Conosci te stesso. Questa frase è talmente famosa che pochissimi di voi non l’hanno mai sentita dire. Per quei pochissimi che non hanno avuto questa fortuna dico solo che si tratta di un motto greco antico (scritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi) che ha un significato ben preciso. Significa che la “verità” o la vera conoscenza (qualunque cosa significhi “vera conoscenza”) si può trovare solo dentro sé stessi e non osservando il mondo esterno. Questo perché di solito si identifica il mondo dell’interiorità come la vera fonte della saggezza, mentre il mondo che ci circonda è un “mondo di apparenze”.
Einstein ad esempio era di opinione diametralmente opposta. Cito una sua frase molto significativa:
Il possesso intellettuale di questo mondo extrapersonale mi balenò alla mente, in modo più o meno consapevole, come la meta più alta fra quelle concesse all'uomo.
Secondo lo scienziato tedesco era lo studio del mondo esterno alla nostra mente che era la vera fonte di una conoscenza che valeva la pena ricercare anche per tutta la vita.
Sulla dicotomia quasi inconciliabile tra percezione interiore ed oggettività della realtà che ci circonda si sono scritti fiumi di parole e fino a questo momento nessuna delle due posizioni è mai arrivata a prevalere nettamente sull’altra.
Io credo che però il problema non sia così complesso come sembra. Le nostre menti possono inventare, percepire, interpretare la realtà che ci circonda, ma non credo che siano in grado di “crearla”. Ma questo è un discorso che mi porterebbe troppo lontano.
Tuttavia c’è una cosa che mi inquieta nel discorso del “conosci te stesso”. Nella mia vita ho avuto la fortuna di osservare la vita di molte persone che praticano la meditazione e altre svariate discipline “esoteriche”. Si tratta di persone che applicano nella pratica quotidiana l’esortazione del conosci te stesso. Hanno cominciato per svariati motivi, di solito relativi a problemi legati ad insoddisfazioni personali. Dopo anni e anni di “ricerca interiore” la loro insoddisfazione è enormemente aumentata. Anziché trovare una serenità interiore o una maggiore soddisfazione personale, il loro sgomento è aumentato esponenzialmente con l’aumentare delle loro idee esoteriche sempre più tendenti al fanatismo.
Tutto questo “guardarsi dentro” non li ha resi affatto più consapevoli di altri delle loro azioni o dei loro pensieri, ma li ha resi solo più “illusi” di essere consapevoli. La mia potrebbe essere solo un’impressione, ma è un’impressione che loro stessi più volte mi hanno confermato parlando delle loro crescenti insoddisfazioni.
Così sembra che l’estremizzare il concetto di “conosci te stesso” non porti a grandi benefici. Tutto questo scavo interiore non giova realmente ad avere la consapevolezza cosmica che si cerca di avere.
E quelli che invece cercano una conoscenza del “mondo esterno”? Sembra che siano notevolmente più soddisfatti. Anche se è una conoscenza che non promette affatto di abbracciare un’olistica e misteriosa illuminazione cosmica, non sembrano scomporsi per questo “difetto”.
Sembra che per coloro che cercano la conoscenza definitiva cosmica il detto più adatto non sarebbe “conosci te stesso” ma il più saggio “chi troppo vuole nulla stringe”!
il "conoscere sè stessi" è raggiungere da elettrone il nucleo: la resistenza esistente è fortissima, ma se la superi, stai dentro il nucleo! il bello è che dentro il nucleo stai in tutti i nuclei, e quando guardi gli altri, stai guardando una parte di "te stesso"! l'illuminazione esiste: e sai qual'è? quella pubblica ;)
RispondiEliminaQuesta è davvero bellissima! :-) Questa sì che è vera poesia... ;-)
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