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Com'è nato l'Etna, il vulcano più attivo in Europa. Una storia complessa e avvincente cominciata 700000 anni fa...

La zona etnea, prima di essere sede di manifestazioni vulcaniche, consisteva prevalentemente in un ampio golfo marino, dove le terre emerse erano a ridosso della catena dei Monti Nebrodi e alle spiagge di un tempo nella zona di Motta S. Anastasia e Misterbianco (CT). I terreni affioranti consistevano in rocce sedimentarie dall'età cretaceo-miocenica fino al Pleistocene inferiore (da circa 130 milioni di anni fa a circa un milione di anni fa). A partire da circa 700-500 mila anni fa in questo golfo cominciarono le eruzioni sottomarine le cui tracce attualmente si possono trovare nel territorio del comune di Acicastello (Faraglioni di Acitrezza, le "Colate a pillow" della rupe del Castello di Acicastello, ecc...). Contemporaneamente, nel territorio di Motta S.Anastasia e Misterbianco avvenivano eruzioni al limite con l'antica zona costiera, come dimostrano gli attuali affioramenti. In seguito ad un rapido sollevamento di tutta la zona, le eruzioni si manifestarono sulla terraferma e si caratterizzò un'attività eruttiva di tipo "fissurale", dove lave molto fluide fuoriuscivano da fessure lineari, accompagnate da limitate manifestazioni esplosive, tali da conferire all'edificio vulcanico primordiale una forma piuttosto appiattita, tipica dei cosiddetti "vulcani a scudo" (come quelli, giganteschi, delle Hawaii).
Fra i 200000 ed i 100000 anni fa, l'attività cambiò e da tipo "fissurale" diventò più centralizzata in punti di emissione che si strutturarono in edifici vulcanici indipendenti, i cosiddetti "Centri Alcalini Antichi".
Questi si distribuiscono in tutto il territorio in piccoli e numerosi centri eruttivi, affiancandosi o sovrapponendosi e a volte attivandosi contemporaneamente.
Si rinvengono affioramenti di questi centri in Valle del Bove e Val Calanna, quali il centro del Calanna e quello del Trifoglietto I, mentre molti altri rimangono nascosti sommersi da colate recenti e sono individuabili solo da studi morfologici.
L'attività di questi antichi centri eruttivi è caratterizzata da lave meno fluide e con un incremento delle manifestazioni esplosive tali da conferire a questi edifici vulcanici versanti più scoscesi.
Negli anni a seguire, si instaura un'attività vulcanica prevalentemente esplosiva, con l'alternarsi di periodi a carattere relativamente effusivo: questo genera edifici vulcanici di notevole altezza.
Così, tra i 75000 e i 50000 anni fa si venne a formare un vulcano chiamato Trifoglietto II, che rappresenta per dimensioni il più grande centro eruttivo sviluppatosi successivamente ai "Centri Alcalini Antichi".
Dagli affioramenti, in Valle del Bove, delle colate risalenti a questo centro si evince un'altezza di quasi 4000 metri, e l'asse di alimentazione dei crateri principali posto più a Sud-Est degli attuali crateri, al centro del vasto anfiteatro costituito dalle pareti Sud-Ovest di questa valle.
I suoi prodotti vulcanici indicano una violenta attività idro-esplosiva generata oltre che dal tipo di magma, anche, dalla presenza a quelle quote e in quel periodo, di nevai e ghiacciai sulla sommità del cono.
Sovrapposti ed affiancati all'edificio del Trifoglietto II si svilupparono altri centri eruttivi contemporanei alle fasi finali di attività e successivi a questo quali: Serra Giannicola Grande, il Vavalaci, il centro del Cuvigghiuni.
Lo sviluppo dell'attuale Etna incomincia con l'Ellitico, centro eruttivo formatosi circa 25000 anni fa.
L'attività dell'Ellitico mostra l'alternarsi di fasi più effusive e fasi estremamente esplosive, come mostrano gli affioramenti di colate laviche e prodotti piroclastici di composizioni estremamente diverse. L'attività eruttiva dell'Ellitico termina circa 15000 fa durante un'intensa fase esplosiva caratterizzata da una serie di eruzioni catastrofiche, che hanno causato la formazione di una caldera di circa 4 km di diametro.
L’attività effusiva degli ultimi 14000 anni porterà alla formazione dell'edificio vulcanico attuale denominato Mongibello. Circa 9000 anni fa una porzione del versante orientale del vulcano Mongibello fu soggetta ad una serie di grosse frane che hanno portato alla formazione dell'ampia depressione della Valle del Bove. Questo imponente collasso del versante orientale del vulcano Mongibello ha messo in luce gran parte della struttura interna sia dei Centri eruttivi della Valle del Bove che del vulcano Ellitico affioranti lungo le pareti della suddetta valle. Sebbene l'attività predominante del vulcano Mongibello è di tipo effusivo numerose eruzioni esplosive di notevole intensità, generate dalle bocche sommitali, hanno caratterizzato questa recente fase eruttiva.

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