lunedì 5 maggio 2008

Per cosa combattete?

Tutti noi abbiamo un obiettivo nella vita, un sogno, un nemico visibile o invisibile da vincere. E' la natura stessa della vita che ci impone di trovare un obiettivo e di inseguirlo fino alla sua completa realizzazione.

Vedo moltissimi, giovani e meno giovani, che invece non hanno un vero obiettivo nella vita, si limitano a cercare qualcosa di molto vago, che non crea alcuna soddisfazione di base. "So quello che non voglio, ma non so quello che voglio" è il loro tacito slogan. Si tratta di uomini e donne che hanno già superato la trentina, con un bagaglio di esperienze confuse sia dal punto di vista lavorativo che da quello sentimentale. Perché, è ovvio, il lavoro e i sentimenti vanno spesso di pari passo. Niente lavoro sicuro = niente di sicuro nell'amore. Questa equazione viene recepita dai "giovani" trentenni di quest'epoca come un vincolo assolutamente scontato. Nessuno osa metterlo in dubbio.

Ma certo! Come fai a mettere su casa e famiglia senza un lavoro sicuro? Senza il posto fisso? Questa però potrebbe (dico potrebbe) essere una "barriera psicologica". Non si accorgono che esistono altri lavori che non garantiscono certezze. Ad esempio chi apre un ristorante che certezze ha? In realtà nessuna. Come fa a sapere se i clienti arriveranno sempre? E se apre un altro locale vicino che fa concorrenza? E se un incendio distrugge il locale? E se fallisce? E se la mafia chiede il pizzo? Un mese lavori e il successivo non lo sai. Un giorno lavori e l'altro, che ne sai?

Un libero professionista non ha (molte) più certezze di un precario, ad esempio.

I lavori non sono sicuri come non è sicura nemmeno la vita.

Su questa base di "precarietà" si fondano però anche i sentimenti. I sentimenti sono precari come i lavori che si fanno. Un amore comincia ma non si sa se può continuare, spesso non si sa nemmeno se può cominciare. In questo modo si resta eterni adolescenti e non si cresce mai.

Ma alla fine per cosa combattiamo? Anche gli obiettivi sono precari? Sicuramente sì. Corsi di laurea iniziati e mai portati a termine, facoltà cambiate ogni anno, sogni artistici falliti e tante altre cose.

Molti portano avanti sogni velleitari: diventare attori, miliardari, veline, cantanti, così poi se falliscono possono dire che era troppo difficile e che non avevano le amicizie giuste. Altri non fanno proprio niente, perché è inutile cominciare a fare qualcosa... se non si hanno le amicizie giuste!

Tutte barriere psicologiche che possono essere abbattute solo nel momento in cui si riconoscono come tali.

In conclusione posso dire solo una cosa. La realtà dei fatti dimostra come la "precarietà" della vita potrebbe essere solo una barriera psicologica (o persino un alibi) per tutti coloro che ne hanno una eccessiva paura. La paura è paralizzante e non permette di crescere, nemmeno a chi sarebbe capacissimo di farlo.

 

 

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