mercoledì 23 maggio 2012

Terremoto in Emilia: si poteva prevedere?

La pressione dell’Appennino è il motore dei guai sismici che hanno causato il terremoto tra Modena e Ferrara. Ogni volta che c’è un terremoto che preoccupa, ricomincia il tormentone: “si poteva prevedere?”. Oppure: “si era previsto tutto, ma non ci ha creduto nessuno?”. Ovviamente non stiamo parlando di veggenti o di sensitivi, che riescono a prevedere di tutto, ma solo DOPO che è successo… Stavolta stiamo parlando di veri metodi scientifici per prevedere in maniera efficace i terremoti.
Si tratta di studiosi, sia italiani che stranieri, che hanno sviluppato due algoritmi che ci danno un’ottima speranza di prevedere i terremoti.
L’allarme sull’evento sismico in Emilia era stato portato pochi giorni fa alla Commissione Grandi Rischi da un gruppo di studiosi italiani. Giuliano Panza, ordinario di sismologia dell’Università di Trieste e i colleghi del centro di Fisica Teorica di Miramare. Si sono presentati con una mappa d’Italia, sulla mappa era segnata una zona che, con il loro metodo d’analisi, certamente avrebbe visto un terremoto di magnitudo significativa. Era proprio “quella zona” dell’Emilia. In questo caso la loro indicazione era a medio termine, cioè il sisma si sarebbe dovuto verificare entro settembre 2012.
Come hanno fatto? A questo “sistema” il gruppo lavora da 6 anni con 2 algoritmi che si che chiamano CN ed M8. Utilizzano l’informazione contenuta nei cataloghi dei terremoti e individuano attenzione nell’attività sismica moderata quelle variazioni che possono essere considerate precursori di un forte terremoto. L’analisi consente di determinare gli intervalli temporali in cui risulta aumentata, rispetto alle condizioni normali, la probabilità in cui si verifichi un sisma di magnitudo superiore. E’ l’applicazione italiana di studi che vengono fatti anche da altri gruppi internazionali. L’algoritmo CN si chiama così, infatti, perché basato su dati della California e del Nevada. L’algoritmo M8 si chiama così perché è preposto alla previsione di terremoti di magnitudo di almeno 8.
La loro attendibilità è rispettivamente superiore al 95% per uno, al 99% per l’altro, afferma il professor Panza, che presentò il metodo in una prolusione per l’inaugurazione dell’Anno Accademico a Trieste 3 anni fa. Si è passati, dice, dalla fase in cui si diceva “impossibile prevedere i terremoti” a quella in cui “si possono prevedere” anche se con una incertezza.
Queste previsioni sono utili, oppure restano troppo vaghe? La risposta è che attualmente non sono ancora in grado di permettere l’evacuazione di popolazioni o cose simili. Sono però molto utili, se disponibili in tempo, per verificare lo stato di sicurezza di strutture importanti, per organizzare il sistema della Protezione Civile, per migliorare l’informazione della popolazione in caso di evento sismico.
Una cosa però è da notare. Forse sta per finire l’era delle “previsioni” di terremoti da parte di veggenti e sensitivi. Ebbene sì, erano loro, di solito a prevedere (si fa per dire) questi eventi, perché la scienza ancora non ci riusciva. Adesso il loro ciarlatanesco interesse si dovrà fatalmente spostare da qualche altra parte. La cosa mi atterrisce un po’. A cosa guarderanno adesso questi profeti di sventure?


martedì 22 maggio 2012

Perché combattiamo?

Le guerre, purtroppo, fanno parte della storia dell’uomo e anche della cronaca recente. Gli allarmi per il terrorismo si ripetono e la violenza sembra circondarci senza tregua. Nemmeno i rapporti sociali sembrano esenti dalla violenza, soprattutto in questi momenti di crisi.

Una delle due più importanti riviste scientifiche del mondo, Science, invece di occuparsi di Fisica o di genetica (come fa di solito), è uscita con un numero speciale dedicato proprio alla violenza, intitolato “perché combattiamo”.

Combattere per un confine, per un compagno, per il cibo, per il primato di un popolo su un altro. Comunque la violenza, ci dice la scienza, fa parte della nostra natura. Spesso alla base di un conflitto c’è il meccanismo della nostra identificazione con un gruppo che ci porta a disumanizzare chi appartiene ad un gruppo diverso dal nostro. E se i gruppi si differenziano su basi religiose o su valori considerati sacri, questo ne aumenta il grado di coesione interna fino ad ispirare atti sacrificali, come quello dei terroristi kamikaze. Su questa forma di violenza, dopo l’11 settembre sono state fatte ricerche mastodontiche, ma ancora non si è riusciti a spiegare davvero cosa rende i terroristi tanto granitici nella volontà di sacrificio. Altre fonti inesauribili di conflitto sono i pregiudizi razziali, fondati sulla contrapposizione fra amore per il proprio gruppo e odio verso l’esterno, che hanno radici nella storia dell’evoluzione della specie, e l’iniquità verso le donne all’interno di una società. Secondo alcune ricerche questi parametri sarebbero il vero barometro per valutare la probabilità di una guerra civile.

Studi archeologici, in particolare su Tell Brak, tra Damasco e l’Iraq, scenario forse del primo massacro organizzato nella storia umana, intorno al 3800 a.C., hanno contribuito a mostrarci come spesso la conflittualità sia cresciuta in parallelo alla civilizzazione, contrariamente a quanto ipotizzato da molti.

E le esperienze di guerra con milioni di morti ci hanno portato a comprendere che le nostre grandi civiltà possono essere luoghi molto meno sicuri in cui vivere rispetto a quelle dei nostri antichi progenitori, cacciatori o raccoglitori.


sabato 19 maggio 2012

Energie rinnovabili: sfruttamento delle maree in Scozia

Impianti che sfruttano l’energia delle maree. Queste “tidal farms” fanno uso di turbine installate sul fondo del mare per sfruttare le immense riserve di energia immagazzinate negli oceani del nostro pianeta per convertirle in elettricità.

Esistono molti progetti di costruzione di tidal farms un po’ in tutto il mondo, ma in Scozia sono più avanti, perché una di queste centrali, capace di generare una potenza di 1 Megawatt, è stata appena installata presso il Sound of Islay, sulle coste delle isole Orcadi, un arcipelago situato nel Mare del Nord.

Recentemente in questo tratto di mare è stata installata una turbina sottomarina alta 30 metri. Dopo l’installazione sono stati effettuati dei test per generare corrente elettrica per alimentare le zone circostanti. Scottishpower Renewables, che ha effettuato gli esperimenti, ha messo in evidenza che la turbina ha avuto una buona resa energetica e adesso sta alimentando le abitazioni e le imprese commerciali dell’isola di Eday.

Non è stato affatto facile installare la turbina HS1000, dato che le condizioni meteo erano tutt’altro che favorevoli, ma alla fine l’operazione è stata conclusa senza incidenti. L’esperienza è stata incoraggiante e già si pensa al futuro. In questo modo si potranno installare numerose turbine dello stesso tipo che consentiranno di sfruttare il flusso delle maree. Questa installazione potrebbe segnare un punto di svolta per lo sfruttamento di una “forza della natura” che finora è stata quasi completamente trascurata nel campo delle energie rinnovabili.

Bisogna pensare che una singola turbina HS1000, con una capacità di produrre 1 megawatt di potenza, è in grado di alimentare ben 500 abitazioni. Si tratta sicuramente di un’altra interessante forma di energia rinnovabile che non deve essere trascurata. Tra solare, eolico, fusione nucleare, fusione fredda (se esiste realmente…), biocarburanti e altre forme (magari ancora da inventare) di energie rinnovabili, il nostro futuro diventa sempre meno incerto e sempre meno “inquinato”.

Sotto possiamo vedere una turbina HS1000 prima di essere “calata in mare”.

 

Una turbina HS1000 (sotto) come apparirebbe sott’acqua insieme ad altre turbine dello stesso tipo. In futuro si realizzerà una tidal farm, per lo sfruttamento dell’energia delle maree, proprio come questa.


venerdì 18 maggio 2012

Cratere Schiller

Continuano le mie foto “turistiche” del Sistema Solare. Questa volta torniamo sulla Luna e ci concentriamo sul cratere Schiller. Si tratta di una formazione lunare peculiare che appare evidente anche a prima vista esplorando la Luna anche con un piccolo telescopio.

Il cratere è intitolato ad un cartografo ed avvocato tedesco, Julius Schiller (1580 – 1627), che cercò di “cristianizzare” il cielo sostituendo i nomi classici delle costellazioni zodiacali con i nomi dei dodici apostoli! A parte il fanatismo di alcuni fedeli del passato, vediamo cosa ha di particolare questo spettacolare cratere.

Innanzitutto si osserva subito la sua forma estremamente allungata; non si tratta di un effetto prospettico dovuto al fatto che il cratere è vicino al bordo: è effettivamente allungato. Le dimensioni infatti sono di 70x180 Km. Come mai questa struttura così allungata? Probabilmente fu generato da un doppio impatto meteoritico. Il picco centrale si trova solo nella parte a destra in alto (nella foto) che è la parte più stretta, mentre la parte più larga a sinistra in basso presenta una superficie molto più piatta.

La foto è stata ottenuta il 2 maggio 2012 alle ore 20:58 da un videoclip della durata di 1:02 minuti, ripreso con una fotocamera digitale Casio Exilim EX-Z1050, telescopio Celestron CPC 800 Xlt, proiezione con oculare OR 5 mm. Il videoclip è stato elaborato con il software Registax 6 per ottenere la singola immagine presentata sotto.

Cratere Schiller


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giovedì 17 maggio 2012

Ford C-MAX 2013, prima auto ibrida della Ford

Ecco la prima auto ibrida della Ford che verrà immessa nel mercato europeo, si tratta della Ford C-MAX 2013 e si potrà trovare nei concessionari verso ottobre 2012. La Ford ha annunciato che la C-MAX ibrida 5 posti verrà venduta ad un prezzo iniziale di 25995 dollari, che è 500 dollari in meno della sua più diretta concorrente, la Toyota Prius.

La Ford non ha ancora rilasciato in dettaglio le specifiche di questa nuova “creazione”, ma ci si aspetta che abbia le giuste caratteristiche per un’auto ibrida e cioè che consumi poco e abbia prestazioni decenti.

Le auto ibride sono quelle che montano due motori: uno funzionante con normale carburante, l’altro elettrico. Si tratta di una accoppiata che non rappresenta una novità, ma il mercato non è mai stato molto aperto a questo tipo di soluzioni. Il fatto che la Ford stia presentando questa C-MAX ibrida nel mercato europeo lascia ben sperare per un futuro successo di questo tipo di motorizzazioni che consentirebbero un notevole risparmio di carburante (con conseguente diminuzione delle emissioni di CO2) senza rinunciare alle prestazioni.

Nel caso della C-MAX ibrida a 5 passeggeri verrà montato un motore 2 litri a ciclo Atkinson (4 cilindri) che per la Ford rappresenta il prodotto più sofisticato che possa offrire nel campo dei motori non turbocompressi a quattro cilindri. A questo motore viene accoppiato un motore elettrico alimentato da un sistema a batterie a ioni di litio.

Staremo a vedere che reali prestazioni avranno queste nuove Ford C-MAX ibride quando usciranno sul mercato prima della fine del 2012. Speriamo che soddisfino tutte le aspettative.

Ford C-MAX ibrida


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mercoledì 16 maggio 2012

La legge di Coulomb può essere divertente

La legge di Coulomb può essere spiegata in maniera divertente? Magari con qualche esperienza interessante questa importante legge della Fisica può essere spiegata a “grandi e piccini” senza annoiare senza però perdere in rigore scientifico. Il fisico Rino Milone ci mostra proprio alcuni esperimenti molto divertenti che vengono effettuati in studio e presentati in questo filmato durante il programma Geo & Geo (condotto da Marco Castellazzi).

Un buon motivo per dare un’occhiata a questo filmato non è solo il fatto che è una buona occasione per comprendere meglio alcune delle leggi fondamentali della Fisica, ma è anche un’occasione per capire come trasmettere tali conoscenze agli altri. Uno dei più grandi problemi della divulgazione scientifica è che la scienza in generale e la Matematica e la Fisica in particolare, sono percepite come “noiose” dalla maggior parte delle persone. Anche se sono le materie che “reggono” letteralmente l’edificio della scienza moderna, sono “snobbate” dalla maggior parte dei giovani. Molti addirittura si vantano di non capire nulla di Matematica o di Fisica, come se l’ignoranza rendesse snob e interessanti. Ma l’ignoranza non è mai una cosa positiva. Anche se siamo un po’ tutti ignoranti in qualcosa, l’ignoranza come scelta deliberata è, secondo me, un “delitto”.

La divulgazione scientifica quindi si deve confrontare quotidianamente con questo tipo di problemi culturali. Io credo che la televisione dovrebbe proporre sempre più programmi in cui si parla di scienza e di tecnologia e molti meno in cui si parla di esoterismo, alieni, UFO, fantasmi, complotti e altre corbellerie che poi vengono credute acriticamente da una larga fetta dei telespettatori. Una buona divulgazione scientifica è il presupposto migliore per sviluppare un corretto “senso critico” che è utile per ostacolare la disinformazione che viene proposta in svariati programmi televisivi di dubbia qualità e affidabilità e che vengono visti e assimilati soprattutto dai più giovani.

Intanto vi lascio al filmato sulla legge di Coulomb divertente. Nel seguito del video (della durata di circa 16 minuti) si parlerà anche di ottica. Ad esempio, sapete cosa significa esattamente “essere invisibili”? Per la risposta guardate il filmato. Buona visione a tutti.


martedì 15 maggio 2012

Tutta l’acqua del mondo

Sappiamo che il 70% della superficie terrestre è occupata da oceani e questo farebbe pensare che sulla Terra c’è moltissima acqua. In realtà non è proprio così, perché se potessimo concentrare tutta l’acqua presente sulla Terra in un’unica sfera, questa avrebbe un raggio di soli 700 chilometri. Nell’immagine di questo post possiamo vedere proprio questa situazione. Una sfera del genere è grande meno della metà della Luna, ma è anche molto più grande, ad esempio, di Rhea, un satellite di Saturno. Fa un po’ impressione vedere come tutta l’acqua del mondo concentrata in una sfera sembri solo una goccia rispetto alle dimensioni della Terra. Questo è dovuto al fatto che l’acqua è distribuita in uno strato sottile al di sopra della crosta terrestre (la massima profondità è di circa 11000 metri nella fossa delle Marianne) e quindi il volume effettivo dell’acqua non è molto grande. Ciò ci vede fare riflettere: inquinare i mari e i laghi è un vero delitto, perché la vita nel nostro mondo dipende da quella “gocciolona” d’acqua che vediamo nella ricostruzione mostrata sotto.

L’acqua inquinata non mette a repentaglio solo la vita degli esseri viventi che abitano i laghi e i mari, ma è un enorme pericolo anche per numerose attività umane e per la nostra stessa vita. Per fortuna questa immagine può fare riflettere molte persone (me compreso) e ve la mostro volentieri.

tutta l'acqua del mondo

(Immagine tratta da NASA Apod)


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domenica 13 maggio 2012

Macchia solare gigante e (probabile) tempesta solare

In questi giorni sul Sole è apparso un gruppo di macchie solari da record. La sua lunghezza raggiunge i 100000 chilometri. Si tratta di una formazione spettacolare talmente grande che molti sono riusciti a vederla ad “occhio nudo”. ATTENZIONE! Per occhio nudo si intende, ovviamente, con filtri appositi che proteggono l’occhio e senza l’ausilio di binocoli o telescopi. Se volete tentare anche voi la visione di questa grande formazione di macchie solari vi consiglio di NON usare filtri improvvisati, come negativi fotografici e lastre di raggi X, perché queste schermano la luce visibile, ma non fermano i raggi ultravioletti che sono pericolosi per gli occhi. Il metodo migliore, se avete un binocolo o un piccolo cannocchiale, è quello della “proiezione da oculare”, che potete vedere illustrato in questa pagina.

Anche io mi sono cimentato nella fotografia del gruppo di macchie denominato AR 1476. Molti siti hanno copiato e incollato sempre lo stesso messaggio in cui si dice che questo gruppo di macchie è un “mostro” e che si stanno per scatenare delle tempeste magnetiche che possono creare chissà quali problemi apocalittici. In realtà, trascurando le solite troppo diffuse teorie catastrofiste, potrebbero verificarsi nuovamente delle spettacolari aurore boreali; ma intanto godiamoci la visione di questo spettacolare gruppo di macchie solari che ho fotografato con la tecnica della proiezione da oculare. Telescopio Newton 150/1000 mm, oculare OR 9 mm. L’immagine è stata fotografata sullo schermo di proiezione e ritagliata con Photoshop.

Macchia solare gigante

Ovviamente la qualità dell’immagine in questo modo è abbastanza degradata, ma almeno rende l’idea di come appare un gruppo di macchie solari al telescopio o anche in piccolo cannocchiale.

Ecco il telescopio che ho utilizzato per la ripresa, sull’oculare si può notare il piccolo schermo di proiezione autocostruito in cartoncino.

Telescopio solare


venerdì 11 maggio 2012

Le mie foto astronomiche

Io, come astrofilo, sono sempre stato un “visualista”, cioè uno di quelli che mettono l’occhio all’oculare e cercano di “spremere” il telescopio o il binocolo alla ricerca del minimo dettaglio visibile di pianeti, galassie, nebulose, ammassi stellari. La fotografia, nei miei quasi 30 anni di onorata carriera di osservatore appassionato del cielo, non mi ha mai appassionato più di tanto. Preferisco di gran lunga la “freschezza” della visione all’oculare e credo che il fascino dell’osservazione visuale sia impareggiabile.

Nonostante tutto, ogni tanto, qualche foto cerco di farla. Non ho un’attrezzatura fotografica pregevole, quindi i risultati che ottengo sono parecchio lontani dalle foto straordinarie che riescono a tirare fuori molti astrofili.

Ciò che mi ha convinto a fare qualche foto del cielo è l’estrema facilità d’uso delle moderne fotocamere digitali. Nel 1982, quando ho cominciato a muovere i miei primi passi nel campo dell’astronomia amatoriale (avevo solo 14 anni), fare una foto di un pianeta non era molto semplice. Si doveva aspettare la serata adatta, con un seeing quasi perfetto, per scattare quell’unico fotogramma che non fosse un pastrocchio massacrato dal movimento dell’atmosfera. Oggi con una fotocamera digitale anche in una serata con un seeing medio, si realizza un filmato, si passa il filmato in un software (come Registax 6) che seleziona in automatico i fotogrammi migliori, li sovrappone, cancella in maniera ottimale gli effetti della turbolenza atmosferica e il gioco è fatto! Si possono ottenere foto dei pianeti e della Luna che nell’era pre-digitale era impensabile ottenere se non con telescopi di diametro ben maggiore.

Ancora più semplice è ottenere buone immagini di oggetti del Profondo Cielo (ammassi, galassie, nebulose). Se nel passato era necessario usare delle pellicole di almeno 800-1600 ASA, raffreddate con ghiaccio secco contenuto in appositi contenitori, effettuare massacranti guide al telescopio della durata anche di due ore (foto a lunga posa), adesso le pose possono durare pochi minuti ciascuna, possono essere fatte con guida automatica e i fotogrammi ottenuti possono essere elaborati al computer per sovrapporli ottenendo la “somma” di tutte le pose. Come se la lunga posa fosse durata molte ore consecutive. I risultati che si ottengono possono essere straordinari, se fate una ricerca su internet potete sicuramente trovare foto realizzate da astrofili di nebulose, ammassi e galassie che hanno dell’incredibile!

Io invece sono un principiante assoluto nel campo della fotografia astronomica, ma intanto vi mostro le mie foto astronomiche in questa breve presentazione. Buona visione a tutti.


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giovedì 10 maggio 2012

Nuove fonti di energia: le rocce!

Rompendo le rocce ad altissima pressione avviene una vera e propria reazione nucleare di fissione del ferro. Il ferro si divide in due parti e queste due parti sono gli atomi di alluminio e i neutroni in eccesso che ci sono nel ferro (il ferro ha più neutroni rispetto all’alluminio) vengono emessi. I neutroni vengono rivelati dalla formazione di bolle in alcune provette di gelatina.
Il motivo per cui la roccia reagisca in questo modo ad altissime pressioni ancora non è ben conosciuto. L’esperimento realizzato dal Politecnico di Torino (visibile in questo video) è stato portato a termine anche per convincere alcuni scienziati che studiano la fusione fredda. Sembra infatti che fusione fredda e le reazioni piezonucleari (come quella di questo esperimento) abbiano un legame fisico. Probabilmente sono effetti diversi di uno stesso fenomeno fisico. Se si riusciranno a capire le reazioni piezonucleari, probabilmente si riuscirà a capire anche qualcosa di più della fusione fredda.
Il vantaggio delle reazioni di fissione piezonucleari è che trasforma elementi chimici pesanti (come il ferro) in elementi più leggeri (l’alluminio), ma senza produrre radioattività. Il ferro e l’alluminio infatti non sono radioattivi e quindi l’energia prodotta si può classificare tra le “energie pulite”.
Oltre alla produzione di energia, questo tipo di reazioni nucleari sono interessanti anche per la previsione di attività sismica. Infatti sono reazioni che si producono in presenza di fortissime pressioni delle rocce, come quelle che si registrano nelle faglie sismiche. Sciami di neutroni rivelati dai sensori potrebbero indicare che le pressioni in gioco nella faglia sono molto alte e quindi che un terremoto potrebbe essere imminente.
Nel filmato i dettagli di questo interessante esperimento. Buona visione a tutti.

P.S. Prima di guardare il filmato è bene leggere anche questo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/03/appello-contro-piezonucleare-lenergia-che-piace-al-pdl-ma-non-agli-scienziati/250015/
In questo post si nutrono parecchi dubbi sulla realtà scientifica del piezonucleare. Potrebbe essere persino una vera e propria frode. Ringrazio il lettore The Q. che mi ha segnalato questo link. Nel blog Il Potere della Fantasia ho sempre cercato di segnalare le più interessanti notizie scientifiche, ma ho sempre cercato di mettere in guardia da ogni tipo di pseudoscienza. Ciò significa che anche le notizie scientifiche che vengono divulgate da fonti autorevoli come RaiScienze possono non essere di prima qualità.



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martedì 8 maggio 2012

Impianto solare termico fai da te con materiali di recupero

In questo video possiamo vedere un impianto solare termico realizzato con materiali di scarto. E’ stato usato un pannello risalente a circa 20 anni fa da restaurare, un boiler da 50 litri in acciaio inox da decalcificare, delle pompe ricavate da vecchie caldaie dismesse. Per la decalcificazione del boiler e la pulizia della serpentina interna del pannello solare è stata utilizzata una soluzione di acqua e acido cloridrico. Poi è stato usato anche del materiale isolante ricavato da vecchie lavastoviglie e un bidone di plastica.

Il costo finale di questo pannello solare termico fai da te è stato di circa 150 euro. C’è da considerare, però, che i tre quarti della spesa sono dovuti ai collegamenti del tubo di rame e alla raccorderia bronzata.

Si tratta di un’altra di quelle interessanti realizzazioni fai da te di quei sempre più numerosi appassionati che riescono a “tirare fuori” degli impianti solari (ma anche eolici) fai da te che funzionano pienamente. Nel filmato di questo post potete vedere questo impianto solare termico illustrato in una serie di inquadrature (purtroppo non ci sono spiegazioni sulla realizzazione) che ne mostrano l’eccellente fattura.

Per chi è appassionato di impianti solari fai da te non è possibile perdere una simile chicca! Spero che sia un ulteriore incoraggiamento per tutti coloro che si vogliono cimentare nel campo del fai da te delle energie rinnovabili.

Buona visione a tutti.


Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...