Questa frase (attribuita a Mariangela Melato), mi serve per introdurre il tema delle cosiddette "personalità multiple".
Si tratta, innanzitutto, di una patologia psichiatrica piuttosto controversa e che quindi richiede molta cautela nel modo di definirla. Sappiamo che è stata il tema portante di molti racconti e film thriller/horror, ma nella realtà, cos'è esattamente la sindrome da personalità multipla?
Il disturbo dissociativo dell'identità (detta appunto sindrome da personalità multipla) è stato reso famoso in letteratura da R. L. Stevenson nel romanzo "Lo strano caso del dottor Jeckyll e Mr. Hyde".
Si tratta di un disturbo mentale caratterizzato dalla coesistenza di identità separate e da frequenti distorsioni di memoria.
Un tempo si era restii a credere che tale malattia esistesse realmente e si era propensi a giudicare i pazienti come simulatori.
Le differenti personalità hanno ricordi, emotività e comportamenti propri, presentano differenze nella manualità, nella grafia, nella voce, nel dialetto, non sempre hanno un nome.
Il numero delle altre personalità oscilla mediamente tra tredici e quindici, ma solo un numero esiguo si presenta per un rilevante lasso di tempo.
Solitamente, in un dato momento solo una delle personalità ha il sopravvento e assume il controllo.
La personalità dominante in un dato momento non conosce l'esistenza delle altre personalità, ma ci può essere l'impressione di avere delle distorsioni del tempo vissuto.
Può così capitare di accorgersi di possedere un oggetto di cui non si rammenta la provenienza, di avere firmato con una grafia diversa dal solito, di ascoltare racconti da conoscenti in cui si è stati protagonisti di episodi di cui non si ha più ricordo.
Il disturbo è presente nove volte più spesso nelle femmine che nei maschi, tende ad esordire nella fanciullezza ed è piuttosto difficile da diagnosticare.
I pazienti, accorgendosi di eventuali incongruenze o distorsioni di memoria, preferiscono celare i sintomi.
Il disturbo dissociativo dell'identità sembrerebbe causato da abusi subiti in età infantile, rappresenterebbe un tentativo di adattamento ad una situazione vissuta con sentimenti di impotenza.
Il bambino si convince che il trauma sta accadendo a qualcun altro, l'esperienza dolorosa viene dissociata perché non può coesistere con la quotidianità del soggetto privo di strumenti adeguati per elaborarla.
Crescendo, la persona si ritrova con delle esperienze che non possono comunicare tra loro perché sono come rinchiuse in compartimenti ben separati della coscienza.
Il disturbo di personalità multipla può essere trattato con la psicoterapia, che si deve rivolgere alla totalità delle personalità presenti. Il fine è di stabilire una cooperazione tra le personalità per giungere alla loro integrazione. In questo modo il paziente può recuperare la propria storia nella sua interezza e un'identità unica. (Fonte)
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