lunedì 5 gennaio 2009

Etna 1971: la tipica eruzione effusiva

 

Il 5 aprile 1971, senza alcun segno premonitore, si aprirono due fratture radiali alla base del cono terminale a quota 3000. Su una di esse si localizzò fin dai primi giorni una serie di bocche esplosive, da cui venivano proiettati brandelli di lava incandescenti, che costituirono tre piccoli coni (Apparato dell'Osservatorio). Dalla base di quello inferiore fuoriuscì una colata lavica che lambì l'Osservatorio, dirigendosi poi verso il Piano del Lago.

Lungo l'altra frattura si formarono due baluardi di scorie con numerosi centri eruttivi, il cui efflusso lavico si riversava nella Valle del Bove. Per la presenza di una spessa coltre di neve si verificarono numerose esplosioni di vapor d'acqua, dovute al contatto della neve con le masse incandescenti. Dopo questo primo periodo di attività eruttiva si ebbe un periodo di calma relativa. Ma ben presto una recrudescenza del fenomeno determinava una nuova effusione lavica che investiva per la seconda volta l'Osservatorio, demolendone una parte.

Il 22 aprile a monte di questo apparato si formò una piccola frattura, anch'essa radiale, sulla quale si impiantarono tre nuove bocche. Dalla parte inferiore di questo nuovo Apparato Occidentale iniziò a defluire una colata lavica, verso SSW ricoprendo in parte la colata del 1964.

Nel mese di maggio l'efflusso lavico aumentò notevolmente e le colate investirono definitivamente l'Osservatorio ricoprendone gli ultimi resti e la stazione terminale della funivia.

Successivamente, il 4 aprile, si aprì una nuova frattura radiale lungo la quale si impiantarono tre piccoli hornitos (colletti di scorie saldate) ed una bocca, formando l'Apparato Orientale. Alla bocca iniziò una nuova attività di lancio di materiale incandescente, sotto forma di fontane di lava e una colata incominciò a defluire verso la Valle del Bove.

Ogni attività nei precedenti apparati era cessata e poco dopo anche quella dell'Apparato Orientale diminuì rapidamente; si pensò così che l'eruzione fosse terminata. Ma spesso i vulcani possono offrirci delle sorprese, generalmente sgradite. Così accadde anche per l'Etna. Nessuno poteva infatti prevedere che all'interno del vulcano esistesse, già da molto tempo, una spaccatura, dovuta a movimenti tettonici regionali. Solo gli eventi successivi dimostrarono la sua esistenza ed il suo condizionamento nello strano andamento dell'eruzione.

Un accurato esame delle varie fasi eruttive, dell'ubicazione delle bocche e l'analisi petrografica e chimica delle lave emesse ha potuto fornire importanti indicazioni sul complicato meccanismo di questa eruzione. Si potè constatare che la fessura radiale dell'apparato orientale intersecava la spaccatura, cosicché il magma defluì all'interno di quest'ultima per più di 4 km in direzione ENE. Questa deviazione della massa fusa causò appunto la diminuzione dell'attività dell'Apparato Orientale ed un effimero periodo di calma.

L'attività riprese ben presto da una nuova bocca esplosiva imbutiforme, dalla quale si liberarono gas in grandi quantità, mentre la massa fusa, ormai abbastanza degassata, continuava a defluire, a poca profondità, nella spaccatura, lungo la quale si formarono varie bocche effusive. Le colate si diressero nell'ampia Valle del Bove.

Il progressivo spostamento delle bocche in direzione ENE fu inaspettatamente interrotto e durante la notte dell'1 maggio si crearono a sud del Rifugio Citelli due fratture esclusivamente effusive, dalle quali le colate si diressero verso ESE, invadendo e. distruggendo vaste zone boschive e coltivate, affiancandosi e sovrapponendosi ripetutamente.

Fu questa un'altra sorpresa del nostro Etna; infatti ricerche successive rivelarono che la spaccatura era servita al deflusso della massa fusa dell'eruzione del 1928 ed appariva quindi in parte ostruita da lava consolidata, che impedì al magma del 1971 di defluire tranquillamente verso ENE. Cercando una via d'uscita, esso trovò, come punto di minor resistenza, uno strato di materiale incoe rente, nel quale si introdusse, sgorgando infine a sud del Rifugio Citelli. Un incremento dell'attività effusiva fece sì che le colate lambissero parecchi centri abitati, distruggendo case e terreni. Questa eruzione, durata complessivamente 69 giorni, viene distinta in due fasi principali: la prima caratterizzata da un'intensa attività esplosiva ed effusiva, la seconda solo da imponenti effusioni laviche.

Molti sono i motivi che ci hanno indotto a scegliere questa eruzione dell'Etna come esempio di un'eruzione effusiva: innanzitutto essa dimostra quanto complicato possa essere l'andamento degli eventi, il meccanismo dei quali può essere compreso solo a posteriori, in base ad accurate ricerche; secondariamente essa può essere rappresentata da un diagramma cronografico, che riassume, più chiaramente di una lunga descrizione verbale, la natura e la successione dei vari fenomeni ed infine perché abbiamo avuto la «fortuna» ed il «piacere» (del tutto vulcanologico!) di poterla seguire personalmente fin dal suo inizio.

etna1

Qui sopra, colate laviche dell'eruzione etnea del 1971 (secondo Romano e Sturiale):

1) apparato dell'osservatorio; 2) apparato del Vulcarolo; 3) apparato occidentale; 4) apparato orientale; 5) frattura effusiva orientale di quota 2680; 6 e 7) fratture effusive orientali di quota 1580-1540; 8) fratture effusive orientali di quota 2300; 9) fratture effusive di Contrada Serracozzo; 10) voragine di sprofondamento alla base Est del Cratere Centrale.

 

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Nella foto l'apparato di bocche eruttive dette "dell'osservatorio"

 

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In questa foto possiamo vedere "l'apparato del Vulcarolo". Sullo sfondo si scorge l'apparato dell'osservatorio.

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[Bibliografia: "I vulcani", Alfred e Loredana Rittmann; Istituto Geografico De Agostini Novara, 1976]

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Krakatoa 1883: una delle più grandi eruzioni vulcaniche conosciute

 

Una delle eruzioni esplosive più grandi della storia recente è quella che si verificò nei giorni 26-28 agosto 1883 nello Stretto della Sonda, fra le isole di Giava e Sumatra, all'isola Krakatoa (o Krakatau).

Prima dell'eruzione l'isola era formata da tre coni vulcanici insediati su una caldera sommersa, dalla quale emergevano soltanto due piccoli tratti del recinto, formando gli isolotti di Verlaten e Lang Island. Il più grande dei tre vulcani, il Rakata, giace sull'orlo meridionale dell'antica caldera preistorica, gli altri due, Danan e Perbuwatan, nel suo interno.

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La situazione dell'isola di Krakatoa prima della grande eruzione del 1883. La linea tratteggiata disegna la caldera sommersa su cui giacevano i tre vulcani attivi.

 

Nel 1680 si ebbe una piccola eruzione con modeste esplosioni ed una piccola colata dal Perbuwatan, alla quale fece seguito un periodo di calma di oltre 200 anni.

Il 20 maggio del 1883 al Perbuwatan iniziarono lanci di ceneri e pomici, dopo una settimana le esplosioni diminuirono di violenza, fino a cessare del tutto, subentrando così un breve periodo di quiete.

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Una fotografia del Krakatoa che mostra una delle eruzioni esplosive che si verificarono prima dell'eruzione che determinò la distruzione dell'isola.



II 19 giugno iniziò una nuova attività esplosiva e qualche giorno dopo si aprì un cratere ai piedi del Danan, anch'esso modestamente esplosivo; l'11 agosto anche il Rakata entrò in azione. Ebbe inizio così la grande eruzione: alle ore 13 del 26 agosto si verificò una violenta esplosione, che fu udita fino a 160 km di distanza; un'ora dopo un'esplosione ancora più forte lanciò ceneri e pomici a 27 km di altezza. Seguirono esplosioni di breve durata, ma con violenza crescente, che continuarono per tutta la notte, i cui boati furono uditi a Sumatra e a Giava. In un raggio di 160 km caddero ceneri in grande abbondanza determinando una tale oscurità, da costringere gli abitanti ad accendere fiaccole e lanterne per tutto il giorno a Batavia (oggi Jakarta) e per ben due giorni nelle vicine località di Sumatra!

L'esplosione di massima violenza si ebbe il 27 agosto: essa formò una nube di ceneri che raggiunse gli 80 km di altezza ed una fitta pioggia di pomici e ceneri cadde su un'area di 770000 chilometri quadrati (due volte e mezzo l'Italia). I boati si udirono fino a 4800 km di distanza. A questa prima esplosione ne seguirono altre due, altrettanto violente, nello stesso giorno. Durante la notte la forza dell'eruzione diminuì ed il 28 agosto la grande eruzione ebbe fine.

L'isola Krakatoa, per fortuna disabitata, e le coste delle isole di Sumatra e Giava, invece densamente popolate, furono completameùte distrutte dai maremoti (tsunami) causati dalle eruzioni. Oltre 36 000 abitanti trovarono la morte per annegamento. Per tutta la notte del 26 agosto violente onde invasero le spiagge a più riprese, causando molti danni. La più forte di tutte investì in pieno la città di Telukbetung con tale violenza da strappare una cannoniera, ancorata presso la costa, sollevarla e scaraventarla nel centro della città. Ma il maremoto successivo fu ancora più violento e la stessa nave fu ritrovata poi in piena giungla. A Telukbetung l'onda di maremoto raggiunse i 25 m, nella costa dello Stretto della Sonda i 30 m, raggiungendo la massima altezza (40 m) a Merak sulla punta nord-occidentale di Giava. Nella Baia del Pepe (Pepper Bay) l'onda invase la terraferma, inoltrandosi per 16 km nell'entroterra.

Fu una delle catastrofi più grandi causate da eruzioni vulcaniche. Successivamente, quando subentrò la calma, si potè constatare che due terzi dell'isola Krakatoa non esistevano più. Erano scomparsi i vulcani Perbuwatan, Danan e la metà del Rakata, separato in due da una nuova caldera, semisommersa dalle acque.

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Ecco come si presentava Krakatoa dopo la grande eruzione. Il Danan e il Perbuwatan si sono completamente disintegrati, il Rakata è diventato il bordo di una nuova caldera sommersa dal mare. Gli isolotti sono diventati più grandi a causa degli strati di cenere e pomici che vi si sono depositati.

Le ceneri, che erano state lanciate in alto, furono trasportate dai venti a grandissime distanze. L'area da loro ricoperta era di circa 4 milioni di chilometri quadrati (13 volte l'Italia!). Le ceneri più fini, si disse, fecero tre volte il giro della Terra, schermando sensibilmente le radiazioni solari e producendo splendidi tramonti di un rosso intenso.

Per molto tempo la navigazione nello Stretto della Sonda fu ostacolata da enormi banchi di pomici, spessi fino a 3 metri!

Un rilevamento dettagliato dei prodotti dell'eruzione rivelò che sulle isole Verlaten e Lang Island si erano depositati una trentina di strati di materiali sciolti, come ceneri, sabbie, pomici e lapilli. Ogni strato era dovuto ad una singola esplosione, il cui materiale, lanciato in aria, veniva classato durante la caduta. A queste prime esplosioni fecero seguito altre più violente e con nubi ardenti ricadenti, che depositarono sopra questi strati circa 60 metri di tufo caotico.

Lo studio petrografico rivelò che il 95% del materiale depositato era formato da pomici e ceneri fresche e solo il 5% da blocchi e lapilli provenienti da vecchie lave frantumate del Danan e del Perbuwatan.

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Nel 1927, al centro della caldera dell'eruzione del 1883, si formò un nuovo vulcano, Anak Krakatoa (letteralmente: il figlio di Krakatoa), che è attivo ancora oggi.

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[Bibliografia: "I vulcani", Alfred e Loredana Rittmann; Istituto Geografico De Agostini Novara, 1976]

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domenica 4 gennaio 2009

Video: un giorno sulla spiaggia

 

Questo video mostra un giorno sulla spiaggia a tempo accelerato. Le immagini sono molto particolari e rendono questo filmato molto originale nel suo genere.

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sabato 3 gennaio 2009

Doppio ammasso di Perseo

 

A 7000 anni luce ad noi le stelle di questi due meravigliosi ammassi aperti danno spettacolo anche con un piccolo binocolo. Queste formazioni stellari si possono ammirare nella costellazione boreale di Perseo. Sono visibili persino ad occhio nudo sottoforma di due piccole macchie luminose e furono catalogate nel 130 avanti Cristo dall'astronomo greco Ipparco. Ora sono noti come h e chi Persei, oppure NGC 869 (in alto a destra) ed NGC 884.

I due ammassi sono separati tra loro da poche centinaia di anni luce e contengono stelle molto più luminose e calde del nostro Sole.

(Clicca sull'immagine per vederla ingrandita)

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Internet alienante? Eppure mi ha insegnato a fare il nodo alla cravatta...

Internet è diventata una sorta di "memoria esterna" per l'intera umanità! Ieri sera ero invitato ad una festa di compleanno (18 anni) di una parente. Visto che la festa si sarebbe dovuta svolgere in "pompa magna" in un elegante locale, mi dovevo obbligatoriamente vestire in giacca e cravatta.

Il fatto è che... non mi ricordo come si fa il nodo alla cravatta! Panico. Io non mi vesto quasi mai in giacca e cravatta, solo matrimoni di amici e parenti. Non è una "mise" che uso per lavoro, ad esempio.

Come risolvere il problema?

Vado su Google e cerco: "nodo alla cravatta" e subito mi escono fuori un bel po' di voci. Ne scelgo una tra le prime ed ecco la magia: ci sono dei disegni che, passo per passo, spiegano come fare il nodo alla cravatta. Anzi, vengono illustrati vari metodi per farlo, non solo uno.

Dopo alcuni tentativi riesco a fare un nodo che abbia una forma decente e così posso andare. Sono in perfetto orario.

La festa è stata bella. Io e mia moglie ci siamo divertiti: c'era una bella atmosfera e abbiamo mangiato in maniera vergognosa (mi sa che dovrò scrivere un articolo su come si possono perdere i chili di troppo accumulati durante le feste, ma sono sicuro che decine di migliaia di blogger ci hanno già pensato prima e meglio di me).

A voi è capitata mai una situazione del genere, in cui su Internet avete imparato a fare qualcosa?

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venerdì 2 gennaio 2009

Librerie creative

 

Le librerie non servono solo a contenere libri, ma sono anche degli oggetti di arredamento la cui funzione estetica è spesso sottovalutata. Nel caso delle immagini qui presentate invece le librerie sono considerate degli oggetti creativi che, oltre ad avere un orientamento estetico, tendono anche a stupire e ad ironizzare. Il sovvertimento di ogni logica è considerato un segno di creatività.

 

 

 

 

 

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Video del cielo in movimento

 

Questo video del cielo ha una durata di 4 minuti ed è composto da 7000 immagini. Possiamo ammirare il movimento degli astri del cielo dovuto alla rotazione terrestre. Osserviamo la Luna, il Sole e le stelle. Possiamo vedere anche il passaggio di satelliti artificiali, tracce di meteore, nubi in movimento e raggi crepuscolari.

 

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mercoledì 31 dicembre 2008

Ultimatum alla Terra: un film ipocrita!

 

Ieri sera ho avuto la possibilità di vedere il film Ultimatum alla Terra. Il film è un remake di un altro film, uscito nel 1951.

Senza fare spoiler devo dire che questo film mi ha dato più fastidio che altro. La trama, a grandi linee, narra di una invasione aliena mirata a salvare la Terra dalla terribile presenza umana. Gli umani stanno distruggendo il pianeta con l'inquinamento e gli alieni sono venuti a scongiurare questo pericolo, salvando gli animali e condannando l'umanità a morte.

Il tema ambientalista non ci starebbe male, peccato che si notano alcuni dettagli che stonano un po'.

In una scena, in cui uno degli alieni che ha assunto sembianze umane (interpretato da Keanu Reeves) viene accompagnato dalla protagonista a incontrare un altro alieno dalle sembianze umane, si vede la prima cosa strana.

Sul parabrezza dell'automobile si vede riflessa una M luminosa che conosciamo bene, sulla quale l'inquadratura indugia non poco. Quando l'inquadratura si allarga campeggia grandiosa un'insegna McDonalds su cui si indugia in maniera non troppo casuale. La protagonista chiede: "perché siamo venuti qui?". Forse per fare pubblicità a McDonalds? Pensiamo subito...

Ma come? Ma McDonalds non è sempre stata ritenuta responsabile di disastri ambientali, e adesso ne troviamo addirittura la pubblicità occulta in un film a tema ambientalista?

Dopo alcune scene vediamo che un'altra inquadratura indugia sul marchio a quattro cerchi di un'automobile.

Ma come? Le automobili non sono forse responsabili di una fetta non indifferente dell'inquinamento atmosferico? Come mai troviamo la pubblicità occulta di un'automobile proprio in questo film?

Sembra che le intenzioni del film siano un po' ipocrite. Si fa un gran parlare di ambientalismo per attirare la gente su un tema che interessa e poi si piazzano ad arte due pubblicità (occulte) di prodotti inquinanti!

Se si considera che l'interpretazione di Reeves è meccanica e poco convincente e il finale è un po' deboluccio, vi consiglio di andare a vedere un altro film...

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domenica 28 dicembre 2008

Il video della più inquietante creatura degli abissi che sia mai stata vista!

 

Sembra scaturita dalla "fantasia malata" di un autore di fantascienza (come me). E invece è una creatura realmente esistente. Si tratta di una Siphonophora, una creatura che solo apparentemente ha l'aspetto di un essere singolo, ma in realtà è formata da svariate unità simili a meduse che vivono in simbiosi.

Il filmato è stato fatto a 770 metri di profondità. Alcune Siphonophora possono raggiungere le dimensioni di ben 40 metri!

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Video Lego: il robot ginnasta

 

Per creare un robot con il Lego occorre usare Lego Mindstorms NXT. In questo filmato possiamo vedere un robot ginnasta. Questo Juri Chechi fatto con il Lego se la cava davvero bene :-)

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I globuli di Thackeray: sistemi planetari in formazione?

 

In questa fantastica immagine possiamo vedere i cosidetti globuli di Thackeray, dal nome dell'astronomo che per primo li scoprì nel 1950. Il campo stellare della foto si riferisce alla regione di formazione stellare chiamata IC 2944, nella costellazione del Centauro. La ripresa è stata fatta con il Telescopio Spaziale Hubble. Queste nubi oscure si trovano a circa 5900 anni luce da noi ed hanno un diametro minimo di un anno luce e una massa circa di 15 volte quella del Sole.

I globuli di Thackeray saranno soggetti a collasso gravitazionale formando nuove stelle e nuovi sistemi planetari, oppure formeranno solo stelle di grande massa?

(clicca sull'immagine per vederla ingrandita)

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Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...