Spesso si pensa che la qualità della vita dipenda da quanti quattrini si riescono a guadagnare. In un certo senso nella nostra civiltà attaccata al denaro, la qualità della vita viene fatta corrispondere a questo parametro. In realtà è molto probabile che ciò non sia del tutto vero. Ad esempio se per guadagnare molti soldi sono costretto a lavorare 18 ore al giorno e nell’arco di un anno ho pochissimi giorni di riposo, la mia qualità della vita non è molto alta. Non avrei nemmeno la possibilità di godermeli, tutti questi soldi.
No, la qualità della vita non dipende dai soldi che si guadagnano, però potremmo ipotizzare che dipenda dai soldi che si possiedono già. Il classico “figlio di papà”, che ha possibilità economiche che non derivano da sue fatiche o meriti, sperimenta una buona qualità della vita? Negli esempi di vita vissuta che ci capita di vedere ci accorgiamo che i figli di papà invece sono annoiati, senza valori, senza stimoli. Cercano solo avventura, spesso anche droga e non sembrano vivere alcuna felicità. Riescono solo a sperperare soldi e tempo, come se ciò fosse un surrogato della felicità.
Questo perché non tutti gli uomini sono in grado di sopportare la mancanza dello stress quotidiano che costringe le persone normali ad alzarsi la mattina e a lottare per guadagnarsi da vivere. La mente umana è stata fatta per risolvere problemi, per affrontare “nemici” (fisici o idealizzati che siano), per avere la sua buona dose giornaliera di stress.
Se questo stress viene a mancare, le persone fanno di tutto per crearselo da soli, con risultati spesso disastrosi.
La qualità della via potrebbe dipendere dalla salute fisica. Su questo punto sono personalmente abbastanza d’accordo. Sappiamo benissimo che una buona salute che si protrae fino ad età avanzata permette di sentirsi maggiormente appagati in tutto ciò che si compie. Ma anche l’ambiente in cui si vive, l’ambiente in cui si lavora, gli aspetti delle dinamiche familiari sono determinanti nel valutare la qualità della vita di un individuo.
Direi che posso individuare alcune variabili importanti che sono:
1) Lavoro che appassiona, ma che non impegna un numero esagerato di ore al giorno.
2) Condizione economica che permette di far fronte a tutte le esigenze più importanti. “Essere ricchi” da questo punto di vista, potrebbe essere invece un fattore negativo.
3) Buona salute.
4) Buone condizioni psicologiche.
5) Ambiente lavorativo confortevole che permette di esprimere appieno le proprie capacità.
6) Dinamiche familiari positive.
7) Vita sentimentale appagante (questa la potevo mettere anche tra le prime voci, vista l’importanza).
8) Vivere in un ambiente sociale in cui sono rispettati pienamente i diritti umani (cosa che in molti luoghi del mondo non è affatto data per scontata, e in certi casi nemmeno in Italia i diritti sono rispettati del tutto).
Quanti sono i fortunati che possono dire di avere una situazione positiva per quanto riguarda tutti gli 8 punti che ho elencato? Direi pochi. In ogni caso la qualità della via non è solo un problema individuale, ma soprattutto collettivo. Si sta facendo qualcosa attualmente nella direzione di migliorare la qualità della vita a livello collettivo? Di solito a questa domanda è facile rispondere di no. L’impressione è che qualcosa semmai si stia facendo nella direzione opposta, cioè di limitare la qualità della vita in nome di qualche fantomatica “crisi” per la quale ci dovremmo sacrificare tutti per stare meglio “un domani” non ben identificato.
Qualunque crisi non si risolve mai “facendo sacrifici” ma trovando nuove idee per risolvere i problemi, vecchi e nuovi, che ci si presentano davanti. Però mi sembra che queste idee non si trovano e i problemi restano intatti, lì dove sono sempre stati.
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