Cosa sono le curve di livello? Per rispondere possiamo partire dal fatto che chi prepara le carte geografiche ha un compito arduo: deve descrivere un mondo in tre dimensioni usandone solo due. Il mondo visto dall’alto, come quello che si raffigura nelle cartine, sembra appiattire ogni rilievo; com’è possibile, allora, descrivere la reale conformazione di un territorio, rendere l’altezza delle montagne o le profondità degli oceani? Per riuscirvi i cartografi utilizzano il metodo delle curve di livello, cioè segni convenzionali che individuano tutti gli elementi che si trovano alla stessa quota.
In natura l’altitudine cambia in modo continuo: nelle cartine invece procede a sbalzi, segnati dalle curve di livello, linee curve che uniscono idealmente i punti situati alla stessa altezza (isoipse), segnate da un numero accanto alla curva.
Per capire l’esatta pendenza di un territorio segnato in carta dobbiamo prestare attenzione alla distanza fra le varie isoipse tracciate. Quando le curve sono molto ravvicinate fra loro, significa che in quel punto di trova un pendio molto ripido; viceversa, una zona in cui le isoipse sono molto distanziate fra loro è quasi pianeggiante.
Il termine isoipsa deriva dal greco e significa “stessa altezza”. Allo stesso modo, tutti i punti che appartengono a una curva isobata si trovano alla stessa profondità (dal greco bathos, “profondità”). Mentre le isoipse si usano per descrivere i rilievi e dunque i territori montuosi, le isobate sono particolarmente utili nelle carte dei fondali marini. Sapere quanto è profondo il mare è indispensabile, ad esempio, a una nave che non voglia incagliarsi nelle secche.
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