lunedì 19 maggio 2008

Cosa sono gli acufeni?

L'acufene è un disturbo dell'udito che si manifesta con la percezione di suoni spuri (fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi, pulsazioni ecc.) che possono essere talmente insistenti e fastidiosi da interferire con le attività quotidiane, anche lavorative, fino a peggiorare sensibilmente la qualità della vita. Si tratta, nella maggior parte dei casi, del classico fischio nell'orecchio, ma che perdura per giorni e spesso per mesi.

Le statistiche:

È stato calcolato che nella popolazione priva di difetti uditivi un soggetto su dieci soffre o ha sofferto di acufeni, mentre nella popolazione con ipoacusia, cioè con riduzione uditiva, la percentuale sale a circa il 50%. Inoltre, più del 20% degli abitanti ha avuto esperienze non traumatiche di acufeni che, per il 7% hanno richiesto l'assistenza del medico otorino, per il 5% hanno provocato disabilità e per il 2% un grave handicap.

Nella maggior parte dei casi gli acufeni si possono raggruppare in due categorie principali.

Acufeni oggettivi. Sono i più rari e sono generati da suoni reali all'interno dell'organismo. Con tecniche particolari, è possibile ascoltare dall'esterno il suono generato.

Acufeni soggettivi. In questo caso i suoni non possono essere ascoltati dall'esterno. Nella maggior parte dei casi, nonostante la percezione dell'acufene sia "reale" e non certo "immaginata" dal paziente, tale fenomeno non corrisponde in effetti a nessun "suono" o rumore, nel senso fisico del termine, ma solo ad un segnale bioelettrico generato a livello dell'orecchio o delle vie uditive. Non vi è, in questo caso, nessuna sorgente "sonora" che generi un rumore, bensì una sorgente neurale che genera un segnale bio-elettrico. Possiamo, pertanto, definire questo tipo di acufene come una percezione uditiva "fantasma", dove un segnale bioelettrico a livello delle vie uditive e del sistema nervoso viene "individuato" e "identificato" come un segnale sonoro.

Alcuni farmaci possono indurre acufene.
I due più noti sono l'aspirina (acido acetilsalicilico) e alcuni antibiotici (aminoglicosidi).
Altre sostanze che possono causare l'acufene sono: diuretici (furosemide, acido etacrinico), chinino, indometacina, carbamazepina, tetracicline, litio, antipsicotici, antidepressivi triciclici, inibitori delle monoamine ossidasi, antiistaminici, farmaci bloccanti i recettori beta-adrenergici, anestetici locali, steroidi, caffeina e alcool.
L'acufene causato da farmaci ovviamente scomparirà con la sospensione del farmaco che l'ha generato.

La terapia dell'acufene è abbastanza complessa e comprende le recenti ed innovative Tecniche di Habituation (Tinnitus Retraining Therapy; Hallam Therapy ecc.), la terapia medica o chirurgica, le tecniche di mascheramento, l'ossigenoterapia iperbarica, la stimolazione elettrica, il trattamento delle disfunzioni dell'articolazione temporo mandibolare e tecniche alternative come il biofeedback.
La cosa importante da capire è che l'acufene non è una malattia, ma un sintomo di qualche disturbo (da non trascurare) e come tale deve essere indagato.

Si deve sempre partire dal principio che non è normale percepire un rumore nell'orecchio e che è l'espressione di un danno che si sta verificando a carico dell'organo dell'udito. Da questo punto di vista è ovvio che chi dovesse accusare un sintomo del genere deve immediatamente consultare un otorino per una diagnosi sicura.

 

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domenica 18 maggio 2008

I complessi secondo la psicologia

La parola complesso è entrata nell'uso corrente. "Quel tizio è complessato", "Quel tuo collega soffre di un complesso di inferiorità". Queste osservazioni ci sembrano del tutto normali.
Complesso in origine significa insieme. A Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicanalisi, dobbiamo il primo utilizzo di questa parola in senso psicologico.
Guardiamo un cielo stellato. — dice Jung — Alcune stelle si raggruppano le une vicino alle altre: esse formano delle immagini che ricordano una figura umana o un animale. A questi gruppi di stelle diamo il nome di costellazione.
Pensiamo ora alla nostra vita: vi sono delle persone che occupano un posto di primo piano. Da una parte sentimenti di affetto e gratitudine saranno riservati alla famiglia; l'amore per il partner occuperà a sua volta uno spazio importante e anche per gli amici avremo sentimenti di stima e tenerezza. I nostri sentimenti sembrano dividersi in molte costellazioni.
Che cosa accade, tuttavia, se un gruppo troppo grande di emozioni si concentra intorno a un'unica persona? Per il bambino molto piccolo la mamma è il centro del mondo: egli nutre per lei un amore esclusivo. Quando invece è un adulto a fare della madre il perno della propria vita, che cosa capita? Si parla allora di complesso materno.
Non sempre è una persona a dominare l'esistenza di un complessato. Molto più spesso si tratta di un'idea, di una convinzione o di una paura. Alcuni soggetti sono persuasi di essere in una condizione di inferiorità rispetto ai propri simili. Altri sono divorati dalla brama di potere. Altri ancora, per paura di crescere, rimangono per sempre, dal punto di vista psicologico, bambini.
Per comprendere ancora meglio il ruolo che un complesso può assumere nella vita di una persona, pensiamo di aver indossato un mattino una candida camicia nuova. Il motivo della nostra eleganza è che ci attende un importante appuntamento di lavoro. Per darci la carica giusta, entriamo in un bar a bere un caffè e ci ritroviamo una bella macchia proprio sulla camicia nuova. Non è una grande macchia, ma è comunque visibile a chi ci sieda di fronte e ci osservi con attenzione. Da quel momento è sulla macchia che si concentra tutta la nostra preoccupazione: non importano più la nostra abilità o lo scrupolo con cui ci siamo preparati all'appuntamento. È la macchia ormai la protagonista: come nasconderla e che cosa penserà il nostro interlocutore? Sono questi i pensieri che occupano la nostra mente. Allo stesso modo il complesso ruba tutte le energie alla sua vittima, tutte le migliori intenzioni e le buone qualità spariscono di fronte ad esso. Ma come si manifesta la presenza di un complesso? Essa si evidenzia, di solito, tramite quelli che in psicologia sono chiamati sintomi. Si tratta di comportamenti o atteggiamenti particolari: è facile che una persona molto insicura, incapace di stabilire rapporti sociali e che tenda a scusarsi in continuazione soffra di un complesso di inferiorità. D'altro canto anche un atteggiamento molto aggressivo e prepotente può indicare un senso di inferiorità che l'individuo nasconde dietro un complesso di superiorità. Sintomi e complessi diversi hanno spesso all'origine le medesime radici.

Come in ogni buon giallo che si rispetti, anche quando si parla di complessi ci sono un colpevole, dei complici e una vittima.

Il colpevole:
il complesso, inutile dirlo, è il colpevole. Vi sono diversi livelli di gravità: esso può manifestarsi durante l'infanzia e poi scomparire nell'età adulta. Un esempio sono i complessi causati nei bambini da alcuni difetti fisici: una erre moscia o una balbuzie possono creare un senso di inferiorità superabile nel corso degli anni. A volte il complesso riguarda un solo settore nella vita di una persona, come i rapporti con l'altro sesso, ma può anche avere conseguenze tali da modificare del tutto l'esistenza di un individuo. In questi casi esso ha un effetto bloccante: il complessato non riesce ad agire come vorrebbe. Ogni suo atteggiamento è causato dal complesso. Ogni comportamento è sintomo del complesso.

I complici:
possono essere alcuni difetti fisici: lo scherno da parte dei coetanei - i bambini talvolta sono molto crudeli - può paralizzare dal punto di vista psicologico un bambino. Una piccola imperfezione diventa allora una gabbia gigantesca. Questo è vero soprattutto se il bimbo non ottiene aiuto da parte della famiglia: in questo caso complici sono anche i genitori. Una situazione familiare svantaggiata infatti può
causare seri problemi psicologici e i complessi che ne derivano influenzano anche la vita adulta. Un bambino troppo viziato può risentire di un complesso di inferiorità, ma lo stesso complesso può colpire anche un bambino trascurato.
La psicanalisi ha avuto il grande merito di sottolineare la fondamentale importanza dei primi anni di vita del bambino per l'evoluzione della sua personalità futura. La situazione familiare serve spesso da modello al bambino per la sua vita successiva. La madre e il padre sono il primo esempio di figura femminile e maschile, i rapporti tra di loro e l'atteggiamento verso il bambino stesso gli indicano come potrà costruire i rapporti con gli altri. Un atteggiamento appropriato da parte dei genitori può aiutare il bambino a superare le prime, inevitabili difficoltà psicologiche, uno sbagliato può aggravarle: i piccoli complessi dell'infanzia si trasformano allora in ostacoli insuperabili.


La vittima:
il complessato è un tipo: egli si fa sempre notare anche quando non vorrebbe.
Per questo ha alimentato la fantasia di scrittori e poeti. Molti complessi devono infatti il loro nome a personaggi delle fiabe o della mitologia: tra questi non mancano Peter Pan, Cenerentola, Don Giovanni e Biancaneve.
Ma molti si chiederanno che rapporto esiste tra complessi e favole. Il mondo dei bambini ha ben poco a che fare con quello degli adulti e ancor meno con la psicologia. In realtà, le fiabe hanno una funzione importante: aiutano il bambino a comprendersi meglio, presentandogli problemi universali che fanno parte di ogni società e insegnandogli che nella vita vi sono delle difficoltà che vanno affrontate. I personaggi sono molto ben caratterizzati e privi di sfumature: sono insomma dei tipi proprio come il nostro complessato. Vi è il buono o il cattivo, il brutto o il bello, il pigro o il laborioso, il generoso o l'avaro: non vi è la complessità che conosciamo nella vita reale, ma si passa da un estremo all'altro senza vie di mezzo.
Non sorprende allora il motivo per cui la psicologia abbia fatto ricorso al mondo delle fiabe per descrivere il complessato.
Anch'egli sembra muoversi secondo percorsi fissi e ben prevedibili. La sua vita appare dominata da qualcosa di esterno che lo spinge a concentrare i suoi sforzi in un'unica direzione. È indifferente alla complessità della vita, e sembra accostarsi alle diverse situazioni con lo stesso rigido atteggiamento: non si adatta agli altri, ma aspetta che siano gli altri ad adeguarsi a lui e agli obiettivi che intende in ogni caso raggiungere: per il Don Giovanni lo scopo sarà la conquista delle donne, per Peter Pan il desiderio di rimanere un eterno bambino. Il complessato sembra allora prigioniero di un cliché: immutabile nel tempo, sempre uguale a se stesso, agisce con costanza secondo i medesimi schemi.

(Bibliografia: Daniela Tosi; "Complessi, da Edipo a Biancaneve"; BIESSE)

 

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E' uscita la versione RC1 di Firefox 3

L'ottimo ed amatissimo browser open source Firefox 3 è arrivato alla versione RC1. Ormai siamo vicini alla meta della versione definitiva. Non ci sono grandissime differenze dalla precedente versione beta 5. Si notano però dei piccoli abbellimenti dal punto di vista grafico. Ovviamente io l'ho già installato e sono pienamente soddisfatto del suo funzionamento :-)

Per scaricare la versione in italiano:

(Windows) Download
(OSX) Download
(Linux) Download

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>> Il feed è lo strumento di contatto tra i vari blog, vediamone le basi.

>> Installare Ubuntu 8.04 in una macchina virtuale

>> Su linux possono girare simultaneamente ben 165 programmi. Guardare per credere!

>> Arriva la versione beta di Fedora 9

>> Mozilla Firefox versione 3 promette bene!

>> Internet Explorer Beta 1 disponibile per il download

>> Tutti i software freeware e opensource

>> Lista di tutti i software compatibili con Windows Vista

>> Risorse per migliorare l'aspetto del nostro Messenger.

>> 10000 visitatori unici per il mio blog. Grazie a tutti voi!

Il cannibalismo è una cosa sana? (immagini)

Confessatelo: adesso li mangereste questi alimenti, dopo averli visti così? :-)

 

 

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sabato 17 maggio 2008

Esiste il plurale di cioccolato?

 

Cioccolato, come sostantivo, ammette regolarmente il plurale. Quando ci si riferisce al cioccolato non come a una specie unitaria di cibo (ed esempio nelle frasi: troppo cioccolato fa male; essere golosi di cioccolato), ma come a un insieme che contiene diverse varietà, ci si rende subito conto che il plurale “suona” benissimo, oltre che essere grammaticalmente corretto: ci sono cioccolati di ogni tipo, quelli pralinati, alle mandorle, fondenti, al latte… Lo stesso discorso vale per gli altri alimenti. Semplicemente è più raro parlarne come insiemi di varietà ricorrendo al plurale (Come ad esempio: quanti mieli esistono? Di castagno, di corbezzolo, di fiori di rosmarino… ecc...).

 

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venerdì 16 maggio 2008

10 buone ragioni per non credere nell'esistenza degli UFO

Secondo me ci sono ben 10 buone ragioni per non credere che gli UFO siano dei veicoli di origine aliena.

1) In giro non c'è mai stata una buona foto o un buon filmato (che non siano palesemente fake) che mostrino che gli UFO siano veicoli di origine extraterrestre. Ogni volta i filmati sono sfocati, mostrano puntini luminosi lontanissimi, le telecamere vengono tenute dalle mani tremolanti di operatori incapaci di mettere a fuoco il soggetto filmato. La stessa cosa vale per le foto.

2) Parliamo di rapimenti alieni (abductions)? Ebbene sembra proprio che le testimonianze finora esaminate siano riconducibili a casi di paralisi notturna o, nei casi peggiori, di vere e proprie montature a uso e consumo dei mass media.

3) Le stelle sono lontane anni luce e le stelle simili al Sole che potrebbero ospitare sistemi planetari con pianeti simili alla Terra sono moltissime nella Galassia e in tutto il resto del cosmo. Questo rende molto probabile l'esistenza della vita nell'Universo. Il problema è che queste forme di vita dovrebbero giungere ad un grado di evoluzione molto grande, tale da poter affrontare viaggi interstellari. Questa condizione riduce drasticamente la probabilità che esistano tali civiltà. Se ce ne fossero, comunque avrebbero un grosso problema da risolvere: come fare a contattare una civiltà simile alla loro? E poi, sarebbero davvero interessati a contattare e cercare altre civiltà?

4) I testimoni UFO più "accaniti" forniscono sempre prove a dir poco dubbie. La loro convinzione somiglia di più ad una "fede" piuttosto che ad una sicurezza scientifica basata sulla validità delle loro prove a sostegno.

5) I filmati di autopsie aliene sono risultati dei clamorosi "fake".

6) Anche alcuni spettacolari filmati comparsi recentemente su YouTube sono risultati dei fake.

7) I Crop Circles sono creati dagli esseri umani. Si tratta di veri e propri artisti che si dilettano a disegnare questi meravigliosi disegni. Non ci credete? Andate voi stessi a visitare il loro sito internet! Potete visitare anche il sito dei creatori di Crop Circles italiani!

8) I documenti sugli UFO divulgati da alcuni Paesi mostrano avvistamenti di oggetti sconosciuti da parte di piloti dell'aeronautica militare. In questi avvistamenti si descrivono svariati oggetti volanti non identificati, ma in nessun caso è possibile dedurre che siano provenienti da pianeti di altre stelle!

9) Non è vero che i governi delle superpotenze sono d'accordo con gli alieni. Secondo molti ufologi i governi delle nazioni più importanti sarebbero a conoscenza del fatto che gli UFO sono veicoli di provenienza extraterrestre e che gli stessi alieni sarebbero già in mezzo a noi! Loro lo sanno, ma manterrebbero tutto top secret! Questo ovviamente è assurdo, perché in tal caso i servizi segreti sarebbero davvero incapaci di mantenere il segreto, visto che ne parlano tutti! E poi, questi alieni, con la loro presunta tecnologia superiore, non dovrebbero avere nessun problema a mantenere tutto segreto e a fugare in breve tempo ogni sospetto riguardo alla loro esistenza. Invece internet è strapieno di siti e discussioni sull'esistenza degli alieni. Come mai?

10) Questo punto non so scriverlo, perché alcuni strani omini grigi dagli occhi a mandorla mi hanno appena cancellato la memoria e non mi ricordo nemmeno chi sono e cosa faccio. Ciao e buona notte a tutti! :-)

 

Leggi anche:

>> Rapimenti UFO: fantasia o realtà?

>> Ecco la misteriosa Area 51 vista con Google Earth

>> Anche il famoso psichiatra e psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (allievo di Freud) si occupò di UFO.

>> Cerchi nel grano. Le spettacolari immagini dei più belli che sono apparsi. I disegni "alieni" che però sono fatti dagli uomini.

>> Chiunque le scambierebbe per UFO, invece sono le famose luci di Hessdalen. Due filmati davvero spettacolari!

>> UFO. Un ragazzino ad Agrigento filma una stella (o una luce lontana) e dice che si tratta di un UFO! Il filmato.

>> Oltre 4 milioni di contatti per un filmato UFO ad Haiti!

>> Impianto Alieno in Italia al TG2.

>> Eccezionale filmato U.F.O.

>> Ma gli U.F.O. esistono?

Osservazioni celesti nelle cronache islamiche.

Gli storici arabi registrarono il passaggio di brillanti comete e le piogge meteoriche più vistose. Inoltre ci hanno lasciato una precisa descrizione della supernova che apparve nel 1006 nella costellazione del Lupo.

Nascoste tra i racconti di fatti di guerra e di eventi politici, nelle opere dei cronachisti e degli storici arabi sono state rinvenute più di sessanta registrazioni di comete databili tra il 750 e il 1600. Invece, cu­riosamente, attente ricerche condotte nei testi di astronomia araba dello stesso periodo non rivelano traccia di osservazioni cometarie: una situazione strana che probabilmente deriva dall'atteggiamento prevalente fra gli astronomi mussulmani del periodo. Fin dai tempi di Aristotele si credeva infatti che le comete fossero prodotte da vampate di calore nell'alta atmosfera e quindi che non riguardassero la volta celeste. Questa stessa visione è sostenuta anche da filosofi arabi come al-Kindi (che operò intorno all'anno 860) e al-Biruni; eppure era un'idea difficile da sostenere se si tiene conto della lunga durata di visibilità di certe comete, che spesso si resero osservabili per diversi mesi. L'apparizione di comete, d'altra parte, non poteva essere prevista usando gli zijes (gli almanacchi astronomici), circostanza questa che probabilmente convinse gli astronomi a considerarle ancora meno. In genere, gli storici mussulmani registravano le comete per via della spettacolarità delle loro apparizioni e anche perché venivano riguardate come segni infausti. Di norma sono pochissimi i dettagli tecnici citati nelle cronache, ad esempio la descrizione del moto attraverso le costellazioni; tuttavia, le date della prima apparizione e della scomparsa spesso sono precise. Anche gli storici medievali europei annotarono fre­quentemente la comparsa di comete, e però i loro resoconti sono tendenzialmente più succinti e conten­gono dati meno precisi.

Nel Medioevo le comete venivano identificate dai mussulmani con due termini: kawkab oppure nejm. Oggi questi termini sono invece usati rispettivamente per indicare i pianeti e le stelle. È curioso che gli autori antichi facessero così poca distinzione tra i due nomi, al punto che la stessa espressione veniva anche utilizzata per descrivere le meteore. Che una certa descrizione si riferisca proprio a una cometa lo si desume dal fatto che si riporta un periodo di visibilità piut­tosto esteso, oppure perché si fa allusione a una coda (indicata con dhùaba oppure anche con dhanab).

Per esempio, la famosa cometa del 1402, molto bril­lante e visibile anche di giorno, fu descritta in questo modo dal cronachista del Cairo, Ibn Iyas (1448 - 1524):

"804 A.E. (Anno dell 'Egira). Nel corso del mese di Rajab [4 febbraio5 marzo, n.d.r.] di quell'anno una grande cometa (kawkab) apparve con una coda che si sol­levava alta nel cielo. La sua luce era simile a quella del­la Luna Piena. Fu visibile durante il giorno alla luce del Sole e tutte le notti dopo il tramonto fino a che un ter­zo della notte era trascorsa". Si sa di molte altre come­te che si resero visibili nella luce diurna: notevole fu quella del gennaio 1910 che precedette di soli tre mesi il ritorno della cometa di Halley.

Un resoconto straordinariamente puntuale della cometa che apparve nel 1264 si deve al cronachista di Damasco Abu Shama. La sua descrizione fornisce diverse informazioni astronomiche, difficili da trovare in altri testi storici: "662 A.E. Alla fine del mese di Ramadan [26 luglio, n.d.r.] una cometa (kawkab) con la coda apparve sopra l'orizzonte ad ovest nei pressi della casa lunare al-Han 'a. La cometa continuò a sorge­re tutti i giorni prima dell'alba dietro la stella conosciuta come "la stella del mattino" [Venere, n.d.r.]. Avanzava di poco ogni giorno finché fu vista sorgere prima della "stella del mattino". La sua coda era molto brillante. Essa mantenne la sua posizione relativa alla casa lunare al-Han'a, essendone discosta di circa 150 verso est. Sorse sempre regolarmente con al-Han 'a e si muoveva con essa. Poi cominciò ad avvicinarsi alla casa lunare. Restò visibile fino ai primi giorni del mese di Dhu al Qùda [dal 25 agosto in poi, n.d.r.], sva­nendo infine nel chiarore del mattino".

La stella principale di al-Han'a, una delle ventotto ca­se lunari, o stazioni lunari, che correvano in cerchio su tutta la volta celeste (un po' come lo Zodiaco per il Sole) era gamma Geminorum. In quei giorni si può davvero verificare che Venere era nei pressi di questa stella e che si rendeva visibile prima dell'alba.

Un dato interessante è che la cometa fu osservata indipendentemente anche in Cina e in Corea lo stesso giorno, il 26 luglio, mentre invece gli astronomi giapponesi pare che l'abbiano vista cinque giorni prima. Entrambe le comete del 1264 e del 1402, come molte altre comete brillanti, erano probabilmente oggetti con un periodo orbitale molto lungo, di molte mi­gliaia di anni.

Per gli astronomi moderni, fra tutti i resoconti antichi di osservazioni cometarie il più interessante è quello che si riferisce alla cometa di Halley, l'unica che si co­nosca di corto periodo (75 - 76 anni) e insieme molto luminosa. È quindi notevole che quasi tutte le appari­zioni della Halley si ritrovino ricordate nelle storie islamiche a partire dall'anno 760.

L'apparizione della nostra cometa nel 1066 - l'anno in cui la Halley viene dipinta sull'arazzo di Bayeux - è riportata in cronache di diversi Paesi europei, in genere abbastanza succintamente, e anche nelle storie delle dinastie dell'Estremo Oriente. Un attento resoconto fu stilato anche da Ibn al-Jawzi di Baghdad: "458 A.E. Nel decimo giorno del mese di Jumada l-Aula [9 aprile, n.d.r.], una grande cometa (kawkab) apparve nel cielo orientale. Aveva una coda larga diversi gradi e lunga molti cubiti. Tagliava la Via Lattea nel bel mezzo del cielo e si estendeva verso ovest. La si vide fino alla domenica, sei giorni prima della fine del mese [il 23 aprile, n.d.r.] finché sparì. Due giorni dopo, nella notte di martedì, riapparve dopo il tramonto, con la sua luce che l'avvolgeva come l'alone lunare. La gente era terrorizzata... Quando scese il buio della notte spuntò an­che una coda sottile in direzione sud. La si vide per dieci giorni e poi definitivamente sparì".

Questa descrizione consente di stabilire con buona precisione la data della congiunzione con il Sole, che è il 24 aprile, con l'incertezza di un giorno in più o in meno; il risultato è in eccellente accordo con le stime temporali che si ricavano dalle osservazioni cinesi. Al­tre rilevazioni precise, dalle quali si possono dedurre le date delle congiunzioni con il Sole, si trovano in cronache arabe relative agli anni 760, 1145, 1222 e 1456.

Il moto della cometa di Halley negli ultimi duemila anni può essere calcolato con ottima precisione, fa­cendo uso di tecniche di integrazione numerica. Naturalmente, in questi calcoli si tiene conto delle varie perturbazioni planetarie. Tuttavia ci sono delle forze di tipo non-gravitazionale che pure hanno notevole rilevanza sull'evoluzione dell'orbita: queste derivano dal cosiddetto effetto razzo, conseguente al rilascio di gas dal nucleo quando la cometa è vicina al Sole. Queste forze sono per loro natura imprevedibili. Gli studi compiuti sulle registrazioni delle apparizioni della Halley sia orientali che arabe hanno dimostrato che ad ogni ritorno al perielio tra il 989 e il 1222 la cometa ha anticipato il suo passaggio di circa 3 giorni rispetto a ciò che ci si aspetta sulla base dei calcoli moderni. Invece, a partire dall'apparizione del 1301, la Halley ha sempre rispettato le "tabelle di marcia" calcolate dagli astronomi.

Anche le meteore, come le comete, venivano consi­derate fenomeni atmosferici, un'idea che fu inizial­mente formulata da Aristotele.

Jabir ibn Havvan, filosofo vissuto a Kufa (Iraq) fra il 721 e l'813, fece propria questa convinzione affermando che le stelle cadenti erano emanazioni di un fuoco che bruciava nell'alta atmosfera. Queste concezioni portarono gli astronomi mussulmani a trascurare l'osservazione degli sciami meteorici, nella convinzione che si trattasse di eventi sporadici, impossibili da prevedere. Il compito di registrare questi eventi fu dunque lasciato agli autori di cronache, i quali ne riferirono solo in occasione di piogge o fenomeni particolarmente vistosi. Come si è già detto, questi autori chiamano le meteore con gli stessi nomi usati per identificare le comete; si può comunque capire che si tratta di meteore perché in genere essi aggiungono qualche espressione non ambigua che parla di cadute, di esplosioni, ecc.

Lo storico del IX secolo Tarikh al-Yàqubi parla di due sciami meteorici osservati nel 571 e nel 609, suppergiù al tempo della nascita e delle prime rivelazioni di Maometto. Questi eventi furono perciò riguardati dalle generazioni successive come segnali di buon auspicio e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui i cronachisti islamici continuarono a segnalare le stelle cadenti.

È ben noto che gli sciami meteorici sono causati dall'incontro della Terra con le particelle di polvere disperse sulla loro orbita dalle comete. Benché molti sciami siano tutt'altro che spettacolari, in qualche rara occasione il nostro pianeta si trova a passare attraverso nubi di particelle relativamente dense. In questo caso, per un giorno o due dal cielo si vedono piovere centinaia e centinaia di meteore. Fu questo che avvenne, ad esempio, nel 1966, quando si verificò un'eccezionale pioggia di Leonidi, che sono i resti della cometa di corto periodo Tempel-Tuttle.

Qualche anno fa il bolognese Umberto Dall'Olmo, stori­co dell'astronomia, compilò un'interessante lista di osservazioni di meteore attingendo ad autori medievali europei. Queste registrazioni, e quelle parallele ritrovate in Cina e nell'Estremo Oriente, descrivono il fenome­no dicendo che "le stelle cadevano come pioggia". Ci sono espressioni simili anche nelle storie arabe.

Uno dei resoconti più dettagliati di una pioggia meteorica viene da Sana, la capitale dello Yemen, e si rife­risce all'anno 1202 (599 A.E.). L'autore è al-Mshani:

"Nella notte di sabato, primo giorno di Safar dell'anno 599 A.E., le stelle caddero in gran numero; se ne vide un numero enorme tutto d'un colpo. Attraversavano il cielo verso sud-est, da Sana verso Aden. Non potrei dire se siano apparse anche altrove oppure no. Hanno continuato dalla prima ora della notte fino alle prime luci dell'alba. Non è stato notato alcun moto delle stelle conosciute dalle loro posizioni normali".

La data equivale al 19 ottobre del 1202; è curiosa soprattutto l'ultima frase qui riportata! Questo grande sciame fu notato anche a Baghdad, dove lo storico contemporaneo al-Muzaffar scrive che "le stelle si diffondevano come cavallette, da sinistra verso destra". Di recente sono state scoperte 25 registrazioni distinte di sciami meteorici riportate da autori arabi tra il 750 e il 1500. C'è curiosamente una preponderanza di osservazioni (5 per la precisione) che cadono negli ultimi giorni di ottobre: questa tendenza si riscontra anche nei resoconti medievali europei. Evidentemente tali notizie riguardano uno sciame particolare, quello delle Orionidi, che si produce ogni anno quando la Terra attraversa la fascia dei detriti polverosi dispersi dalla cometa di Halley. Nell'anno 902 le Orionidi furono co­sì intense che tra i mussulmani quest'anno (il 289 A.E.) era conosciuto come "l'anno delle stelle". In molti casi i testi arabi riportano la data esatta dell'osservazione dei vari sciami. Queste informazioni combinate con altre ricerche di tipo storico, in particolare con gli ana­loghi resoconti di provenienza europea o orientale, possono validamente contribuire allo studio delle perturbazioni introdotte dai pianeti nelle orbite degli sciami meteorici.

Per finire è da ricordare che tra le osservazioni celesti condotte dagli astronomi arabi forse le più interessanti si riferiscono alla supernova che esplose nell'anno 1006. Molte di queste violente esplosioni stellari che hanno per teatro la nostra Galassia sono state viste ad occhio nudo nel corso dell'ultimo millennio, ma non se n'è più osservata una dal 1604. (La supernova del 1987, benché visibile già ad occhio nudo, non è com­parsa nella nostra Galassia, ma nella vicina Grande Nube di Magellano).

Si sa che sono state viste supernovae galattiche negli anni 1006, 1054,1181,1572 e 1604. Benché quella del 1054, che apparve nel Toro e che fu la progenitrice della Crab Nebula, sia la più famosa di tutte, in realtà la SN 1006 fu un oggetto molto più brillante. Di conseguenza fu anche osservata da molti più paesi: dall'Estremo Oriente, dall'Europa e dal mondo arabo. Questa supernova apparve nella costellazione meridionale del Lupo, e la si vide bene da tutte le località poste più a sud della latitudine + 400. Per questo fu osservata in varie regioni dei domini arabi e precisamente dal Cairo, da Baghdad, da Fez nel Marocco e da Sana. Anche i resoconti che ci provengono dall'Estremo Oriente sono molto dettagliati; invece, in Europa pare che la supernova sia stata notata soltanto a Benevento dove fu descritta come "una stella molto brillante" e a San Gallo, in Svizzera.

Soltanto uno dei testi arabi che menzionano la SN 1006 fu scritto da un astronomo: Ibn Ridwan, che vide personalmente la stella dal Cairo quand'era ancora ragazzo. L'evento ci viene raccontato nel suo Commentario al Tetrabiblos di Tolomeo. Ibn Ridwan, che descrive la stella come uno "spettacolo" (athar), fornisce anche la sua longitudine celeste come il quindicesimo grado dello Scorpione, praticamente in opposizione al Sole il giorno 30 aprile quando la supernova fu osservata la prima volta In più, egli ne stima la luminosità come "di poco superiore di un quarto di Luna", aggiungendo che "il cielo risplende della sua luce". Le cronache da Baghdad, Fez e Sana forniscono forse meno dettagli, ma concordano tutti nell'affermare che la stella fu straordinariamente brillante e tutto questo si accorda con le osservazioni cinesi in cui si dice che di notte gli oggetti potevano essere chiaramente scorti alla sua luce.

Ibn-Ridwan sottolineò il fatto che si trattava di una stella fissa, scrivendo che “essa restò dov'era e si muoveva giornalmente in cielo con il segno zodiacale in cui si trovava". L'assenza di un moto relativo alle stelle fisse è anche confermato dagli osservatori cinesi e giapponesi. Gli autori mussulmani e il cronachista di San Gal­lo affermano che l'oggetto restò visibile per tre o quattro mesi. Invece, gli astronomi cinesi lo scoprirono al sorgere eliaco (cioè appena dopo la congiunzione con il Sole) e pare che l'abbiano continuato ad osservare per diversi anni.

La misura della longitudine celeste fatta da Ibn-Ridwan, quando la si combini con altre stime di posizione riportate in varie parti del mondo, soprattutto in Cina, consentono una buona localizzazione della SN 1006. Introducendo la correzione per la precessione degli equinozi questa posizione è molto prossima (entro circa i grado) a quella di un giovane resto di supernova catalogato come G327.6 + 14.6. Questo resto, sorgente molto potente sia di radioonde che di raggi X, giace nella stessa parte del cielo del molto più antico 'anello del Lupo", ma non c'è alcuna connessione fisica tra i due oggetti. La gran parte dei 150 resti di su­pernova finora catalogati stanno tutti in posizioni vicine all'equatore galattico; invece G327.6 +14.6 ne dista circa 15 gradi: a questa distanza dal piano galattico ce ne sono davvero pochissimi.

La corrispondenza delle posizioni tra la SN 1006 osservata visualmente dagli astronomi del tempo e G327.6+ 14.6 è così buona che non ci possono essere dubbi riguardo all'associazione tra i due oggetti. La struttura a guscio del resto dell'esplosione del 1006 (finora non v'è prova della presenza di una stella di neutroni centrale) implica che quella supernova fu di tipo I. Purtroppo, le informazioni sulla variazione di luminosità della stella dal suo apparire in poi sono così vaghe che non è possibile tracciare una qualche curva di luce: così non si può risalire in modo indipendente al tipo della supernova utilizzando le informazioni storiche disponibili.

È chiaro che le osservazioni arabe medievali hanno molto da offrire alla scienza moderna. Le ricerche per registrazioni ancora più antiche nel corso della storia dell'Islam continuano, nella speranza che possano contribuire a chiarire alcuni dei problemi ancora aperti in astronomia.

RICHARD F. STEPHENSON è nata nel 1941 a Newcastle Upon Tyne (Gran Bretagna). Le sue ricerche riguardano soprattutto l'analisi di osservazioni antiche di eventi astronomici come superno vae, eclissi e macchie so/ad. Ha pubblicato su questi temi diversi volumi. È Senior Research Fellow presso l'Università di Durham. È sposato e ha tre figli.

 

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Malattie esantematiche

Le malattie esantematiche sono 9.

- la varicella
- il morbillo
- la parotite
- la pertosse
- la rosolia
- la scarlattina
- la quarta malattia
- la quinta malattia
- la sesta malattia

Di solito colpiscono i bambini, ma per alcune di esse è possibile che siano contratte anche da adulti. Ecco i sintomi tipici che si manifestano con queste malattie:

Varicella

Il periodo di incubazione della malattia varia dalle 2 alle 3 settimane, in seguito appare un esantema cutaneo (rash), accompagnato da febbre non elevata e malessere generalizzato, a volte con mal di testa. Per 3 o 4 giorni piccole papule pruriginose di colore rosaceo compaiono a ondate sulla testa, sul viso, sul tronco e sugli arti e col tempo evolvono in piccole vesciche che si trasformano poi in croste destinate a cadere. La contagiosità cessa quasi completamente dopo 3-5 giorni con la fine della febbre e la cessazione dei sintomi generali; il liquido delle lesioni cutanee può però ancora veicolare la malattia in caso di rottura delle bolle.

Morbillo

I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore (tosse secca, naso che cola, congiuntivite) con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte, rimane una desquamazione della pelle per qualche giorno.

 

Parotite

Inizia con mal di testa, febbre, dolori al collo e sotto le orecchie, dolore alla masticazione, a volte dolore addominale. Il primo sintomo evidente della malattia è il gonfiore delle parotidi. La durata della malattia è di circa 2 settimane.

 

Pertosse

I primi sintomi iniziano a comparire tra i 6 e i 20 giorni dopo l'infezione con una fase catarrale che coinvolge le alte vie respiratorie, in assenza di febbre e con tosse (in particolare, notturna) che, pian piano, aumenta d'intensità e di frequenza. Dopo due settimane inizia la fase convulsiva, con accessi di tosse violenti, che durano dalle 2 alle 4 settimane. La laringe viene stretta in uno spasmo, l'aria, passandovi, crea un rumore alto e stridente, che caratterizza la malattia nel linguaggio popolare: tosse canina, asinina o ferina. Dopo le 3-6 settimane inizia il periodo di regressione: gli episodi di tosse diminuiscono di intensità e di frequenza, fino alla guarigione completa. La pertosse lascia uno stato di immunità (ma non sempre permanente).

 

Rosolia

I sintomi comprendono febbre lieve, rigonfiamento doloroso delle linfoghiandole dietro il collo a cui segue eruzione cutanea (rossore) generalizzata e di brevissima durata (spesso inapparente). Le complicazioni possono essere: dolori articolari, trombocitopenia (1 ogni 3000) ed encefalite (1 ogni 5.000). Si può inoltre avere artrite temporanea particolarmente negli adolescenti e negli adulti.
La rosolia nelle donne in gravidanza spesso porta alla sindrome della rosolia congenita (CRS) che può danneggiare il bambino. Questa è una grave malattia caratterizzata da sordità, ritardo mentale, cataratta ed altre affezioni degli occhi, malattie congenite del cuore, nonché a malattie del fegato e della milza che possono provocare una riduzione del numero delle piastrine con petecchie (piccoli sanguinamenti) sotto la pelle. Le donne in che si sono infettate nel primo trimestre di gravidanza, andranno incontro ad un aborto o potranno avere un bambino con rosolia congenita nell'85% dei casi.

 

Scarlattina

Compaiono febbre, talvolta vomito, malessere generale, cefalea, mal di gola.
La lingua prima appare ricoperta da una patina biancastra, poi diviene molto rossa con piccole papille rilevate (lingua detta "a lampone" o "a fragola").
Le tonsille sono gonfie, molto rosse, talora ricoperte di pus.
Inoltre sulla cute sono visibili "puntini" rossi, fittissimi, poco rilevati, spesso confluenti in chiazze più grandi, localizzati prima all'inguine e alle ascelle, poi al resto del corpo, eccetto che intorno alla bocca.
L'esantema dura da poche ore a 1-2 giorni, poi alla sua scomparsa la pelle tende a desquamarsi.
Accanto a questo quadro tipico sono possibili forme lievi, in cui l'esantema è molto modesto e fugace, e la febbre e gli altri sintomi possono essere pressoché assenti (questa forma è detta "scarlattinetta", o "quarta malattia").

 

Quarta malattia

I sintomi di questa malattia insorgono solitamente dopo circa una settimana dal contagio: febbre, arrossamento alla gola (talvolta accompagnato da placche) ed esantema, costituito da piccolissimi puntini rossi in rilievo e molto vicini tra loro. Solitamente questi puntini si limitano a colpire l'inguine e i glutei, ma talvolta possono anche comparire sul viso.
La quarta malattia si esaurisce nel giro di circa 7-10 giorni e il trattamento è a base di antibiotici, da protrarre per 10 giorni, associato ad antipiretici nel caso di febbre. A circa due settimane dalla scomparsa della malattia è consigliabile effettuare l'esame delle urine, per accertarsi che la funzionalità renale sia buona, ed un tampone faringeo che confermi la scomparsa del batterio.

 

Quinta malattia

La malattia si manifesta con chiazze rosse e calde al tatto sulle guance, mentre il resto del volto resta pallido. In seguito le macchie si estendono al tronco, alle braccia, alle natiche e alle gambe. L'esposizione della cute ai cambiamenti di temperatura o al sole, possono favorire la ricomparsa delle macchie.

 

Sesta malattia

Inizia con febbre elevata, in genere sui 39°-41°C. Qualche volta vi può essere malessere generale, raffreddore, arrossamento del faringe con mal di gola, congiuntivite, facile irritabilità anche se di solito i bambini appaiono vivaci e in buone condizioni generali. Dopo 3-5 giorni, in corrispondenza con la scomparsa della febbre, compare un'eruzione cutanea (in termine medico esantema) che interessa prima il tronco ed il collo e successivamente si diffonde al viso e alle estremità scomparendo poi rapidamente nell’arco di 24-48 ore. Le manifestazioni cutanee hanno l’aspetto di macchioline grandi come capocchie di spillo, di colore rosa pallido, a volte lievemente rilevate, simili a quelle della rosolia. Non provocano solitamente prurito.

 

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