Molto fanno iniziare la fantascienza con Giulio Verne, ma in realtà esiste un autore ben più antico, che si può, a buon diritto, definire un autore di fantascienza: si tratta di Luciano di Samosata che scrisse "La Storia Vera". Fin dal prologo Luciano chiarisce i contenuti dello scritto dichiarando che in esso una cosa sola era vera: che nulla di quanto raccontato era vero. Nonostante questa premessa la “Storia vera” è strutturata secondo i criteri storiografici esposti in seguito dallo stesso Luciano nel trattato “Come si scrive la storia”, perciò la fantastica avventura è narrata nello stile di un resoconto di viaggio realmente compiuto. Si pensa che, come sostenuto già da Fozio, la narrazione di Luciano possa essere stata influenzata dal romanzo ”Le incredibili meraviglie al di là di Tule” di Antonio Diogene. In realtà si può pensare che Luciano avesse un intento polemico, cioè volesse criticare gli storici dell'epoca che tendevano a "mitizzare" i loro racconti storici, aggiungendo dettagli esagerati allo scopo di creare maggiore interesse. Un po' come si fa anche in epoca moderna, quando si cerca lo "scoop" a tutti i costi. "La Storia vera" abbonda di dettagli incredibili, surreali, inverosimili, proprio per mettere in evidenza il fatto che anche nelle cronache, che dovrebbero essere oggettive, si tende a lasciarsi prendere la mano, abbandonandosi a fantasie spropositate.
Veniamo subito ad una descrizione dell'opera. La Storia vera è un’opera narrativa in due libri in forma autobiografica scritta da Luciano di Samosata con intento parodico. È uno dei più fantasiosi romanzi prodotti dalla letteratura greca che narra l'avventura di un gruppo di persone, che, capitanate dall'autore, decidono di attraversare le Colonne d'Ercole per vivere avventure strabilianti. È il primo testo in cui viene descritto un viaggio sulla luna.
Primo Libro
Dopo il prologo, l’autore inizia con la descrizione del suo viaggio immaginario assieme a cinquanta compagni oltre le colonne d’Ercole, animato come Ulisse dal desiderio di conoscere cose nuove. Subito l'equipaggio è colto da una tempesta di vento che sballotta la nave per settantanove giorni sinché all’ottantesimo, al termine della tempesta, riescono a sbarcare su un’isola misteriosa. Qui si imbattono in un fiume di vino e in un gruppo di esseri mezze donne e mezze viti. Già in questa prima parte Luciano trasporta il lettore in quell’atmosfera di fantastica parodia che permea tutto il romanzo, rinunciando ad ogni pretesa di verosimiglianza e lasciando viaggiare senza freni la sua fantasia.
Lasciata quest’isola il viaggio procede in maniera ancora più assurda: la nave è nuovamente catturata da un tifone, ma stavolta è trasportata fino a una terra vasta come un’isola, splendente e sferica e illuminata da una grande luce, la luna. Una simile descrizione di viaggio sulla luna non ha alcuna pretesa di essere realistica, ma è significativo che Luciano e i suoi contemporanei abbiano del tutto superato la concezione divina della luna, e la considerino un pianeta simile alla terra, sul quale un giorno l’uomo sarebbe realmente potuto sbarcare. Sbarcati sulla superficie lunare, Luciano e i suoi compagni sono catturati dagli ippogrifi e portati al cospetto del re selenita Endimione, che era impegnato in una guerra contro gli abitanti del sole. Questa “guerra stellare”, combattuta da guerrieri improbabili come i Caulomiceti armati di funghi come scudi e gambi di asparagi come lance, o come i Psyllotoxoti che cavalcano pulci grandi come dodici elefanti, è vinta dall’esercito del sole; Luciano e i suoi compagni, che avevano combattuto alleati con i seleniti sono fatti prigionieri e portati sul sole. La loro prigionia non dura molto, e una volta liberi decidono di tornare sulla terra nonostante Endimione cerchi di trattenerli con se promettendogli grandi onori. Prima di riprendere la narrazione del suo viaggio Luciano decide di concedere altro spazio alla sua immaginazione e di riferire le cose nuove e straordinarie che osservai durante l’intervallo del mio soggiorno sulla luna, iniziando una minuziosa quanto inverosimile descrizione dell’aspetto e delle abitudini dei seleniti.
Il resto della narrazione, dopo che la nave è tornata sulla terra, procede sullo stesso registro fantastico: l’equipaggio è prima mangiato da una balena di mille e cinquecento stadi di lunghezza, poi - attraverso la bocca aperta del mostro marino - avvista dei giganti che utilizzano isole oblunghe come fossero navi.
Secondo Libro
Liberatosi dalla prigionia nella balena, l'equipaggio giunge sull’isola dei Beati, governata dal cretese Radamanto, dove incontra Omero, Ulisse, Socrate, Pitagora e altri famosi personaggi storici e mitologici defunti.
Il romanzo si conclude con la promessa (che molti critici hanno definito l’ultima menzogna di Luciano) di un terzo libro, in realtà mai scritto, contenente le successive avventure negli Antipodi.
Fonte: Wikipedia
Qui potete trovare il testo completo dell'opera.
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