Gli antichi arabi la chiamarono Al Ghul: la stella del diavolo. Il nome moderno è Algol, detta anche Beta Persei, che indica l'appartenenza alla costellazione di Perseo.
Cosa ha di particolare questa stella per meritarsi l'appellativo di stella del diavolo?
E' molto probabile che anticamente gli arabi, nelle loro accuratissime osservazioni astronomiche, notarono ciò che ufficialmente fu notato dall'astronomo Geminiano Montanari nel 1670, e cioè che questa stella ha una luminosità variabile. La sua magnitudine apparente cambia regolarmente tra 2,3 e 3,5 in un periodo di 2 giorni, 20 ore e 49 minuti. Una differenza di 2,2 magnitudini tra massimo e minimo di luminosità corrisponderebbe ad una differenza di intensità pari a circa 7,5 volte. Quindi al massimo Algol è 7,5 volte più luminosa che al minimo: una differenza perfettamente apprezzabile ad occhio nudo.
La mappa stellare mostra la posizione nel cielo di Algol.
Ma qual è il motivo di questa variabilità? Algol fa parte di una categoria di stelle variabili, dette "variabili ad eclisse". Si tratta di un sistema di due stelle che orbitano molto vicine tra loro. Quando la meno luminosa delle due passa davanti a quella più luminosa, si ha la diminuzione della luminosità complessiva del sistema. Si ha, appunto, un'eclisse. Anche quando la più luminosa passa davanti alla stella meno luminosa si ha una diminuzione della luminosità del sistema, ma è una diminuzione molto piccola, tuttavia rilevabile, tanto che è possibile misurare dei "minimi secondari".
L'animazione mostra il sistema di stelle di Algol con le loro reciproche eclissi.
Curva di luce di Algol in cui è possibile vedere un minimo secondario che avviene quando la stella più luminosa del sistema occulta quella meno luminosa.
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