lunedì 10 marzo 2008

Barbiere virtuale (da ascoltare con le cuffie e ad occhi chiusi)

Questo non è un vero e proprio filmato, ma un filmato audio. Si possono sentire vari effetti davvero realistici dei tipici suoni dentro una bottega di barbiere. Non è facile capire se hanno usato due microfoni per registrare, oppure hanno usato qualche software particolare per "migliorare" gli effetti. Una cosa è sicura, il realismo è davvero spettacolare, specialmente se si ascolta con una cuffia 5.1 o anche una cuffia stereo.

 

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Ieri sera un asteroide ha sfiorato la Terra! Si chiama 2008EZ7 ed è passato a 160000 km dal nostro pianeta!

Un asteroide e' sfrecciato la scorsa notte a 160000 chilometri dalla terra, la meta' della distanza tra il nostro pianeta e la luna. Il corpo celeste, che aveva un diametro di «soli» 20-30 metri, era stato avvistato venerdi' a mezzogiorno da astronomi australiani.

Battezzato «2008 EZ7», il piccolo pianeta orbitante e' volato sopra le teste degli ignari terrestri verso l'una e venti a circa 30000 chilometri orari. La sua alta velocita' ha sorpreso gli scienziati, indica una nota odierna della societa' di astronomia di Winterthur.

Gli astronomi hanno potuto seguire minuto per minuto il progressivo avvicinamento del punticino luminoso. I rilevamenti effettuati sono molto importanti per calcolare la traiettoria dei corpi celesti, soprattutto quando questi si avvicinano alla terra, precisa la nota.

 

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Tutti i miei video su YouTube

Non sono molti, ma sono significativi ;-) 2 sono dei booktrailer che pubblicizzano i miei libri e altri 4 sono filmati dell'eruzione dell'Etna del 4 settembre del 2007. Nei prossimi giorni realizzerò un altro booktrailer dedicato al romanzo Inclassificato e lo metterò insieme agli altri. Mi raccomando di andarlo a vedere numerosi! ;-)

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Inclassificato

 

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domenica 9 marzo 2008

Ecco ciò che ogni uomo vorrebbe nel proprio letto! (filmato)

Quando avevo letto il titolo di questo filmato su Metacafe in verità avevo pensato ad un'altra cosa... ;-) Invece questi filmato è più geniale ed ironico di quanto avevo pensato. Guardate:

 

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Rapimenti UFO: fantasia o realtà?

Chi non ha visto almeno qualche puntata del telefilm X-Files? In molte puntate della bellissima serie televisiva veniva trattato l’argomento dei rapimenti da parte di astronavi aliene (in gergo ufologico: abductions). Secondo la narrazione del telefilm gli alieni rapivano alcuni esseri umani per usarli in esperimenti medici e per creare una razza ibrida umana-aliena.

Questa idea non viene dal nulla. Nella realtà ci sono moltissime testimonianze di persone che affermano di essere state rapite dagli UFO. Ci chiediamo in cosa consistano questi rapimenti e, soprattutto, se possano essere considerati reali o solo frutto di mistificazioni, allucinazioni, o peggio ancora di vere e proprie truffe.

Il maggior numero di casi di abductions si concentra soprattutto nel Nord America, ma non mancano casi in Europa e persino in Italia. I rapimenti UFO seguono di solito uno schema fisso, che solo in rari casi subisce variazioni. Le migliaia di rapiti intervistati di solito narrano uno schema del genere:

- All’inizio si manifestano dei contatti con le entità aliene attraverso la telepatia o i sogni. La persona che “è stata scelta” per il rapimento sogna incontri ravvicinati con creature aliene e comunica con loro attraverso la telepatia. Contemporaneamente nella zona in cui abita il rapito si nota una ondata di avvistamenti UFO.


- Il rapimento avviene di notte, quando la vittima è in casa o in auto. Molti rapiti riportano di essere stati portati via mentre erano a letto, addirittura “teletrasportati” da un raggio dentro l’astronave.


- All’interno dell’astronave i rapiti vengono sottoposti a esami medici di tipo ginecologico o urologico, in realtà più simili a vere e proprie torture. Il tutto viene fatto perfettamente da svegli e senza la minima anestesia, ma con una inquietante sensazione di totale paralisi del corpo! In questa fase il rapito può vedere gli esseri alieni che vengono solitamente descritti come piccoli (altezza inferiore al metro), dalla pelle grigia, testa sproporzionatamente grande rispetto al corpo, grandi occhi neri a mandorla.


- Alla liberazione di solito segue il totale oblio dei fatti per periodi che possono variare dalle settimane fino ad alcuni anni. In ogni caso i rapiti soffrono di disturbi nervosi abbastanza evidenti che li portano a ricorrere alla psicanalisi o all’ipnosi, ed è proprio durante queste terapie che emergono i ricordi rimossi del rapimento.


- Dopo il ritorno dei ricordi la vittima di solito si ritrova in una condizione di ansia e di sgomento che li accompagna per tutta la vita. Molti si lasciano andare alla depressione per molti anni, altri elaborano meglio il trauma ricorrendo a spiegazioni mistiche dei fatti avvenuti, come ad esempio che gli esseri che hanno visto sono creature angeliche che sono venute sulla Terra per amore dell’Umanità ecc.

È difficile dire quanta verità o fantasia si nasconda in queste testimonianze.

In ultimo, i rapiti possono riportare sulla pelle dei piccoli tagli e/o cicatrici o scoprire che all'interno dei loro corpi sono stati inseriti dei piccoli oggetti, apparentemente metallici, definiti impianti e il cui scopo non è stato ancora ben identificato. Si suppone, senza averne le prove, che possano essere utilizzati dagli alieni per localizzare o per monitorare le condizioni psico-fisiche dei soggetti tenuti in esame.

Il più importante investigatore del fenomeno degli impianti extraterrestri è l'ipnoanestesista e ipnoterapeuta statunitense Derrel Sims, ex-agente della CIA e capo investigatore del FIRST, acronimo di "Fund for Interactive Research and Space Technology". Sims è attualmente in possesso di una collezione composta da decine di artefatti rimossi dai corpi dei presunti rapiti e ha pubblicato le conclusioni delle sue indagini nel libro "Alien Hunter: The Medical and Scientific Evidence", scritto in collaborazione con il dott. Roger Leir.

Secondo i due autori gli impianti, in quanto prove fisiche, costituirebbero una delle testimonianze più valide a sostegno della veridicità delle esperienze raccontate dai rapiti. É comunque difficile, anche a detta dello stesso Sims, provare se gli impianti siano effettivamente di natura aliena visto che le indagini, da lui condotte, non hanno ancora portato ad una risposta definitiva.

Secondo il dott. David Jacobs, professore di storia alla Temple University, di Filadelfia, gli alieni stanno attuando, sulla terra, un preciso piano di colonizzazione nell'ambito del quale è prevista la creazione di una razza ibrida che abiterà in futuro il nostro pianeta. Sulla base delle indagini da lui condotte, Jacobs esclude la possibilità che gli alieni possano provare spontaneamente sentimenti come l'amore o l'affetto, che potrebbero eventualmente suscitare per mezzo di manipolazioni della mente.

É evidente che chiunque giunga a tali conclusioni non abbia considerato l'aspetto del profondo cambiamento della personalità del rapito e della sua crescita sul piano spirituale. É vero che nella fase iniziale del rapimento i soggetti prelevati si trovano a vivere uno stato intenso e sconvolgente di paura o di sgomento ma, aiutati dagli stessi alieni, gli addotti riescono in seguito ad accettare quanto stanno vivendo, a comprenderne il significato e addirittura a viverlo come esperienza mistica.

Questo è quanto emerge dagli studi del noto psichiatra John Mack, autore del libro "Rapiti" che si è occupato, personalmente, di sottoporre a sedute di ipnosi regressiva più di un centinaio di protagonisti di abduction.

Nel corso di una seduta Arthur, uno dei "pazienti" del dott. Mack, riferisce che l'intento di questi esseri è quello di comunicare con il genere umano e che per permettere questa comunicazione occorre eliminare la paura. La dimostrazione della veridicità di tale concetto è data dal fatto che, una volta superata la fase traumatica dell'esperienza, i rapiti hanno la possibilità di intraprendere delle discussioni, generalmente per via telepatica, con gli alieni i quali, con amore, spiegano loro il motivo dei rapimenti. Avvalendosi poi di potenti schermi televisivi mostrano agli umani immagini apocalittiche della terra distrutta da un disastro nucleare, da forti terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni. Alcuni addotti vengono incaricati di svolgere particolari opere di soccorso nel corso di questi futuri martiri. I rapiti identificano in queste immagini delle predizioni ed è per questo che si adoperano per la preservazione della vita.

Da queste brevissime premesse emerge qualcosa di certamente interessante, ma anche qualcosa di realmente confuso e contraddittorio. La mancanza di prove certe e il grande proliferare di teorie spirituali molto new age ci convince che occorre molta prudenza nell’accettare indiscriminatamente le numerose affermazioni sui rapimenti UFO e sugli UFO stessi, pur mantenendo una mente aperta e sgombra da preconcetti.

Nel campo degli UFO purtroppo le opinioni si concentrano in due schieramenti diametralmente opposti: da un lato ci sono gli scettici totali che sono così sicuri che gli UFO sono baggianate che anche se ne vedessero uno atterrare nel loro giardino non lo noterebbero neanche, oppure si convincerebbero di soffrire di allucinazioni; dall’altra ci sono i veri e propri fanatici che sono talmente sicuri dell’esistenza di UFO e alieni che li vedrebbero persino uscire dal loro water!

Allora ci auguriamo che le indagini sui nostri presunti fratelli provenienti da altri pianeti, nel futuro siano condotte da ricercatori che abbiano un certo equilibrio e oggettività e che siano in grado di osservare con mente limpida prove e controprove della loro esistenza.

 

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>> Anche il famoso psichiatra e psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (allievo di Freud) si occupò di UFO.

>> Da oltre 10 anni sono visibili oggetti che si muovono tra le stelle e che diventano luminosissimi per pochi secondi. Vengono scambiati per UFO

>> UFO. Un ragazzino ad Agrigento filma una stella (o una luce lontana) e dice che si tratta di un UFO! Il filmato.

>> Oltre 4 milioni di contatti per un filmato UFO ad Haiti!

>> Impianto Alieno in Italia al TG2.

>> Eccezionale filmato U.F.O.

>> Ma gli U.F.O. esistono?

Una stupenda immagine della galassia Sombrero, ripresa dal telescopio spaziale.

La galassia M104, nella costellazione della Vergine, è famosa e molto fotografata per la sua forma peculiare che la fa somigliare ad un sombrero (da cui il nome). In alcune foto (come quella qui accanto) ottenute con telescopi amatoriali, si può già apprezzare la forma a sombrero. M104 è una galassia a spirale lontana 28 milioni di anni luce e larga più di 50000 anni luce.

Questa bellezza del cielo è stata fotografata ripetutamente anche dal telescopio spaziale Hubble. Le immagini ottenute sono state processate al computer per ottenere l'immagine presentata qui sotto. In questo modo si sono potuti osservare alcuni dettagli che nelle foto normali non sono visibili perché sono nascosti dalla luminosità delle zone centrali.

(clicca sull'immagine per ingrandirla)

 

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sabato 8 marzo 2008

Il labirinto

Il termine “labirinto” è di origine incerta ed antica. Nella classicità, un labirinto era un edificio, almeno in parte sotterraneo, con una struttura che creava intenzionalmente confusione. Erodoto considerava il labirinto egiziano presso Crocodilopoli (completato nel 1795 a.C.) una meraviglia più grande delle piramidi. Conteneva 3000 stanze, metà al di sopra e metà ad di sotto del livello del terreno. Una foresta di pilastri si estendeva a perdita d’occhio. Erodoto visitò la metà superiore, ma non gli fu permesso di scendere sotto. La progressiva decadenza di questo labirinto è narrata da numerosi storici antichi. Le fondamenta, dissotterrate nel 1888, misurano 240 per 300 metri.

Tuttavia il labirinto più famoso è quello del Minotauro nell’isola di Creta. Nella leggenda greca, il Minotauro, un mostro con corpo umano e testa di toro, viveva al centro di un vasto labirinto progettato da Dedalo per il re cretese Minosse. Dopo la vittoria cretese su Atene, Minosse decretò che i cittadini di Atene sacrificassero sette giovinetti e sette fanciulli al Minotauro ogni nove anni. Nessuno dei giovani che entrarono nel labirinto riuscì mai a venirne fuori. Il principe ateniese Teseo si offrì per il sacrificio. La figlia di Minosse, Arianna, gli consigliò di svolgere un filo di seta entrando nel labirinto, in modo da poter ritrovare l’uscita. In questo modo Teseo uccise il Minotauro e pose fine al tributo.

Il moderno “labirinto” è quasi sempre un giardino dai percorsi intricati delimitati da siepi di carpino o tasso.

Il labirinto rimane un oggetto misterioso. Il problema di farsi strada in un labirinto si dice che è NP-completo: fa parte cioè di una serie di problemi universali in grado di confondere il più potente computer.

La NP-completezza è una classe di problemi che ossessiona i programmatori di computer da oltre quattro decenni. I computer, fin dalla loro invenzione, sono diventati sempre più veloci e potenti. I computer in uso negli ultimi mesi sono circa 1000 volte più potenti di quelli di dieci anni fa e addirittura 30.000.000 di volte più potenti di quelli degli ultimi anni Cinquanta. Alla metà degli anni Sessanta, però, gli esperti di informatica cominciarono a capire che qualcosa non andava. Certi problemi sono estremamente difficili da risolvere mediante computer (o qualsiasi altro metodo conosciuto). Impiegare processori più veloci non fa poi tanta differenza come si potrebbe sperare. Questi problemi furono chiamati “intrattabili” o “intrinsecamente difficili”.

Ci possiamo quindi porre la seguente domanda: esiste un metodo generale che risolvere un qualsiasi labirinto? La risposta è si; anzi, esistono diversi metodi, in effetti. In realtà non tutti i labirinti sono degli enigmi, ad esempio il labirinto della cattedrale di Chartres è lineare. Non ha pareti ma è disegnato con marmo bianco e azzurro sul pavimento.

Nella geografia del labirinti, un nodo è una biforcazione, un punto in cui i sentieri si incontrano e bisogna prendere una decisione. L’entrata, la meta finale e i vicoli ciechi sono pure considerati dei nodi. Il segmento di sentiero fra due nodi è chiamato ramo. Una semplice pianta di qualsiasi labirinto può mostrare i nodi sottoforma di punti collegati da linee che rappresentano i rami.

Non vi è alcun modo rapido di risolvere un labirinto sconosciuto (cioè di cui non ne conosciamo a priori la pianta), nessun modo di sapere, prescientemente, quali sentieri favorire. La cosa migliore la fare è esaminare quasi tutti i sentieri fino a trovare la meta.

Se usiamo uno qualsiasi degli algoritmi trovati dagli esperti di informatica, il tempo impiegato a esplorare il labirinto cresce esponenzialmente con il numero di nodi da esplorare. Supponendo di poter esplorare un ramo ogni minuto, se il nostro labirinto ha solo quattro nodi, impiegheremo circa 5 ore per esplorarlo! Ma se ne ha dieci ci vorranno 38, 4 giorni. E se ne avesse 45? Allora in questo caso basterebbero 17,7 miliardi di anni! La cosa vi fa impazzire? Ovvio, non ci si aspetta che il tempo di soluzione del labirinto cresca così rapidamente all’aumentare della complessità dello stesso. Basti pensare che i cifrari che proteggono i dati delle banche o delle installazioni militari si basano sulla insolubilità di problemi NP-completi. Anche il più veloce computer esistente al mondo per trovare tutte le lettere e numeri di una chiave cifrata impiegherebbe milioni o persino miliardi di anni.

In definitiva possiamo dire che i problemi NP-completi sono una zona d’ombra della nostra conoscenza, perché ci mettono di fronte ad un limite intrinseco della nostra logica. Così come è praticamente irrisolvibile un labirinto che superi certe dimensioni, così lo sarà un problema logico di complessità maggiore di un certo livello. Ne consegue, evidentemente, che anche le nostre deduzioni riguardo alla realtà saranno fatalmente limitate.

Possiamo stare certi, dunque, che nessuno nell’Universo conosce tutto.

 

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La storia dell'origine della festa della donna è un falso storico

In Italia è molto diffusa una storia che fa risalire l'origine della festa ad un grave incidente avvenuto negli Stati uniti, l'incendio dell'industria tessile Cotton. Questa storia è un falso storico accertato che fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda ma in Italia recentemente è stata riportata come la vera origine della festa della donna dai telegiornali creando così una "leggenda".

Secondo questa storia nel 1908 a New York, alcuni giorni prima dell'8 marzo, le operaie dell'industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l'8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all'interno non ebbero scampo.

Effettivamente non esiste alcun tipo di prova e documento che affermi l'esistenza di un fatto storico che confermi l'episodio delle oltre 129 donne bruciate vive in un incendio di una fabbrica dal proprietario perché le donne erano scese in sciopero.

Questa storia prende spunto da un reale fatto di cronaca, un incendio avvenuto nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa, il 1910), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L'incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile. Ma soprattutto l'8 Marzo non ha nulla a che fare né con lo sciopero (iniziò il 22 Novembre) né con l'incendio (avvenne il 25 Marzo).

 

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venerdì 7 marzo 2008

Fare il bucato con le noci

Un detersivo per bucato raccolto direttamente dall’albero: stiamo parlando delle noci prodotte dagli alberi della saponaria diffusi in Asia e in particolare nell’India del sud e in Nepal. Nome scientifico “sapundus mukorossi”. Il segreto sta nel guscio delle noci dove è contenuta la saponina, una sostanza che, a contatto con l’acqua, produce effetti detergenti pur senza le classiche bolle a cui tradizionalmente associamo l’idea del sapone e della pulizia.
I giornalisti della rivista consumerista belga Test-achats ne hanno testato l’efficacia (edizione di marzo 2006). Risultato: sulle macchie non riescono a raggiungere la stessa efficacia dei prodotti tradizionali; hanno cura dei colori e dei capi delicati ma i capi bianchi, con l’andar del tempo, tendono ad assumere un aspetto grigio e giallastro. Uno dei grandi vantaggi è invece l’assenza di profumi o sostanze che possono causare allergie e soprattutto va considerato che sono integralmente vegetali e biodegradabili al 100%. Dunque: nessun inquinamento.
Secondo la rivista belga il prezzo è vantaggioso rispetto ad un detersivo tradizionale, a meno che non si ritenga di dover aggiungere prodotti smacchianti (ad esempio sapone di fiele) o sbiancanti per sopperire alle non eccellenti performance di lavaggio. In questo caso, con i costi dei prodotti aggiuntivi, il vantaggio economico svanirebbe.
Le noci sono efficaci a tutte le temperature (da 30 a 90°) e su tutti i tipi di tessuto (dal cotone, alla lana e alla seta). Non fanno schiuma come i detersivi tradizionali, per cui è necessario togliere il sacchettino con le noci prima della fine del ciclo completo di lavaggio.
Queste noci sono reperibili anche in Ticino, presso drogherie o negozi biologici. La quantità da usare per lavaggio dipende dalla durezza dell’acqua. Si mettono le noci in un sacchetto di tessuto che si pone direttamente nel tamburo della lavatrice.
Le noci che lavano si possono ordinare anche via internet. Ecco due indirizzi, www.soapnut.ch e www.noixdelavage.ch.
Fonte: http://www.acsi.ch/index.cfm?scheda=1137

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Matrix e i cervelli in provetta

La piccola J.V., di quattordici anni, soffriva di terribili attacchi di epilessia, ormai non poteva quasi più vivere in questo modo. Il suo medico, il dottor Wilder Penfield, dell’Istituto neurologico di Montreal, le aveva asportato la parte laterale del cranio, per esporre il lobo temporale del cervello. Penfield cercava di localizzare il punto di origine degli attacchi sondando il cervello con un elettrodo collegato ad un elettroencefalografo. Quando toccò con la punta della sonda un certo punto del lobo temporale di J.V., lei si ritrovò in un prato, con l’erba alta, e davanti a lei c’era uno sconosciuto con un sacco pieno di serpenti che le diceva: “ti piacerebbe entrare qui dentro?”.

Fantascienza? Niente affatto: gli esperimenti del dottor Penfield, condotti negli anni Trenta, sono ancora fonte di discussioni in tutto il mondo. J.V. aveva vissuto, in quella che noi chiamiamo realtà, l’esperienza dello sconosciuto con il sacco di serpenti, sette anni prima dell’operazione, e la cosa era stata un trauma per lei. Stimolata dalla sonda elettrica, la giovane non si limitava a ricordare l’evento, ma lo riviveva. Ritornava tutta la ricchezza dei particolari, tutto il limpido orrore dell’esperienza originaria. Se la sonda stimolava altri punti del cervello, si ottenevano visioni diverse: una sgridata per aver fatto qualcosa di male, oppure solo una fantasmagoria di stelle colorate.

Queste evidenze sperimentali suggerirono, negli ambienti filosofici, una specie di indovinello, chiamato “i cervelli in provetta”, che potrebbe essere posto così: voi pensate che state leggendo questo articolo. In realtà siete un cervello disincarnato in qualche laboratorio, immerso in un recipiente colmo di sostanza nutritive. Al cervello sono collegati degli elettrodi, e uno scienziato pazzo sta immettendo un flusso di impulsi elettrici che simulano esattamente l’esperienza di leggere questo articolo! Anche tutte le altre sensazioni che ricevete in questo momento potrebbero essere indotte dagli elettrodi collegati. Persino tutti i ricordi della vostra vita potrebbero essere stati indotti allo stesso modo. Allora? Vi sentite già benvenuti in Matrix?

Chi ha avuto la fortuna di vedere il film Matrix, avrà avuto modo di apprezzare esattamente lo stesso concetto. Secondo la narrazione cinematografica il mondo che vediamo è solo una beffa, un complesso inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che vogliono controllare e dominare l’umanità, riducendola a una pura fonte di energia.

Ma a parte la cinematografia, c’è qualcosa di serio in tutto ciò? Tornando ai cervelli in provetta e a questo articolo che forse non state leggendo veramente, bisogna ammettere che non c’è modo di dimostrare che non è così. Potreste darvi un pizzicotto, ma non proverebbe nulla. Anche la sensazione del pizzicotto potrebbe essere indotta e persino la volontà di darvelo potrebbe esserlo altrettanto.

Malgrado l’influenza di Penfield e di altri neurologi, i dubbi sulla realtà del mondo non sono un’inquietudine esclusivamente moderna. La storiella cinese di Chuang-Tzu, ad esempio, risale al IV secolo a.C. In questa favola Chuang-Tzu è un uomo che sogna di essere una farfalla, poi si sveglia e si chiede se per caso non sia invece una farfalla che sogna di essere un uomo.

Restando in Oriente, ci accorgiamo che l’aspetto fondamentale della visione orientale è la mancanza di realtà del mondo sensibile: dietro l’apparenza (il maya induista, il samsara buddista), stanno l’unità e l’armonia della vera realtà (il brahman induista, il dharmakaya buddista, il tao). Le pratiche di meditazione orientali non sono altro che dei metodi per “uscire fuori” dall’apparenza sensibile e “vedere” con occhi nuovi le vera realtà. Perché la realtà sensibile non è altro che un “sogno di Brahman”. A noi sembra vero, ma per Brahman è solo un sogno. Noi vivremmo dunque dentro il sogno di un dio… Anche in Occidente troviamo tracce di questa concezione. J.L Borges, nel suo saggio “Finzioni” (1935-1944) inserisce un racconto dal titolo “Le rovine circolari”. La storia narra di un uomo che persegue una magica ambizione: sognare un uomo con una tale minuziosa interezza da imporlo alla realtà. Dopo immensi sforzi riesce a creare questo “golem”, ma sa che il fuoco è l’unico a conoscere che la sua creatura è solo un’ombra, esso infatti non lo può bruciare. Ma un giorno il mago fu egli stesso avvolto dalle fiamme di un incendio e, con sgomento, si accorse che il fuoco non lo intaccava. Con orrore seppe che un altro mago lo stava sognando. Lo stesso Borges esprime quasi lo stesso inquietante concetto ne “La scrittura del Dio”, in cui un sacerdote azteco si sveglia da un incubo nel quale la sabbia lo soffoca, ma una voce gli dice: “Non ti sei destato alla veglia ma ad un sogno precedente. Questo sogno è dentro un altro, e così all’infinito, che è il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all’indietro è interminabile e morrai prima di esserti veramente destato”. Ne “Lo Zahir” la realtà si dissolve nel sogno quando un oggetto indimenticabile monopolizza i pensieri, mostrando come per sperimentare l’irrealtà della vita sia sufficiente vivere un’ossessione.

Andando a ritroso nel tempo, un altro pensatore che nutrì dubbi sulla realtà sensibile fu Cartesio. Nella sua “Prima meditazione” (1641) il grande filosofo e matematico affermò di non poter essere assolutamente sicuro di non stare sognando. Qui Cartesio si chiede se il mondo esterno, compreso il suo corpo, sia un’illusione creata da un “genio del male” deciso a ingannarlo. Questa, di fatto, è una anticipazione dei cervelli in provetta. Gli esperimenti di Penfield hanno semplicemente dimostrato come la fantasticheria metafisica di Cartesio possa essere fisicamente concepibile.

Naturalmente il genio del male di Cartesio o i cervelli in provetta sono solo metafore che esprimono un disagio tuttavia importante: quello della conoscenza. Ovviamente non è che dobbiamo sospettare di essere davvero dei cervelli in provetta! Ma per avere dei dubbi sulla validità di tutta la nostra conoscenza ce n’è abbastanza…

L’ambiguità della conoscenza è alla base di una famosa analogia proposta da Albert Einstein e Leopold Infeld. Nel 1938 scrissero:

“Nel nostro sforzo di comprendere la realtà siamo in un certo senso come un uomo che cerca di capire il meccanismo di un orologio chiuso. Vede il quadrante e le lancette che si muovono, sente il ticchettio, ma non riesce ad aprire la cassa. Se è ingegnoso può crearsi un’immagine di un meccanismo che potrebbe essere responsabile di tutte le cose che osserva, ma non sarebbe mai del tutto certo che la sua immagine sia l’unica possibile spiegazione delle osservazioni. Non sarà mai in grado di confrontare la sua immagine con il meccanismo reale e non può nemmeno immaginare il significato di un tale confronto”.

Ma allora esiste qualcosa di certo? Forse la domanda non ha alcun senso logico. Vi ringrazio di avermi letto fino a questo punto. Ma siete proprio sicuri che l’esperienza di leggere questo articolo sia stata reale? Pensateci…

 

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Il tempo, questo sconosciuto...

Negli ultimi decenni, la scienza ha formulato una teoria che sostiene che il tempo ha avuto origine insieme all’Universo, nel cosiddetto Big Bang, circa 15 miliardi di anni fa. “Prima” di quell’istante di creazione non vi sarebbe stato, quindi, alcun tempo, e ciò per molti potrebbe essere davvero arduo da comprendere! Pazienza, se non lo capiamo siamo in buona compagnia! Infatti, sia per la scienza che per la filosofia il tempo è sempre stato un mistero insondabile, un rompicapo per tutte le grandi menti dell’umanità. Nella nostra convulsa società moderna e occidentale il tempo è diventato denaro, siamo schiavi degli orari dei treni e degli aerei, siamo influenzati dal passato e ossessionati dal futuro. Una cosa è sicura: di tempo ce né sempre troppo poco! Ma è sempre stato così? L’uomo è sempre stato assoggettato al tempo? In tutta la storia del pensiero umano è sempre esistita la convinzione che la soggezione dell’uomo al tempo sia solo una grande illusione…

Per i sostenitori di questa concezione, la vera realtà è costituita da un regno che trascende il tempo: la terra oltre il tempo. Gli europei la chiamano eternità, gli indù moksha e i buddisti nirvana. Per gli aborigeni australiani è il tempo del sogno.

Per secoli l’uomo è stato tormentato dalla paradossale coesistenza di fugacità ed eternità. Platone pensava che il mondo dell’esperienza quotidiana è il tenue riflesso di una dimensione senza tempo fatta di forme pure e perfette. Non a caso in epoca cristiana Agostino pose Dio proprio nel regno dell’eternità.

E se a questo punto vogliamo dare una sbirciatina in oriente, possiamo osservare come i saggi dei Veda possedevano intuizioni cosmiche che certamente mancano all’uomo moderno. La loro non era una visione del presente, ma del passato, del presente e del futuro e dell’assenza di tempo. Brahma, l’Assoluto, è perfetto ed eterno non perché vive per un tempo infinito, ma perché esiste fuori dal tempo, e per questo ciò che è soggetto al trascorrere del tempo, anche se è reale nel mondo dell’esperienza umana, non possiede una realtà suprema. Tuttavia lo struggente desiderio di fuggire dal tempo è un vero e proprio terrore della storia, come lo definisce l’antropologo Mircea Eliade, che porta ad una ricerca quasi ossessiva della terra oltre il tempo. In realtà, questa ricerca è il mito fondatore di quasi tutte le culture dell’umanità.

Il profondo bisogno avvertito dall’uomo di spiegare l’origine delle cose lo porta indietro, a un tempo prima del tempo, a un regno di temporalità senza tempo, un giardino dell’Eden. Questo mondo ideale però, paradossalmente, resta collegato in qualche modo con il mondo reale. Questa paradossale congiunzione viene colta nella sua forma più matura nel concetto del sognare degli aborigeni australiani, talvolta indicato come tempo del sogno eterno. Non esiste una parola aborigena per esprimere il concetto di tempo, in questa cultura tale nozione è completamente sconosciuta. Il sognare difatti non si può collocare nel tempo: era ed è, sempre. Non viene percepita alcuna incongruenza in quanto, per l’aborigeno australiano, gli eventi sono più importanti delle date. Al contrario, in occidente si sono prodotti sforzi enormi per una sempre più precisa determinazione e misura del tempo. Una simile strada può forse condurre al progresso, ma il prezzo psicologico che siamo costretti a pagare è molto alto. Esistere nel tempo implica il nascere e il morire ed è proprio la paura della morte che ci influenza pesantemente in ogni nostra azione.

Ma persino noi che siamo intrappolati nella cultura occidentale, ormai antireligiosa e smaccatamente di sinistra, e senza magiche e mistiche vie di fuga dal tempo, possiamo ancora riconoscere gli antichi e potenti simboli del sogno eterno presenti nell’arte e nella letteratura. Dal Paradiso Perduto al Narnia, dalla mitica Avalon del ciclo di Re Artù a quella galassia lontana lontana nel tempo e nello spazio, dove vengono combattute e vinte le Guerre Stellari.

Ma torniamo a noi. Sappiamo che attraverso lo studio del moto dei corpi, Aristotele giunse ad apprezzare l’importanza fondamentale del tempo, tanto che arrivò quasi a concepirlo come parametro matematico astratto. Per Aristotele il tempo era movimento.

La presenza di un ordine nella natura era stata riconosciuta da tutte le culture, ma solo le più grandi riuscirono a dare a questo ordine l’attributo di oggettività.

La storia racconta che Galileo fu il primo a considerare il tempo come quantità misurabile, ma la posizione fondamentale occupata dal tempo nelle leggi dell’Universo venne svelata completamente solo nella seconda metà del XVII secolo grazie all’opera di Newton. L’intera costruzione di Newton si basava sull’ipotesi che i corpi materiali si muovano nello spazio seguendo percorsi prevedibili, soggetti a forze che li accelerano, secondo rigorose leggi matematiche. Newton fu in grado di calcolare il moto della Luna e dei pianeti, così come i percorsi dei proiettili. Le leggi della meccanica di Newton si dimostrarono così valide che molti le ritennero applicabili a qualunque fenomeno nell’Universo. Da questa convinzione nacque l’immagine del cosmo come di un gigantesco meccanismo ad orologeria, prevedibile in ogni suo dettaglio. Il tempo in questo caso diventa potenzialmente superfluo, dal momento che il futuro è interamente contenuto nel presente, nel senso che ogni informazione necessaria per creare gli stati futuri dell’Universo si trova già nello stato presente. Il tempo di Newton è matematico. Egli fece per il tempo quello che i geometri greci avevano fatto per lo spazio: lo nobilitò in una dimensione perfettamente misurabile.

L’epoca in cui nacque Albert Einstein era ancora dominata da questa rigida concezione del tempo e in Occidente raramente veniva messa in discussione, nonostante si trovasse sempre al suo fianco il pensiero orientale, e continuasse ad essere ignorato dai popoli indigeni in America, in Africa e in Australia. Al di là delle sue implicazioni matematiche, il tempo di Newton è anche il tempo del senso comune (occidentale). Tra le altre cose, la concezione newtoniana ci invita a suddividere il tempo in passato, presente e futuro. Questa immagine ordinata del tempo, che scandisce una successione di istanti presenti, ci suggerisce un curioso aspetto della realtà: nella visione newtoniana del mondo, solo ciò che accade ora può essere definito reale. Infatti è proprio così che la gente comune avverte il tempo. Il futuro viene considerato come non ancora esistente o, al limite, non ancora deciso, mentre il passato scivola in una indistinta terra nebbiosa o giunge all’oblio.

Ad un certo punto, all’inizio del XX secolo, utilizzando il concetto newtoniano di tempo si cominciarono a notare strane assurdità riguardo ad alcuni fenomeni che coinvolgevano i segnali luminosi e il moto dei corpi. Così, nel volgere di pochi anni, la visione newtoniana crollò. Questa profonda trasformazione fu opera del lavoro di Albert Einstein. La teoria della relatività di Einstein introduceva una nozione di tempo flessibile. Anche se non arrivò a restaurare le antiche concezioni mistiche del tempo, che lo descrivevano fondamentalmente individuale e soggettivo, esso collegò l’esperienza del tempo all’osservatore individuale. Non era più il tempo, ma il mio tempo e il tuo tempo, a seconda di come ci stiamo muovendo. Per usare una frase abusata: il tempo è relativo. L’effetto psicologico prodotto dall’abolizione di un tempo universale che scorresse allo stesso modo in tutti i sistemi fisici fu drammatico e ancora oggi ha un peso notevole su ogni tipo di espressione artistica.

Nei decenni successivi gli scienziati esplorarono sempre più a fondo i misteri del tempo, cercando di capire sempre qualcosa in più riguardo a questo affascinante e sfuggente concetto.

Prima di concludere voglio che ci poniamo alcune domande. C’è stato un inizio del tempo e ci sarà una fine? Perché il tempo scorre dal passato al futuro e non viceversa? Da cosa dipende la sensazione dello scorrere del tempo? È possibile viaggiare nel tempo? Nonostante un secolo di ricerche molti di questi interrogativi restano senza risposta. Siamo ancora in attesa di una totale comprensione della natura del tempo…

Il 12 aprile 1955, a causa della rottura di un aneurisma, muore Albert Einstein. Anche per l’uomo che aveva mostrato al mondo come il tempo possa deformarsi, il tempo era scaduto.

 

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