Il nostro protagonista ricorda come se fosse ieri quando vide per la prima volta quel gigantesco e inquietante macchinario...
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Un passato scomodo.
Infine si decise ad incontrarlo. Odiava ammettere che la curiosità lo divorava, ma voleva saper cosa fosse esattamente quella misteriosa macchina. Voleva sapere come funzionasse e, soprattutto SE funzionasse.
Una macchina che permetteva di risalire a Dio non era qualcosa di consueto, quindi Guglielmo si sentiva il dovere di controllare se ci fosse qualcosa di reale o se il progetto Torre di Babele fosse solo una grande mistificazione.
A istinto propendeva più per la seconda ipotesi, ma senza avere toccato con mano non se la sentiva di giungere a conclusioni azzardate.
Quando incontrò di nuovo Gan, lui lo portò in un luogo lontano, segreto, nel bel mezzo di un deserto. Il viaggio avvenne in aereo e poi in elicottero.
Guglielmo non seppe mai di quale deserto si trattasse, ma non fece domande, perché non era interessato alla posizione della macchina, ma solo al suo funzionamento.
Appena giunti, vide che c'era un edificio basso, per nulla simile ad una torre. L'edificio era circondato da una recinzione sorvegliata da uomini in divisa, ma senza stemmi di appartenenza ad una particolare nazionalità. Portavano solo uno stemma sulla divisa formato da un esagono con all'interno una torre senza porte né finestre recante una schematizzazione dell'Albero Sephirotico.
“Avete persino l'esercito personale! Quanto avete speso per tutto questo?” chiese Guglielmo.
“Che importanza ha quanto abbiamo speso? Sono tutte risorse spese bene, vedrai...” rispose Gan.
“L'edificio che qui vedi è poca cosa rispetto allo sviluppo che c'è sotto terra. Per una questione di segretezza abbiamo preferito nasconderci in profondità...” continuò Gan.
La porta dell'edificio si aprì. Anche questa recava il simbolo della torre. Appena la porta si aprì lasciò vedere un ambiente interno incredibilmente pulito, lucido e moderno.
“Sono davvero ammirato! Credevo di trovare qualcosa di diverso, ma adesso sono più preoccupato. Siete sicuro che in questo edificio non state sviluppando, per caso, qualche arma terribile?” chiese Guglielmo.
“E perché ti avremmo invitato qui? Per rapirti e costringerti a sviluppare quest'arma?” chiese Gan con ironia.
“Non lo so... forse!” rispose.
“Perché no. In fondo qualcosa di vero l'hai pensato. Anche se non sviluppiamo armi, però la tua presenza qui non è solo utile, ma indispensabile” ragionò Gan.
A quel punto l'ascensore super avanzato in cui erano entrati, indescrivibile nella sua magica complessità, si fermò e aprì la sua porta di luce semitrasparente.
Si ritrovarono insieme in un ambiente molto grande e arredato in maniera confortevole, ma non senza la presenza di una tecnologia abbastanza incomprensibile.
“Questo è il tuo studio, immagino...” commentò Guglielmo.
“Immagini bene. Questo è il luogo dove penso, immagino, medito...” disse Gan, assorto.
“Devo dire che in ogni caso, in questo luogo sembra che sia presente la tecnologia più avanzata e inutile del pianeta. La mia sensazione è corretta, Gan?”
“Sul fatto che il progetto Torre di Babele esprima il massimo della tecnologia di quest'epoca, hai perfettamente ragione, ma ciò che vedi non sono solamente inutili effetti di luce o caleidoscopici effetti speciali. Sono simboli” spiegò Gan.
“Simboli di che cosa?” chiese Guglielmo.
“Simboli della realtà! In tutti gli ambienti, uffici, laboratori, toilette, cucine, dormitori dell'edificio è rappresentata simbolicamente la realtà” disse Gan.
“E cioè?”
“Vedi qualcosa di definito in questo ambiente, ad esempio? Ogni gioco di luce, ogni parete indefinita e incompiuta ogni suono prodotto ogni immagine fluttuante, sono la rappresentazione dell'indeterminazione, la simbolizzazione della virtualità del cosmo, che non è altro che un sogno di Dio” spiegò Gan.
“C'era bisogno di spendere tanto per rappresentare un simbolo?” chiese Guglielmo.
Gan rispose con un sorriso.
“Vieni, ti porto a vedere la macchina”.
Giunsero in un corridoio più profondo. Qui tutti gli effetti speciali degli ambienti erano ancora più evidenti.
Entrarono all'interno di un ambiente enorme con le pareti bianche. Al centro c'era qualcosa che sembrava una poltrona.
“Quella è la Torre di Babele?!” disse Guglielmo con stupore.
“Quella è l'interfaccia con la Torre di Babele” precisò Gan.
“E tutto il resto della macchina?”
“Si sviluppa per chilometri nel sottosuolo. La poltrona che vedi si collega al sistema nervoso di un uomo e lo fa viaggiare tra le Sephirot dell'Albero. Il viaggio avviene nella mente, ma nella mente di Dio, cioè nel luogo più reale che esista! Molto più reale dell'Universo in cui viviamo...” spiegò Gan.
La poltrona sembrava anch'essa di stile super tecnologico. Non si vedeva alcun altro dettaglio tecnico.
“Perché l'interfaccia è stata posta in un ambiente così grande? In questa camera ci starebbero due campi di calcio!” chiese Guglielmo.
“Lo abbiamo fatto per sicurezza. Ancora non sappiamo cosa può accadere esattamente alla persona che siede su questa poltrona. A proposito, a rischio di sembrare privi di fantasia, questa interfaccia l'abbiamo chiamata Il Trono di Dio!” disse Gan con un sorriso.
“Non mi sorprende un nome di questo tipo! Ma se non sapete cosa può succedere ad una persona seduta lì, significa che ancora non l'avete sperimentata!” notò Guglielmo.
“Niente affatto. L'abbiamo già sperimentata, con diversi volontari e i risultati sono immagazzinati nel nostro database. Non credere che non sappiamo nulla. Ad esempio le pareti di questa camera possono resistere ad una energia di parecchie bombe all'idrogeno...” disse Gan.
“Perché sono così resistenti? L'interfaccia prevede uno sviluppo di energia così colossale?” chiese Guglielmo.
“Sì” rispose secco Gan
“E come hanno fatto i volontari a resistere ad una emissione così intensa?”
Gan si pose davanti a lui e lo guardò dritto negli occhi.
“Nessuno dei volontari è mai sopravvissuto...”
Guglielmo restò interdetto e non seppe come continuare.
“Adesso possiamo uscire da qui. Ti porto nella camera di controllo della Torre di Babele, quella da cui è possibile controllare il suo funzionamento nei minimi dettagli” lo tolse dall'imbarazzo Gan.
“Io potrei vedere i risultati di questi esperimenti? Cosa è successo ai volontari, esattamente?” domandò Guglielmo.
“A suo tempo... a suo tempo verrai messo al corrente di tutto...” rispose Gan, enigmaticamente.
Salirono numerosi livelli del gigantesco edificio sotterraneo, facendo uso di un ascensore panoramico.
Giunsero in una sala comandi davvero gigantesca, in cui c'erano una infinità di terminali luminosi davanti ai quali erano sedute altrettante persone. Molte erano donne. Appena entrò, Guglielmo non poté fare a meno di notare come una di esse, molto bella, lo guardava con insistenza ammiccante. Poi aveva distolto lo sguardo arrossendo.
Lo infastidì il fatto che, in ogni caso, tutti lo avevano guardato con ammirazione. Come se lui... fosse una persona molto importante!
“Tu hai parlato di me a questa gente, Gan?” domando Gugliemo, con tono severo.
“Cosa te lo fa pensare?” rispose Gan, distrattamente.
“Mi guardano come se fosse arrivato il Messia!” esclamò Guglielmo con voce strozzata, per nascondere la propria arrabbiatura.
“Ma è ovvio! Tu sei quello che farà funzionare questo marchingegno! Loro ci lavorano da così tanti anni... ti considerano un asso nella manica!” rispose Gan, con imbarazzato entusiasmo.
“Chissà perché tanta fiducia in me... spero di non deludere nessuno” disse Guglielmo pensosamente.
“Non te la senti?” chiese Gan ironicamente.
“In questo momento vorrei fare una cosa sola: fuggire” disse Guglielmo pensosamente, ma dentro di se provava una inquietante curiosità che non riusciva a controllare. Cosa sarebbe successo se avesse provato a usare la macchina?
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La prima puntata la potete trovare qui.
La seconda puntata la potete trovare qui.
La terza puntata la potete trovare qui.
La quarta puntata la potete trovare qui.
La sesta puntata la potete trovare qui.
La prossima puntata (la settima) verrà pubblicata sabato 15 novembre.
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