Ormai siamo alla quarta puntata del romanzo L'uomo dalle mani invisibili. Continuano i ricordi di Guglielmo Cantor, ricordi di avvenimenti davvero strani...
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“Se avessi ascoltato quella vocina che mi diceva di non farlo... a quest'ora non mi troverei in questo pasticcio” pensò Guglielmo, ripensando a quel primo colloquio con Seriph.
“L'ho disprezzato per mesi, poi sono stato io a cercarlo. Ora mi vergogno di averlo fatto”.
Venne la notte e poi fu di nuovo giorno e Guglielmo si sentiva sempre peggio. Lui si era sempre vantato di non avere mai avuto difetti fisici. Denti perfetti, gambe perfette, fisico asciutto e atletico senza aver mai fatto un solo minuto di palestra. Ora per lui era raccapricciante avere una menomazione come quella che gli era capitata.
“Per questo non esiste una cura... morirò con queste mani e nessuno riuscirà mai a capire perché sono diventate così...”
Andò a lavoro mostrando sempre il solito sorriso di circostanza, ma stavolta la sua angoscia divenne panico, perché notò uno strano movimento di persone sconosciute in biblioteca. Di solito in biblioteca ci sono sempre le stesse persone e se viene qualcuno nuovo si vede subito che è un amante della lettura o uno storico. I libri non si usano più da oltre settanta anni!
I tizi che si vedevano non avevano l'aspetto di intellettuali. Troppo alti e atletici e ben vestiti. Non c'era dubbio: c'erano agenti in giro!
“Io mi ritrovo con le mani invisibili... e ci sono agenti che cercano qualcuno... Se è così sto per fare una brutta fine”.
Quello era il momento di scappare.
Se non fosse riuscito a farlo, sarebbe morto e se ci fosse riuscito, non avrebbe mai vissuto una vita normale. In fondo era da dieci anni che non riusciva più a condurre una vita normale, quindi ormai era abituato a vegetare.
Si nascose in una stanza in cui erano contenuti alcuni computer in disuso. Qui, se non ricordava male, c'era una porta che permetteva di uscire dalla biblioteca. Questa porta dava direttamente sulla strada. A quel punto la sua fuga sarebbe dovuta essere rapidissima, in caso contrario gli agenti lo avrebbero individuato subito.
Trovò la porta e riuscì ad aprirla, nonostante la resistenza che opponeva. Fu inondato da una nuvola di polvere che proveniva dall'alto. Non veniva aperta da troppo tempo.
Fu raggiunto dal rumore arrogante del traffico e dal brusio dei passanti inoperosi e distratti.
“Bene, la folla mi nasconderà facilmente”.
Camminò per lunghe ore per strade sempre uguali, osservando i volti sempre uguali dei passanti e ogni volta che trovava un incrocio, non sapeva se proseguire o tornare indietro. Non sapeva se continuare a fuggire senza meta o consegnarsi agli agenti, mettendo fine in questo modo ad una vita senza soddisfazioni.
E i ricordi lo assalirono di nuovo...
La visita di quell'uomo lo aveva infastidito. Non era stata tanto la sua sicurezza, ma piuttosto il fatto che si era rivolto proprio a lui per mettere in pratica quel fanatico progetto.
Quando si mise a letto non riusciva più a concentrarsi sulle sue formule. Quando andava a letto spesso riusciva a leggere e scrivere le funzioni su cui aveva lavorato durante la giornata sul suo “foglio mentale”. Stavolta il suo foglio mentale era bianco e ogni formula che cercava di imprimervi risultava distorta e sbiadita.
Nella stanchezza riuscì però ad addormentarsi. Sognò cose strane ed incomprensibili. C'era una caverna in cui si era perso e non riusciva a trovare l'uscita. Poi si ritrovò in un palazzo diroccato in cui non c'erano vetri alle finestre e il vento soffiava incessante nei corridoio e nelle stanze.
Quando si svegliò alle 4 del mattino si sentiva stanco e depresso, quasi come se ci fosse qualcosa che non gli dava alcuna soddisfazione.
Pensò che si trattasse del suo lavoro di ricercatore che non lo soddisfaceva pienamente. Sempre lavoro e mai denaro! Non aveva mai pensato al denaro come modo per giungere alla ricchezza e al lusso, ma come un mezzo per affermare la propria dignità. Avere troppo denaro era male, ma averne troppo poco era decisamente peggio. Guardando dei perfetti analfabeti sfoggiare ogni tipo di ricchezza, aveva capito come l'intelligenza umana ha vari aspetti e l'aspetto che la natura aveva regalato a lui era il meno utile alla sua sopravvivenza.
Non aveva mai potuto convivere, ad esempio, nonostante avesse amato diverse donne, e questo per mancanza di danaro. La sua casa era stata la sua camera all'università, con vitto già spesato. Ma non aveva mai avuto la possibilità di comprare una casa dove abitare. Non provava invidia per coloro che avevano avuto grandi fortune economiche, ma provava grande compassione per se stesso.
Questi pensieri neri lo accompagnarono fino alle sei del mattino, quando decise di alzarsi per andare in bagno.
Si guardò allo specchio e vide il volto di un uomo ancora giovane, molto giovane. Per questo si decise di credere che ancora gli potevano succedere tante cose molto belle nella sua vita.
Dopo avere fatto i suoi bisogni ed essersi lavato, andò nello studio, ma non aveva alcuna voglia di lavorare.
Tornò a pensare all'uomo che l'aveva disturbato la sera prima. Un pazzo? Un fanatico? Un genio? Un impostore?
Più tardi, verso le 9, avrebbe chiesto al custode se aveva visto questo strano personaggio e se l'aveva lasciato entrare lui.
Infatti poco dopo ebbe una sorpresa! Nessuno aveva visto entrare quell'anziano signore. Una rapida ricerca nei database globali confermava che Gan Seriph, presidente della commissione per le nuove tecnologie, non esisteva e non era mai esistito. La cosa più curiosa era che non si rilevava nemmeno la presenza di un solo caso di omonimia. Nessuno, nella storia umana, secondo il database, si era mai chiamato Gan Seriph. La cosa era strana; Guglielmo pensò che si doveva trattare di un nome scelto apposta, oppure qualcuno aveva cancellato tutti gli omonimi dal database. Inoltre non esisteva traccia della commissione per le nuove tecnologie. Questo non lo sorprese più di tanto, perché una tale organizzazione, visti gli studi che portava avanti, doveva essere segreta o comunque non riconosciuta ufficialmente.
Ovviamente Guglielmo pensò che si potesse trattare anche di uno scherzo ben congegnato o semplicemente di un povero pazzo che andava in giro ad esprimere le sue allucinazioni.
Raccomandò al custode di fare caso a chi entrava di notte nell'edificio e se per caso notava quello strano signore anziano vestito anni '50, voleva essere avvertito nella sua camera.
Il custode si arrabbiò moltissimo, perché si sentì offeso nella sua professionalità. Aveva scelto i migliori sensori che esistevano in commercio e lui aveva grande esperienza. Arrivò persino a dubitare che Guglielmo avesse visto realmente l'uomo anziano, visto che lui non l'aveva visto e gli strumenti non l'avevano rilevato.
Bella cosa! Aveva avuto a che fare con un fantasma o il suo cervello produceva spettacolari allucinazioni?
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La prima puntata la potete trovare qui.
La seconda puntata la potete trovare qui.
La terza puntata la potete trovare qui.
La prossima puntata (la quinta) verrà pubblicata sabato 1 novembre.
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