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Numeri decimali

 

L'importanza dei numeri decimali sta proprio nel fatto che consentono l'effettuazione dei calcoli con le usuali tecniche del sistema posizionale. Eppure il sistema di numerazione posizionale era noto da molti secoli prima che ci si rendesse conto che esso offriva un grande vantaggio nel calcolo con le frazioni.
Uno dei primi sostenitori delle frazioni decimali è stato il matematico F. Viete (1540-1603) con il suo libro Canon Mathematicus pubblicato nel 1579.

Pochi anni dopo (1585) Simon Stevin (1548-1620), matematico e ingegnere olandese, pubblicava l'opuscolo De Thiende (Il decimale), in cui insegnava «il modo di eseguire tutti i calcoli necessari per mezzo dei numeri interi, senza ricorrere a frazioni». In questo modo venivano eliminate, introducendo le frazioni standard e denominatore 10, 100 ecc. le complessità del calcolo frazionario.

Il limite della proposta di Stevin era nella notazione usata: ci vollero ancora circa due secoli perché la notazione diventasse definitiva e il sistema decimale acquistasse la funzionalità attuale.
Occorre altresì rilevare che a tutt'oggi ci sono diversità nell'uso della notazione: in Inghilterra si usa il punto a mezza altezza, in America il punto, nell'Europa continentale la virgola.
Per curiosità, notiamo che, per esempio, il numero decimale:

17, 452,

nell'antichità (sec. XVII) veniva scritto in modi diversi, come:

17 4(1) 5(2) 2(3); oppure 17|452; oppure: 17(452.

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