielmo.
“Niente affatto. L'abbiamo già sperimentata, con diversi volontari e i risultati sono immagazzinati nel nostro database. Non credere che non sappiamo nulla. Ad esempio le pareti di questa camera possono resistere ad una energia di parecchie bombe all'idrogeno...” disse Gan.
“Perché sono così resistenti? L'interfaccia prevede uno sviluppo di energia così colossale?” chiese Guglielmo.
“Sì” rispose secco Gan
“E come hanno fatto i volontari a resistere ad una emissione così intensa?”
Gan si pose davanti a lui e lo guardò dritto negli occhi.
“Nessuno dei volontari è mai sopravvissuto...”
Guglielmo restò interdetto e non seppe come continuare.
“Adesso possiamo uscire da qui. Ti porto nella camera di controllo della Torre di Babele, quella da cui è possibile controllare il suo funzionamento nei minimi dettagli” lo tolse dall'imbarazzo Gan.
“Io potrei vedere i risultati di questi esperimenti? Cosa è successo ai volontari, esattamente?” domandò Guglielmo.
“A suo tempo... a suo tempo verrai messo al corrente di tutto...” rispose Gan, enigmaticamente.
Salirono numerosi livelli del gigantesco edificio sotterraneo, facendo uso di un ascensore panoramico.
Giunsero in una sala comandi davvero gigantesca, in cui c'erano una infinità di terminali luminosi davanti ai quali erano sedute altrettante persone. Molte erano donne. Appena entrò, Guglielmo non poté fare a meno di notare come una di esse, molto bella, lo guardava con insistenza ammiccante. Poi aveva distolto lo sguardo arrossendo.
Lo infastidì il fatto che, in ogni caso, tutti lo avevano guardato con ammirazione. Come se lui... fosse una persona molto importante!
“Tu hai parlato di me a questa gente, Gan?” domando Gugliemo, con tono severo.
“Cosa te lo fa pensare?” rispose Gan, distrattamente.
“Mi guardano come se fosse arrivato il Messia!” esclamò Guglielmo con voce strozzata, per nascondere la propria arrabbiatura.
“Ma è ovvio! Tu sei quello che farà funzionare questo marchingegno! Loro ci lavorano da così tanti anni... ti considerano un asso nella manica!” rispose Gan, con imbarazzato entusiasmo.
“Chissà perché tanta fiducia in me... spero di non deludere nessuno” disse Guglielmo pensosamente.
“Non te la senti?” chiese Gan ironicamente.
“In questo momento vorrei fare una cosa sola: fuggire” disse Guglielmo pensosamente, ma dentro di se provava una inquietante curiosità che non riusciva a controllare. Cosa sarebbe successo se avesse provato a usare la macchina?

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La prima puntata la potete trovare qui.

La seconda puntata la potete trovare qui.

La terza puntata la potete trovare qui.

La quarta puntata la potete trovare qui.

La sesta puntata la potete trovare qui.

La prossima puntata (la settima) verrà pubblicata sabato 15 novembre.

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