domenica 23 gennaio 2011

Storia della meteorologia

 

La storia delle previsioni del tempo comincia migliaia di anni fa. Nel 350 a.C. il filosofo e scienziato greco Aristotele pubblicò il primo libro sul tema. Nel corso dei secoli contadini e marinai osservarono i mutamenti delle nubi, nei venti e nel comportamento degli animali, ma non avevano a disposizione strumenti precisi per i loro “studi”. Nel 1607 Galileo inventò il termoscopio, antenato del termometro. Nel 1644 uno scienziato italiano, Torricelli, mise a punto il barometro, che misura l’umidità, e nel XVII secolo Robert Hooke inventò l’anemometro, che misura la velocità dei venti.

meteorologia

In breve tempo si riuscirono a misurare gli effetti del clima e le previsioni del tempo diventarono una scienza più esatta, chiamata meteorologia. Con l’invenzione del telegrafo nel 1837 divenne possibile trasmettere informazioni sul tempo da remote stazioni al resto del mondo. Da allora la meteorologia ha visto continui miglioramenti.

Ecco alcune curiosità.

- Nel 1800 gli inglesi usavano macchina fotografiche e treppiedi giganteschi per calcolare trigonometricamente l’altezza delle nubi. Oggi i meteorologi usano raggi laser.

- Nel 1847 Joseph Henry, segretario della Smithsonian Institution degli Stati Uniti, elaborò un sistema di osservazione meteorologica. Stazioni sparse per il paese inviavano all’istituto bollettini telegrafici con informazioni analizzate di giorno in giorno. Venne messa a punto una grande mappa e un bollettino meteorologico fu mandato al Washington Evening Post. Nel 1869 c’erano già più di 350 stazioni che inviavano bollettini.

- Uno dei primi termometri era costituito da una fiaschetta di vetro collegata a un tubo lunghissimo e sottile, piena di alcol e sigillata. Quando la temperatura esterna aumentava l’alcol del tubo si espandeva, quando diminuiva si contraeva.


Atlantide

 

Non intendo dilungarmi  troppo a scrivere di Atlantide, anche perché su questo misterioso e immaginario continente sono stati scritti fiumi di parole. In questo post desidero solo dare un’idea molto semplice e schematica delle “teorie” che riguardano Atlantide.

Partiamo dall’inizio. Atlantide è un’isola immaginaria che gli antichi greci credevano sorgesse nell’oceano Atlantico oltre le colonne d’Ercole, citata nei Dialoghi (Crizia e Timeo) di Platone.

atlantide

Nel Timeo, Atlantide è descritta come una terra favolosa, un potente impero marittimo, pieno di splendide e ricche città, inghiottito in una sola notte dall’oceano nel 9600 a.C.. Atlantide estendeva i suoi domini a territori in Africa ed Europa, dall’Egitto all’Etruria.

Molti pensano che dietro al mito ci sia probabilmente la memoria di un remoto cataclisma di origine vulcanica in un’isoletta del Mediterraneo (si tratta di Santorini, Thera in greco, in cui nel 1600 a.C. avvenne una disastrosa eruzione) poi ingigantita dalla fantasia e dai racconti fino a diventare un vasto e misterioso continente, fonte di ispirazione per scrittori e filosofi di ogni tempo, tra cui Bacone (La nuova Atlantide, 1627), Olof Rudbeck (Atlantide o la culla dell’umanità, 1702, in cui la Svezia è identificata con la mitica terra di Platone) Pierre Benoît (Atlantide, 1919, in cui si narra l’avventura di due ufficiali francesi in una favolosa città sotterranea, residuo del mitico continente, dominata dalla crudele regina Antinea).

Oltre queste ipotesi scientifiche sono proliferate negli ultimi decenni altre ipotesi, nettamente più fantasiose, che vedrebbero Atlantide identificata con il Mar dei Sargassi, la Bolivia, con l’isola di Creta, con la Sardegna e con l’isola di Cipro. Insomma, Atlantide sarebbe un po’ dovunque e un po’ da nessuna parte Occhiolino

Il nome di Atlantide fu dato dai geologi anche ad un ipotetico continente esteso, nelle epoche fra il Cambriano e il Cenozoico, su gran parte dell’oceano Atlantico e successivamente scomparso: Groenlandia, Azzorre e Canarie ne sarebbero i resti. In realtà queste isole hanno origini geologiche molto diverse tra loro e quindi si tende ormai a considerarle delle entità separate dal punto di vista dell’evoluzione geologica e non facenti parte di uno stesso continente.

C’è qualcosa di vero nel mito di Atlantide?

Molti affermano che nel mondo si troverebbero innumerevoli tracce di una civiltà antidiluviana, ma se si guarda bene a tutti questi studi si nota come non siano stati condotti con il giusto spirito che dovrebbe animare un ricercatore e cioè quello di scoprire la verità. Uno storico, ad esempio, che nelle sue ricerche dovesse solo avallare le sue personali convinzioni o teorie non arriverebbe mai a nulla di buono.

Per tutti coloro che ancora credono nel mito del continente perduto consiglio di leggere questo articolo, verso l’isola che non c’è, di Massimo Polidoro. Da questo stesso articolo cito un breve ma significativo brano:

“La ricerca di Atlantide colpisce le corde più profonde del cuore per il senso della malinconica perdita di una cosa meravigliosa, una perfezione felice che un tempo apparteneva al genere umano. E così risveglia quella speranza che quasi tutti noi portiamo dentro: la speranza tante volte accarezzata e tante volte delusa che certamente chissà dove, chissà quando, possa esistere una terra di pace e di abbondanza, di bellezza e di giustizia, dove noi, da quelle povere creature che siamo, potremmo essere felici…”


sabato 22 gennaio 2011

Oli essenziali, cosa sono?

 

Gli oli essenziali sono sostanze di odore penetrante che vengono estratte da fiori, frutti, semi, radici o legno. Alcuni oli essenziali hanno tuttavia un’origine animale: il “muschio”, per esempio, è secreto dai follicoli sottocutanei di un capriolo asiatico, mentre l’”ambra grigia” è contenuta nei calcoli intestinali del capodoglio.

ambra grigia

Le metodologie di estrazione accettate per ottenere un olio essenziale sono la distillazione in corrente di vapore, la spremitura a freddo (delle bucce dei frutti del genere Citrus) e, per alcune autorità, anche la distillazione a secco.

Gli oli essenziali, come li conosciamo oggi, sono un prodotto relativamente moderno: nonostante il concetto di estrazione in corrente di vapore sia abbastanza antico (risale a tecnologie arabe di più di mille anni fa), questo metodo non fu mai utilizzato per isolare gli oli essenziali, bensì per ottenere le acque aromatiche, che un tempo erano considerate le vere essenze delle piante. Soltanto con il progredire della tecnologia fu possibile isolare con sempre maggiore efficienza gli oli essenziali e iniziare a utilizzarli. Le essenze trovano vasto impiego sia da sole, in soluzione idroalcolica per la preparazione di profumi, sia in combinazione con altre materie prime per dare un gran numero di prodotti cosmetici.

Varie essenze vengono adoperate in farmacologia. Le più usate nell’aromaterapia moderna sono: il lavandino (antibiotico a largo spettro e calmante), il rosmarino (battericida potente e stimolante, specialmente per le vie respiratorie), il bergamotto (distensivo), le bucce di mandarino (sonnifero infantile), l’incenso, la pianta del tè (potente fungicida), il sandalo (antibiotico a largo spettro, specialmente per le vie urinarie), l’eucalipto (espettorante e battericida, specialmente per le vie respiratorie, per contrastare casi di avvelenamento nei bambini, l’Eucaliptus citriodora (insetticida, antisettico non tossico).

 

ATTENZIONE! Anche nel caso degli oli essenziali (come avevo già avvertito riguardo al ginseng) bisogna dire che la loro efficacia non è riconosciuta a livello scientifico, perché non sono stati sottoposti ad una seria verifica sperimentale o, peggio ancora, non l’hanno superata. Quindi potrebbero essere, nel migliore dei casi, inefficaci, nel peggiore persino dannosi. Invece siamo certi che la loro tossicità è assolutamente comprovata!

Su wikipedia infatti leggiamo:

“L'uso [degli oli essenziali] senza la supervisione di un medico può essere pericoloso. L'applicazione di oli essenziali puri sulla pelle può portare a infiammazioni e lesioni della cute e la loro ingestione (a seconda del tipo di olio e della quantità ingerita) è potenzialmente mortale.”

Bisogna fare quindi molta attenzione a non somministrarli per via orale a bambini piccoli.


Turbina eolica per produrre corrente elettrica? No, per lanciarsi con il paracadute!

 

Le turbine eoliche sono sempre più diffuse in tutti i territori del mondo. Da questi moderni “mulini a vento” che producono corrente elettrica ci si aspetta molto nei prossimi decenni e cioè che possano contribuire ad abbattere l’inquinamento atmosferico e la crisi del petrolio.

In questo filmato si vede un uso un po’ particolare delle turbine eoliche e che ne fa uscire un aspetto un po’ spericolato. Approfittando del fatto che le grandi turbine eoliche hanno un’altezza che supera anche i 100 metri, qualcuno ha pensato bene di usarle come piattaforma per gli sport estremi!

Alcuni appassionati di sport estremi sono saliti in cima ad una grande torre eolica e si sono lanciati con il paracadute! Guardare per credere.

Buona visione del filmato:


venerdì 21 gennaio 2011

Le proprietà del ginseng

 

Il ginseng è una pianta erbacea originaria dell’Asia orientale dotata di un fusto breve, eretto, con tre grandi foglie composte al vertice e fiori bianchi o verdognoli.

Si tratta di una pianta molto famosa a causa della sua radice, la cui forma ricorda quella del corpo umano, con diramazioni che suggeriscono l’idea di braccia e gambe: da questo deriva il suo nome, che in cinese significa “simile all’uomo” (jen-shen).

ginseng

La radice di ginseng è internamente giallo-biancastra, più scura all’esterno, e contiene un principio amaro, zuccheri e amidi. Secondo i suoi sostenitori, il ginseng ha proprietà toniche, potenzia la memoria e le facoltà di apprendimento, aumenta le capacità di adattamento dell’organismo agli sforzi fisici e psichici e agisce sul sistema cardiovascolare, normalizzando la pressione arteriosa.

Dato che l’azione del ginseng è lenta ma progressiva, è consigliabile assumerlo regolarmente, in capsule o in decotto, per due o tre mesi, e sospenderne poi l’utilizzo per uno o due mesi prima di iniziare un nuovo ciclo di cura.

Ovviamente non mancano controindicazioni all’uso del ginseng, ad esempio si segnalano sintomi come nausea, diarrea, euforia, insonnia, mal di testa, ipertensione, ipotensione, dolore mammario, sanguinamenti vaginali e sbalzi di pressione. Sono stati registrati anche casi di allergia.

Alcuni studi scientifici più recenti tendono a ridimensionare l’efficacia del ginseng, soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle prestazioni atletiche.


Il garofano

 

Il garofano è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Carofillacee, originaria dell’Africa e diffusa nelle regioni alpine e mediterranee. Ha un fiore solitario e profumato con una corolla color rosso-violetto costituita da cinque petali dentellati. Tramite procedimenti di selezione e ibridazione si sono ottenute molte varietà a fiori doppi e di vari colori. Tra le specie spontanee si possono citare il garofano selvatico (Dianthus carthusianorum), quello dei pascoli di montagna (Dianthus superbus entrambe a fiori rosa) e il garofano a mazzetti (Dianthus barbatus o garofano dei poeti, dai fiori color rosso carminio).

garofano

Il garofano comune o garofano dei fioristi, utilizzato per il fiore reciso, è il Dianthus caryophyllus, spesso usato in varietà a fiore doppio dai più svariati colori.

Tradizionalmente, il garofano rosso è il simbolo dei socialisti.


giovedì 20 gennaio 2011

Soldi, soldi, tanti soldi

 

Come e quando sono nati i soldi? Le prime monete furono probabilmente coniate nell’antica Cina; venivano colate in bronzo e incise con figure di arnesi della vita quotidiana, come coltelli e spade. Nell’antico regno di Lidia, 600 anni prima di Cristo, si utilizzavano monete tonde con impressi un leone e un toro su di un lato, in onore del re, e sull’altro speciali incisioni indicanti il peso e la qualità della moneta.

monete antiche

Con il passare del tempo la crescita del commercio richiese di disporre di forti somme, meglio trasportabili in forma di biglietti di carta; anche le banconote probabilmente hanno avuto origine nell’antica Cina. Nel 1661 la banca di Svezia emise il primo libretto di assegni.


Come funziona una banca?

 

Quasi tutti abbiamo un conto corrente in banca e tutti, ovviamente, abbiamo visto una banca. Pochissimi però sanno come funziona una banca. La cosa mi incuriosiva da molto tempo ed ho cominciato a documentarmi, così sono riuscito a raccogliere un po’ di semplici informazioni (senza alcuna pretesa di “scientificità” o di completezza) sulla gestione bancaria che potrebbero essere utili per chi volesse capire senza troppo sforzo come funziona una banca.

banca

Possiamo cominciare dicendo che le banche sono delle imprese che operano nel settore del credito e dei regolamenti monetari. Offrono ai propri clienti, oltre ad un servizio di intermediazione e di attività finanziaria, anche una serie di servizi secondari.

Per svolgere la loro attività le banche devono avere un capitale che può essere proprio, oppure un capitale di debito. Questi capitali vengono acquisiti attraverso il mercato dei capitali.

Il capitale proprio deriva dall’emissione di azioni e obbligazioni; invece il capitale di debito deriva dai depositi fatti sia dalle famiglie che da altre imprese o enti pubblici. Tra gli intermediari finanziari solo le banche possono raccogliere risparmio tra il pubblico.

Le banche, per riuscire a rispondere alle richieste dei propri clienti, hanno iniziato ad offrire sempre più servizi. Possiamo sintetizzare le funzioni esercitate dalle banche raggruppandole in categorie:

 

- Funzioni creditizie

Intermediari tra coloro che offrono il capitale e coloro che lo richiedono.

 

- Funzione monetaria

Possibilità di utilizzare i titoli di debito, assegni e carte di credito, come moneta.

 

- Funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria

Influenzano il processo di produzione e di distribuzione del reddito nazionale attraverso la concessione del credito.

 

- Funzione di servizi

Servizi di investimento: gestire per conto terzi strumenti finanziari.

Prestazioni complementari: pagamento di utenze, incassi di effetti, ecc…

 

- Funzione di supporto allo sviluppo delle imprese

Particolari interventi finanziari e servizi pensati per aiutare le imprese.

 

Le imprese bancarie sono aziende di produzione indiretta. La loro gestione è molto complessa: oltre al conseguimento del reddito, come per tutte le imprese, deve indirizzare il proprio operato in modo tale che raggiunga anche gli obiettivi di liquidità e solvibilità.

Le banche devono operare in condizione di liquidità, mantenere uno stato di solvibilità e conseguire un reddito. Riuscendo a raggiungere questi obiettivi le banche conseguono una condizione di equilibrio sia dal punto di vista finanziario (liquidità), patrimoniale (solvibilità) che economico (redditività).

- La liquidità per le banche consiste nella capacità di far fronte sempre e subito alle richieste dei propri clienti. Ha un aspetto finanziario e uno economico. L’aspetto finanziario consiste nella capacità finanziaria di soddisfare le obbligazioni con la massima prontezza. Quello economico consiste nel principio di rispettare gli impegni finanziari senza danneggiare il normale andamento della gestione.

- La solvibilità o solidità di una banca si ha quando il valore delle attività è superiore a quello delle passività, così da permettere alla banca di rispettare i propri impegni finanziari a medio e lungo termine. Le banche impiegano i fondi in operazioni che non rischiano l’immobilizzazione o la perdita di valore.

- La redditività della gestione bancaria deriva dal rapporto tra ricavi e costi di competenza dell’esercizio. I costi sono rappresentati dagli interessi passivi pagati sui depositi dei clienti e da tutte le spese di gestione. I ricavi sono costituiti dagli interessi attivi sulle operazioni in strumenti finanziari e in valute estere nonché dalle commissioni e dai proventi accessori sulle prestazioni di servizi alla clientela.

Il bisogno di liquidità e di redditività sono in contrasto tra loro, perché se la banca non investe i fondi ricevuti dai propri clienti, per assicurarsi massima liquidità, non crea reddito attraverso gli interessi attivi, ma solo costi attraverso gli interessi passivi. Se invece la banca decide di impiegare tutti i depositi dei correntisti per ottenere massima redditività, ne risentirebbe la liquidità.

Questo contrasto si risolve ricercando una giusta combinazione tra operazioni di raccolta fondi, di impiego fondi e di servizi.

La gestione bancaria è soggetta a delle norme tecniche ben precise che servono a superare i conflitti che derivano da obiettivi contrastanti. Queste norme tecniche riguardano le riserve di liquidità, l’equilibri temporale e il frazionamento dei rischi.

Sappiamo che per la banca è fondamentale riuscire a far fronte alle richieste finanziarie dei propri clienti. Per questo si ricorre a delle riserve di liquidità. Vi sono due tipi di riserve: riserve di prima linea e riserve di seconda linea. Le prime sono costituite da attività, non fruttifere, utilizzabili subito senza costi di trasformazione, come il denaro in cassa o la valuta estera.

Le seconde invece sono costituite da attività fruttifere il cui utilizzo richiede un certo tempo, un costo o una perdita in caso di trasformazione in denaro. Sono riserve di questo tipo gli investimenti in strumenti finanziari.

La banca deve costantemente ricercare un equilibrio temporale tra le operazioni i raccolta e quello di impiego fondi. Un’operazione a medio o lungo termine deve essere finanziata attraverso depositi a medio o lungo termine. Le operazioni di raccolta fondi devono concordare con quelle di impiego fondi.

Le banche riescono ad ottenere reddito anche attraverso l’impiego dei depositi dei propri clienti e del proprio capitale. Questi impieghi vengono fatti in modo tale da frazionare i rischi.

Il frazionamento dei rischi si ottiene secondo dei principi precisi:

 

- Conferimento dei fidi:

prestiti d importo limitato ma ad un numero ampio di soggetti.

 

- Eterogeneità della clientela:

operare con diverse tipologie di imprese e soggetti così da non essere soggetti alle crisi di settore.

 

- Estensione territoriale delle attività:

lavorare su territori sempre più vasti e collaborazioni con altre imprese.

 

Anche le banche sono soggette al rischio di impresa cioè alla possibilità di subire perdite. Il rischio di impresa deriva principalmente dal fatto che le decisioni aziendali sono prese in condizioni di incertezza in quanto non è sempre possibile prevedere in modo sicuro l’esito delle scelte operate. Le banche svolgono molte funzioni, ad ogni funzione specifica corrisponde un rischio di impresa. Avremo quindi: rischi di credito, rischi di mercato e rischi operativi.

I rischi di credito si dividono in finanziari ed economici. Quelli finanziari riguardano in generale l’andamento delle entrate e delle uscite. In dettaglio si parla di immobilizzazione, cioè la restituzione in ritardo dei prestiti concessi alla clientela, e di anelasticità finanziaria, cioè l’impossibilità di sbloccare le operazione le operazioni finanziarie prima delle scadenze.

I rischi economici gravano sulla redditività della banca e sono costituiti da rischi di insolvenza, cioè mancati rimborsi da parte dei clienti a cui la banca ha accordato finanziamenti, e da anelasticità economica, cioè l’impossibilità di cambiare le condizioni di credito al cambiare del mercato.

I rischi di mercato sono legati a operazioni di investimento finanziario causati dalla variazione inattesa dei tassi di interesse, delle quotazioni dei titoli e delle quotazioni delle valute straniere.

Con il termine rischi operativi intendiamo una serie di rischi accessori, rischi tecnologici e rischi legali, che derivano dalle operazioni bancarie.

Alla base dell’attività bancaria c’è la fiducia da parte del pubblico. Se questa viene tradita, si parla di aggiotaggio bancario.


mercoledì 19 gennaio 2011

Analogico e digitale, che differenza c’è?

 

I termini analogico e digitale indicano due modalità alternative di immagazzinare dati e informazioni, in particolare quelle visive e sonore.

Analogico deriva dal greco ana-logos (“di uguale significato”) e si riferisce a un’informazione registrata in modo continuo e non numerabile: è il caso, per esempio, della registrazione di suoni in un nastro magnetico.

analogico

Digitale deriva da digit (in inglese “cifra”) e si riferisce a registrazioni in cui ogni dato viene trasformato in un valore numerico.

digitale

La registrazione digitale consente generalmente una maggiore precisione, perché permette di accumulare molte più informazioni in meno spazio, e di arrivare ad un grado di precisione che non dipende dalle caratteristiche meccaniche del mezzo. Per esempio, con un orologio analogico (il comune orologio da polso con lancette) si arrivano a misurare i secondi; ma per ottenere informazioni sui decimi e centesimi di secondo è necessario usare un cronometro digitale, come quelli usati nelle gare sportive.


Il più grande buco nero conosciuto è ben oltre l’umana comprensione!

 

Il buco nero che si trova al centro della galassia M87, situata a circa 52 milioni di anni luce da noi, è il buco nero più massiccio che si conosca. La sua massa è 6,6 miliardi di volte maggiore di quella del nostro Sole.

buco nero di M87

Mediante il telescopio dell’osservatorio astronomico del Mauna Kea (Hawaii), un gruppo di astronomi ha calcolato la massa di questo immenso buco nero che risulta essere molto più grande del buco nero che si trova nel centro della nostra Via Lattea, che ha una massa di “solo” 4 milioni di masse solari.

Secondo l’astronomo Karl Gebhardt, dell’Università di Austin (Texas), questo colosso avrebbe un orizzonte degli eventi largo ben 20 miliardi di chilometri, sufficienti a contenere l’intero Sistema Solare.

Per calcolare la massa del buco nero gli astronomi hanno misurato la velocità orbitale delle stelle che gli orbitano vicino. Hanno scoperto così che la loro velocità media è di quasi 500 Km/s. Per fare un confronto il Sole orbita attorno al buco nero al centro della Via Lattea ad una velocità di 220 Km/s.

Si ipotizza che il buco nero di M87 abbia raggiunto questa massa così enorme ingoiando altri buchi neri più piccoli nei dintorni. Anche la galassia M87 sembra che si sia formata dalla fusione di un centinaio di galassie più piccole.

Nel frattempo questo record non è affatto al sicuro: si sta tentando di verificare il calcolo di un altro buco nero supermassiccio, massa stimata 18 miliardi di masse solari, che si trova in una galassia a 3,5 miliardi di anni luce di distanza.


martedì 18 gennaio 2011

Morbo di Morgellons: che vergogna!

 

Io mi chiedo come mai quelli che bestemmiano al Grande Fratello vengono espulsi dalla trasmissione e invece quelli del programma Mistero, che parlano di boiate come il morbo di Morgellons, restano lì a lavorare in televisione indisturbati!

Eppure inventarsi malattie gravi che non esistono (allarmando la gente che non ne capisce di medicina) non è certo una cosa da poco! Infatti il morbo di Morgellons è una bufala fatta ad arte da coloro che speculano su superstizioni e misteri.

morgellons

Cito il seguente brano:

“Il Morbo di Morgellons è una malattia teorizzata da una biologa (Mary Leitao) nel 2002. Ad oggi non esiste alcuna prova che dimostri l'esistenza di tale morbo. I medici che hanno studiato il fenomeno affermano che non ci sia alcuna differenza tra il Morbo di Morgellons e la parassitosi illusoria, una grave forma di psicosi. Diversi studi affermano che le persone che sostengono di essere affette dal Morbo di Morgellons riescono ad essere curate con le terapie utilizzate nella cura della parassitosi illusoria.
Pare quindi che il Morbo di Morgellons non sia altro che un nuovo nome assegnato a una patologia già ben nota alla medicina. Di questo aspetto se ne sta occupando il CDC (Center for Disease Control) con uno studio epidemiologico volto a stabilire l'esistenza reale del Morbo di Morgellons. Posto questo, Mary Leitao e la sua fondazione (Morgellons Research Foundation) non fanno alcun riferimento alle scie chimiche, anzi dichiarano che praticamente nulla si sa né sulle cause, né sull'infettività, né tanto meno sulle cure riguardo ad esso.
Uno dei principali sostenitori del collegamento tra scie chimiche e Morgellons è Hildegarde Staninger, la quale (definendosi dottoressa in medicine alternative) ha lavorato come Assistant Professor alla Capital University of Integrative Medicine, università non accreditata che nel 2006 ha chiuso la sua attività. I dati con i quali la signora Staninger afferma che il Morbo di Morgellons sia correlato alle scie chimiche non sono mai stati pubblicati, ma se confermati rivoluzionerebbero l'intero panorama scientifico mondiale, visto che questo morbo dovrebbe essere causato da microscopiche macchine in grado di produrre filamenti artificiali sotto la cute. D'altra parte sarebbe più sensato definire l'esistenza del Morgellons prima di stabilirne le cause.
Fonti: Nature Medicine - 12, 982 (2006) J. Murase; J. Am. Acad. Dermatol.; 2006; 55; 913”

Un programma televisivo che diffonde notizie false su malattie inesistenti commette un abuso che non può e non deve essere tollerato.

Per questo motivo occorre fare in modo di segnalare trasmissioni come queste come dei veri e propri pericoli per i telespettatori (specialmente i più giovani). Quelli che rovinano le “nuove generazioni” non sono solo il Grande Fratello o La Pupa e il Secchione, ma anche quei programmi che propongono una pericolosa disinformazione medica.

Segnalate mediante questo form il programma che non avete gradito. Fatelo in massa Sorriso per favore.


Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...