giovedì 10 aprile 2008

La Tradizione

Cosa si intende in realtà per Tradizione? Nel dizionario Zingarelli, alla voce Tradizione troviamo:

tradizióne s.f. 1 Il tramandare notizie, memorie, consuetudini da una generazione all’altra attraverso l’esempio o testimonianze e ammaestramenti orali o scritti | est. Opinione, usanza, così tramandata: cerimonia regolata secondo una – antichissima. 2 Forma sotto la quale i documenti antichi e medievali sono giunti fino a noi. 3 Consegna di una cosa da un soggetto a un altro che ne acquista il possesso. 4 Uso o comportamento rituale non attestato nei libri sacri.

Si nota immediatamente che il significato principale riguarda la trasmissione di una conoscenza mediante l’uso della parola o meglio ancora dell’esempio pratico. Occorre mettere l’accento proprio su questi concetti fondamentali per analizzare le forme più interessanti di Tradizione che troviamo nel mondo. Quando ho scritto Tradizione ho usato il maiuscolo volontariamente, perché qui si intende scrivere di Tradizione sacra, o comunque di quella Tradizione che riguarda la spiritualità più profonda insita nell’animo umano. Non si confonda la Tradizione, quindi, con la religione, anche se in molti casi possono essere strettamente legate.

Nel bacino del mediterraneo sono numerose le Tradizioni che si sono venute a sviluppare nel corso dei millenni. Una delle più antiche attestabili è certamente la Tradizione spirituale egizia. Gli scritti del saggio Ptahotep (VI dinastia) sono un modello che ci mostra l’esistenza concreta di una Tradizione egizia, la cui profonda spiritualità e saggezza emerge da questo esempio:

Se l’atto di ascoltare incessantemente penetra colui che ascolta,

Chi ascolta diviene colui che comprende.

Quando l’ascolto è buono, la parola è buona.

Chi ascolta è padrone di ciò che è vantaggioso,

Ascoltare è vantaggioso per chi ascolta.

Ascoltare è meglio di ogni cosa,

[Così] nasce l’amore perfetto.

È amato da Dio colui che comprende.

Chi non comprende è odiato da Dio.

Solo chi ascolta comprende ciò che è detto,

Solo chi ama comprendere compie ciò che è detto.

Da questo frammento emerge subito una caratteristica molto profonda della Tradizione: il fatto che nell’atto di ascoltare c’è già la comprensione. L’ascoltare viene distinto dall’atto di sentire, perché per sentire bastano le orecchie, l’ascoltare implica invece una partecipazione attiva a ciò che si sente. Se si ascolta si è attivi e partecipi, se si sente si è passivi. Chi ascolta è consapevole ci ciò che sta sentendo, ne sta cogliendo il significato più profondo, pertanto ne raggiunge la comprensione. Infatti un altro frammento egizio recita: “Non dare insegnamenti a chi non ti vuole ascoltare” (Anekh-scescionqui), per mostrare ancora una volta che l’ascolto è ben distinto dalle percezioni sensoriali.

Ricordiamo come nel mondo egizio fosse importante l’architettura. Anche in questo caso la Tradizione svolgeva un ruolo importante. Esistevano delle vere e proprie “corporazioni” di costruttori di templi, la cui arte veniva tramandata da maestro ad allievo. Questo tipo di “trasmissione” è in effetti in uso in tutto il mondo per qualsiasi tipo di artigianato. Dalla Tradizione Egizia nascono quella Ebraica (che ha moltissimi punti di contatto con l’Egitto) e da quest’ultima quella Cristiana. Se la Tradizione occidentale ha un suo punto di partenza in Egitto, è proprio l’Egitto un collegamento con l’Oriente.

In Oriente le Tradizioni spirituali fioriscono con le correnti del Buddismo, Taoismo, ecc… Si raggiunge un culmine con la comparsa dello Zen (dopo il 1100), che potremmo riconoscere come l’espressione più pura e incontaminata di ciò che si può intendere per Tradizione.

Lo Zen può essere definito una corrente del Buddismo Mahayana che dapprima si trasferì in Cina, fondendosi con le concezioni del Taoismo, e che poi passò in Giappone, dove visse una nuova stagione di splendore. Nello Zen non abbiamo a che fare né con una religione, né con una filosofia, ma con una vera tecnologia della coscienza, che viene applicata senza luogo e senza tempo. Un insieme di aforismi, di aneddoti, di pensieri e di citazioni che ci porta alla dimensione più antidogmatica della Tradizione, quella in cui l’insegnamento spirituale viene dal vivere intensamente la vita stessa, lasciandosi dietro ogni condizionamento mentale e culturale. La mèta dello Zen è giungere alla “visione della propria essenza” (kensho) e infine al “risveglio” (satori). Cerchiamo di capire lo Zen aiutandoci con un fulminante aneddoto:

Una volta domandarono a Pai-chang in che cosa consistesse lo Zen, e lui diede la risposta tradizionale: “Quando ho fame, mangio, e quando ho sete, bevo”. “Ma questo lo fanno tutti!” gli risposero. “Lo credete voi!” egli disse. “Quasi tutti, quando mangiano o quando bevono, sono con la testa altrove”.

Ritroviamo ancora il tema originario dell’ascolto, ma stavolta è la vita stessa che dobbiamo ascoltare facendo uso di tutto il nostro essere.

Una Tradizione di origine medievale che ha nascita in Giappone è quella dei samurai. Nell' antichità il Giappone era suddiviso in tanti piccoli staterelli rivali l'uno con l'altro e viveva in uno stato di perenne guerra. I nobili richiamarono a loro dei guerrieri valorosi e fedeli: i samurai (dal verbo saburau = servire-essere al servizio).

I samurai seguono un codice di comportamento bellico chiamato bushido che letteralmente significa "via del guerriero", il punto fermo del bushido è l'onore sia in battaglia che nella vita comune, il bushido inoltre disciplina i rapporti da tenere in uno stesso clan e con il proprio capo. Il samurai deve essere sobrio, modesto, in guerra deve essere coraggioso, leale, solidale e naturalmente deve avere un grande onore. Inazo Nitobe scrivendo il suo bushido (1900) ne classifica due tipi: un bushido guerriero e un bushido confuciano. Effettivamente ai samurai erano attribuiti spesso due termini: bun che indicava saggezza di tipo confuciano e bu che indicava il contesto marziale. Infatti una delle doti essenziali del samurai era il giusto equilibrio tra azione e riflessione.

Dall'Hagakure:

"Un soldato dovrebbe seguire internamente la via della carità ed esternamente quella del coraggio; quindi il monaco impari dal soldato il coraggio e il soldato impari dal monaco la carità".

In realtà questi precetti sono comuni a tutte le arti marziali che si sviluppano in Oriente. Bisogna mettere in evidenza che in qualsiasi Tradizione esiste un rapporto stretto tra un maestro e un allievo. In questa interazione il maestro trasmette la sua conoscenza attraverso l’esempio pratico. Ciò avviene sia negli insegnamenti puramente spirituali, sia nelle arti marziali come nelle tecniche artigianali e architettoniche. Intendendo la Tradizione nella sua essenza più pura, possiamo cogliere che è la vita stessa ad insegnare all’individuo ciò di cui ha bisogno, se quest’ultimo è in grado di ascoltare.

Tornando in Occidente, verso la fine del medioevo, troviamo le misteriose corporazioni muratorie che erigevano cattedrali. Lo stile architettonico con cui costruivano era quello Gotico. Senza entrare nei dettagli costruttivi di questo meraviglioso stile, vogliamo riportare un aneddoto che si limita a mettere in evidenza il profondo spirito tradizionale di quegli antichi muratori.

“Si narra che un giorno un anziano signore fosse andato a visitare un cantiere dove si stava costruendo una Cattedrale e, visti tre operai che stavano tagliando le pietre, pose loro questa domanda: di che cosa ti stai occupando? Il primo rispose: a guadagnarmi la vita. Il secondo: a tagliare la pietra. Il terzo: a costruire una Cattedrale”.

Capiamo che ci troviamo di fronte a tre persone fra loro molto differenti. Il primo lavorava per la sopravvivenza e non si interessava al mondo dei simboli. Il secondo era un buon tecnico che non si interrogava sul significato dell’opera. Il terzo operaio, al contrario, pur lavorando alla pietra singola, aveva già la visione di tutta la Cattedrale che si innalzava verso il cielo. Egli comprendeva bene come il suo semplice lavoro fosse finalizzato a realizzare un tutto armonico pregno di significato simbolico. La Cattedrale gotica non è un prodotto di intellettuali sterili, ma una creazione autentica nata dall'unione tra lo spirito e il lavoro manuale.

L'insegnamento tradizionale è chiaro: esistono due “città”. Quella del cielo e quella della terra, quella di Dio e quella degli uomini, la Gerusalemme Celeste e quella Terrestre, ma non sono separate in modo assoluto. La Cattedrale che ha la sua base sulla terra e si innalza verso il cielo, è il simbolo vivente dell’unità della Creazione.

Ricordiamo che le corporazioni muratorie dei costruttori di cattedrali sembra che abbiano origine dallo sfaldamento dell’Ordine del Tempio, dopo il 1312, quindi dai Cavalieri Templari, cioè da quei famosi monaci guerrieri che potremmo quasi definire i “samurai dell’Occidente”.

Con questo finisce questa rapidissima e necessariamente incompleta carrellata sulle Tradizioni spirituali. Ma è il caso di chiudere citando una massima che non viene da un saggio dell’antico Egitto, né da un maestro Zen e nemmeno da uno ieratico monaco che medita nella solitudine delle montagne, bensì dall’occidentalissimo Gustave Flaubert:

“Solo ora, con la mia mano bruciata, ho il diritto di scrivere sulla natura del fuoco”.

 

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