Ci sono molti animali che possiedono un veleno potente, in grado di uccidere le prede in pochissimo tempo e pericolosi anche per l’uomo. Tra questi ci sono ragni e serpenti, sia marini sia terrestri: il serpente terrestre più velenoso del mondo appartiene alla specie Oxyuranus microlepidotus e vive in Australia.
Ma ci sono anche delle piccole rane tropicali dai colori sgargianti, note come “rane freccia” (Dendrobates) perché vengono usate dalle popolazioni locali per rendere letali le frecce e le lance, che sono davvero temibili. Sembra che il record del veleno più potente appartenga a loro: bastano appena 2 microgrammi (milionesimi di grammo) della tossina che liberano attraverso la pelle per uccidere un essere umano.
Altri animali con un veleno molto pericoloso sono alcune meduse australiane. Stiamo parlando ad esempio della Chironex fleckeri, conosciuta con il nome "Vespa di mare". E’ un celenterato appartenente alla famiglia delle cubomeduse. La sua grandezza è simile a quella un pallone da basket e possiede in tutto circa 60 tentacoli (per la precisione 4 fasci aventi 15 tentacoli ciascuno). La lunghezza di questi tentacoli, durante la caccia, arriva a raggiungere i 3 metri e sono ricoperti ciascuno da miliardi di "nematocisti", ovvero capsule contenenti un ago velenoso che se stimolate aumentano la pressione interna e lo fanno schizzare fuori.
Ciò che colpisce e incuriosisce di questo animale risiede nel fatto che, a differenza delle altre meduse, (che sono prive di organi visivi e quindi si fanno trasportare dalle correnti), questa possiede 4 organi visivi, paragonabili in tutto e per tutto ad occhi. Queste meduse vivono nelle calde acque australiane ed ogni anno causano decine di vittime.
E' stato prodotto in laboratorio un antidoto, che purtroppo il più delle volte risulta inutile, poiché il veleno della Vespa di Mare agisce in un tempo massimo di due minuti. Il malcapitato che viene anche solo sfiorato da uno di questi tentacoli incorre nella morte per shock anafilattico, dopo fortissimi spasmi muscolari, paralisi respiratoria ed infine arresto cardiaco.