Passa ai contenuti principali

Il Burnout: la sindrome psichiatrica che colpisce i soggetti che esercitano professioni d'aiuto.

Il burnout interessa di solito medici di base, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, infermieri, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, studenti di medicina, guardie carcerarie, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione aziendali, ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.

Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato ("burnout" in inglese significa proprio "bruciarsi"). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Caratteristici del burnout sono anche l'esaurimento emozionale, la depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta auto-realizzazione. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi.

Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 domande, atte a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout. A ogni domanda il soggetto deve rispondere inserendo un valore da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza con cui si verificano le sensazioni descritte nella domanda stessa.

Il burnout si sviluppa attraverso alcune fasi: la prima, quella dell’”entusiasmo idealistico”, è caratterizzata da aspettative di onnipotenza e da obiettivi spesso irrealistici. Spesso avviene una perdita di confini, una iperidentificazione con chi deve essere aiutato: così si confondono i bisogni dell’altro con i propri, il coinvolgimento professionale con quello personale.

Segue una fase di “stagnazione”, connotata dai primi segni di fatica e dall’impatto con il divario esistente tra i risultati ottenuti (spesso difficilmente quantificabili) e le aspettative di partenza. La grande quantità di energie investita non ha un congruo riscontro in termini di soddisfazione. Questa fase è caratterizzata da un graduale disimpegno e da profonda delusione.

La fase di “frustrazione” è caratterizzata da vissuti di perdita e di crisi dei valori: l’operatore si sente bloccato e soprattutto sperimenta una forte sensazione di fallimento, mette in discussione le proprie capacità con seri rischi per l’autostima. In questa fase si sperimentano sensi di colpa, vergogna e, appunto, frustrazione.

A “chiusura” di questa fase può avvenire il superamento della situazione, attraverso un ridimensionamento delle aspettative o una modifica lavorativa, oppure essa può sfociare nella fase del burnout successiva, quella dell'"apatia”, contraddistinta da completa demotivazione, freddezza emotiva, impersonalità relazionale, insofferenza totale.

Per difendersi dal burnout è dunque importante trovare un equilibrio tra le ore di lavoro e quelle dedicate al tempo libero, non accettare o “tuffarsi” in ogni occasione di aiuto ed essere sempre in contatto con i propri bisogni personali, senza trascurare i campanelli d’allarme che possono verificarsi, come i primi segni di stanchezza e di coinvolgimento eccessivo con gli “utenti”, che spesso non termina neanche dopo aver “timbrato il cartellino”.

(Fonte)

 

Articoli di questo blog con argomenti simili:

>> Disturbo d'ansia generalizzato. Uno dei disturbi psichici più diffusi.

>> Una ricerca di psicologia ha accertato che usando il bancomat al supermercato si arriva a spendere fino al 36% in più!

>> Scritto il primo manuale di Cold Reading, l'arte in cui si crea l'illusione di sapere tutto della persona che ci si trova davanti.

Commenti

Post popolari in questo blog

Perché un numero moltiplicato per zero fa zero?

Ad alcuni potrà sembrare una domanda banale, ma non potete immaginare quante sono le persone che me lo chiedono e che prima di trovare una risposta degna di questo nome si scervellano senza successo. Evidentemente il problema non viene percepito come così banale. In realtà il “ mistero ” ha una risposta semplicissima. Per capire perché un numero qualsiasi (diverso da zero) moltiplicato per zero da come risultato zero , possiamo ricorrere ad un esempio . Come prima cosa dobbiamo pensare che i numeri sono degli “ insiemi ” di oggetti . Ad esempio il numero 5 lo possiamo immaginare come un insieme formato da 5 caramelle , o da 5 biglie, o da 5 oggetti qualsiasi. Se dobbiamo moltiplicare il numero 5 per il numero 3, significa quindi che dobbiamo prendere 3 insiemi formati da 5 caramelle. Se contiamo tutte le caramelle che adesso abbiamo, troviamo il numero 15. Occorre notare che anche se prendiamo 5 insiemi da 3 elementi, otteniamo 15 elementi. infatti 3x5=15, ma anche 5x3=15, come ci ...

Onde trasversali e onde longitudinali

  Un’onda che si forma muovendo l’estremità di una lunga molla è un esempio di onda elastica . Essa si chiama così perché si propaga grazie alle proprietà elastiche del mezzo materiale in cui ha origine. Onda trasversale . Un’onda elastica si può generare spostando alcune spire di una molla in direzione perpendicolare rispetto alla molla stessa. Per esempio, possiamo spostare una delle prime spire per poi rilasciarla: accade così che le spire contigue, sollecitate dalla prima, si mettano anch’esse in movimento, spostandosi trasversalmente rispetto alla direzione di propagazione dell’onda . Il processo poi continua, consentendo all’onda di investire spire sempre più lontane. Onda longitudinale . E’ possibile perturbare la molla anche in un altro modo e cioè avvicinando e poi rilasciando alcune spire di una lunga molla. Si ha così una regione di spire compresse che si sposta lungo la molla, seguita da un’altra zona di spire rade: ciascuna spira, quando è investita dalla pert...

Problemi WiFi con OS X Lion. La soluzione definitiva!

Sono tantissimi gli utenti che, dopo l'installazione del nuovo sistema operativo OS X Lion , hanno avuto gravi problemi con la connessione WiFi . Di solito il problema si presenta come una difficoltà di connessione con il router: la connessione dura pochi minuti e poi cade senza motivo. Su internet ci sono varie guide per cercare di risolvere il problema, ma nessuno di questi rimedi funziona veramente . Per fortuna qualcuno su internet ha trovato la soluzione definitiva : sostituire i driver WiFi della versione di OS X 10.7.0 (Lion) con quelli della versione 10.6.4 (Leopard) . In questo modo i problemi di connessione WiFi con Lion si risolvono completamente in pochi minuti. Come faccio a saperlo? Con il mio iMac 21,5 il metodo ha funzionato alla perfezione! :-) ( update : oggi 28 settembre 2011 ancora il wifi sta funzionando!) Ecco cosa bisogna fare ( attenzione che tutto ciò che farete da questo momento in poi è A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO !) 1) Scaricare l...