sabato 17 novembre 2007

Sei un bugiardo? Chiedilo al tuo cervello. Alcuni ricercatori hanno messo a punto una nuova tecnica per stabilire se si dice la verità.

La famosa "macchina della verità" che viene spesso citata nei racconti gialli e che a volte viene usata come supporto in alcune indagini reali, non è abbastanza affidabile.

Il semplice pensiero di essere interrogato - da un genitore, capo o altro significativo - è sufficiente a determinare l'aumento della pressione sanguigna, delle pulsazioni e del ritmo di respirazione. Ma contrariamente a quanto si crede, questi segni di ansia non sono affidabili indicatori dell'onestà di una persona. Invece, i ricercatori stanno studiando il cervello per separare i bugiardi dai sinceri.

L'atto di mentire o di sopprimere la verità produce un aumento del flusso sanguigno che viene ad irrorare la corteccia prefrontale del cervello. Sean Spence, un professore di psichiatria generale per adulti presso l'Università di Sheffield in Inghilterra afferma che: "Quando si conosce la risposta ad una domanda, la risposta è automatica, ma per evitare di raccontare la vera risposta occorre fare uno sforzo aggiuntivo".

Spence e colleghi fanno uso della risonanza magnetica funzionale (functional Magnetic Resonance Imaging: fMRI), tecnologia per determinare se qualcuno è bugiardo basata sulla capacità di rintracciare il flusso di sangue in alcune zone del cervello, flusso che indica l'attività dei neuroni e delle sinapsi. La fMRI è in grado di individuare un cambiamento nella proprietà magnetiche nel sangue. Più specificamente, le molecole di emoglobina nei globuli rossi presentano proprietà magnetiche diverse a seconda della quantità di ossigeno che contengono. Le regioni più attive del cervello quindi contengono più ossigeno.

Un fMRI è uno scanner in cui viene immerso tutto il corpo. Il spggetto è completamente immerso dalla macchina, che contiene microfoni, altoparlanti e una tastiera che consentono di comunicare con i ricercatori. Questi confrontano le immagini dei soggetti presi a riposo con quelli sollecitati da una serie di domande.

Spence e la sua équipe ha utilizzato un fMRI per studiare Susan Hamilton di Edimburgo, in Scozia, che nel 2003 è stata condannata per l'avvelenamento con il sale di una ragazza con diagnosi di condizione metabolica allo stato terminale. La Hamilton fu arrestata dopo che la ragazza fu trovata con alti livelli di sodio nel sangue. Nella cucina fu trovata una siringa piena di sale, ma l'accusata ha sempre negato di averla preparata lei. La donna è uscita dal carcere l'anno scorso e ha continuato a cercare in tutti i modi di professare la sua innocenza.

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