Passa ai contenuti principali

La pompa di calore

 

Di solito per riscaldare gli ambienti si sfrutta la combustione di idrocarburi, come gasolio o metano, con conseguente emissione di biossido di carbonio e altri gas, anche nocivi. Da diversi anni, per rendere più economico il riscaldamento degli edifici si sono studiate, oltre a migliori tecniche di isolamento termico, anche soluzioni più efficaci per le macchina termiche sfruttate per il riscaldamento. Sono così tornate d’attualità le osservazioni effettuate nel 1852 dal fisico inglese William Thompson (poi nominato Lord Kelvin per meriti scientifici), il primo a descrivere il ciclo termico della pompa di calore e intuirne le potenzialità economiche.

La sua idea consiste nel riscaldare l’aria interna all’edificio (che ha una temperatura più elevata) mediante il raffreddamento dell’aria esterna (che ha una temperatura inferiore).

Il nome “pompa di calore” è collegato all’idea di cedere calore a una temperatura più elevata di quella alla quale è stato prelevato. Nel suo funzionamento essa si comporta come le macchine frigorifere con il compressore posto nei locali interni e la serpentina dell’evaporatore situata all’esterno. Il vantaggio del suo uso, rispetto a un sistema di riscaldamento tradizionale, è contenuto del diagramma mostrato sotto:

pompa di calore

alla sorgente calda (la stanza) giunge una quantità di calore il cui valore assoluto è:

dove Q1 è il calore (questa volta positivo) che la pompa riceve dalla sorgente fredda e W(e) è il lavoro esterno (positivo) compiuto dal motore, tipicamente elettrico, contenuto nella pompa. Se avessimo fornito la stessa quantità di energia esterna W(e) mediante combustibili o l’uso di energia elettrica, la stanza avrebbe ricevuto una quantità di calore:

Quindi l’uso della pompa di calore implica un vantaggio che è descritto matematicamente dal rapporto K (detto coefficiente di guadagno) tra la quantità di calore |Q2| che giunge a riscaldare l’interno e il lavoro W(e) necessario per ottenere tale riscaldamento:

Quindi una pompa di calore ideale è costituita da una macchina reversibile (e che funziona nel senso inverso) che lavora tra le temperature T1 e T2 (con T1 < T2) con un coefficiente di guadagno dato da:

La pompa di calore risulta quindi più adatta per i climi temperati nei quali è minore lo sbalzo di temperatura fra interno ed esterno, mentre nei climi più rigidi è utilizzata spesso in combinazione con i sistemi tradizionali, che forniscono il surplus di energia richiesto nei giorni più freddi.

Una buona pompa di calore reale può avere un valore di K pari a 5 o 6: per ogni joule di energia fornita dall’esterno (cioè pagata dal gestore dell’edificio) si ottiene un riscaldamento di 5 o 6 J. Inoltre, in una pompa di calore è possibile invertire la direzione del funzionamento. In questo modo si obbliga il fluido a scorrere nella direzione opposta rispetto all’inverno. Così il calore è assorbito dall’ambiente freddo, che è la casa che si vuole raffreddare, ed è ceduto all’ambiente caldo, cioè l’esterno. Quindi la pompa di calore funziona anche come condizionatore.

L’economicità e la compatibilità ambientale del sistema sono notevoli a parità di prestazioni, anche tenendo conto delle dispersioni di energia nella centrale e nelle linee elettriche.

Una pompa di calore fa risparmiare il 35% di combustibile rispetto ad un modello tradizionale per riscaldamento; quindi, riduce della stessa percentuale le emissioni nocive nell’atmosfera.


Commenti

Post popolari in questo blog

Perché un numero moltiplicato per zero fa zero?

Ad alcuni potrà sembrare una domanda banale, ma non potete immaginare quante sono le persone che me lo chiedono e che prima di trovare una risposta degna di questo nome si scervellano senza successo. Evidentemente il problema non viene percepito come così banale. In realtà il “ mistero ” ha una risposta semplicissima. Per capire perché un numero qualsiasi (diverso da zero) moltiplicato per zero da come risultato zero , possiamo ricorrere ad un esempio . Come prima cosa dobbiamo pensare che i numeri sono degli “ insiemi ” di oggetti . Ad esempio il numero 5 lo possiamo immaginare come un insieme formato da 5 caramelle , o da 5 biglie, o da 5 oggetti qualsiasi. Se dobbiamo moltiplicare il numero 5 per il numero 3, significa quindi che dobbiamo prendere 3 insiemi formati da 5 caramelle. Se contiamo tutte le caramelle che adesso abbiamo, troviamo il numero 15. Occorre notare che anche se prendiamo 5 insiemi da 3 elementi, otteniamo 15 elementi. infatti 3x5=15, ma anche 5x3=15, come ci ...

Problemi WiFi con OS X Lion. La soluzione definitiva!

Sono tantissimi gli utenti che, dopo l'installazione del nuovo sistema operativo OS X Lion , hanno avuto gravi problemi con la connessione WiFi . Di solito il problema si presenta come una difficoltà di connessione con il router: la connessione dura pochi minuti e poi cade senza motivo. Su internet ci sono varie guide per cercare di risolvere il problema, ma nessuno di questi rimedi funziona veramente . Per fortuna qualcuno su internet ha trovato la soluzione definitiva : sostituire i driver WiFi della versione di OS X 10.7.0 (Lion) con quelli della versione 10.6.4 (Leopard) . In questo modo i problemi di connessione WiFi con Lion si risolvono completamente in pochi minuti. Come faccio a saperlo? Con il mio iMac 21,5 il metodo ha funzionato alla perfezione! :-) ( update : oggi 28 settembre 2011 ancora il wifi sta funzionando!) Ecco cosa bisogna fare ( attenzione che tutto ciò che farete da questo momento in poi è A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO !) 1) Scaricare l...

Onde trasversali e onde longitudinali

  Un’onda che si forma muovendo l’estremità di una lunga molla è un esempio di onda elastica . Essa si chiama così perché si propaga grazie alle proprietà elastiche del mezzo materiale in cui ha origine. Onda trasversale . Un’onda elastica si può generare spostando alcune spire di una molla in direzione perpendicolare rispetto alla molla stessa. Per esempio, possiamo spostare una delle prime spire per poi rilasciarla: accade così che le spire contigue, sollecitate dalla prima, si mettano anch’esse in movimento, spostandosi trasversalmente rispetto alla direzione di propagazione dell’onda . Il processo poi continua, consentendo all’onda di investire spire sempre più lontane. Onda longitudinale . E’ possibile perturbare la molla anche in un altro modo e cioè avvicinando e poi rilasciando alcune spire di una lunga molla. Si ha così una regione di spire compresse che si sposta lungo la molla, seguita da un’altra zona di spire rade: ciascuna spira, quando è investita dalla pert...