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martedì 28 giugno 2011

Fare il bagno dopo mangiato: un mito da sfatare

 

Fare il bagno dopo mangiato fa male davvero? In realtà potrebbe fare male, ma solo nel caso in cui l’acqua abbia una temperatura troppo bassa rispetto a quella corporea o a quella ambiente, oppure che in acqua si facciano degli esercizi fisici molto pesanti. Le nuotate “folli” e la pallanuoto subito dopo mangiato quindi sono da evitare. Per quanto riguarda lo sbalzo di temperatura tra corpo e acqua basta entrare in acqua gradualmente, senza “tuffarsi”. Abituare piano piano il corpo alla bassa temperatura dell’acqua quindi aiuta a non incorrere in pericolose congestioni (blocco della digestione).

bagno dopo mangiato

Questo perché, secondo la spiegazione scientifica, il sangue si distribuisce nel corpo umano in modo diverso secondo le esigenze. Il sangue necessario agli organi addominali durante la digestione, perciò, se si nuota viene dirottato ai muscoli in movimento e al tessuto sottocutaneo. La digestione verrebbe messa, così, in crisi. In ogni caso non è prudente farsi il bagno se sentite una immediata e fastidiosa sensazione di freddo a contatto con l’acqua, la cautela è sempre la migliore strategia.

Una cosa però è sicura: non c’è affatto bisogno di aspettare le leggendarie tre ore per farsi il bagno dopo mangiato Sorriso Questo è un vero e proprio “mito” che non ha motivo di esistere. Buon bagno a tutti Sorriso.

P.S. L’importante è non fare il bagno a mare o nei laghi se vedete che si avvicina un temporale, quello sì che è pericoloso! Occhiolino


sabato 11 giugno 2011

L’effetto placebo spiegato da Ben Goldacre

 

Il giornalista scientifico Ben Goldacre in questo filmato con sottotitoli in italiano ci spiega cos’è l’effetto placebo e come funziona.

Di seguito la trascrizione di quanto viene detto nel filmato.

L’effetto placebo è un fenomeno straordinario che fa stare meglio la gente anche quando si assume un trattamento inefficace o finto. Può trattarsi di una pillola di zucchero ma anche di finti ultrasuoni. Può trattarsi di una pillola di zucchero, ma anche di finti ultrasuoni. Quando qualcuno vi mette un macchinario sul corpo senza nemmeno accenderlo. Oppure una finta operazione, dove qualcuno fa una incisione fingendo di operare. Ma il sorprendente e l’affascinante succede quando la gente assume questi trattamenti ed a volte si sente meglio. Ciò che è interessante nell’effetto placebo è che mostra, non nel fumoso senso New Age, ma in senso reale… possiamo migliorare la nostra sensazione di dolore, possiamo migliorare i nostri sintomi attraverso ciò a cui crediamo ed all’aspettativa. Tutte le pubblicità nei giornali che avete visto hanno scolpito nella vostra memoria ed hanno aumentato l’aspettativa di una pillola di una certa marca. Ciò che è interessante nel placebo è che sembra che funzioni con chiunque, non importa che tu sia scettico… ed anche i bambini e gli animali rispondono all’effetto placebo. Anche le persone che li circondano sono pieni di aspettative sui finti trattamenti che gli hanno dato, ed è naturale aspettarsi che il tuo bambino sicuramente reagirà alla tua aspettativa di sentirsi meglio. Ci sono molti esempi affascinanti. I più interessanti confrontano una finta cura con un’altra. Perché questo è ciò che è l’effetto placebo che funziona. Così, per esempio, noi sappiamo che quattro pillole di zucchero, quattro pillole finte, sono meglio di due pillole di zucchero al giorno per migliorare un’ulcera gastrica. Una scoperta incredibile, in un certo senso. L’ulcera gastrica è ottima da studiare perché è facile da diagnosticare. Inserisci una telecamera con la luce attraverso la bocca e scatti delle foto alle pareti dello stomaco, lo vedi se l’ulcera è lì oppure è scomparsa. Quattro pillole di zucchero al giorno guariscono l’ulcera gastrica più velocemente di due. Sappiamo che il colore della pillola è importante. Si è visto che le pillole blu o verdi hanno effetto sedativo, mentre quelle rosse o arancioni sono “eccitanti”. Questo le industrie farmaceutiche lo sanno. Se si guardano le confezioni di compresse di antidepressivo o degli ansiolitici, tendono ad essere verdi e bianche o blu e bianche, quando quelle degli stimolanti o degli antibiotici tendono ad essere rosso brillante. Esistono diversi studi sul dolore che riguardano l’effetto placebo. Dimostrano che un’iniezione di soluzione salina che non contiene alcun ingrediente attivo è molto più efficace per il dolore di una finta pillola di zucchero. Una pillola che sembra un antidolorifico. Così la puntura di soluzione salina non contiene nessun farmaco, la pillola non contiene nessun farmaco, ma la puntura appare come un trattamento molto più drammatico e serio di una pillola ed è per questo che la gente ha più sollievo con una puntura finta di quanto ne abbia con una pillola finta. La cosa interessante di queste ricerche è cosa ci si può ottenere. Con l’effetto placebo si è in un interessante campo etico. La ricerca mostra che mentire al tuo paziente, disorientarlo, può farlo sentire meglio … e dare ad un paziente una pillola di zucchero non lo espone a nessun effetto collaterale fisico. Così la gente può dire che forse potremmo somministrare frequentemente dei placebo, ma penso che questo sia un problema, penso sia sbagliato. Perché somministrare un trattamento placebo ad un paziente richiede una bugia da parte tua e non credo che i medici o chiunque lavori nel servizio sanitario possa mentire ad un paziente. Penso che sia eticamente sbagliato e poi, a lungo termine, quando dici bugie alla gente così paternalisticamente, potrebbe essere scoperto tutto e così distruggi la credibilità di tutto quello che dici. Anche se non volessimo mentire al paziente c’è una maniera più etica di sfruttare le ricerche sull’effetto placebo. Perché quello che ci dicono queste ricerche è che il modo con il quale somministri un trattamento può condizionarne l’efficacia. Così noi sappiamo, ad esempio, che se offriamo un trattamento in un ambiente molto salutistico e con un maggiore senso di positività, con la gente più felice e fiduciosa nei medici, in situazioni più piacevoli, non quindi sbrigativamente, questo aumenta davvero i risultati del nostro trattamento e penso che questa sia la giusta chiave, usare tutte le ricerche sull’effetto placebo per trovare un modo di somministrare trattamenti che sappiamo efficaci e farli funzionare meglio.

Credo che quanto detto da Ben Goldacre sia molto interessante e che possa essere lo spunto di profonde riflessioni. Mi aspetto qualche commento da parte vostra Sorriso


domenica 22 maggio 2011

Ustioni, cosa fare?

 

Cosa fare in caso di scottature? Le scottature sono tra gli incidenti più frequenti tra le mura domestiche, quindi è importante sapere cosa fare nel caso che l’incidente avvenga. Nel video che ho trovato possiamo vedere alcuni consigli su come comportarsi in caso di ustioni. La spiegazione è semplice e chiara con esempi visivi facili da memorizzare, come ad esempio come effettuare la classificazione delle ustioni di primo, secondo o terzo grado. Infine vengono spiegati i primi rimedi da applicare a seconda della gravità dell’ustione. In ogni caso tali consigli non possono essere considerati dei rimedi definitivi per le ustioni e si ricorda che in questo casi è sempre d’obbligo consultare un medico.

Buona visione del filmato.


giovedì 19 maggio 2011

Attacco di cuore causato dall’aterosclerosi (video)

 

Questa animazione 3D mostra un attacco di cuore dovuto all’aterosclerosi. L’aterosclerosi (da non confondersi con l’arteriosclerosi; potete trovare qui la spiegazione della differenza tra questi due termini medici) è un’infiammazione cronica di un’arteria dovuta alla formazione di placche lipidiche (ateromi). Il video è concepito come un’esperienza che si immerge nel complicato processo mostrandolo nella sua evoluzione. Ogni momento è mostrato come un effetto visuale per evocare un viaggio in un ambiente dinamico. Partendo dalla probabile causa, cioè un danno della parete dell’endotelio (che è il tessuto delle pareti interne del cuore), la storia prosegue in dettaglio attraverso vari stadi dell’aterosclerosi fino a concludersi con il danno al cuore vero e proprio.

Buona visione del filmato (durata di 2 minuti e 52 secondi).

Attacco di cuore


venerdì 6 maggio 2011

Mangiare la pizza fa ingrassare?

 

Molti si chiedono se mangiare la pizza fa davvero ingrassare. Teoricamente sì, perché, a secondo degli ingredienti, le quantità di calorie e di carboidrati di solito sono piuttosto cospicue! Avevo già scritto anni fa un articolo sull’opportunità o meno di mangiare la pizza quando si è a dieta. Tuttavia ho notato che la pizza, se mangiata il sabato sera in pizzeria, può produrre sgradite sorprese con la bilancia la mattina dopo. Il problema è la classica pizza in pizzeria con gli amici e in comitiva di solito è accompagnata da porzione di patatine fritte, da Coca Cola, da birra, da dolce finale. E poi molta, moltissima acqua. La pizza fa venire sete e senza accorgersene, si beve più del solito.

pizza

Questo stato di cose si può tradurre in un aumento di peso di oltre due chili! Sorpresa

A me infatti capita sempre dopo queste serate di pizza di avere un aumento di oltre due chili. Ma niente paura, questi due chili si perdono subito in un paio di giorni, perché in realtà sono costituiti in gran parte dai liquidi in più che sono stati bevuti, come dicevo prima, per accompagnare la pizza. La ritenzione idrica può quindi far prendere qualche piccolo spavento davanti alla bilancia Occhiolino.

E’ ovvio che la pizza mangiata troppo spesso, produce alla fine un aumento di peso “vero” e non apparente, come nell’esempio precedente. Per fortuna si tratta di un alimento sano a cui non vale proprio la pena di rinunciare per periodi troppo lunghi. Per molto tempo l’ho mangiata per circa 2 volte al mese e anche di più, senza averne nessuna conseguenza a livello di aumento di peso. Al momento attuale la frequenza si è un po’ ridotta, anche perché in questo periodo mi stanno appassionando altri alimenti, basati sul kamut o la soia.

A proposito di kamut e di soia, le pizze si possono facilmente preparare con questi due ingredienti, utili soprattutto a chi ha scoperto di avere una intolleranza al glutine. Io non ho questa intolleranza, ma mi piace lo stesso provare nuovi tipi di ingredienti e vi consiglio di provarli anche voi. Le pizze fatte con la farina di kamut o con la farina di soia si possono preparare facilmente a casa, basta eseguire una piccola ricerca su Google (o altri motori di ricerca) per trovare innumerevoli ricette per questo tipo di pizze.

Buona ricerca Occhiolino e buon appetito…


sabato 16 aprile 2011

Piramide alimentare

 

La piramide alimentare è una tabella che illustra schematicamente gli alimenti che si dovrebbero introdurre ogni giorno nella propria dieta per seguire un’alimentazione sana e bilanciata. La piramide alimentare è formata da sei o sette sezioni ognuna delle quali contiene un diverso gruppo di alimenti: ciascun gruppo dovrebbe essere presente nell’alimentazione quotidiana in una quantità proporzionale alla grandezza della sezione in cui si trova. Alla base della piramide si trovano gli alimenti che si possono mangiare più liberamente, mentre al vertice sono posti quelli il cui consumo deve essere limitato.

Esistono diversi tipi di piramidi alimentari, ma i più diffusi sono:

1) la piramide alimentare USDA, adottata negli Stati Uniti dal dipartimento per l’agricoltura; i gruppi alimentari contemplati da questa piramide sono, partendo dalla base e andando verso il vertice, i cereali; carne, pesce, uova, legumi; latte e latticini; frutta e verdura; grassi di condimento;

piramide alimentare USDA

2) la piramide mediterranea, che si basa sullo studio della dieta mediterranea e che prevede: cereali, frutta, verdura, legumi, noci, olio di oliva, formaggi e latticini da consumarsi tutti i giorni; pesce, pollame, uova e dolci da mangiare solo alcune volte la settimana; e infine carne rossa (bovina, ovina, suina ed equina) da preferire solo alcune volte al mese.

piramide alimentare mediterranea


domenica 10 aprile 2011

Allergie di primavera: come evitarle?

 

In primavera sono davvero pochi coloro che non sentono almeno qualche minimo sintomo di allergia. Il diffondersi di pollini nell’aria è un vero incubo per chi soffre di allergie, con lacrimazione e arrossamenti degli occhi, irritazione delle vie respiratorie, tosse, raffreddore, fino a vere e proprie crisi asmatiche. Sembra che ben il 25% della popolazione soffra di qualche malattia allergica e la percentuale è in continuo aumento, complice anche l’inquinamento atmosferico.

allergia da fieno

Il problema maggiore per i soggetti allergici non è tanto quando si è fuori dalla propria abitazione, ma quando si è dentro. Infatti non è raro che i moderni appartamenti diventino un vero e proprio “covo” di allergeni e che i sintomi allergici più intensi si accusino proprio tra le quattro mura.

Ovviamente c’è una buona soluzione per evitare crisi allergiche in casa. Ecco cosa si può fare per tenere sotto controllo le allergie che si sviluppano negli ambienti domestici:

- Bisogna tenere la casa sempre pulita, passare l’aspirapolvere almeno due volte alla settimana per evitare l’accumulo di polvere, forfora e polline.

- Spolverare spesso.

- Evitare il contatto con gli animali domestici: nel caso di animali presenti in casa, lavarli frequentemente e tenerli lontani dalla camera da letto e dall’arredamento.

- Eliminare moquette, utilizzare tende lavabili, copripiumoni e coprimaterassi anallergici, a maglie strette che intrappolano gli acari.

- Prevenire la formazione di muffe.

- Pulire gli impianti di climatizzazione dell’aria.

Una curiosità: si è scoperto recentemente che portatori di pericolosi allergeni sono gli scarafaggi che possono far scatenare gravi reazioni allergiche e asma. I più colpiti sono i bambini che vivono negli appartamenti di città, ma gli scarafaggi si trovano ovunque, e possono essercene anche nelle case più pulite. Attenzione quindi a questi insetti; se li “scoprite” in casa, vanno eliminati prontamente.

allergia

In ogni caso, l'arma più efficace contro l’allergia consiste nell'evitare il contatto con la sostanza allergenica.

È consigliabile dunque:  evitare le gite in campagna nei periodi di fioritura; tenere chiuse le finestre in particolare fra le 10 e le 16 (periodo di maggior pollinazione); non stendere le lenzuola all'aperto, per evitare che raccolgano pollini; fare una doccia e cambiare i vestiti una volta rientrati in casa al fine di eliminare i pollini accumulatisi nei capelli e negli indumenti nel corso della giornata; evitare, se possibile, le attività all’aperto nelle ore in cui le concentrazioni di pollini sono maggiori; ricordare che le concentrazioni di pollini sono maggiori nelle giornate ventose e soleggiate e calano invece con la pioggia.

Quindi bastano solo alcune semplici precauzioni per non soccombere a spiacevoli crisi allergiche che possono anche portare gravi conseguenze. Ricordiamoci però che se la crisi allergica arriva (e di solito prima o poi arriva lo stesso, nonostante le precauzioni) esistono dei farmaci specifici che leniscono i sintomi (ma non guariscono la malattia): si tratta degli antistaminici.

Esistono due tipi principali di farmaci antistaminici:

- antistaminici di prima generazione;

- antistaminici di seconda generazione.

Gli antistaminici di prima generazione sono stati introdotti sul mercato dopo il secondo conflitto mondiale e, malgrado il loro essere molto efficaci, hanno importanti ripercussioni a livello del cervello ed in particolare possono provocare fastidiosa (e pericolosa, se si è alla guida) sonnolenza. Tra questi antistaminici ricordiamo la difenidramina e la clorfenamina.
Gli effetti collaterali più conosciuti sono: sonnolenza, pensiero non lucido, secchezza fauci, senso di vertigini.

Gli antistaminici di seconda generazione sono stati immessi sul mercato intorno al 1990, e hanno effetti collaterali ben più blandi, soprattutto sul cervello. I farmaci più conosciuti sono la loratadina e cetirizina.
Tra i pochi effetti collaterali più comuni si possono annoverare: cefalea, secchezza fauci, naso non umido.

Bisogna fare attenzione prima di assumere qualsiasi tipo di antistaminico perché sono farmaci sconsigliati in gravidanza e anche nel caso si soffra di altre patologie come il diabete, l’ipertensione, il glaucoma, problemi alla prostata, problemi cardiaci, blocco intestinale, ipertiroidismo, problemi al fegato, problemi a carico dei reni, problemi alla vescica. Ovviamente in questi casi la cosa migliore è sempre rivolgersi ad un medico.


lunedì 21 marzo 2011

Il tifo

 

Il tifo è la malattia più diffusa tra gli uomini e in molti casi i pazienti sono inguaribili Sorriso. La malattia può manifestarsi secondo due forme diverse:

a) prima forma; colpisce a causa di un batterio;

b) seconda forma; colpisce a causa di un goal, di un palo, di una bandiera a scacchi, di una schiacciata o di una meta Occhiolino

In entrambi i casi si perde la lucidità, come se una coltre di “fumo” o di vapore, in greco typhos, avvolgesse il malato. E proprio a questa parola si rifece il termine tifo per evidenziare i momenti di offuscamento dovuti alla malattia batterica. Poi, quando si ebbero i primi casi di perdita della ragione negli stadi o davanti alla televisione, la parola tifo tornò utile per definire quella febbre contagiosa che colpiva gli spettatori.

Oggi la medicina ha finalmente trovato il vaccino che sconfigge i batteri, mentre per il tifo sportivo non c’è ancora nessun rimedio Occhiolino


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giovedì 17 marzo 2011

Cosa sono le radiazioni?

 

I materiali delle centrali nucleari rilasciano radiazioni ionizzanti, cioè onde elettromagnetiche che vanno a modificare la chimica e la fisica delle nostre cellule, dei nostri tessuti e quindi del nostro corpo.

Le onde elettromagnetiche, se hanno un’energia sufficiente, possono determinare la ionizzazione degli atomi. In pratica, l’atomo colpito dalla radiazione, perde uno o più elettroni. Questa perdita di elettroni causa una modificazione della struttura molecolare delle molecole organiche che costituiscono il nostro corpo. Una dose di radiazioni modesta non provoca danni visibili, anche perché ogni giorno siamo sottoposti a radiazioni ionizzanti di origine ambientale. Quando però la dose di radioattività supera un certo limite la morte può essere istantanea.

Le cellule più vulnerabili alle radiazioni sono le cellule del sangue, quelle che rivestono l’apparato gastroenterico e quelle del sistema nervoso centrale. Una delle conseguenze più gravi è però la possibilità delle radiazioni ionizzanti di spezzare la catena di DNA che si ricompatta in seguito in maniera differente, causando malformazioni nelle generazioni successive.

Nel filmato seguente potete seguire in servizio che illustra in modo chiaro ed esaustivo il perché le radiazioni siano così pericolose e letali.

Buona visione.

Cosa sono le radiazioni e come agiscono


giovedì 10 marzo 2011

Cos’è il DNA e come viene usato per trovare i criminali?

 

Il DNA è una molecola complessa indispensabile per il funzionamento, la crescita e la riproduzione degli organismi viventi. E’ presente in tutte le cellule di ogni organismo. Isolato per la prima volta nel 1869 da un biochimico svizzero, Friedrich Miescher, che aveva notato una sostanza microscopica in bende chirurgiche usate, all’inizio venne chiamato nucleina. Si è dovuto arrivare al 1953 perché, ad opera di James Watson e Francis Crick, venisse presentato il primo modello accurato della sua struttura, quello della “doppia elica”.

Il suo vero nome, ora, è acido desossiribonucleico. La medicina forense si serve di questa molecola, generalmente isolata da ogni cellula del sangue, della pelle, della saliva o dei capelli, per identificare i responsabili di crimini di vario genere. Ma come si fa, utilizzando il DNA, a scoprire chi è il colpevole?

Partiamo dal fatto che il DNA è la molecola che contiene tutte le informazioni necessarie per la “costruzione” di un essere vivente. E’ una molecola molto complessa, ma nello stesso tempo anche molto semplice, perché è basata solo su quattro “mattoni” che sono Adenina (A), Citosina (C), Guanina (G), Timina (T). La lunghezza delle molecole di DNA delle cellule dei nostri corpi sarebbe di oltre un milione e settecentomila chilometri! Ovviamente non potrebbe stare in una cellula e quindi lo troviamo fortemente “compattato” nei cromosomi. Noi esseri umani abbiamo 23 coppie di cromosomi in ogni cellula. Di ogni coppia di cromosomi uno viene dal padre, l’altro dalla madre.

Nel seguente filmato potete vedere la struttura del DNA e come funziona la sua duplicazione.

Struttura e duplicazione del DNA

Una parte del nostro DNA è uguale per tutti gli esseri umani ed è proprio quella parte che ci rende “umani” e poi c’è una parte che è “individuale” ed è responsabile dei caratteri differenti e tipici di ciascun individuo (colore degli occhi, dei capelli, statura, ecc…).

Come si fa a scoprire sulla “scena del delitto” le tracce del criminale? In realtà noi lasciamo tracce delle nostre cellule dovunque. Saliva, capelli, sangue, sudore, unghie sono tutte parti del nostro corpo formate da cellule che possono essere una traccia del nostro “passaggio”.

Esiste una tecnica che è stata messa a punto nel 1986, molto semplice, che permette da poche cellule, quindi da pochissimo DNA, di ottenere tantissime copie proprio di quei tratti del DNA che sono diversi da individuo a individuo. Analizzando questi 13 tratti del DNA possiamo affermare, con una probabilità del 99%, che il DNA trovato sulla “scena del delitto” appartenga proprio all’individuo analizzato.

Nel filmato seguente potete seguire l’intervista della genetista molecolare Paola Vittorioso che parla proprio di questo interessante argomento.

Buona visione.

DNA


lunedì 7 marzo 2011

Disturbi specifici di apprendimento: DSA

 

La sigla DSA sta per Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Si tratta di disturbi che non permettono di imparare in modo “normale” alcune attività che servono per studiare in modo convenzionale, in particolare:

La lettura.

La scrittura.

Il far di conto.

Ecc…

Le attività che creano maggiori difficoltà di apprendimento sono quelle che hanno a che fare con l’alfabeto e con i numeri.


DSA – Caratteristiche generali

- Compromissione significativa e persistente della funzione interessata.

- Capacità intellettive nella norma.

- Assenza di deficit sensoriali.

- Assenza di danni neurologici.

- Assenza di disturbi relazionali.

- Presenza di normali opportunità educative.

- Sostanziale invisibilità del problema.


DSA

- Disturbo dell’apprendimento procedurale.

- Fatica ad automatizzare alcuni gesti.

- Es: leggere, scrivere, compitare, riconoscere destra e sinistra, riconoscere ieri, oggi e domani, allacciarsi le scarpe.

- Un soggetto DSA può usare la cognitività.


Maturità di un soggetto DSA

- La maturità di uno studente è spesso giudicata in base alla quantità di sacrificio che riesce a sopportare “per il suo bene”.

- Un soggetto DSA fatica molto di più di un lettore tipico, perciò la sua maturità deve essere valutata con un metro di valutazione adeguato.


Tutti i dettagli riguardo ai disturbi specifici di apprendimento (DSA) li potete vedere a ascoltare nel filmato che vi presento.

Buona visione.

DSA, disturbi specifici di apprendimento


giovedì 24 febbraio 2011

La malaria: come agisce e come danneggia il corpo umano.

 

La malaria veniva un tempo chiamata anche “paludismo” perché si credeva che fosse una malattia trasmessa dalle paludi e dall’aria stagnante. In realtà è una malattia ancora molto diffusa, soprattutto nei paesi poveri.

Le ultime statistiche mostrano che il 40% della popolazione mondiale rischia di contrarre la malaria e per questo è una delle emergenze sanitarie più urgenti a livello internazionale.

La malaria viene trasmessa dalla zanzara Anopheles che fa entrare un parassita nel corpo umano, il Plasmodium.

In questo filmato possiamo vedere una interessante lezione riguardo a cosa sia la malaria, come agisca ed in che modo danneggia il corpo umano. Il video è interessante perché si concentra non sulle cause della trasmissione della malattia, ma sul meccanismo di azione all'interno del corpo.

Buona visione (il filmato è in spagnolo, ma non ci sono grandi problemi di comprensione).

La malaria

martedì 22 febbraio 2011

Pastorizzazione

 

La pastorizzazione è un procedimento termico usato per la conservazione temporanea e la sterilizzazione degli alimenti liquidi, come il latte, il vino, l’aceto, le puree di frutta e la birra.

Il nome “pastorizzazione” deriva dal chimico e biologo francese Louis Pasteur, che provò che era possibile distruggere i microrganismi batterici presenti negli alimenti utilizzando il calore, senza alterare le qualità nutritive del prodotto. Esistono due diverse tecniche di pastorizzazione: la pastorizzazione lenta, usata soprattutto nelle piccole latterie, che sfrutta una bassa temperatura (da 63 a 66 °C) e un lungo periodo di contatto (30 minuti); la pastorizzazione rapida, usata a livello industriale, che può essere effettuata a 72-75 °C per 15 secondi (HTST) oppure a 90 °C per un secondo (UHT cioè Ultra High Temperature).

pastorizzazione UHT

Il latte pastorizzato attraverso una procedura lenta è più nutriente, ma si conserva meno a lungo del latte pastorizzato ad alte temperature.


venerdì 11 febbraio 2011

Cimurro

 

Il cimurro è una malattia contagiosa del cane e di altri carnivori come volpi, tassi, visoni, ermellini, martore e furetti.

Il cimurro è causato da un virus e può colpire tutti gli organi dell’animale provocando sintomi molto variabili tra cui raffreddore, febbre, tosse e disturbi digestivi. In alcuni casi il cimurro ha complicazioni encefaliche gravi che possono risultare mortali.

cimurro

I cani domestici e gli animali da allevamento soggetti al contagio del virus vengono vaccinati contro il cimurro. Non colpisce l’uomo.


lunedì 7 febbraio 2011

Cos’è il pacemaker?

 

Il pacemaker, dall’inglese “regolatore di passo”, è un dispositivo che, per mezzo di piccoli impulsi emessi a intervalli regolari, mantiene regolare il ritmo del cuore. Il pacemaker, costituito da un oscillatore pulsante a batteria, può essere applicato esternamente, per una stimolazione temporanea, o sottocute nel caso si pazienti che, per gravi patologie, necessitano di una stimolazione costante e prolungata.

pacemaker

Il primo impianto di pacemaker risale al 1960.


domenica 30 gennaio 2011

La miopia

 

La miopia si manifesta quando la cornea è troppo curva, oppure quando il bulbo oculare è troppo lungo. Questo determina la messa a fuoco delle immagini davanti alla retina e come conseguenza provoca una visione per lontano sfuocata. Nell’occhio miope la messa a fuoco degli oggetti lontani avviene davanti alla retina e quindi gli oggetti lontani sono sfuocati mentre quelli vicini sono nitidi.

Nella maggior parte dei casi di miopia la visione per vicino è nitida e quella per lontano e sfuocata. Nei giovani miopi la vista è mantenuta a fuoco sia da vicino che da lontano con la sola correzione per lontano. Quando i miopi invecchiano, perdono la capacità di mettere a fuoco gli oggetti da vicino con il solo utilizzo delle lenti per lontano. Ne consegue che devono togliere gli occhiali per lontano, oppure sono costretti ad usare lenti che correggano sia da vicino che da lontano.

Buona visione del filmato (di cui le righe sopra sono la trascrizione dell’audio).

La miopia


lunedì 24 gennaio 2011

Acne, cause e rimedi.

 

L’acne è una malattia della pelle che colpisce prevalentemente il volto, e in minor misura le natiche, il torace e le spalle, molto frequente durante l’adolescenza, età compresa tra gli 11 e i 17 anni.

Caratteristica dell’acne giovanile è la seborrea, cioè un eccesso di secrezione da parte di ghiandole sebacee, che rende la pelle molto untuosa. Dalla seborrea si sviluppano dapprima i comedoni, o punti neri e gialli, che vanno ad ostruire i condotti delle ghiandole sebacee; successivamente i comedoni, infiammandosi, si evolvono in pustole (i famosi “brufoli”), noduli e cisti.

acne

L’acne giovanile ha una durata di alcuni anni e scompare di solito spontaneamente.

La terapia richiede costanza; possono essere sufficienti l’uso di creme e saponi ad azione antibatterica e l’esposizione ai raggi ultravioletti, ma talvolta è necessario incidere le cisti e somministrare antibiotici.

Per maggiori informazioni sull’acne e sui rimedi vi consiglio di consultare i seguenti siti:

http://www.acne.it/

http://www.acnestop.it/

http://www.mybestlife.com/ita_salute/incasodi/acne.htm

http://www.acne.org/ (in inglese)

http://www.aida.it/acne/acne-cosafarepos.html


sabato 22 gennaio 2011

Oli essenziali, cosa sono?

 

Gli oli essenziali sono sostanze di odore penetrante che vengono estratte da fiori, frutti, semi, radici o legno. Alcuni oli essenziali hanno tuttavia un’origine animale: il “muschio”, per esempio, è secreto dai follicoli sottocutanei di un capriolo asiatico, mentre l’”ambra grigia” è contenuta nei calcoli intestinali del capodoglio.

ambra grigia

Le metodologie di estrazione accettate per ottenere un olio essenziale sono la distillazione in corrente di vapore, la spremitura a freddo (delle bucce dei frutti del genere Citrus) e, per alcune autorità, anche la distillazione a secco.

Gli oli essenziali, come li conosciamo oggi, sono un prodotto relativamente moderno: nonostante il concetto di estrazione in corrente di vapore sia abbastanza antico (risale a tecnologie arabe di più di mille anni fa), questo metodo non fu mai utilizzato per isolare gli oli essenziali, bensì per ottenere le acque aromatiche, che un tempo erano considerate le vere essenze delle piante. Soltanto con il progredire della tecnologia fu possibile isolare con sempre maggiore efficienza gli oli essenziali e iniziare a utilizzarli. Le essenze trovano vasto impiego sia da sole, in soluzione idroalcolica per la preparazione di profumi, sia in combinazione con altre materie prime per dare un gran numero di prodotti cosmetici.

Varie essenze vengono adoperate in farmacologia. Le più usate nell’aromaterapia moderna sono: il lavandino (antibiotico a largo spettro e calmante), il rosmarino (battericida potente e stimolante, specialmente per le vie respiratorie), il bergamotto (distensivo), le bucce di mandarino (sonnifero infantile), l’incenso, la pianta del tè (potente fungicida), il sandalo (antibiotico a largo spettro, specialmente per le vie urinarie), l’eucalipto (espettorante e battericida, specialmente per le vie respiratorie, per contrastare casi di avvelenamento nei bambini, l’Eucaliptus citriodora (insetticida, antisettico non tossico).

 

ATTENZIONE! Anche nel caso degli oli essenziali (come avevo già avvertito riguardo al ginseng) bisogna dire che la loro efficacia non è riconosciuta a livello scientifico, perché non sono stati sottoposti ad una seria verifica sperimentale o, peggio ancora, non l’hanno superata. Quindi potrebbero essere, nel migliore dei casi, inefficaci, nel peggiore persino dannosi. Invece siamo certi che la loro tossicità è assolutamente comprovata!

Su wikipedia infatti leggiamo:

“L'uso [degli oli essenziali] senza la supervisione di un medico può essere pericoloso. L'applicazione di oli essenziali puri sulla pelle può portare a infiammazioni e lesioni della cute e la loro ingestione (a seconda del tipo di olio e della quantità ingerita) è potenzialmente mortale.”

Bisogna fare quindi molta attenzione a non somministrarli per via orale a bambini piccoli.


venerdì 21 gennaio 2011

Le proprietà del ginseng

 

Il ginseng è una pianta erbacea originaria dell’Asia orientale dotata di un fusto breve, eretto, con tre grandi foglie composte al vertice e fiori bianchi o verdognoli.

Si tratta di una pianta molto famosa a causa della sua radice, la cui forma ricorda quella del corpo umano, con diramazioni che suggeriscono l’idea di braccia e gambe: da questo deriva il suo nome, che in cinese significa “simile all’uomo” (jen-shen).

ginseng

La radice di ginseng è internamente giallo-biancastra, più scura all’esterno, e contiene un principio amaro, zuccheri e amidi. Secondo i suoi sostenitori, il ginseng ha proprietà toniche, potenzia la memoria e le facoltà di apprendimento, aumenta le capacità di adattamento dell’organismo agli sforzi fisici e psichici e agisce sul sistema cardiovascolare, normalizzando la pressione arteriosa.

Dato che l’azione del ginseng è lenta ma progressiva, è consigliabile assumerlo regolarmente, in capsule o in decotto, per due o tre mesi, e sospenderne poi l’utilizzo per uno o due mesi prima di iniziare un nuovo ciclo di cura.

Ovviamente non mancano controindicazioni all’uso del ginseng, ad esempio si segnalano sintomi come nausea, diarrea, euforia, insonnia, mal di testa, ipertensione, ipotensione, dolore mammario, sanguinamenti vaginali e sbalzi di pressione. Sono stati registrati anche casi di allergia.

Alcuni studi scientifici più recenti tendono a ridimensionare l’efficacia del ginseng, soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle prestazioni atletiche.


martedì 18 gennaio 2011

Morbo di Morgellons: che vergogna!

 

Io mi chiedo come mai quelli che bestemmiano al Grande Fratello vengono espulsi dalla trasmissione e invece quelli del programma Mistero, che parlano di boiate come il morbo di Morgellons, restano lì a lavorare in televisione indisturbati!

Eppure inventarsi malattie gravi che non esistono (allarmando la gente che non ne capisce di medicina) non è certo una cosa da poco! Infatti il morbo di Morgellons è una bufala fatta ad arte da coloro che speculano su superstizioni e misteri.

morgellons

Cito il seguente brano:

“Il Morbo di Morgellons è una malattia teorizzata da una biologa (Mary Leitao) nel 2002. Ad oggi non esiste alcuna prova che dimostri l'esistenza di tale morbo. I medici che hanno studiato il fenomeno affermano che non ci sia alcuna differenza tra il Morbo di Morgellons e la parassitosi illusoria, una grave forma di psicosi. Diversi studi affermano che le persone che sostengono di essere affette dal Morbo di Morgellons riescono ad essere curate con le terapie utilizzate nella cura della parassitosi illusoria.
Pare quindi che il Morbo di Morgellons non sia altro che un nuovo nome assegnato a una patologia già ben nota alla medicina. Di questo aspetto se ne sta occupando il CDC (Center for Disease Control) con uno studio epidemiologico volto a stabilire l'esistenza reale del Morbo di Morgellons. Posto questo, Mary Leitao e la sua fondazione (Morgellons Research Foundation) non fanno alcun riferimento alle scie chimiche, anzi dichiarano che praticamente nulla si sa né sulle cause, né sull'infettività, né tanto meno sulle cure riguardo ad esso.
Uno dei principali sostenitori del collegamento tra scie chimiche e Morgellons è Hildegarde Staninger, la quale (definendosi dottoressa in medicine alternative) ha lavorato come Assistant Professor alla Capital University of Integrative Medicine, università non accreditata che nel 2006 ha chiuso la sua attività. I dati con i quali la signora Staninger afferma che il Morbo di Morgellons sia correlato alle scie chimiche non sono mai stati pubblicati, ma se confermati rivoluzionerebbero l'intero panorama scientifico mondiale, visto che questo morbo dovrebbe essere causato da microscopiche macchine in grado di produrre filamenti artificiali sotto la cute. D'altra parte sarebbe più sensato definire l'esistenza del Morgellons prima di stabilirne le cause.
Fonti: Nature Medicine - 12, 982 (2006) J. Murase; J. Am. Acad. Dermatol.; 2006; 55; 913”

Un programma televisivo che diffonde notizie false su malattie inesistenti commette un abuso che non può e non deve essere tollerato.

Per questo motivo occorre fare in modo di segnalare trasmissioni come queste come dei veri e propri pericoli per i telespettatori (specialmente i più giovani). Quelli che rovinano le “nuove generazioni” non sono solo il Grande Fratello o La Pupa e il Secchione, ma anche quei programmi che propongono una pericolosa disinformazione medica.

Segnalate mediante questo form il programma che non avete gradito. Fatelo in massa Sorriso per favore.


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