martedì 15 febbraio 2011

I fratelli Wright: gli inventori del volo

 

Wilbur e Orville Wright, inventori e costruttori aeronautici statunitensi. Proprietari di una fabbrica di biciclette, divennero pionieri dell'aeronautica, interessandosi sin dal 1896 alle esperienze e agli studi sul volo di mezzi più pesanti dell'aria.

Per apprendere i rudimenti dell'aerodinamica, i Wright progettarono una specie di galleria del vento, nella quale effettuarono centinaia di prove e, sulla base delle conoscenze raccolte, iniziarono a costruire dei biplani a motore.

La carta vincente dei due fratelli, la tessera mancante per completare la costruzione di un velivolo funzionante, fu un motore a benzina a quattro cilindri da 15 cavalli, in grado di muovere le due eliche del biplano. Il 17 dicembre del 1903, Orville Wright si sollevò dalle dune di sabbia di Kitty Hawk, nella Carolina del nord, a bordo del Flyer I, coprendo una distanza di 266 metri in 49 secondi.

fratelli Wright
Le prove di volo dei fratelli Wright documentate dal Journal des Voyages, nel 1908. Dopo i primi successi, i Wright fondarono a Dayton, nel 1911, una fabbrica sperimentale di aerei: ancora oggi la città resta uno dei maggiori laboratori di ricerche aeronautiche degli Stati Uniti.

Al Flyer I seguì, nel 1904, il Flyer II, con un motore potenziato. Su un campo fuori mano dell'Ohio, i Wright riuscirono a compiere delle virate e altre manovre con variazioni di altitudine e direzione. Nel 1905, Wilbur riuscì a volare per quasi 38 minuti, un vero record per l'epoca. I fratelli, che compresero presto le potenzialità anche commerciali della loro invenzione, lavorarono in segreto, ma quando resero pubblici i risultati del proprio lavoro si scontrarono con una diffidenza generalizzata.

Le riserve degli scettici vennero sciolte solo nel 1908, anno del viaggio di Wilbur Wright in Europa: la dimostrazione di volo compiuta 1'8 agosto a Le Mans, in Francia, mise a tacere tutti i detrattori.


La stella polare

 

La stella polare si trova nella costellazione boreale dell’Orsa Minore, composta da sette stelle principali disposte in forma di carro (da cui il nome di piccolo carro), di cui la stella polare rappresenta il timone, ed è la stella visibile ad occhio nudo più vicina al Polo Nord Celeste, il punto cioè in cui il prolungamento dell’asse terrestre incontra la sfera celeste.

come trovare la stella polare

Trovandosi in questa posizione la stella polare appare quasi immobile in cielo, mentre tutte le altre sembrano ruotarle intorno. Le stelle che ruotano attorno alla polare, senza scendere mai sotto l’orizzonte, si definiscono circumpolari.

L’attuale stella polare è una supergigante con una temperatura di 7200 K, una luminosità 2200 volte superiore a quella del Sole e un diametro 30 volte maggiore e dista da noi circa 430 anni luce.

A causa delle precessione degli equinozi, il polo si sposta sulla volta celeste, quindi la stella polare non è sempre stata la stessa nel corso del tempo: secondo i calcoli, nel 3000 a.C. la stella polare era alfa Draconis, nel 7500 d.C. sarà alfa Cefei, nel 14000 d.C. sarà Vega.

La stella polare è usata fin dai tempi più antichi come punto di riferimento: viene menzionata nelle più antiche tavolette assire ritrovate dagli archeologi.


La rosa dei venti

 

La rosa dei venti è la rappresentazione grafica delle direzioni da cui soffiano i venti che corrispondono ai punti cardinali.

rosa dei venti

Nella forma classica, la rosa dei venti è costituita da un cerchio che contiene il disegno di una stella; le punte della stella indicano la direzione di provenienza dei venti principali e la loro distanza angolare rispetto al nord: tramontana (N, 0°), grecale (NE, 45°), levante (E, 90°), scirocco (SE, 135°), austro o mezzogiorno (S, 180°), libeccio (SW, 225°), ponente (W, 270°), maestrale (NW, 315°).


Arcobaleno

 

Pochi fenomeni atmosferici hanno affascinato l’umanità come l’arcobaleno. Prima ancora che qualcuno mi dica che amo distruggere la poesia, lo anticipo e vi fornisco subito una definizione scientifica: l’arcobaleno è un fenomeno ottico dell’atmosfera frequentissimo dopo i temporali, o quando i raggi solari colpiscono goccioline d’acqua finemente disperse nell’aria da cascate o grosse fontane.

Appare come un semicerchio formato da sottili strisce concentriche di diverso colore nell’ordine dello spettro visibile: violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio, rosso. La scomposizione della luce nei colori dell'iride è dovuta a fenomeni di riflessione, rifrazione e diffrazione: i raggi solari attraversano le gocce d'acqua disperse nell'atmosfera e si scompongono come attraverso una lente. Quando la luce penetra all'interno di una goccia si rifrange, mentre sulla parete opposta si riflette, come su uno specchio concavo. Uscendo dalla goccia, il raggio si rifrange nuovamente, ed è proprio la doppia rifrazione a scompone la luce solare bianca nei sette colori dello spettro.

L'intensità e la larghezza delle strisce colorate dipendono dal diametro delle goccioline di acqua. Concentrico ed esterno al primo arcobaleno è spesso osservabile un secondo arco colorato, detto arcobaleno secondario, con colori meno intensi e disposti in ordine inverso (violetto all'esterno).

L'arcobaleno secondario è dovuto a una doppia riflessione. Fu lo scienziato Isaac Newton a darne per primo la prova. Espose a un raggio di sole un prisma di vetro provocando la formazione di un fascio di colori. Dimostrò che la luce bianca è una mescolanza di colori. Le gocce di pioggia agiscono sui raggi del sole come tanti minuscoli prismi.

arcobaleno

Origine della parola arcobaleno.

Certe parole sono talmente graziose che tutti le vogliono e così un gruppo di persone ha fatto quasi a gara per cercare di capire la storia di arcobaleno. Innanzitutto bisogna dire che nel passato l'arcobaleno veniva chiamato, per la sua forma, solo "arco" oppure arco delle stelle, arco della pioggia, arco celeste. A un certo punto compare l'arcobaleno, e per alcuni studiosi quel "baleno" non è nient'altro che il "lampo”. Altri studiosi di parole si oppongono, perché, sostengono, l'arcobaleno non appare né scompare all'improvviso, come fa il lampo. Affascinati più dal mare che dal cielo, essi pensano che il nome nasca da arco e balena, il grosso cetaceo che guizza e si inarca, nel mare, come un arcobaleno. E il francese arc-en-ciel "arco in cielo", l'inglese rainbow "arco di pioggia", lo spagnolo arcoiris "arco dell'iride"? Davvero tanti nomi quanti sono i colori!


domenica 13 febbraio 2011

Ray Bradbury

 

Ray Bradbury è uno scrittore statunitense nato a Waukegan, Illinois, nel 1920. Bradbury, nelle sue opere, mescola generi narrativi diversi come la narrativa fantastica, la fantascienza sociale e la satira.

Ray Bradbury

Si è affermato come autore di fantascienza con Cronache marziane (1950), la storia della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri, che ricalca la storia della colonizzazione americana. Il suo romanzo più famoso resta però Fahrenheit 451 (1953) da cui François Truffaut ha tratto nel 1966 un film visionario e di successo.

Ha scritto diversi romanzi di genere fantastico come Io canto il corpo elettrico (1969) e il romanzo giovanile Il gioco dei pianeti (1951), di cui pure fu fatta una trasposizione cinematografica (L’uomo illustrato).

Ha pubblicato numerose raccolte di poesie: Poemi (1982) e L’arte del Playboy (1985) ne sono due esempi. Particolarmente riusciti sono i suoi racconti con i bambini per protagonisti come Il popolo dell’autunno (1962) o Il piccolo assassino (1964).

E’ anche autore di drammi, raccolti ne Lo splendido vestito di gelato e altri drammi (1972), e di saggi sulla scrittura Viaggio oltre la metafora: ulteriori saggi sulla creatività, sulla scrittura e sulle arti (1999).

Nel seguente filmato (vi cito solo il link, perché l’incorporamento è disattivato) possiamo vedere un frammento molto significativo tratto dal film Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut e tratto dal romanzo omonimo, dove viene proposta una attualissima riflessione sulla cultura e sui libri. Lo si potrebbe intitolare: “noi dobbiamo essere tutti uguali

Buona visione.

http://www.youtube.com/watch?v=AkaGCGTNVKI


Cos’è l’astrolabio?

 

L’astrolabio è un antico strumento astronomico e nautico usato fino al XVIII secolo per misurare l’altezza degli astri sull’orizzonte e la distanza angolare tra essi. Era utile per l’orientamento e la navigazione. Poteva anche determinare l'ora locale conoscendo la longitudine, o viceversa.

astrolabio

Già Tolomeo lo utilizzava per le sue rilevazioni astronomiche. L’astrolabio era costituito da un cerchio graduato come un goniometro al cui centro era fissato un braccio rotante. All’interno del cerchio era alloggiata la lamina, un sottile disco su cui era incisa la proiezione della sfera celeste a una determinata latitudine. Alla lamina era sovrapposta la rete, struttura ruotabile che indicava la posizione di particolari stelle fisse. L’astrolabio è stato sostituito dal sestante.

Nel seguente filmato è possibile vedere, grazie ad una stupenda animazione, in dettaglio i principali componenti di un astrolabio.

Buona visione.

Astrolabio


Nibiru esiste? E chi l’ha detto?

 

Molta gente sciroccata è convinta che gli scienziati siano una sorta di “élite” di saccentoni arroganti, ostinatamente arroccati nelle loro posizioni e strenui difensori dello “status quo”.

Poche convinzioni possono essere più distorte di questa.

Volete un esempio (uno tra infiniti altri) in cui gli scienziati hanno rinunciato prontamente alle loro “consolidate teorie”?

E’ successo proprio pochi giorni fa, in occasione della scoperta del sistema planetario di Kepler-11.

kepler-11

Questa scoperta è davvero eccezionale per due motivi principali:

1) Qualsiasi teoria consolidata sulla formazione dei pianeti e dei sistemi planetari non prevedeva assolutamente che potesse esistere un sistema planetario così “compatto” con sei pianeti racchiusi in orbite di semiasse inferiore a quella del pianeta Venere.

2) Nessun modello di formazione planetaria prevedeva l’esistenza delle cosiddette “superterre”, cioè di pianeti che hanno massa e dimensione intermedie tra i pianeti rocciosi (come la Terra, Marte, ecc…) e i pianeti gassosi (Giove, Saturno, ecc…). Si tratta di numerosi pianeti di massa compresa tra le 2 e le 5 masse terrestri scoperti dalla sonda Kepler in molti sistemi planetari e anche su Kepler-11. Tra l’altro questo tipo di pianeti sono assenti nel nostro Sistema Solare.

A questo punto gli scienziati, se fossero veramente come li descrivono alcuni difensori delle “verità alternative”, avrebbero dovuto dire: “non è possibile! Queste cose contraddicono tutte le teorie finora accettate, quindi Kepler-11 NON ESISTE!”

E invece gli astronomi sono stati ben contenti di vedere distrutte le loro vecchie teorie da questa scoperta, perché in questo modo avranno una grande occasione: capire meglio di prima come si formano i pianeti e i sistemi planetari. Nessuno si è ostinato a difendere le vecchie convinzioni mettendo in dubbio la scoperta stessa.

Perché gli scienziati hanno accettato questa rivoluzione senza fare obiezioni e invece, per fare un esempio, per quanto riguarda la “fusione fredda” dopo 22 anni ci sono ancora discussioni molto animate e numerosi scienziati scettici?

Le gente sciroccata dirà che la scoperta astronomica non porta con sé interessi economici, mentre la fusione fredda è avversata dalle multinazionali del petrolio e bla bla bla, bla bla bla…

La vera (e unica) ragione è che le misure effettuate dalla sonda Kepler sono delle misure di qualità straordinaria, mentre le misure finora effettuate sulla fusione fredda sono di pessima qualità. Ogni volta che sono state fatte delle misure accurate, il fenomeno non si è verificato. Questo tipo di comportamento di solito si verifica con i fenomeni… paranormali.

Per questo motivo ci sono molti scienziati che pensano che la fusione fredda non esiste, altri che hanno qualche dubbio e alcuni che magari sono entusiasti. Su tutto regna la confusione. Ma come mai ancora, dopo 22 anni, non c’è un reattore a fusione fredda funzionante, visto che ci sono alcuni che dicono che si può costruire molto facilmente?

Quando furono realizzati i primi motori a vapore (1765), nel giro di 20 anni si passò da una potenza di 6 cavalli ad una potenza di 600 cavalli. Per la fusione fredda dopo più di 22 anni, ancora si discute sulle presunte “anomalie” energetiche. E bisogna considerare che nel 1700 il progresso tecnologico non era nemmeno lontanamente rapido come quello di oggi.

Anche se la fusione fredda dovesse esistere realmente, ancora non siamo in grado di sfruttarla. Ovviamente una scoperta improvvisa ed imprevedibile potrebbe cambiare tutto, ma essendo appunto imprevedibile, non sappiamo quando (e se) avverrà Occhiolino

Altri due casi  famosi in cui delle teorie furono confutate dalle osservazioni sono quelle dell’etere luminifero e dello stato stazionario.

Ok, il titolo del post riguarda Nibiru e io invece mi sono dilungato su Kepler, fusione fredda e scienziati che accettano che le loro teorie siano annientate da nuove scoperte.

L’ho fatto solo per fare capire a tutti che non è affatto vero che gli scienziati cercano di mantenere lo “status quo” e che non accettano novità che contrastano con le vecchie teorie.

E adesso veniamo a Nibiru

Nibiru sarebbe un fantomatico pianeta partorito dalla fantasia di Zecharia Sitchin analizzando (a suo dire) un sigillo sumerico dove ci sarebbero riferimenti a questo corpo celeste.

In realtà, prima ancora di analizzare l’impossibilità della cosa dal punto di vista astronomico, bisogna dire che l’interpretazione del sigillo è del tutto sbagliata. Osservando il sigillo nell’immagine sotto guardiamo la parte in alto sulla sinistra dove appare quel cerchio con sei raggi circondato da diversi punti. Sitchin interpreta quel simbolo come il Sole circondato da 12 pianeti e secondo lui il dodicesimo pianeta sarebbe proprio Nibiru. Invece sono le Pleiadi!

Nibiru

Il tutto è spiegato molto bene in questa pagina (in inglese). Nella spiegazione leggiamo che quel simbolo non può essere il Sole, perché i Sumeri non lo rappresentavano a 6 punte, ma con un simbolo ben diverso (vedi sotto). I simboli a 6 o a 8 punte invece rappresentano stelle.

Da sinistra rispettivamente una stella, la Luna, il Sole.

E infatti di una stella si tratta e i puntini attorno sono altre stelle. Secondo l’interpretazione più corretta si tratterebbe proprio delle Pleiadi, un gruppo di stelle che i sumeri rappresentavano molto frequentemente (vedi immagine sotto).

pleaidi

La cosa più interessante è che i Sumeri rappresentavano il Sole e le stelle con simboli diversi e ben distinti, quindi probabilmente non avevano la consapevolezza del fatto che il Sole fosse una stella, dimostrando così di avere delle conoscenze astronomiche del tutto compatibili con quelle di altri popoli antichi.

Un’analisi approfondita sigillo mostra quindi tre elementi molto chiari:

1) L’iscrizione non cita nulla che possa riferirsi ad argomenti astronomici, a Nibiru o anche semplicemente a dei pianeti.

2) Quello che viene interpretato come il Sole in realtà è una stella.

3) Non è mai stato trovato un singolo testo riferito alle civiltà sumeriche in cui si parli di più di cinque pianeti.

A questo punto ci siamo accorti che il punto di partenza dell’esistenza di Nibiru si fonda SU NIENTE. Quindi ogni discussione è finita per chi ha capito la situazione, ma non finirà mai per coloro che ci vogliono credere a tutti i costi. Per loro quasi sempre non c’è discussione scientifica e razionale che regga, quindi continueranno a crederci (o a fare finta di crederci) ad oltranza.


sabato 12 febbraio 2011

Cosa c’era prima del Big Bang?

 

Cosa c’era prima del Big Bang? Secondo alcuni scienziati la domanda non ha alcuno senso. Secondo Stephen Hawking, ad esempio, chiedersi cosa c’era prima del Big Bang è come chiedersi cosa c’è più a nord del polo nord! Si tratta di una risposta che vi convince?

Il problema è che il tempo è nato “con” il Big Bang, quindi è proprio vero che non ha senso chiedersi cosa c’era prima, poiché non esistono istanti di tempo precedenti e, inoltre, anche lo spazio è nato “con” il Big Bang, quindi non c’era neanche lo spazio.

Il problema è che noi pensiamo “in tre dimensioni”, ma se potessimo pensare “in quattro dimensioni”, cioè in termini di spazio-tempo, ci accorgeremmo che l’istante di spazio-tempo iniziale dell’Universo non è un vero confine. In altre parole è come quando camminiamo su una sfera, questa non è infinita, ma è illimitata, perché sulla sua superficie non troviamo un vero confine. Il polo nord, come dicevo nell’esempio precedente, non è un confine, è certamente un punto particolare, ma non è affatto un confine. L’istante di spazio-tempo del Big Bang è un punto particolare, ma non è il confine che noi immaginiamo con il nostro pensiero a “tre dimensioni”.

Il problema cosmologico è un problema difficile da risolvere, perché nessuno potrà mai vedere cosa è successo in quel tempo lontano in cui si formò l’universo. Molto spesso i problemi scientifici di fondono con idee religiose o filosofiche. Le scoperte scientifiche degli ultimi decenni di hanno permesso di avere un’idea di cosa accadde 13,7 miliardi di anni fa e solo da poco riusciamo a tirare le somme su tutte le ipotesi e le teorie che sono state formulate fino a questo momento.

In questo filmato possiamo vedere il punto della situazione sulla domanda che più ci affascina: cosa c’era prima del Big Bang?

Buona visione.

Cosa c’era prima del Big Bang?


venerdì 11 febbraio 2011

Il colore delle stelle di Orione

 

Cosa determina il colore delle stelle? E’ la loro temperatura. Le stelle rosse sono fredde con una temperatura superficiale di circa 3000 gradi kelvin (K), invece le stelle azzurre sono molto più calde con temperature che possono anche superare i 30000 gradi kelvin. Il nostro sole, con il suo colore molto simile al bianco, ha una temperatura superficiale di circa 6000 K.

Le differenze di colore tra le stelle sono ben visibili in questa interessante foto della costellazione di Orione ottenuta con una tecnica fotografica molto particolare. Le stelle sono state fotografate in una serie di 35 pose in cui all’inizio sono sfocate, nelle pose centrali sono messe a fuoco e nelle pose finali sono di nuovo sfocate.

Nella parte alta a sinistra della foto spicca la supergigante rossa Betelgeuse il cui colore rossastro viene ben evidenziato da questa tecnica fotografica. La maggior parte delle altre stelle hanno un evidente colore azzurrino.

Stando ben attenti si nota, al centro sulla destra, una traccia debole ma evidentemente rossastra: si tratta della stella W Orionis, una stella ricca di carbonio e a bassa temperatura (circa 2600 K).


Cimurro

 

Il cimurro è una malattia contagiosa del cane e di altri carnivori come volpi, tassi, visoni, ermellini, martore e furetti.

Il cimurro è causato da un virus e può colpire tutti gli organi dell’animale provocando sintomi molto variabili tra cui raffreddore, febbre, tosse e disturbi digestivi. In alcuni casi il cimurro ha complicazioni encefaliche gravi che possono risultare mortali.

cimurro

I cani domestici e gli animali da allevamento soggetti al contagio del virus vengono vaccinati contro il cimurro. Non colpisce l’uomo.


giovedì 10 febbraio 2011

I paradossi della Fisica

 

Per studiare il mondo e i suoi fenomeni in passato l’uomo si è affidato all’osservazione, ai propri sensi, al senso comune. Oggi questi strumenti non ci permettono più di comprendere le leggi della Fisica e l’universo che è infinitamente piccolo e grande al tempo stesso. Si tratta di un universo che la scienza sta rivelando grazie alle nuove teorie e agli strumenti sofisticati di cui si è dotata.

Di questi cosiddetti paradossi della fisica se ne parla in questi due filmati grazie alla competenza  e alla chiarezza di esposizione di diversi scienziati e ricercatori.

Buona visione.

Paradossi della Fisica (prima parte)

 

Paradossi della Fisica (seconda parte)


Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...