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La visione scientifica

Bisogna sgomberare subito il terreno da un equivoco che purtroppo è molto frequente. Non si tratta di sostituire con un'arida visione scientifica del mondo la tensione morale, lo spirito religioso, le idee forza, le tradizioni, le aspirazioni con cui ciascuno di noi dà senso alla propria vita.
Al contrario, vogliamo affiancare a tutto quello che ci motiva la conquista di una prospettiva diversa, di un prodotto tipico dello sviluppo intellettuale di una cultura particolare, quella dell'occidente giudeo-cristiano, ma che si è alla fine rivelato essere molto più generale delle sue radici storiche e culturali.
Coloro che hanno acquisito una visione scientifica dell'universo materiale vedranno probabilmente con occhi diversi se stessi e gli altri, le proprie idee e le proprie motivazioni, ma non avranno perso la capacità di meravigliarsi, di provare emozioni, di credere e di amare. Spesso accade il contrario, come si può constatare leggendo la vita e le opinioni dei grandi scienziati che hanno eccelso non soltanto nella scienza ma anche come campioni di umanità.
Nessuna donna e nessun uomo dovrebbe essere oggi privato di questo arricchimento interiore. Combinando lo studio delle scienze naturali con quello della letteratura, della storia, della filosofia e della matematica, la scuola media superiore è il luogo ove si deve integrare tutto ciò che di meglio è stato prodotto dalle menti degli uomini che ci hanno preceduto. Visione scientifica quindi come parte di un'unica cultura.
Ma cosa si deve intendere esattamente per «visione scientifica del mondo»? Ricorrendo a una definizione usata per la cultura umanistica, possiamo dire che la visione scientifica è ciò che resta nella mente di colui che si è avvicinato alla conoscenza delle scienze naturali quando, passato un po' di tempo, dimentica i dettagli degli esperimenti, i particolari dei sistemi studiati, le formule che rappresentano i fenomeni naturali.
Distaccandosi dai fatti specifici, la mente umana ha la capacità di individuare alcune idee guida, di selezionare i modelli che si ripetono, di estrarre i contenuti dominanti e quindi di richiamare a se stessa, di solito con poche immagini, un'enorme varietà di informazioni. È un procedimento considerato normale in letteratura: dopo avere letto molte poesie del Duecento, con le relative note, e avere studiato la storia e i costumi di quel secolo, possiamo parlare del «dolce stil novo» riuscendo a cogliere l'essenza di una poetica a noi lontana.
Un'ultima riflessione che riguarda molte persone e alla quale non si dà mai abbastanza peso: meno ci occuperemo di scienza nella nostra vita professionale, più è necessario usare ora l'occasione dello studio della fisica e delle altre scienze per costruirci un'immagine scientifica del mondo. Dopo sarà troppo tardi.

[Bibliografia: La Fisica, Ugo Amaldi; Zanichelli]

 

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