domenica 13 novembre 2011

Acrofobia

L’acrofobia è il timore ossessivo di cadere nel vuoto, che si prova affacciandosi da un luogo elevato. L’etimologia del termine ha origine dal greco antico, infatti àkron significa “cima” o “sommità”, mentre phòbos significa “paura” o “timore”.

acrofobia

Spesso al timore irrazionale di cadere si sostituisce una altrettanto irrazionale tentazione di buttarsi giù e per questo motivo si cerca in ogni modo di stare lontani da finestre, balconi, burroni o altri luoghi molti alti.

L’acrofobia è una fobia e quindi rientra in un’ampia varietà di forme di nevrosi. Capire l’origine dell’acrofobia non è facile e si possono formulare due ipotesi. La prima ipotesi è che questa paura dell’altezza sia l’espressione di un conflitto interiore del soggetto, quindi è come se fosse la “rappresentazione simbolica” del suo conflitto interiore. La seconda ipotesi invece è che sia dovuta a traumi che hanno a che fare con l’altezza, ad esempio una caduta da un luogo alto avvenuta nell’infanzia.

Una spiegazione inaspettata dell’acrofobia ci viene invece da uno studio condotto da Russell Jackson della California State University di San Marcos. Secondo questo studio l’acrofobia sarebbe causata da un’errata percezione delle distanze verticali, gli acrofobici quindi tenderebbero a sovrastimare le distanze verticali e ciò causerebbe la sensazione abnorme di paura. E’ una spiegazione che potrebbe andare bene, ma la angosciosa e ossessiva tentazione di buttarsi giù che sperimentano molti acrofobici, come si potrebbe inquadrare nell’ipotesi di Russell Jackson?

Ma quali sono i sintomi tipici dell’acrofobia? Anche i sintomi si possono dividere in due categorie: i sintomi fisici e quelli psichici. I sintomi fisici più comuni sono la tachicardia, la debolezza, la sudorazione e l’agitazione che possono sfociare anche in un attacco di panico. I sintomi psichici invece riguardano i comportamenti di “evitamento” dei luoghi alti. Quando questi comportamenti diventano estremamente frequenti possono ridurre le capacità sociali dell’individuo che cerca di uscire sempre meno di casa. Tutto ciò può degenerare anche nella depressione. Il tutto diventa assolutamente invalidante come possiamo leggere in questa testimonianza: “acrofobia che cambia la vita”.

Esiste una cura per l’acrofobia? Di solito si tende ad usare terapie basate su una graduale esposizione del soggetto a grandi altezze (terapia da esposizione). Ad esempio la persona viene fatta salire nei piani alti di un palazzo (di solito gli acrofobici non hanno affatto bisogno di vere grandi altezze per cominciare a percepire la loro angoscia) e si cerca di farla avvicinare molto gradualmente ad una finestra. Il tutto ovviamente viene fatto con la supervisione di uno psicoterapeuta che guida il paziente in questo procedimento.

Recentemente è stato sperimentato anche un rimedio basato sulla somministrazione di una pillola al cortisolo. Il cortisolo è una sostanza che dovrebbe, in qualche modo, annullare la sensazione di paura. In questo modo la terapia al cortisolo potrebbe affiancarsi alla “terapia da esposizione”. Ovviamente anche in questo caso bisogna sempre fare attenzione a tutte quelle terapie che vengono pubblicizzate come “miracolose” o anche semplicemente “definitive”. Se si legge bene l’articolo linkato prima si nota che il cortisolo è considerato come una sostanza senza effetti collaterali, ma se si segue il link “cortisolo” si legge invece che il cortisolo non è affatto così innocuo. Inoltre non sembra nemmeno che abbia gli effetti psichici indicati, come quello di inibire la paura.

Un rimedio che secondo me invece potrebbe essere molto efficace è quello di utilizzare la terapia da esposizione con la realtà virtuale! Il paziente viene sottoposto a stimoli in realtà virtuale, come salire su un elevatore di un cantiere di costruzione di un palazzo, senza alcun pericolo reale. Si tratta del Virtual Reality Medical Center. Un metodo che unisce la psicologia con le moderne tecniche informatiche!

Una curiosità. Sembra che non esista nessuna correlazione tra acrofobia e paura di volare. La differenza probabilmente è dovuta al fatto che non c’è collegamento visivo tra l’aereo e il terreno circostante. Esistono abilissimi piloti d’aereo che sono acrofobici, ma quando pilotano l’aereo non hanno nessuna paura, invece quando si trovano nei pressi una scogliera o salgono su un edificio alto la loro paura si manifesta in tutta la sua drammaticità.


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