Riporto qui l'intera intervista Aprea - Bastico, tratta da TuttoscuolA.
Alcuni brani dell'intervista sono commentati da me!
Roma, 1 aprile 2008, 10,50 - Inizia tra pochi minuti il confronto, promosso da Tuttoscuola tra Mariangela Bastico, esponente di primo piano del PD per la politica scolastica ed attuale vice ministro MPI, e l'on. Valentina Aprea, già sottosegretario alla PI con il ministro Moratti e responsabile scuola del PDL.
La sala stampa di Montecitorio è al completo. Presenti giornalisti, dirigenti del ministero PI e altri ospiti esperti del mondo scuola.
A disposizione dei presenti il "dossier per la scuola" che la rivista ha predisposto per l'occasione, raccogiiendo dati, osservazioni e valutazioni sulla situazione della scuola italiana e sui suoi numerosi problemi. Il dossier costituisce la base per il confronto che si annuncia particolarmente interessante.
Coordina il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra.
11.05 - La proposta che Tuttoscuola rivolge alle forze politiche è quella di prendere un impegno preciso e di facile computo: riportare l'incidenza della spesa per l'istruzione al 10,3% della spesa pubblica totale (come nel 1990) entro la fine della prossima legislatura (2013), e al 9,5% (valore del 2005) già nel 2009, con la prossima Finanziaria. Sosterrete questa proposta?
APREA: Il calo di investimenti per la scuola è dipeso anche da fattori esterni, quale, ad esempio, la sensibile variazione demografica intervenuta. Il problema non è tanto quantitativa quanto di scelta della qualità.
Investire di più? Sì, a condizione che vi siano meno burocrazia e meno corporazioni, che si investa prima di tutto sugli studenti e che si superi lo statalismo, perché lo Stato non ha il compito di gestire le scuole, ma di governare i processi. Il ragazzo deve essere al centro del sistema.
In sintesi, il vero problema è la qualificazione della spesa.
(mio commento) che detto in parole povere si intende: dobbiamo risparmiare in modo da rendere gli italiani più ignoranti.
BASTICO: Un indicatore della qualità è certamente l'investimento quantitativo di risorse. Il maggiore investimento deve però passare da un diverso impegno degli Enti locali che, come dimostra Tuttoscuola, nel periodo considerato hanno diminuito gli investimenti.
Per il futuro, occorrerà riflettere sul peso della spesa pubblica complessiva.
Occorre fare una riflessione sulla spesa pro capite per studente che non è negativa nel confronto europea: nel 2003 5.710 euro pro capite, contro la media Ocse di 4.623 euro.
In Italia sono le regioni del sud che hanno livelli alti di spesa per studente, ma, come ha dimostrato il 1° Rapporto di Tuttoscuola sulla qualità nella scuola, proprio quelle regioni hanno bassi livelli di qualità della prestazione scolastica.
Il problema è di qualificare il servizio. Il servizio scolastico ha bisogno anche di razionalizzare la spesa: 45 mila sedi scolastiche sono troppe. I risparmi di sistema possono consentire investimenti sull'edilizia scolastica, favorendo anche la formazione in servizio, il sostegno di una didattica diversa, l'attivazione di laboratori e stage.
(mio commento) 45000 sedi scolastiche sono troppe??!! Ma se ci sono alunni che devono fare i pendolari per arrivare a scuola a causa del fatto che non ce n'è nessuna vicina a casa!
11.35 - La riforma Moratti aveva previsto di vincolare la presenza dei docenti sulla stessa sede per almeno due anni; una proposta contenuta nel Bersani ter prevedeva di limitare la mobilità dei docenti. C'è dunque identità di vedute, ma la materia della mobilità vede il coinvolgimento del sindacato che, come ha fatto recentemente proprio per la mobilità, può disapplicare anche una norma di legge che riguardi materia contrattuale. Ci si può aspettare che entro il termine della legislatura questo fenomeno sia ricondotto a proporzioni accettabili? Se sì, cosa si pensa concretamente di fare, tenendo anche conto della competenza del sindacato in materia?
BASTICO: La continuità è essenziale per la qualità dell'offerta formativa. La continuità va favorita attraverso diversi interventi, alcuni dei quali sono già avviati: stabilizzazione del personale, organico funzionale dei docenti di sostegno, riduzione della mobilità, d'intesa con le Organizzazioni sindacali, per almeno un ciclo scolastico.
APREA: Se si pone al centro del sistema il ragazzo, la continuità didattica diventa essenziale. I sindacati si sono presi la responsabilità di negare le scelte del Parlamento e del Governo in materia, disapplicando la norma che prevedeva una continuità minima dei docenti sulla stessa sede.
Ci faremo più furbi, varando leggi che aggirino la riserva sindacale, riconducendo la materia a norma generale.
L'attuale sistema è costruito sulla esigenza dei docenti e non degli alunni che impedisce alle scuole di fare un investimento sui docenti.
Anni fa il ministero ha investito cospicue risorse per formare nella scuola elementare i docenti di inglese; ma i docenti formati, sfruttando il loro diritto contrattuale, spesso hanno lasciato sede e cattedra per cui erano stati formati.
Per gli incaricati, il Pdl proporrà pluriannalità degli incarichi.
I sindacati sono la vera forza conservatrice della scuola. I sindacati si facciano promotori della qualità e della efficienza.
BASTICO: è decisamente contraria a risolvere i problemi contrattuali per legge.
11,40: Lo spreco della spesa dei collaboratori scolastici. Si può fare meglio?
APREA: la statalizzazione del 2000 ha caricato la spesa pubblica e prodotto a volte disservizi. Siamo per affidare questi servizi ai Comuni, e, comunque, occorre favorire l'esternalizzazione dei servizi di pulizia.
Indubbiamente il personale statale deve essere riqualificato, superando le troppe limitazioni dei mansionari.
BASTICO: concordo sul recupero dell'efficienza. Quando troviamo 167 mila bidelli in 45-46 mila scuole, è evidente la necessità di disporre di schiere di personale.
Quando vi fu la statalizzazione del personale in Emilia Romagna, dove vi era esternalizzazione dei servizi, i servizi funzionavano. Quella è la strada.
11,50: Vi è stata anche una discontinuità amministrativa che non ha aiutato il sistema a crescere. Nel giro di sei anni si sono avvicendati alla guida degli Uffici Scolastici 48 direttori generali per una media di quasi tre direttori per ufficio.
APREA: Il ritorno del Miur per accorpamento dei ministeri costringerà a rimettere mano a tutto.
BASTICO: Quando la Moratti in un solo colpo ha mandato a casa 14 direttori generali su 18 ha dato un colpo mortale alla credibilità e alla continuità amministrativa.
12.10: Gli ultimi due governi hanno entrambi riformato l'Invalsi, senza avviarne una vera e propria attuazione e renderne credibile e condiviso il suo ruolo rispetto alle scuole. Come pensate si possa procedere per dare presto alla scuola italiana un sistema nazionale di valutazione, possibilmente indipendente nel suo incardinamento istituzionale?
APREA: rivendico al governo del ministro Moratti il merito di avere introdotto per la prima volta un sistema nazionale di valutazione dell'istruzione. Avevamo avviato esperienze e processi per diffondere la cultura della valutazione, ma all'arrivo del nuovo governo il lavoro è stato vanificato, si è fermato tutto.
Abbiamo salutato con favore la nomina a presidente dell'Invalsi del prof. Cipollone, ma si sono persi due anni e le scuole si sono convinte che la valutazione non sia necessaria.
Il quaderno bianco ci ha dato ragione.
Siamo soddisfatti che sia stata inserita la prova scritta nazionale per gli esami di scuola secondaria di 1° grado che noi abbiamo proposto e che il governo ha accolto.
Riteniamo necessario, quindi, rilanciare il sistema di valutazione.
BASTICO: abbiamo trovato una situazione precaria aqll'Invalsi, ma non lo abbiamo smontato; anzi, l'abbiamo rilanciato.
All'Invalsi abbiamo dato il compito di valutare i livelli di apprendimento dei ragazzi e la qualità professionale dei docenti e dei dirigenti.
Contiamo sulla condivisione e sul sostegno dei diversi soggetti culturali e politici interessati.
12,20: Il Governo di centro-destra ha accelerato con la devolution, ma non ha rinunciato a decisioni centralistiche, mentre il centro-sinistra è stato tiepido nel cammino dell'attuazione del Titolo V, nonostante i documenti all'unanimità delle Regioni. E d'altra parte le richieste di attivazione della procedura di "differenziazione" regionale (Piemonte, Veneto, Lombardia e Toscana) sono l'esito di una insoddisfacente gestione del Titolo V. Quali gli strumenti per una politica di equilibrio tra esigenze di uniformità e necessità di differenziazione territoriale? E quali orientamenti per una nuova governance del sistema scolastico, necessaria anche per far decollare sul serio l'autonomia?
BASTICO: Più la scuola interagisce con le comunità e migliori sono i risultati. Vedi il divario Nord-Sud dovuto alla minore interazione con gli Enti Locali e, da parte di questi, minore impegno e attenzione alla scuola e ai suoi problemi.
L'autonomia, senza risorse, non può svolgere la propria funzione.
APREA: occorre soprattuto intervenire sulle questioni delle supplenze i cui costi sono stati talvolta nascosti all'Amministrazione centrale.
Il divario Nord-Sud smentisce clamorosamente il mito della scuola unica. Le scuole del Nord che hanno messo in atto relazioni con il territorio nelle sue diverse espressioni, hanno migliorato la qualità della loro offerta e motivato maggiormente gli studenti.
Rimprovero all'attuale governo di essere ritornato al centralismo, introducendo sperimentazione sul territorio per rilanciare l'autonomia che contraddice la scelta regionalistica.
Sì al federalismo solidale costruito su accordi interistituzionali a tutti i livelli.
12,30: Sul riconoscimento del merito e sulla carriera professionale dei docenti sembra esservi una ampia convergenza a livello politico e dell'opinione pubblica. Su quali basi condivise e con quali strumenti ritenete che si possa procedere (una legge? Un accordo quadro con i sindacati, magari sulla base di indirizzi definiti con un atto parlamentare?)
APREA: Ritingo necessaria l'area contrattuale separata per i docenti e la riscrittura dello stato giuridico per legge in senso professionale, anziché impiegatizio.
Il riconoscimento del merito, indispensabile per rilanciare la qualità della professione insegnante, deve essere definito nello stato giuridico.
BASTICO: E' necessario dare spazio al merito e agli sviluppi di carriera. Le premesse per seguire questa strada sono nel memorandum sottoscritto l'anno scorso con i sindacati.
Il principio del merito deve avere affermazione legislativa e attuazione per via contrattuale.
Dai concorsi non possono essere attinti idonei da immettere in ruolo dopo diversi anni.
Il reclutamento deve essere accompagnato da tirocinio nelle scuole.
APREA: non concordo sull'unica scelta di reclutamento adottata con l'immissione in ruolo di 150 mila precari. Questa scelta mortifica i nuovi docenti che devono entrare in ruolo.
Noi, con una nuova legge, ripartiremo i posti al 50% ai concorsi ordinari per reclutare giovani.
Nell'ultima finanziaria, avete abrogato il decreto legislativo 227 sulla formazione degli insegnanti, prevedendo una delega in bianco per la formazione universitaria degli insegnanti. E' vero che potremo utilizzare quella delega, ma è stato un errore cambiare strada.
Noi abrogheremo le SSIS e reintrodurremo quanto previsto con il decreto legislativo abrogato, compreso il tirocinio prima dell'ingresso nei ruoli.
(mio commento) Quindi secondo Aprea non bisogna mettere in ruolo precari?! E quelli che si sono impegnati a lavorare nella scuola per ormai dieci o quindici anni? Cosa dovrebbero fare? Dopo 15 anni ricevono un bel calcio nelle pa**e?
BASTICO: E' necessario chiudere questa fase storica del precariato e aprire la scuola ai concorsi e al merito professionale.
(mio commento) Ok, allora mandiamo i 300000 precari della scuola (ormai quasi tutti over 40) a farsi una pippa! Tanto non hanno nessun merito professionale, visto che sono rimasti precari per tanti anni, grazie al fatto che lo Stato le immissioni in ruolo le fa con il contagocce! Cari precari, è arrivato il momento di finirla con il precariato: passiamo alla disoccupazione! Ma perché la meritocrazia non la introducono anche per i politici? Con loro non si può fare?...
12,50: Il prossimo Governo, e il prossimo Parlamento, intendono davvero avviare politiche del personale idonee a valorizzare il merito, rinunciando (a partire dall'attuale concorso a dirigente tecnico) ad ogni sanatoria per l'accesso all'insegnamento e alla dirigenza? Sì o no?
APREA: Non vi sono dubbi sulla mia posizione. No a proroghe e sanatorie.
BASTICO: No, e ci auguriamo che anche i Tar abbiano attenzione al problema.
12,55: domanda finale - Le esperienze passate insegnano alcune cose:
1) non si cambia la scuola italiana se non si coinvolge il sindacato, ed è del resto comprensibile che esso abbia un forte peso in una "azienda" da un milione e centomila dipendenti, con una spiccatissima attività "labour intensive";
2) se la politica è divisa pregiudizialmente, se non si sforza di trovare punti di intesa nell'interesse del Paese, non è neanche in grado di far cambiare direzione a un mondo così articolato e complesso, come dimostrano le ultime legislature;
3) ma anche una politica unita non avrebbe successo se non portasse le buone ragioni per il cambiamento: la strategicità del life long learning, la necessità di migliorare il servizio, l'urgenza di un adeguato sistema di valutazione. E con esse le risorse finanziarie indispensabili per realizzare il cambiamento.
Alla luce di ciò, non crede che per cambiare la scuola sia necessaria la combinazione di più azioni, da dispiegare secondo una sequenza coordinata: puntare su investimento strategico (più risorse finanziarie per strumenti e mezzi e per restituire dignità sociale al corpo docente), lotta alle inefficienze (che significano ulteriori risorse da reinvestire e un servizio adeguato), introduzione del merito nel reclutamento e nello sviluppo della carriera dei docenti (stimolo e incentivazione ala crescita professionale) e che ben difficilmente si otterranno le ultime due senza la prima?
BASTICO: convido l'analisi e le proposte. L''Ocse ci indica la necessità di un modello di ri-scolarizzazione. La scuola dà risultati non visibili che vanno ben oltre la vita di un governo. E' questa una ragione per un patto che si stabilisce con la società.
Un patto con le amminstrazioni locali e con le organizzazioni sindacali, un patto con le famiglie: una scelta per il cambiamento.
E' necessario collocare l'istruzione nella logica dell'educazione per tutto l'arco della vita.
Autonomia e valutazione sono il patto vincente per la scuola.
APREA: Il patto tra le forze politiche si può fare se si estende all'ottica della sussidiarietà.
La gestione va spostata a livello orizzontale. Se questo è il pensiero di Bastico, gli accordi si possono fare.
BASTICO: riteniamo fondamentale l'attuazione del principio della sussidiarietà orizzontale.
APREA: Apprezzo le dichiarazioni di Bastico, ma non trovo le medesime affermazioni nel programma del PD.
Sono comunque disponibile soddisfatta di trovare una Bastico meno statalista, come avevo conosciuto anni fa.
BASTICO: Non accetto lezioni sulle mie convinzioni e sui fatti che hanno contraddistinto le mie scelte in materia di federalismo e di attuazione della sussidiarietà.
VINCIGUERRA: Vi riconosciamo la competenza e la passione e apprezziamo l'attenzione per l'interesse degli studenti e della scuola.
E' possibile trovare nella prossima legislatura accordi di merito sulle scelte?
APREA: Sì, se al centro delle scelte si mette l'alunno.
Nei primi 100 giorni gli obiettivi del nuovo governo: qualità degli apprendimenti, della docenza e della governance.
Promuoveremo una conferenza nazionale su questi punti con valorizzazione delle eccellenze nella scuola.
Riforma degli organi collegiali con individuazione di un ruolo forte del consiglio di amministrazione.
13,20: VINCIGUERRA: ringrazio le due ospiti per la ricchezza delle riflessioni e del contributo offerto.
Ringrazio i presenti e tutti coloro che ci hanno seguito attraverso la cronaca dell'evento.
(Commento finale). Direi che viste queste premesse non c'è molto da fare. Se tutto va bene, siamo rovinati! La scuola italiana è destinata a fare una fine davvero ingloriosa, distrutta da tagli finanziari spaventosi, da una meritocrazia al contrario (prima i peggiori e poi i migliori) e da scelte didattiche a dir poco discutibili! Se questo significherà il tramonto della scuola pubblica, ben venga! Significa che ce lo siamo meritato. Noi italiani siamo troppo accomodanti su tutto, non sappiamo difendere i nostri diritti. Per evitare tutti i disastri della scuola del futuro dovremmo organizzarci e mettere in atto proteste CLAMOROSE! Invece silenzio... solo poche righe in qualche forum sperduto nel web...
Se qualcuno legge questo post, sappia che io sono pronto ad ascoltare ogni vostra idea. Grazie! :-)