venerdì 16 maggio 2008

Osservazioni celesti nelle cronache islamiche.

Gli storici arabi registrarono il passaggio di brillanti comete e le piogge meteoriche più vistose. Inoltre ci hanno lasciato una precisa descrizione della supernova che apparve nel 1006 nella costellazione del Lupo.

Nascoste tra i racconti di fatti di guerra e di eventi politici, nelle opere dei cronachisti e degli storici arabi sono state rinvenute più di sessanta registrazioni di comete databili tra il 750 e il 1600. Invece, cu­riosamente, attente ricerche condotte nei testi di astronomia araba dello stesso periodo non rivelano traccia di osservazioni cometarie: una situazione strana che probabilmente deriva dall'atteggiamento prevalente fra gli astronomi mussulmani del periodo. Fin dai tempi di Aristotele si credeva infatti che le comete fossero prodotte da vampate di calore nell'alta atmosfera e quindi che non riguardassero la volta celeste. Questa stessa visione è sostenuta anche da filosofi arabi come al-Kindi (che operò intorno all'anno 860) e al-Biruni; eppure era un'idea difficile da sostenere se si tiene conto della lunga durata di visibilità di certe comete, che spesso si resero osservabili per diversi mesi. L'apparizione di comete, d'altra parte, non poteva essere prevista usando gli zijes (gli almanacchi astronomici), circostanza questa che probabilmente convinse gli astronomi a considerarle ancora meno. In genere, gli storici mussulmani registravano le comete per via della spettacolarità delle loro apparizioni e anche perché venivano riguardate come segni infausti. Di norma sono pochissimi i dettagli tecnici citati nelle cronache, ad esempio la descrizione del moto attraverso le costellazioni; tuttavia, le date della prima apparizione e della scomparsa spesso sono precise. Anche gli storici medievali europei annotarono fre­quentemente la comparsa di comete, e però i loro resoconti sono tendenzialmente più succinti e conten­gono dati meno precisi.

Nel Medioevo le comete venivano identificate dai mussulmani con due termini: kawkab oppure nejm. Oggi questi termini sono invece usati rispettivamente per indicare i pianeti e le stelle. È curioso che gli autori antichi facessero così poca distinzione tra i due nomi, al punto che la stessa espressione veniva anche utilizzata per descrivere le meteore. Che una certa descrizione si riferisca proprio a una cometa lo si desume dal fatto che si riporta un periodo di visibilità piut­tosto esteso, oppure perché si fa allusione a una coda (indicata con dhùaba oppure anche con dhanab).

Per esempio, la famosa cometa del 1402, molto bril­lante e visibile anche di giorno, fu descritta in questo modo dal cronachista del Cairo, Ibn Iyas (1448 - 1524):

"804 A.E. (Anno dell 'Egira). Nel corso del mese di Rajab [4 febbraio5 marzo, n.d.r.] di quell'anno una grande cometa (kawkab) apparve con una coda che si sol­levava alta nel cielo. La sua luce era simile a quella del­la Luna Piena. Fu visibile durante il giorno alla luce del Sole e tutte le notti dopo il tramonto fino a che un ter­zo della notte era trascorsa". Si sa di molte altre come­te che si resero visibili nella luce diurna: notevole fu quella del gennaio 1910 che precedette di soli tre mesi il ritorno della cometa di Halley.

Un resoconto straordinariamente puntuale della cometa che apparve nel 1264 si deve al cronachista di Damasco Abu Shama. La sua descrizione fornisce diverse informazioni astronomiche, difficili da trovare in altri testi storici: "662 A.E. Alla fine del mese di Ramadan [26 luglio, n.d.r.] una cometa (kawkab) con la coda apparve sopra l'orizzonte ad ovest nei pressi della casa lunare al-Han 'a. La cometa continuò a sorge­re tutti i giorni prima dell'alba dietro la stella conosciuta come "la stella del mattino" [Venere, n.d.r.]. Avanzava di poco ogni giorno finché fu vista sorgere prima della "stella del mattino". La sua coda era molto brillante. Essa mantenne la sua posizione relativa alla casa lunare al-Han'a, essendone discosta di circa 150 verso est. Sorse sempre regolarmente con al-Han 'a e si muoveva con essa. Poi cominciò ad avvicinarsi alla casa lunare. Restò visibile fino ai primi giorni del mese di Dhu al Qùda [dal 25 agosto in poi, n.d.r.], sva­nendo infine nel chiarore del mattino".

La stella principale di al-Han'a, una delle ventotto ca­se lunari, o stazioni lunari, che correvano in cerchio su tutta la volta celeste (un po' come lo Zodiaco per il Sole) era gamma Geminorum. In quei giorni si può davvero verificare che Venere era nei pressi di questa stella e che si rendeva visibile prima dell'alba.

Un dato interessante è che la cometa fu osservata indipendentemente anche in Cina e in Corea lo stesso giorno, il 26 luglio, mentre invece gli astronomi giapponesi pare che l'abbiano vista cinque giorni prima. Entrambe le comete del 1264 e del 1402, come molte altre comete brillanti, erano probabilmente oggetti con un periodo orbitale molto lungo, di molte mi­gliaia di anni.

Per gli astronomi moderni, fra tutti i resoconti antichi di osservazioni cometarie il più interessante è quello che si riferisce alla cometa di Halley, l'unica che si co­nosca di corto periodo (75 - 76 anni) e insieme molto luminosa. È quindi notevole che quasi tutte le appari­zioni della Halley si ritrovino ricordate nelle storie islamiche a partire dall'anno 760.

L'apparizione della nostra cometa nel 1066 - l'anno in cui la Halley viene dipinta sull'arazzo di Bayeux - è riportata in cronache di diversi Paesi europei, in genere abbastanza succintamente, e anche nelle storie delle dinastie dell'Estremo Oriente. Un attento resoconto fu stilato anche da Ibn al-Jawzi di Baghdad: "458 A.E. Nel decimo giorno del mese di Jumada l-Aula [9 aprile, n.d.r.], una grande cometa (kawkab) apparve nel cielo orientale. Aveva una coda larga diversi gradi e lunga molti cubiti. Tagliava la Via Lattea nel bel mezzo del cielo e si estendeva verso ovest. La si vide fino alla domenica, sei giorni prima della fine del mese [il 23 aprile, n.d.r.] finché sparì. Due giorni dopo, nella notte di martedì, riapparve dopo il tramonto, con la sua luce che l'avvolgeva come l'alone lunare. La gente era terrorizzata... Quando scese il buio della notte spuntò an­che una coda sottile in direzione sud. La si vide per dieci giorni e poi definitivamente sparì".

Questa descrizione consente di stabilire con buona precisione la data della congiunzione con il Sole, che è il 24 aprile, con l'incertezza di un giorno in più o in meno; il risultato è in eccellente accordo con le stime temporali che si ricavano dalle osservazioni cinesi. Al­tre rilevazioni precise, dalle quali si possono dedurre le date delle congiunzioni con il Sole, si trovano in cronache arabe relative agli anni 760, 1145, 1222 e 1456.

Il moto della cometa di Halley negli ultimi duemila anni può essere calcolato con ottima precisione, fa­cendo uso di tecniche di integrazione numerica. Naturalmente, in questi calcoli si tiene conto delle varie perturbazioni planetarie. Tuttavia ci sono delle forze di tipo non-gravitazionale che pure hanno notevole rilevanza sull'evoluzione dell'orbita: queste derivano dal cosiddetto effetto razzo, conseguente al rilascio di gas dal nucleo quando la cometa è vicina al Sole. Queste forze sono per loro natura imprevedibili. Gli studi compiuti sulle registrazioni delle apparizioni della Halley sia orientali che arabe hanno dimostrato che ad ogni ritorno al perielio tra il 989 e il 1222 la cometa ha anticipato il suo passaggio di circa 3 giorni rispetto a ciò che ci si aspetta sulla base dei calcoli moderni. Invece, a partire dall'apparizione del 1301, la Halley ha sempre rispettato le "tabelle di marcia" calcolate dagli astronomi.

Anche le meteore, come le comete, venivano consi­derate fenomeni atmosferici, un'idea che fu inizial­mente formulata da Aristotele.

Jabir ibn Havvan, filosofo vissuto a Kufa (Iraq) fra il 721 e l'813, fece propria questa convinzione affermando che le stelle cadenti erano emanazioni di un fuoco che bruciava nell'alta atmosfera. Queste concezioni portarono gli astronomi mussulmani a trascurare l'osservazione degli sciami meteorici, nella convinzione che si trattasse di eventi sporadici, impossibili da prevedere. Il compito di registrare questi eventi fu dunque lasciato agli autori di cronache, i quali ne riferirono solo in occasione di piogge o fenomeni particolarmente vistosi. Come si è già detto, questi autori chiamano le meteore con gli stessi nomi usati per identificare le comete; si può comunque capire che si tratta di meteore perché in genere essi aggiungono qualche espressione non ambigua che parla di cadute, di esplosioni, ecc.

Lo storico del IX secolo Tarikh al-Yàqubi parla di due sciami meteorici osservati nel 571 e nel 609, suppergiù al tempo della nascita e delle prime rivelazioni di Maometto. Questi eventi furono perciò riguardati dalle generazioni successive come segnali di buon auspicio e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui i cronachisti islamici continuarono a segnalare le stelle cadenti.

È ben noto che gli sciami meteorici sono causati dall'incontro della Terra con le particelle di polvere disperse sulla loro orbita dalle comete. Benché molti sciami siano tutt'altro che spettacolari, in qualche rara occasione il nostro pianeta si trova a passare attraverso nubi di particelle relativamente dense. In questo caso, per un giorno o due dal cielo si vedono piovere centinaia e centinaia di meteore. Fu questo che avvenne, ad esempio, nel 1966, quando si verificò un'eccezionale pioggia di Leonidi, che sono i resti della cometa di corto periodo Tempel-Tuttle.

Qualche anno fa il bolognese Umberto Dall'Olmo, stori­co dell'astronomia, compilò un'interessante lista di osservazioni di meteore attingendo ad autori medievali europei. Queste registrazioni, e quelle parallele ritrovate in Cina e nell'Estremo Oriente, descrivono il fenome­no dicendo che "le stelle cadevano come pioggia". Ci sono espressioni simili anche nelle storie arabe.

Uno dei resoconti più dettagliati di una pioggia meteorica viene da Sana, la capitale dello Yemen, e si rife­risce all'anno 1202 (599 A.E.). L'autore è al-Mshani:

"Nella notte di sabato, primo giorno di Safar dell'anno 599 A.E., le stelle caddero in gran numero; se ne vide un numero enorme tutto d'un colpo. Attraversavano il cielo verso sud-est, da Sana verso Aden. Non potrei dire se siano apparse anche altrove oppure no. Hanno continuato dalla prima ora della notte fino alle prime luci dell'alba. Non è stato notato alcun moto delle stelle conosciute dalle loro posizioni normali".

La data equivale al 19 ottobre del 1202; è curiosa soprattutto l'ultima frase qui riportata! Questo grande sciame fu notato anche a Baghdad, dove lo storico contemporaneo al-Muzaffar scrive che "le stelle si diffondevano come cavallette, da sinistra verso destra". Di recente sono state scoperte 25 registrazioni distinte di sciami meteorici riportate da autori arabi tra il 750 e il 1500. C'è curiosamente una preponderanza di osservazioni (5 per la precisione) che cadono negli ultimi giorni di ottobre: questa tendenza si riscontra anche nei resoconti medievali europei. Evidentemente tali notizie riguardano uno sciame particolare, quello delle Orionidi, che si produce ogni anno quando la Terra attraversa la fascia dei detriti polverosi dispersi dalla cometa di Halley. Nell'anno 902 le Orionidi furono co­sì intense che tra i mussulmani quest'anno (il 289 A.E.) era conosciuto come "l'anno delle stelle". In molti casi i testi arabi riportano la data esatta dell'osservazione dei vari sciami. Queste informazioni combinate con altre ricerche di tipo storico, in particolare con gli ana­loghi resoconti di provenienza europea o orientale, possono validamente contribuire allo studio delle perturbazioni introdotte dai pianeti nelle orbite degli sciami meteorici.

Per finire è da ricordare che tra le osservazioni celesti condotte dagli astronomi arabi forse le più interessanti si riferiscono alla supernova che esplose nell'anno 1006. Molte di queste violente esplosioni stellari che hanno per teatro la nostra Galassia sono state viste ad occhio nudo nel corso dell'ultimo millennio, ma non se n'è più osservata una dal 1604. (La supernova del 1987, benché visibile già ad occhio nudo, non è com­parsa nella nostra Galassia, ma nella vicina Grande Nube di Magellano).

Si sa che sono state viste supernovae galattiche negli anni 1006, 1054,1181,1572 e 1604. Benché quella del 1054, che apparve nel Toro e che fu la progenitrice della Crab Nebula, sia la più famosa di tutte, in realtà la SN 1006 fu un oggetto molto più brillante. Di conseguenza fu anche osservata da molti più paesi: dall'Estremo Oriente, dall'Europa e dal mondo arabo. Questa supernova apparve nella costellazione meridionale del Lupo, e la si vide bene da tutte le località poste più a sud della latitudine + 400. Per questo fu osservata in varie regioni dei domini arabi e precisamente dal Cairo, da Baghdad, da Fez nel Marocco e da Sana. Anche i resoconti che ci provengono dall'Estremo Oriente sono molto dettagliati; invece, in Europa pare che la supernova sia stata notata soltanto a Benevento dove fu descritta come "una stella molto brillante" e a San Gallo, in Svizzera.

Soltanto uno dei testi arabi che menzionano la SN 1006 fu scritto da un astronomo: Ibn Ridwan, che vide personalmente la stella dal Cairo quand'era ancora ragazzo. L'evento ci viene raccontato nel suo Commentario al Tetrabiblos di Tolomeo. Ibn Ridwan, che descrive la stella come uno "spettacolo" (athar), fornisce anche la sua longitudine celeste come il quindicesimo grado dello Scorpione, praticamente in opposizione al Sole il giorno 30 aprile quando la supernova fu osservata la prima volta In più, egli ne stima la luminosità come "di poco superiore di un quarto di Luna", aggiungendo che "il cielo risplende della sua luce". Le cronache da Baghdad, Fez e Sana forniscono forse meno dettagli, ma concordano tutti nell'affermare che la stella fu straordinariamente brillante e tutto questo si accorda con le osservazioni cinesi in cui si dice che di notte gli oggetti potevano essere chiaramente scorti alla sua luce.

Ibn-Ridwan sottolineò il fatto che si trattava di una stella fissa, scrivendo che “essa restò dov'era e si muoveva giornalmente in cielo con il segno zodiacale in cui si trovava". L'assenza di un moto relativo alle stelle fisse è anche confermato dagli osservatori cinesi e giapponesi. Gli autori mussulmani e il cronachista di San Gal­lo affermano che l'oggetto restò visibile per tre o quattro mesi. Invece, gli astronomi cinesi lo scoprirono al sorgere eliaco (cioè appena dopo la congiunzione con il Sole) e pare che l'abbiano continuato ad osservare per diversi anni.

La misura della longitudine celeste fatta da Ibn-Ridwan, quando la si combini con altre stime di posizione riportate in varie parti del mondo, soprattutto in Cina, consentono una buona localizzazione della SN 1006. Introducendo la correzione per la precessione degli equinozi questa posizione è molto prossima (entro circa i grado) a quella di un giovane resto di supernova catalogato come G327.6 + 14.6. Questo resto, sorgente molto potente sia di radioonde che di raggi X, giace nella stessa parte del cielo del molto più antico 'anello del Lupo", ma non c'è alcuna connessione fisica tra i due oggetti. La gran parte dei 150 resti di su­pernova finora catalogati stanno tutti in posizioni vicine all'equatore galattico; invece G327.6 +14.6 ne dista circa 15 gradi: a questa distanza dal piano galattico ce ne sono davvero pochissimi.

La corrispondenza delle posizioni tra la SN 1006 osservata visualmente dagli astronomi del tempo e G327.6+ 14.6 è così buona che non ci possono essere dubbi riguardo all'associazione tra i due oggetti. La struttura a guscio del resto dell'esplosione del 1006 (finora non v'è prova della presenza di una stella di neutroni centrale) implica che quella supernova fu di tipo I. Purtroppo, le informazioni sulla variazione di luminosità della stella dal suo apparire in poi sono così vaghe che non è possibile tracciare una qualche curva di luce: così non si può risalire in modo indipendente al tipo della supernova utilizzando le informazioni storiche disponibili.

È chiaro che le osservazioni arabe medievali hanno molto da offrire alla scienza moderna. Le ricerche per registrazioni ancora più antiche nel corso della storia dell'Islam continuano, nella speranza che possano contribuire a chiarire alcuni dei problemi ancora aperti in astronomia.

RICHARD F. STEPHENSON è nata nel 1941 a Newcastle Upon Tyne (Gran Bretagna). Le sue ricerche riguardano soprattutto l'analisi di osservazioni antiche di eventi astronomici come superno vae, eclissi e macchie so/ad. Ha pubblicato su questi temi diversi volumi. È Senior Research Fellow presso l'Università di Durham. È sposato e ha tre figli.

 

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Malattie esantematiche

Le malattie esantematiche sono 9.

- la varicella
- il morbillo
- la parotite
- la pertosse
- la rosolia
- la scarlattina
- la quarta malattia
- la quinta malattia
- la sesta malattia

Di solito colpiscono i bambini, ma per alcune di esse è possibile che siano contratte anche da adulti. Ecco i sintomi tipici che si manifestano con queste malattie:

Varicella

Il periodo di incubazione della malattia varia dalle 2 alle 3 settimane, in seguito appare un esantema cutaneo (rash), accompagnato da febbre non elevata e malessere generalizzato, a volte con mal di testa. Per 3 o 4 giorni piccole papule pruriginose di colore rosaceo compaiono a ondate sulla testa, sul viso, sul tronco e sugli arti e col tempo evolvono in piccole vesciche che si trasformano poi in croste destinate a cadere. La contagiosità cessa quasi completamente dopo 3-5 giorni con la fine della febbre e la cessazione dei sintomi generali; il liquido delle lesioni cutanee può però ancora veicolare la malattia in caso di rottura delle bolle.

Morbillo

I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore (tosse secca, naso che cola, congiuntivite) con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte, rimane una desquamazione della pelle per qualche giorno.

 

Parotite

Inizia con mal di testa, febbre, dolori al collo e sotto le orecchie, dolore alla masticazione, a volte dolore addominale. Il primo sintomo evidente della malattia è il gonfiore delle parotidi. La durata della malattia è di circa 2 settimane.

 

Pertosse

I primi sintomi iniziano a comparire tra i 6 e i 20 giorni dopo l'infezione con una fase catarrale che coinvolge le alte vie respiratorie, in assenza di febbre e con tosse (in particolare, notturna) che, pian piano, aumenta d'intensità e di frequenza. Dopo due settimane inizia la fase convulsiva, con accessi di tosse violenti, che durano dalle 2 alle 4 settimane. La laringe viene stretta in uno spasmo, l'aria, passandovi, crea un rumore alto e stridente, che caratterizza la malattia nel linguaggio popolare: tosse canina, asinina o ferina. Dopo le 3-6 settimane inizia il periodo di regressione: gli episodi di tosse diminuiscono di intensità e di frequenza, fino alla guarigione completa. La pertosse lascia uno stato di immunità (ma non sempre permanente).

 

Rosolia

I sintomi comprendono febbre lieve, rigonfiamento doloroso delle linfoghiandole dietro il collo a cui segue eruzione cutanea (rossore) generalizzata e di brevissima durata (spesso inapparente). Le complicazioni possono essere: dolori articolari, trombocitopenia (1 ogni 3000) ed encefalite (1 ogni 5.000). Si può inoltre avere artrite temporanea particolarmente negli adolescenti e negli adulti.
La rosolia nelle donne in gravidanza spesso porta alla sindrome della rosolia congenita (CRS) che può danneggiare il bambino. Questa è una grave malattia caratterizzata da sordità, ritardo mentale, cataratta ed altre affezioni degli occhi, malattie congenite del cuore, nonché a malattie del fegato e della milza che possono provocare una riduzione del numero delle piastrine con petecchie (piccoli sanguinamenti) sotto la pelle. Le donne in che si sono infettate nel primo trimestre di gravidanza, andranno incontro ad un aborto o potranno avere un bambino con rosolia congenita nell'85% dei casi.

 

Scarlattina

Compaiono febbre, talvolta vomito, malessere generale, cefalea, mal di gola.
La lingua prima appare ricoperta da una patina biancastra, poi diviene molto rossa con piccole papille rilevate (lingua detta "a lampone" o "a fragola").
Le tonsille sono gonfie, molto rosse, talora ricoperte di pus.
Inoltre sulla cute sono visibili "puntini" rossi, fittissimi, poco rilevati, spesso confluenti in chiazze più grandi, localizzati prima all'inguine e alle ascelle, poi al resto del corpo, eccetto che intorno alla bocca.
L'esantema dura da poche ore a 1-2 giorni, poi alla sua scomparsa la pelle tende a desquamarsi.
Accanto a questo quadro tipico sono possibili forme lievi, in cui l'esantema è molto modesto e fugace, e la febbre e gli altri sintomi possono essere pressoché assenti (questa forma è detta "scarlattinetta", o "quarta malattia").

 

Quarta malattia

I sintomi di questa malattia insorgono solitamente dopo circa una settimana dal contagio: febbre, arrossamento alla gola (talvolta accompagnato da placche) ed esantema, costituito da piccolissimi puntini rossi in rilievo e molto vicini tra loro. Solitamente questi puntini si limitano a colpire l'inguine e i glutei, ma talvolta possono anche comparire sul viso.
La quarta malattia si esaurisce nel giro di circa 7-10 giorni e il trattamento è a base di antibiotici, da protrarre per 10 giorni, associato ad antipiretici nel caso di febbre. A circa due settimane dalla scomparsa della malattia è consigliabile effettuare l'esame delle urine, per accertarsi che la funzionalità renale sia buona, ed un tampone faringeo che confermi la scomparsa del batterio.

 

Quinta malattia

La malattia si manifesta con chiazze rosse e calde al tatto sulle guance, mentre il resto del volto resta pallido. In seguito le macchie si estendono al tronco, alle braccia, alle natiche e alle gambe. L'esposizione della cute ai cambiamenti di temperatura o al sole, possono favorire la ricomparsa delle macchie.

 

Sesta malattia

Inizia con febbre elevata, in genere sui 39°-41°C. Qualche volta vi può essere malessere generale, raffreddore, arrossamento del faringe con mal di gola, congiuntivite, facile irritabilità anche se di solito i bambini appaiono vivaci e in buone condizioni generali. Dopo 3-5 giorni, in corrispondenza con la scomparsa della febbre, compare un'eruzione cutanea (in termine medico esantema) che interessa prima il tronco ed il collo e successivamente si diffonde al viso e alle estremità scomparendo poi rapidamente nell’arco di 24-48 ore. Le manifestazioni cutanee hanno l’aspetto di macchioline grandi come capocchie di spillo, di colore rosa pallido, a volte lievemente rilevate, simili a quelle della rosolia. Non provocano solitamente prurito.

 

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Questa sarebbe da incorniciare!

Ormai pare assodato

Se Sgarbi è uno sgarbato

Travaglio è un travagliato

Però sono dubbioso;

Se Fazio è un fazioso,

Schifani...?

Che ne pensate? Non sarebbe da incorniciare? ;-)

Technorati Tag: ,,,

 

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Epsilon Lyrae: una stella doppia doppia!

Non mi si è incantata la tastiera, non vi preoccupate. La realtà è che in questo post vi voglio parlare di una stella molto particolare: si tratta di Epsilon Lyrae, uno spettacolare sistema stellare multiplo nella costellazione boreale della Lyra (quella in cui vi trova Vega).

Epsilon Lyrae (ε Lyr / ε Lyrae) è una stella binaria della costellazione della Lyra. Comunemente nota come la doppia-doppia, Epsilon Lyrae è una delle stelle binarie più conosciute. Può essere facilmente risolta in due componenti che vengono visualizzate facilmente attraverso un binocolo, o anche ad occhio nudo per coloro che hanno una vista eccellente. La stella a nord viene chiamata epsilon-1 e quella a sud è chiamata epsilon-2; entrambe si trovano a circa 162 anni luce dalla Terra e entrambe orbitano attorno ad un comune centro di gravità. Con un telescopio è possibile osservare che ciascuna delle due stelle è a sua volta un sistema binario. La capacità di visualizzare la duplicità di ciascuna stella è considerato un ottimo test per la capacità di risoluzione dei telescopi amatoriali, in quanto le singole doppie sono molto ravvicinate: le stelle di ε1 distano solo 2,6 secondi d'arco (nel 2006), quelle di ε2 sono separate tra loro ancora meno: 2,3 secondi d'arco. Le prime misurazioni ad alta precisione delle loro orbite furono eseguite nel 1980, da allora ci sono stati solo piccoli spostamenti angolari. Le componenti di ε1 hanno magnitudini di 5,0 e 6,1 e hanno un periodo orbitale che può essere stimato approssimativamente a 1200 anni, il che le pone a circa 140 UA di distanza. Le componenti di ε2 hanno magnitudini 5,2 e 5,5, e forse orbitano mutuamente tra loro in circa 600 anni. ε1 e ε2 distano 0,16 anni luce tra loro, e ci vorranno centinaia di migliaia di anni affinché completino un'orbita completa. Un osservatore posto presso una coppia vedrebbe l'altra coppia brillante con la luce di un quarto di Luna, a meno di un grado di distanza l'una dall'altra.
Una quinta componente di questo sistema, in orbita attorno ad una stella della coppia ε2, è stata rilevata con metodi interferometrici nel 1985 e confermata in due successive osservazioni. A causa dei dati limitati, non è possibile fornire i parametri orbitali, ma il suo rapido movimento suggerisce un periodo orbitale di poche decine di anni. La sua massima separazione stimata di 0,2 secondi d'arco, rende impossibile l'osservazione visuale diretta.

 

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giovedì 15 maggio 2008

Lettera all'Immortale Amata

Tra le carte di Beethoven, dopo la sua morte, venne rinvenuta l'ormai famosa Lettera all'Immortale Amata:

«6 luglio, di mattina.
Mio angelo, mio tutto, mio io — Sono poche parole per oggi, e per giunta a matita (la tua) — Il mio alloggio non sarà definito prima di domani — che inutile perdita di tempo — Perché questa pena profonda, quando parla la necessità — può forse durare il nostro amore se non a patto di sacrifici, a patto di non esigere nulla l'uno dall'altra; puoi forse cambiare il fatto che tu non sei interamente mia, io non sono interamente tuo: Oh Dio, volgi lo sguardo alle bellezze della natura e rasserena il tuo cuore con ciò che deve essere — l'Amore esige tutto, e a buon diritto — così è per me con te, e per te con me. Ma tu dimentichi tanto facilmente che io devo vivere per me e per te; se fossimo davvero uniti, ne sentiresti il dolore tanto poco quanto lo sento io — Il mio viaggio è stato terribile; sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro. Poiché scarseggiavano i cavalli, la diligenza ha scelto un'altra strada, ma quant'era orribile! Alla penultima stazione di posta mi sconsigliarono di viaggiare la notte; volevano mettermi paura parlandomi di una foresta, ma ciò mi incitò maggiormente — ed ho avuto torto. La carrozza non poteva che rompersi per quel sentiero orrendo, fangoso e senza fondo. Se non avessi avuto con me quei postiglioni sarei rimasto in mezzo alla strada. Esterhby, viaggiando per la solita via, con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che è toccata a me con quattro — Eppure ho provato un certo piacere, come sempre quando riesco a superare felicemente qualche difficoltà — Ora passo in fretta dai fatti esterni a quelli più intimi. Ci vedremo sicuramente presto; neppur oggi riesco a far parte con te delle mie considerazioni di questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre vicini l'uno all'altro, non avrei certo simili pensieri. Il mio cuore trabocca di tante cose che vorrei dirti — ah — vi sono momenti in cui sento che le parole non servono a nulla — Sii serena — rimani il mio fedele, il mio unico tesoro, il mio tutto, così come io lo sono per te. Gli dei ci mandino il resto, ciò che per noi dev'essere e sarà.
Il tuo fedele Ludwig.»

«Lunedì 6 luglio, di sera.
Tu stai soffrendo, creatura adorata — soltanto ora ho appreso che le lettere devono essere impostate di buon mattino il lunedì-giovedì — i soli giorni in cui parte da qui la diligenza per K. — stai soffrendo — Ah, dovunque tu sia, tu sei con me — Sistemerò le cose tra noi in modo che io possa vivere con te. Che vita!!! Così!!! Senza di te — perseguitato da ogni parte dalla bontà della gente — che io non desidero né tanto meno merito — umiltà dell'uomo verso l'uomo — mi fa soffrire — e quando considero me stesso in rapporto all'universo, ciò che io sono e che Egli è — colui che chiamiamo il più grande degli uomini — eppure — qui si rivela la natura divina dell'uomo —piango se penso che probabilmente non potrai ricevere notizie da me prima di sabato — Per quanto tu mi possa amare — io ti amo di più. — Ma non avere mai segreti per me — buona notte — Dato che sto facendo la cura dei ba gni devo andare a letto — Oh Dio — così vicini! così lontani! Non è forse il nostro amore una creatura celeste, e, per giunta, più incrollabile della volta del cielo?»

«Buon giorno, il 7 luglio.
Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti — posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più — Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito — Sì, purtroppo dev'essere così — Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun'altra potrà mai possedere il mio cuore — mai — mai — oh Dio, perché si dev'essere lontani da chi si ama tanto. E la mia vita a V[iennal è ora così infelice — Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini — alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare — ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni — debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la l[ettera]. — Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme — Sii calma — amami — oggi — ieri — che desiderio struggente di te — te — te — vita mia — mio tutto — addio. — Oh continua ad amarmi — non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato.
Sempre tuo
Sempre mia
Sempre nostri — L.»

Si tratta di un documento straordinario, perché è la sola lettera d'amore del compositore che sia nota, ed è testimonianza di reale e grande pulsione amorosa, di profonda e sconvolgente "passione terrena".

 

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La meningite

Ogni anno ci sono oltre un milione di casi di meningite nel mondo. La malattia colpisce soprattutto neonati e bambini, con un tasso di mortalità medio del 15%. Nei paesi occidentali si arrivano a contare oltre 8000 morti ogni anno.

Vediamo nel dettaglio in cosa consiste questa malattia così diffusa e insidiosa.

Si tratta di una infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Queste membrane prendono il nome, appunto, di meningi.

La meningite può essere di tre tipi:

  • Virale (detta anche asettica);
  • Batterica;
  • Causata da funghi.

La forma virale è la più comune e non è molto pericolosa: la guarigione si ottiene dopo un massimo di 10 giorni e non ci sono conseguenze gravi. La forma batterica invece, anche se più rara, è molto più pericolosa e può avere un decorso fatale.

Il periodo di incubazione, in questo caso, dipende dal tipo di batterio che causa la malattia e può variare tra i 2 e i 10 giorni (nella forma virale invece è tra i 3 e i 6 giorni). La malattia in ogni caso è contagiosa solo nella fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti al presentarsi dei primi sintomi.

I batteri che sono più frequente causa di meningite sono tre:

1) Neisseria meningitidis (meningococco)

2) Streptococcus pneumoniae (pneumococco)

3) Haemophilus influenzae tipo b (emofilo o Hib)

Per quanto riguarda la meningite virale, gli agenti più frequenti sono herpes virus ed enterovirus. La meningite di origine fungina si manifesta invece soprattutto in persone con deficit della risposta immunitaria, come per esempio i malati di Aids, e può rappresentare comunque un pericolo per la vita.

I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. I sintomi più tipici sono:

irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità della nuca)
febbre alta
mal di testa
vomito o nausea
alterazione del livello di coscienza
convulsioni.

Esistono alcuni fattori di rischio che sono:

- l'età: le meningiti batteriche colpiscono soprattutto i bambini sotto i 5 anni e altre fasce di età che variano a seconda del germe. Infatti le forme da meningococco interessano, oltre i bambini piccoli, anche gli adolescenti e i giovani adulti, mentre le meningiti da pneumococco colpiscono soprattutto gli anziani
- la vita di comunità: le persone che vivono e dormono in ambienti comuni, come gli studenti nei dormitori universitari o le reclute, hanno un rischio più elevato di meningite da meningococco
- il fumo e l'esposizione al fumo passivo
- altre infezioni delle prime vie respiratorie.

La malattia può avere complicazioni anche gravi, con danni neurologici permanenti, come la perdita dell’udito, della vista, della capacità di comunicare o di apprendere, problemi comportamentali e danni cerebrali, fino alla paralisi. Tra le complicazioni di natura non neurologica possono esserci danni renali e alle ghiandole surrenali, con conseguenti squilibri ormonali.

Il trattamento della meningite batterica si basa soprattutto sulla terapia antibiotica. L’identificazione del batterio che causa la malattia è importante sia per orientare la terapia antibiotica del paziente, sia per definire se è necessaria la profilassi dei contatti.

In caso di meningite da meningococco e, in misura minore, da Haemophilus influenzae b, i contatti stretti del malato hanno un maggior rischio di ammalarsi rispetto alla popolazione generale. Per questo è indicata la loro profilassi antibiotica e sorveglianza. Dagli anni Novanta è ormai comune la vaccinazione contro Haemophilus influenzae b, che in Italia rientra tra quelle previste per tutti i nuovi nati. Sono disponibili sul mercato anche i vaccini contro alcuni ceppi di pneumococco e alcuni sierogruppi di meningococco.
Per quanto riguarda lo pneumococco, sono disponibili il vaccino coniugato eptavalente, raccomandato in alcuni Paesi per la vaccinazione di tutti i neonati, e il vaccino 23 valente polisaccaridico.

 

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mercoledì 14 maggio 2008

La distribuzione dell'acqua nel nostro pianeta

Questo grafico tridimensionale, molto interessante, mostra la distribuzione dell'acqua nel nostro pianeta. Si noti come il 97,5% delle acque costituiscono gli oceani, mentre il 2,5% sono le acque dolci continentali. Di queste il 68,7% è racchiusa nei ghiacciai. Da notare che le acque atmosferiche e di superficie costituiscono solo lo 0,4% delle acque dolci e di queste solo lo 0,8% sono contenute nelle piante e negli animali.

 

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Cosa è la New Age?

La New Age (detta anche Età dell''Acquario) è un vasto ed eterogeneo movimento di ricerca «spirituale» fortemente intriso di magia che ritiene (impropriamente secondo alcuni studiosi di astrologia) iniziata una nuova era zodiacale legata all'Acquario. La «nuova era» vuole contrapporsi alla precedente (quella dei Pesci) dominata da razionalità, conformismo, paura, dolore, fanatismo, violenza, valorizzando l'emotività, l'espressività del corpo, l'energia della mente-spirito che può creare il destino di ognuno, la visione magica del mondo.
Se anche astrologicamente non siamo nell'Età dell'Acquario, la N.A. trova sempre nuovi adepti e gode di una vasta diffusione. Nata sulla scia della contro-cultura americana (già nel 1960 l'opera rock Hair cantava la prossima venuta dell'Acquario), la N.A. mescola nei suoi innumerevoli gruppi credenze diverse che vanno dall'esistenza di fate e gnomi alla fede di un Cristo cosmico che anima tutto l'universo come un'energia sottile), dalla legge del Karma, alla presenza di Maestri che vengono da altri mondi a guidare l'umanità verso la rigenerazione finale. L'influenza del pensiero orientale (induismo, buddhismo; yoga) e delle religioni dei primitivi (sciamanesimo, animismo, magia) è molto forte. Il mondo degli affari statunitense ha accettato alcuni paradigmi della N.A.: si organizzano seminari di sciamanesimo e di yoga, corsi di occultismo e di pratiche tantriche per «attivare le energie» e migliorare l'efficienza di manager e funzionari, mentre l'astrologia e la numerologia sono talvolta utilizzate per selezionare i candidati ad un impiego.
Elementi fondanti della N.A. sono l'espansione del piano di coscienza, l'attenzione al corpo e alle medicine alternative, l'ecologia mistica, l'interesse per le filosofie orientali, il rigetto delle Chiese ufficiali, la fede nella Grande Energia Cosmica o Vibrazione Universale che è Dio.
Le fonti del pensiero acquariano sono la Teosofia, l'esoterismo, il misticismo orientale, l 'Antroposofia, l'occultismo, l'ecologia profonda. Esiste una corrente musicale N.A. ormai consolidata, che pubblica una rivista dallo stesso nome.

(Tratto da: La magia, Cecilia Gatto Trocchi, tascabili economici Newton)

 

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Qual è l'origine del termine "assenteismo"?

Se ne sta parlando molto negli ultimi giorni. Ma vediamo cosa dice il dizionario riguardo al termine "assenteismo":

s. m. [dall'ingl. absenteeism, termine coniato per designare l'abitudine dei proprietari inglesi di terreni irlandesi di vivere lontani dalle loro proprietà, pur incassandone i proventi]. - 1. L'essere frequentemente assente dal posto di lavoro per malattia, reale o pretestuosa, oppure per altre cause: l'a. in fabbrica; la lotta all'assenteismo. 2. Indifferenza, disinteressamento ai problemi politici e sociali o comunque a questioni d'interesse comune.

Interessante, vero? ;-)

 

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Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...