I Giochi antichi
I primi Giochi Olimpici furono disputati in Grecia, a Olimpia, nel 776 a.C.; presso i Greci queste competizioni, celebrate ogni quattro anni in onore di Zeus Olimpio, padre degli dèi, erano così importanti da causare tregue temporanee in caso di guerra tra le varie città-stato che vi partecipavano. In Grecia si celebravano anche altre competizioni sportive dedicate agli dèi, come i Giochi Pitici in onore di Apollo, i Giochi Nemèi sempre dedicati a Zeus e i Giochi Istmici sacri a Poseidone.
Tutte le manifestazioni prevedevano gare equestri, di atletica leggera, di lotta e combattimento.
II recinto olimpico (altis) era costituito dagli alloggi degli atleti, dagli impianti sportivi e dai templi sacri, fra i quali spiccava quello dedicato a Zeus.
Per partecipare agli antichi Giochi Olimpici era necessario essere in possesso di alcuni requisiti: erano ammessi esclusivamente gli uomini di origine greca e di condizione libera, i figli legittimi, in possesso di tutti i diritti civili; inoltre, dal momento che queste competizioni erano considerate sacre agli dèi, era ammesso solo chi non aveva commesso delitti di sangue né sacrilegi.
Il vincitore veniva gratificato con una corona posta sul capo, formata da rami di ulivo intrecciati, raccolti da una pianta vicino al tempio di Zeus e quindi considerati sacri.
Le prove olimpiche
Inizialmente sembra che l'unica gara prevista dai Giochi Olimpici fosse lo stadion, una gara di corsa; in epoca classica però le prove olimpiche disputate erano:
• lo stadion: consisteva in una corsa veloce di 192,27 m, corrispondenti alla lunghezza dell'edificio in cui si svolgeva la gara; il vincitore aveva l'onore e il privilegio di dare il suo nome all'Olimpiade successiva;
• il diaulos: consisteva in una gara di corsa lunga due stadion (andata e ritorno) e quindi di quasi 400 m;
• il dolichos: nacque come prova di resistenza sui 1500 m circa e con il tempo subì un'evoluzione fino ad arrivare a 4500 m circa;
• lo skamma: corrispondeva a una gara di salto in lungo con l'aiuto di pesi che si riteneva servissero ad aumentare la distanza percorsa in aria;
• il lancio del disco: si trattava di lanciare un disco originariamente in pietra, poi in bronzo;
• il lancio del giavellotto: consisteva nel lanciare un giavellotto, costituito da una lancia in legno con la punta di ferro e di una cintura centrale per aumentare la spinta;
• la lotta libera: consisteva in un combattimento tra due atleti, con prese mirate ad atterrare l'avversario sulla schiena; vinceva chi atterrava l'avversario per tre volte;
• il pugilato: all'inizio si gareggiava a mani nude, poi con strisce di cuoio che proteggevano le nocche;
• il pankrathion: competizione molto violenta e dura, era un misto di lotta e pugilato;
• l'oplitodromo: consisteva in una prova di corsa riservata a guerrieri in armi e non ha un corrispettivo nelle moderne Olimpiadi.
II Discobolo di Mirone (455 a.C. circa).
Gli antichi Giochi femminili
Nell'antica Grecia i Giochi erano vietati alle donne per ragioni religiose. Per le atlete venivano tuttavia organizzate speciali competizioni che prevedevano un pubblico esclusivamente femminile.
Era prevista una sola gara femminile di corsa, lunga 192 m (stadion). Le partecipanti correvano con i capelli sciolti e indossavano una tunica sopra il ginocchio.
Le Olimpiadi moderne
L'idea di sport concepita dagli antichi Greci venne abbandonata per secoli. Fu il barone francese Pierre de Coubertin (1863-1937), durante il Congresso internazionale di Parigi nel 1894, a rilanciare i Giochi Olimpici, simbolo nell'antica Grecia e della fratellanza tra le varie città-stato. De Coubertin propose di rinnovare e ripristinare l'antica tradizione olimpica, suggerendo di disputare i Giochi ogni quattro anni e di prevedere una sede "mobile" della manifestazione, scelta in Paesi diversi dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO).
Questa manifestazione, unica nel panorama internazionale sportivo e sociale, ha ripreso la tradizione delle Olimpiadi antiche, all'insegna dell'incontro tra i giovani di vari Paesi, dove ogni atleta gareggia per dare il meglio di sé; in effetti lo stesso De Coubertin fu promotore del celebre motto: "L'importante non è vincere, ma partecipare". La prima Olimpiade moderna si svolse nel 1896 ad Atene, in Grecia, in omaggio alla patria originaria dei Giochi: a essa potevano partecipare solo atleti dilettanti maschi.
Al primo classificato in ogni disciplina viene assegnata, al posto dell'antica corona di ulivo intrecciato, una medaglia d'oro: vengono premiati anche il secondo e il terzo classificato, rispettivamente con una medaglia d'argento e una medaglia di bronzo. La cerimonia di premiazione avviene all'interno dello stadio, con gli atleti che salgono sul podio. Tutto lo stadio rende omaggio al vincitore assistendo, in piedi, all'alzabandiera, mentre suona l'inno nazionale del Paese del vincitore.
la fiaccola e la bandiera olimpica
La fiaccola è il simbolo che annuncia le Olimpiadi; già nell'antichità veniva portata per le strade della Grecia per annunciare l'imminente inizio dei Giochi e la conseguente tregua delle guerre. Nel 1928 questa usanza venne reintrodotta e oggi fa parte delle moderne Olimpiadi; la fiaccola viene accesa a Olimpia, sede degli antichi Giochi, e viene portata nei vari continenti, fino a raggiungere la città e lo stadio dove si svolgeranno i nuovi Giochi Olimpici.
Le persone che trasportano in staffetta la fiaccola olimpica si chiamano tedofori e spesso sono atleti internazionali o celebrità. Durante la cerimonia di apertura dei Giochi, la fiamma alimenta il braciere posto in cima allo stadio: il fuoco olimpico arde poi per l'intera durata della manifestazione.
La bandiera olimpica fu ideata da Pierre de Coubertin, promotore delle moderne Olimpiadi, e presentata ufficialmente al Congresso Olimpico di Parigi nel 1914. Raffigura 5 anelli di colore diverso intrecciati tra loro su uno sfondo bianco. La combinazione di questi colori simboleggia tutte le nazioni, perché con essi si possono disegnare le bandiere di tutti gli Stati. Al contrario di quanto pensano molte persone, i cinque cerchi non simboleggiano i cinque continenti.
[Bibliografia: Diario Sport Manuale, Alberto Rampa – Maria Cristina Salvetti. Juvenilia Scuola]
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