Alcuni esperti militari ritengono che tutte le bombe nucleari potrebbero essere utilizzate senza per questo provocare una catastrofe mondiale, come si è sempre pensato. Per cui qualcuno potrebbe considerare la bomba atomica un’arma come un’altra, oggi più di ieri.
Nel cuore di Roma, a Fontana di Trevi, è stato intervistato il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. Di seguito ho trascritto questa intervista (che potete ascoltare nel filmato alla fine di questo post).
D: Da dove potrebbe venire la minaccia nucleare?
R: Beh, non certo da un paese democratico, e quindi penso sicuramente all’Iran e poi anche alla Corea del Nord, perché no?
D: Come viene trasportata una bomba atomica?
R: Ci vuole sempre un razzo vettore… un vettore, diciamo, che può essere un razzo vero e proprio, magari anche di precisione e con più testate, una testata multipla; può essere un proietto di artiglieria, quindi un pezzo di artiglieria; può essere un aereo. Anche i sottomarini. Oggi si parla di bombe da 400 kiloton fino a 50 Megaton. Ora, ricordo che 1 kiloton è pari a 1000 tonnellate di tritolo. Un megaton è pari a un milione di tonnellate di tritolo.
D: Quali ritiene, a Roma, gli obiettivi sensibili.
R: Ma io comincerei, purtroppo, dal Vaticano. C’è qualcosa di Hi (?), come dicono gli Stati Uniti, il Santo Padre credo che sarebbe, diciamo, una persona più a rischio di ogni altro a Roma. C’è stata nel 2004 una formazione molto dettagliata, in occasione delle festività natalizie, di un attacco. L’obiettivo era la Città del Vaticano, alla persona del Santo Padre, proprio. E quindi, dopo una riunione, che ricordo molto sollecita e concitata, l’Aeronautica alle 3 di notte crea una No Flight Zone.
Per capire come funziona un’arma nucleare immaginiamo cosa succederebbe se una bomba, anche di modesta potenza, venisse fatta esplodere, ad esempio, su un obiettivo sensibile come il Vaticano.
La Basilica di San Pietro sarebbe l’unico edificio a rimanere in piedi se una bomba atomica esplodesse sopra il “Cupolone”. A tal proposito è stato intervistato Francesco Lenci, biofisico del CNR e tra i fondatori dell’Unione Scienziati per il Disarmo. Con lui è stata tentata una ricostruzione.
La ragione per la quale in un attacco in una città la bomba viene fatta esplodere a qualche centinaio di metri dal suolo, è il potere distruttivo dell’onda d’urto e dell’onda termica che è molto maggiore che se la bomba esplodesse sul terreno.
Per saperne di più vi invito a vedere il seguente filmato, davvero interessante, che spiega cosa succederebbe se a Roma venisse sganciata una bomba atomica della potenza circa uguale alla metà rispetto a quella di Hiroshima. Scoprirete che nel raggio di 2 chilometri dal punto dell’esplosione non ci sarebbero sopravvissuti e anche che nel territorio italiano abbiamo degli ordigni nucleari della Nato.
Buona visione.