giovedì 29 novembre 2007

L'affascinante storia del numero Zero. Una storia iniziata oltre 2000 anni fa.

Attorno al 300 a.C., i babilonesi iniziarono a usare un semplice sistema di numerazione in cui impiegavano due cunei pendenti per marcare uno spazio vuoto. Comunque, questo simbolo non aveva una vera funzione oltre a quella di segnaposto. Sembra infatti che l'origine del segno O sia da attribuire alla forma dell'impronta lasciata sulla sabbia da un ciottolo tondo (o gettone) dopo essere stato rimosso (e quindi mancanza del numero).

L'uso dello zero come numero in sé è un'introduzione relativamente recente della matematica, che si deve ai matematici indiani. Un primo studio dello zero, dovuto a Brahmagupta risale al 628.

Gli arabi appresero dagli indiani il sistema di numerazione posizionale decimale, e lo trasmisero agli europei durante il Medioevo (perciò ancora oggi in Occidente i numeri scritti con questo sistema sono detti "numeri arabi"). Essi chiamavano lo zero sifr: questo termine significa "vuoto" ma nelle traduzioni latine veniva indicato con "cephirum", cioè zefiro (figura della mitologia greca personificazione del vento di ponente).

Fu in particolare Leonardo Fibonacci (Leonardo Pisano) a far conoscere la numerazione posizionale in Europa: nel suo Liber Abaci, pubblicato nel 1202, egli tradusse sifr in zephirus; da questo si ebbe zevero e quindi zero. Anche il termine "cifra" discende da questa stessa parola sifr. Tuttavia già intorno al 1000 Gerberto d'Aurillac (poi papa col nome di Silvestro II) utilizzava un abaco basato su un rudimentale sistema posizionale. Anche nel libro inglese The Crafte of Numbynge, intorno al 1300, viene spiegato chiaramente l'uso dello zero nella rappresentazione dei numeri.

Lo Zero era usato come numero anche nella Mesoamerica precolombiana. Venne usato dagli Olmechi e dalle civilizzazioni successive.

Fonte: Wikipedia

 

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mercoledì 28 novembre 2007

Che cosa c'entra l'amore? Se pensate che la bellezza non conti, ripensateci.

Se pensate che la bellezza non conti, ripensateci. Per gran parte del 2003, Anna Kournikova è rimasta intorno al settantesimo posto della classifica femminile di tennis, eppure come testimonial ha guadagnato milioni di dollari in più rispetto a giocatrici molto più alte di lei in classifica. Nel caso vi stiate domandando come mai, eccovi un indizio: è anche apparsa due volte sulla copertina della rivista Maxim.

Per molto tempo si è creduto che i canoni della bellezza fossero in gran parte legati alla cultura; non qualcosa di innato, quindi, ma qualcosa di appreso. Studi più recenti condotti da Judith Langlois, psicologa della University of Texas ad Austin, hanno sovvertito questa credenza popolare. Per prima cosa, Langlois ha chiesto a soggetti adulti di classificare in base alla bellezza le foto di alcune donne bianche e di colore. Le foto sono state poi mostrate a coppie (una più bella dell'altra) a bambini divisi in due gruppi d età: da due a tre mesi e da sei a otto mesi. I bambini di entrambi i gruppi hanno guardato più a lungo i visi classificati come più attraenti. In modo analogo, si è scoperto che i bambini di un anno giocano per un tempo significativamente più lungo con bambole con un viso attraente.

Forse, quindi, esiste una preferenza per la bellezza, ma che cos'è che attrae uomini e donne? Il biologo Randy Thornhill, lo psicologo Steve Gangestad e l'etologo Karl Grammer hanno raccolto numerose prove che dimostrano come la simmetria sia un fattore chiave. Thornhill, Gangestad e i loro colleghi hanno misurato la simmetria di un migliaio di studenti in base a caratteristiche del volto e del resto del corpo per elaborare un indice complessivo di asimmetria. Mettendo in relazione questi dati con valutazioni di bellezza indipendenti, i ricercatori hanno scoperto che gli individui con visi e corpi meno simmetrici erano stati considerati meno attraenti.

Fonte: "L'equazione impossibile"; Mario Livio, Edizione Mondolibri.

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martedì 27 novembre 2007

Alcuni ricercatori hanno stabilito che il materialismo nei bambini e negli adolescenti è legato all'autostima.

Studi effettuati su tre fasce di età: dagli 8 ai 12 anni, dai 13 ai 16 e infine dai 16 ai 18, hanno mostrato che il materialismo è inversamente proporzionale all'autostima. Nei più giovani l'autostima è ancora alta, essa declina rapidamente nella fascia della prima adolescenza (dai 13 ai 16 anni) per poi aumentare di nuovo oltre i 16 anni. Nelle stesse fasce di età, si vede che il materialismo è basso nella prima fascia, aumenta rapidamente nella fascia di mezzo, per poi calare di nuovo nei ragazzi più grandi. A queste conclusioni sono arrivati i due ricercatori Deborah Roedder John, professoressa di marketing all'Università del Minnesota Carlson School of Management, e Lan Nguyen Chaplin, professore assistente di marketing all'Università dell'Illinois.

Questo tipo di ricerca è molto interessante, perché ci pone di fronte ad un nodo fondamentale del nostro tempo. In una società in cui i giovani sono continuamente bombardati da messaggi in cui dominano consumismo, violenza, sesso, l'autostima può essere un vero baluardo di difesa contro ogni tipo di cattivo messaggio.

Fonte (in inglese).

 

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Che fine ha fatto il postino? Una storia di normale disservizio all'italiana.

E' da più di un mese che nel palazzo in cui vivo, nel piccolo paese Etneo di Pedara, non arriva la posta. Non arrivano le bollette, non arriva il libro che avevo ordinato (un romanzo di fantascienza ovviamente...), non arriva niente di niente, e anche ai vicini di casa non è arrivato nulla (ho chiesto in giro). Ma è possibile che basta stare in un piccolo centro per avere questo tipo di disservizi? Domani andrò alla Posta centrale a fare reclamo e vediamo se si riesce a smuovere qualcosa.

Vorrei sapere se anche dalle vostre parti succedono cose del genere...

In ogni caso posso fare alcune ipotesi...

1) Il postino è stato rapito dagli alieni!

2) Soffre di una grave amnesia.

3) E' troppo occupato a leggere i miei romanzi! ;-)

lunedì 26 novembre 2007

Un satellite della NASA trova la prova dell'esistenza di un universo parallelo!

Lo scorso agosto, alcuni astronomi, lavorando all'analisi dei dati acquisiti dal satellite NASA WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe), hanno annunciato di aver trovato un enorme vuoto nel cosmo. Un vuoto è una regione di spazio, che ha molto meno materiale (stelle, nebulose, polveri e altro materiale) rispetto alla media. Poiché il nostro universo è relativamente eterogeneo, spazi vuoti non sono rari, ma in questo caso l'enorme entità del vuoto è davvero fuori da ogni standard. Il "buco" trovato nella costellazione di Eridanus è larga circa un miliardo di anni luce, cioè è circa 10000 volte più grande della nostra galassia o 400 volte la distanza per Andromeda, la più vicina delle grandi galassie.
La dimensione del vuoto è talmente grande che, a prima vista, risulta impossibile da spiegare in base alle attuali teorie cosmologiche, anche se gli scienziati hanno avanzato alcune spiegazioni basate su alcuni modelli teorici che potrebbero prevedere l'esistenza di "nodi giganti" nello spazio topologico noti come difetti.
Tuttavia, la professoressa Laura Mersini - Houghton dell'Università del North Carolina a Chapel Hill ha fornito una interessante interpretazione di questa osservazione. La professoressa dice: "Il Modello Standard cosmologico non può spiegare un tale vuoto gigante" e va oltre affermando che l'enorme vuoto è "… l'inconfondibile impronta di un altro universo al di là del confine del nostro".
L'idea degli "universi paralleli" è sempre stata una speculazione più fantascientifica che scientifica, ed ha alimentato la fantasia di innumerevoli scrittori di fantascienza. Forse fino ad ora. Se Mersini - Houghton ha ragione, il vuoto gigante di Eridano sarebbe la prima prova sperimentale per l'esistenza di un altro universo.

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Drammatico filmato di un surfista che viene attaccato da ben 2 squali bianchi.

Non è una novità che i surfisti vengono attaccati da squali. Infatti gli squali scambiano la tavola da surf per una foca, animale di cui sono molto ghiotti.

 

domenica 25 novembre 2007

Non portate i vostri figli al circo!

Non nei circhi dove ci sono animali! Orsi, giraffe, foche, elefanti, tigri, ippopotami e altri animali che vivono in ambienti naturali molto ampi vengono ridotti a divertimento per esseri umani. Vengono tenuti spesso in condizioni non ottimali e costretti ad allenamenti duri e innaturali. Schiavi inconsapevoli della crudeltà umana.

Esistono già gli esseri umani, molto più avvezzi all'esibizione, che possono dare divertimento a grandi e piccini. Trapezisti, acrobati, clown sono già in grado di trasmettere quelle emozioni che fanno vero spettacolo. Gli animali danno già spettacolo quando sono osservati in natura, come ho già fatto vedere in alcuni filmati in questo blog.

Io non porterò mai i miei figli al circo, se ci sono poveri animali che si esibiscono.

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Ecco il famoso filmato della lotta all'ultimo sangue tra bufali, leoni e ci si aggiunge anche un coccodrillo!

Il filmato dura oltre 8 minuti, ma vale la pena guardarlo fino alla fine perché mostra come spesso i predatori non riescono a spuntarla con tutta quella facilità che si cerca di far credere nei documentari.



venerdì 23 novembre 2007

Foto di alieni dal 1950 al 2000. Quali sono vere e quali sono fake? (filmato)

In realtà la domanda è solo retorica, visto che non sembra che esistano foto di alieni che non siano fake. Ovviamente il dubbio resta, anche perché il dubbio è una componente indispensabile della ricerca scientifica. In ogni caso godetevi questa carrellata di immagini di alieni che sono diventate famose dal 1950 fino ai nostri giorni.

 

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Il Burnout: la sindrome psichiatrica che colpisce i soggetti che esercitano professioni d'aiuto.

Il burnout interessa di solito medici di base, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, infermieri, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, studenti di medicina, guardie carcerarie, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione aziendali, ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.

Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato ("burnout" in inglese significa proprio "bruciarsi"). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Caratteristici del burnout sono anche l'esaurimento emozionale, la depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta auto-realizzazione. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi.

Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 domande, atte a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout. A ogni domanda il soggetto deve rispondere inserendo un valore da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza con cui si verificano le sensazioni descritte nella domanda stessa.

Il burnout si sviluppa attraverso alcune fasi: la prima, quella dell’”entusiasmo idealistico”, è caratterizzata da aspettative di onnipotenza e da obiettivi spesso irrealistici. Spesso avviene una perdita di confini, una iperidentificazione con chi deve essere aiutato: così si confondono i bisogni dell’altro con i propri, il coinvolgimento professionale con quello personale.

Segue una fase di “stagnazione”, connotata dai primi segni di fatica e dall’impatto con il divario esistente tra i risultati ottenuti (spesso difficilmente quantificabili) e le aspettative di partenza. La grande quantità di energie investita non ha un congruo riscontro in termini di soddisfazione. Questa fase è caratterizzata da un graduale disimpegno e da profonda delusione.

La fase di “frustrazione” è caratterizzata da vissuti di perdita e di crisi dei valori: l’operatore si sente bloccato e soprattutto sperimenta una forte sensazione di fallimento, mette in discussione le proprie capacità con seri rischi per l’autostima. In questa fase si sperimentano sensi di colpa, vergogna e, appunto, frustrazione.

A “chiusura” di questa fase può avvenire il superamento della situazione, attraverso un ridimensionamento delle aspettative o una modifica lavorativa, oppure essa può sfociare nella fase del burnout successiva, quella dell'"apatia”, contraddistinta da completa demotivazione, freddezza emotiva, impersonalità relazionale, insofferenza totale.

Per difendersi dal burnout è dunque importante trovare un equilibrio tra le ore di lavoro e quelle dedicate al tempo libero, non accettare o “tuffarsi” in ogni occasione di aiuto ed essere sempre in contatto con i propri bisogni personali, senza trascurare i campanelli d’allarme che possono verificarsi, come i primi segni di stanchezza e di coinvolgimento eccessivo con gli “utenti”, che spesso non termina neanche dopo aver “timbrato il cartellino”.

(Fonte)

 

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giovedì 22 novembre 2007

Trovato in Germania il fossile di uno scorpione gigante. In giappone invece vive il granchio gigante. Due esempi di gigantismo tra artropodi.

 

 

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ll più grande artropode mai comparso sulla terra visse circa 400 milioni di anni fa. Secondo gli studiosi, a chele distese poteva raggiungere i 3,5 metri di lunghezza L'esemplare è stato classificato come Jaekelopterus rhenaniae, uno scorpione d'acqua; un feroce predatore dei rigogliosi e popolati bassifondi salmastri del periodo Devoniano, circa 400 milioni di anni fa. L'esemplare, come spesso accade nei ritrovamenti paleontologici, si presenta tutt'altro che completo ed è sostanzialmente limitato a una delle chele che, presumibilmente, veniva utilizzata in modo del tutto analogo a quanto gli scorpioni fanno oggi.

 

Il Granchio gigante del Giappone (Macrocheira kaempferi Temminck, 1836) è il più grande artropode vivente. È una specie particolarmente vecchia di granchio, considerata un fossile vivente. È l'unica specie vivente del genere Macrocheira; altre specie del genere sono state descritte solo come fossili. Vive nelle profondità dell'Oceano Pacifico (200-300 m sotto il livello del mare) nei pressi del Giappone. Ha una vita media di circa 100 anni.

 

Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...