giovedì 3 marzo 2011

Accelerazione di gravità

 

L’accelerazione di gravità è l’accelerazione (vettoriale) a cui sono soggetti tutti i corpi su cui agisce la forza peso. In una certa zona dello spazio è uguale per tutti i corpi, indipendentemente dal materiale di cui sono fatti. Sulla Terra è rivolta (per definizione) verso il “basso”. Il suo modulo varia con la posizione geografica e con l’altezza rispetto al suolo.

Nel filmato possiamo vedere un esempio che ci mostra l’accelerazione di gravità a cui sono sottoposti i corpi in caduta libera.

Accelerazione di gravità

Il valore medio di g sulla superficie terrestre è circa 9,8 m/s2. Ai poli diventa 9,832 m/s2, mentre all’equatore si riduce a 9,78 m/s2. Quindi l’accelerazione di gravità non è una vera e propria costante, perché dipende da vari fattori.

I fattori più determinanti sono relativi alla massa e al raggio della Terra (o del pianeta in cui ci si trova Occhiolino).

Se partiamo dalla formula che ci da la forza di attrazione gravitazionale:

dove m1 e m2 sono le masse di due corpi, r è la loro distanza reciproca, G è la costante di gravitazione universale. Se al posto di m1 sostituiamo la massa della Terra, chiamandola M, al posto di m2 sostituiamo una massa qualsiasi, chiamandola m, e al posto di r sostituiamo il raggio della Terra, chiamandolo R, la formula precedente diventa:

e poiché, per il secondo principio della dinamica, si ha:

quindi:

sostituendo il valori si ottiene:

che è proprio il valore dell’accelerazione di gravità medio sulla Terra.

In questa tabella possiamo vedere i valori di accelerazione di gravità sulla superficie di altri corpi celesti.

Pianeta Accelerazione di gravità (m/s2)
Mercurio 2,78
Venere 8,87
Terra 9,81
Marte 3,72
Giove 22,88
Saturno 9,05
Urano 7,77
Nettuno 11,0
Sole 274,0
Cerere (asteroide) 0,27


mercoledì 2 marzo 2011

La guida e l’alcool

 

L’alcool è la causa principale di molti incidenti stradali. Cosa succede se si guida dopo aver bevuto più dei limiti fissati dalla legge? In questo filmato possiamo vedere cosa succede alle capacità di un guidatore dopo avere bevuto alcuni bicchieri di vino.

E’ un servizio molto interessante che nessuno di noi può mancare di seguire attentamente.

Buona visione.

Ubriachi alla guida

Interno della Terra

 

La nostra mente spesso ha una prospettiva volta a pensare a cosa c’è all’esterno del nostro pianeta. La Luna, i pianeti, le altre stelle, le galassie e tutti gli altri innumerevoli oggetti via via più lontani. Queste cose sono certamente affascinanti, ma non meno affascinante è pensare a cosa c’è sotto i nostri piedi, cioè all’interno della Terra.

Dobbiamo sapere che l’interno della nostra Terra in realtà è meno conosciuto dei corpi celesti lontani anche miliardi di anni luce. Le ricerche scientifiche volte a comprendere la struttura interna del nostro pianeta sono infatti molto recenti. Fu solo nel 1912, ad esempio, che Alfred Wegener formulò l’ipotesi della deriva dei continenti. Il nucleo terrestre fu scoperto ancora più tardi, nel 1936.

Le scoperte riguardanti l’interno della Terra sono recenti e le questioni aperte sono ancora tante. Una curiosità. Dato che la profondità massima di trivellazione è di soli 20 chilometri (record raggiunto solo nel 2007), come facciamo a sapere qualcosa sulla struttura nel mantello (profondità di almeno 30 km) o del nucleo (profondità 2900 km)?

Semplice: gli scienziati hanno usato le onde sismiche. Per essere più precisi, hanno usato le riflessioni e le rifrazioni delle onde sismiche. Le onde dovute ai terremoti, come qualsiasi altro tipo di onda, subiscono delle riflessioni e delle rifrazioni ogni volta che si propagano in materiali di densità e composizione diversa, esattamente come succede alla luce quando passa dall’aria al vetro e viceversa.

Osservando queste rifrazioni e riflessioni è stato possibile ricostruire indirettamente la struttura della Terra pur non avendo avuto la possibilità di “vederla” per davvero.

In questo filmato possiamo vedere il risultato di queste osservazioni.

Buona visione dell’interno della Terra Sorriso

L’interno della Terra


martedì 1 marzo 2011

La comparsa e l’evoluzione dell’uomo

 

Il tema della comparsa e dell’evoluzione dell’uomo è un tema “scottante”. In questo campo il lavoro scientifico è difficile perché difficilmente viene “lasciato in pace” a causa delle ideologie filosofiche e religiose che influenzano, inconsapevolmente o no, le teorie scientifiche. Gli atei tenderanno a rigettare qualsiasi teoria evoluzionistica o anche semplicemente finalistica, i credenti si arrampicheranno sugli specchi per negare qualsiasi ipotesi evoluzionistica. Per fortuna esiste un modo per sgombrare la mente da ogni preconcetto e ideologia per procedere in modo diretto verso la ricostruzione dei fatti. Si tratta del metodo scientifico che, se applicato in maniera rigorosa, ci permette di capire la realtà che ci circonda a prescindere da ciò che ci piace o che non ci piace o indipendentemente da ciò in cui crediamo o non crediamo.

Partiamo ad esempio dal concetto di “anello mancante”. L’anello mancante sarebbe un fossile di una specie che completerebbe le linee evolutive dell’uomo. Secondo coloro che non accettano la teoria dell’evoluzione il mancato ritrovamento di questo ipotetico fossile sarebbe una prova che l’evoluzione non ha avuto luogo. Tuttavia l’anello mancante è semplicemente un errore concettuale e, di fatto, non esiste. Anzi, il fatto che non esiste avvalora l’ipotesi evoluzionistica.

Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Supponiamo che sin da quando eravate bambini vi siete fatti una fotografia ogni giorno. In questo modo potrete montare un filmato in cui nel primo fotogramma c’è un bambino o una bambina e nell’ultimo c’è un uomo o una donna. Secondo voi esisteranno, in mezzo al filmato, due fotogrammi in cui nel precedente c’è un bambino e nel successivo c’è un adulto? Ovviamente no, perché il passaggio dall’infanzia all’età adulta è graduale e continuo, cosicché non è possibile individuare un giorno specifico in cui è avvenuto il passaggio.

41 anni in 60 secondi

Allo stesso modo non esiste un passaggio netto tra ominidi e uomo e nemmeno tra scimmie e ominidi. Il passaggio è stato graduale ed è durato milioni di anni. L’uomo è tutt’ora in evoluzione e tra alcuni milioni di anni potrebbe avere una fisionomia ben diversa da quella attuale.

A questo punto ci chiediamo cosa succederebbe se un biologo proveniente da un altro mondo visitasse la Terra. Immaginiamo che tra le decine di milioni di specie viventi del nostro pianeta, vada alla ricerca della più intelligente. Probabilmente comincerebbe dalle scimmie. Sembrano tutte abbastanza intelligenti. Uno scimpanzè può fare quasi tutto quello che può fare un bambino di due anni e mezzo. Se confrontasse il loro DNA il nostro investigatore alieno scoprirebbe che sono quasi identici. Biologicamente non esiterebbe a classificare noi umani come una sottospecie degli scimpanzè. Ma se si fermasse ad osservare come vivono e si comportano gli uomini, si renderebbe subito conto di un divario enorme tra le nostre capacità e quelle degli altri primati. Vedrebbe la specie umana dominare la Terra.

Perché l’homo sapiens si è evoluto così diversamente dagli altri primati?

E’ la domanda a cui si cerca di rispondere in questo documentario (in due parti). E’ una storia lunga e affascinante durata ben 5 milioni di anni che vale la pena di conoscere.

Buona visione.

La comparsa e l’evoluzione dell’uomo (prima parte)

 

La comparsa e l’evoluzione dell’uomo (seconda parte)


Famiglie e superfamiglie linguistiche

 

Le 12-17 famiglie linguistiche si possono raggruppare in cinque sistemi maggiori, o superfamiglie linguistiche. Di seguito possiamo leggere una descrizione delle 5 superfamiglie linguistiche.

famiglie linguistiche

1. Le lingue khoisan sono le più antiche, probabilmente le uniche discendenti dirette delle lingue parlate in Africa fra 100000 e 50000 anni fa. Sono caratterizzate da suoni detti click, successivamente scomparsi nel resto delle lingue mondiali. Non stupisce che siano parlate solo da pochissimi gruppi etnici nel Sud Africa.

2. Il sistema congo-sahariano è formato dalle lingue più parlate oggi in Africa, che appartengono a due famiglie, niger-kordofaniana e nilo-sahariana, probabilmente di origine tardiva. La niger-kordofaniana potrebbe essersi sviluppata in Kordofan (Sudan), diffusa nel Sahara meridionale e poi nell'Africa occidentale, dove ebbe inizio uno sviluppo agricolo quando il Sahara più di 4000 anni fa cominciò a inaridire. All'estremo est dell'Africa occidentale, circa 3000 anni fa, aiutato poco più tardi dall'uso del ferro, ebbe inizio in Camerun lo sviluppo dell'agricoltura e della lingua bantu, che si diffusero negli ultimi 3000 anni in tutto il centro e sud del continente africano.

3. Il sistema austroasiatico comprende tutte le lingue parlate nel Sudest asiatico e in parte dell'Oceania: famiglie indopacifica, australiana e austrica. Corrisponde alla più antica migrazione lungo la costa dell'Asia meridionale fino al Sudest asiatico e all'Oceania. Include la sottofamiglia malese-polinesiana che appartiene alla famiglia austrica. Si diffuse in Malesia e Polinesia a partire da 6000 anni fa, insieme allo sviluppo agricolo, iniziato a Taiwan e in seguito esteso alle Filippine.

4. Il sistema dene-caucasico, proposto dal linguista russo Starostin, che si estese all'intero territorio eurasiatico al tempo dell'espansione dal centro dell'Asia verso Europa, Siberia, America, Asia orientale e Sudest asiatico. Esso unisce lingue isolate e famiglie sparse su tutto il territorio eurasiatico e dell'America settentrionale. La distribuzione geografica lo indica come il più antico, diffuso inizialmente in tutto il territorio dell'espansione aurignaziana. Tuttavia oggi esso è confinato in zone più periferiche a causa della- grande espansione successiva di un altro sistema, che indicheremo poco oltre (il sistema nostratico-eurasiatico), che lo sostituì quasi completamente, tranne che alla periferia e in alcune zone di rifugio. La diffusione del sistema dene-caucasico dovrebbe essere cominciata circa 40000 anni fa nel centro dell'Asia. In America ebbe inizio circa 10000 anni fa, dopo l'espansione del sistema nostratico, il quinto indicato qui sotto, che probabilmente entrò in America all'incirca 15000 anni fa e si diffuse rapidamente in tutto il territorio. Tra gli isolati linguistici più antichi che appartengono a questa superfamiglia ci sono la lingua basca (Pirenei), alcune lingue caucasiche, la lingua burushaski parlata dagli Hunza (Himalaya) e, più numerose, la famiglia nadene (America nordoccidentale) e la famiglia sino-tibetana, che include un quinto dei viventi benché diffusa in una regione relativamente piccola.

5. Il sistema nostratico-eurasiatico. La superfamiglia nostratica, proposta dai linguisti russi e all'inizio fortemente avversata, include le famiglie indoeuropea, uralica, altaica, dravidica e afroasiatica. Il linguista russo Vitaly Shevoroshkin ha aggiunto la famiglia amerindia, parlata in quasi tutta l'America, ove vi è giunta con la prima migrazione dalla Siberia (la seconda migrazione fu, secondo Joseph Greenberg, quella delle lingue nadene). La super-famiglia eurasiatica, proposta da Greenberg, include le famiglie indoeuropea, uralica, altaica, e le lingue giapponese, coreana ed eschimese (che fu la terza e ultima migrazione dalla Siberia verso l'America), ma esclude la famiglia afroasiatica e dravidica che dovrebbero aver avuto un'origine precedente (Greenberg, 1987). Pare che il sistema nostratico-eurasiatico abbia avuto origine tra 10000 e 20000 anni fa nel sud-ovest asiatico, ma si tratta di date molto incerte.


lunedì 28 febbraio 2011

La storia del pianeta Terra

 

Per più di 4,5 miliardi di anni una serie di eventi eccezionali hanno sconvolto la Terra. Impatti di violenza inaudita, eruzioni colossali e alluvioni catastrofiche ne hanno flagellato senza sosta la sua superficie. Quella che vi presento in questa serie di filmati è l’incredibile storia del pianeta Terra. Si tratta di uno spettacolo lungo 4 miliardi di anni, che può essere riassunto in poche, ma meravigliosamente suggestive, ore.

In realtà la storia del nostro pianeta è ancora ricca di misteri. La sua evoluzione si presenta come un enigma inspiegabile in cui ogni indizio del passato è stato accuratamente occultato. Ovviamente c’è qualcuno che sa dove cercare queste “tracce rivelatrici”.

A questo punto, sperando di avervi affascinati con questa presentazione Occhiolino, vi lascio guardare questo bellissimo documentario.

Buona visione.

L’incredibile storia del pianeta Terra

Il sistema operativo

 

Il sistema operativo è un software di sistema che agisce da intermediario tra l’utente e l’hardware del computer. È costituito da un insieme di programmi essenziali per il corretto funzionamento di un computer e delle sue periferiche.

sistema operativo

Facciamo l’esempio di alcuni tipi di sistemi operativi

Sistemi Batch

Sono i primi sistemi operativi comparsi sul mercato. Gli elaboratori del periodo erano capaci di eseguire e portare a termine un solo compito alla volta. Questo compito, chiamato job, veniva eseguito con una serie di processi automatici che non richiedevano l’intervento dell’utente. Tutti gli altri job venivano messi in attesa, la loro elaborazione iniziava solo quando il processo precedente terminava.

Tra un lavoro e un altro poteva trascorrere molto tempo, per questo si lasciava che l’elaboratore svolgesse tutto in automatico.

Gli elaboratori del periodo avevano un costo molto alto, impossibile per un singolo utente. Solo grandi società o istituzioni potevano permettersene l’acquisto. Esistevano pochi sistemi, ma utilizzati da più persone. Ancora oggi con il termine batch ci riferiamo ai processi svolti automaticamente dal pc.

Sistemi monoutente

I sistemi monoutente nascono insieme al pc. Ora il computer non ha più un prezzo proibitivo, di conseguenza l’uso non è più condiviso, ma personale. I sistemi monoutente permettevano il lancio di un solo programma alla volta. Questo programma veniva definito programma principale, perché a volte poteva essere accompagnato da una serie di utility.

Queste utility venivano lanciate periodicamente attraverso un timer hardware che interrompeva il processo principale per gestire operazioni in background. Il più conosciuto tra i sistemi operativi di questo tipo fu sicuramente l’Ms-Dos della Microsoft.

Sistemi multiprogrammati

Sono i sistemi operativi di tipo moderno. Rispetto ai precedenti vi sono due importanti differenze: 1) il sistema operativo riesce a gestire due o più programmi in esecuzione su uno stesso processore; 2) interazione diretta tra utente e programma.

Questa gestione multi programmata è in realtà un’illusione, perché il processore continua a lavorare su un solo programma per volta.

La CPU si dedica ad un programma per una certo intervallo di tempo, detto time slot, poi passa al programma successivo. Il passaggio si chiama context switch.

Questo passaggio è invisibile all’occhio umano perché avviene in una frazione di secondo. Il sistema operativo sfrutta le pause, che per il pc sono lunghissime, tra un comando e l’altro dell’utente.

Il context switch è regolato da un timer hardware che manda il segnale elettrico di interruzione alla CPU. In questo modo comanda alla CPU di passare la programma successivo. Il sistema operativo gestisce l’invio del segnale di interruzione alla CPU in base alle applicazioni in esecuzione.

Questo meccanismo viene chiamato time sharing. La durata del context switch non dipende da quali e quanti processi siano in esecuzione, ma ha un valore fisso. Maggiore è il numero di processi attivi e maggiore è il tempo che il processore impiega a completarli tutti. Questo oggi non è più un problema, perché la nuova generazione di pc è dotata di più processori.

Avere più programmi in esecuzione può creare problemi di conflittualità, dato che tutti i programmi usano le medesime risorse. Il sistema operativo dovrà quindi evitare questi conflitti, stabilendo la priorità con cui i programmi in esecuzione possono accedere alle risorse. Di conseguenza non possiamo avere una stima esatta del tempo necessario per completare un processo.

Sistemi realtime

Un sistema operativo realtime è un sistema specializzato per il supporto di applicazioni software realtime. Questi sistemi vengono utilizzati prevalentemente in ambito industriale e comunque dove sia necessario che il sistema risponda entro tempi prestabiliti (ad esempio una catena di montaggio).

Un sistema operativo realtime non deve essere necessariamente veloce, l’importante è che sia prevedibile.

Sistemi distribuiti

Un sistema distribuito si differenzia da un sistema comune perché ha la capacità di lavorare con risorse presenti su altre macchine, connesse tramite bus o reti. Alla base di questi sistemi vi sono delle macchine definite server. I server hanno il compito di mettere a disposizione delle altre macchine hardware e software. Gli elementi da condividere sono installati o collegati direttamente al server. Le altre macchine vi accedono attraverso il server stesso.

Possiamo quindi condividere tra una rete di pc varie periferiche o applicazioni software.

In alcuni casi è il sistema operativo stesso ad essere condiviso. Questi vengono chiamati clustering.


La gestione dei processi e della memoria

Abbiamo già visto come un sistema operativo multi programmato permetta l’esecuzione, apparentemente simultanea, di più programmi tramite il meccanismo di time sharing. Questo meccanismo, però, nel caso in cui i programmi in esecuzione dipendano da un input utente, potrebbe portare a un forte rallentamento del sistema. Per evitare un rallentamento si sospende il time sharing per i processi in questione.

Questi programmi, insieme a tutti i processi in attesa, vengono messi in coda ed esclusi dal lavoro della CPU, congelati fino a quando non ricevono i dati in input o siano pronti.

Di conseguenza possiamo dire che ogni processo attraversa tre stati distinti:

1) STATO ATTIVO: si trova in questo stato il processo in elaborazione del processore.

2) STATO PRONTO: si trova in questo stato il processo che può essere eseguito ma che non è al momento in esecuzione.

3) STATO DI ATTESA: si trova in questo stato il processo che attende un dato dall’esterno ed è escluso dal time sharing. Avremo quindi in ogni istante un solo processo attivo per ogni processore, vari processi pronti a diventare attivi e uno o più processi in attesa di dati. Naturalmente il processo ha anche uno stato iniziale e uno conclusivo:

- STATO INIZIALE o disponibile. Il programma viene richiamato dall’hard disk e posto nella RAM, vengono anche assegnate le risorse necessarie all’esecuzione.

- STATO FINALE o terminato. Il programma viene chiuso e vengono liberate tutte le risorse ad esso assegnate.

Quando un processo è in attesa, rimane congelato aspettando i dati dall’esterno. Se l’attesa si prolunga, il programma viene tolto dalla RAM e messo nel disco rigido in “memoria virtuale”. Verrà riportato nella RAM nel momento in cui l’utente inserisce i dati.

Questo processo prende il nome di swap in è swap out e serve ad evitare di occupare tutto lo spazio della RAM con programmi in attesa.

Il passaggio di un processo da uno stato ad un altro può essere automatico oppure conseguente a dei precisi fattori.

Vi è un apposito processo detto scheduler che si occupa di questi passaggi di stato. In base al passaggio di stato, interviene uno scheduler preciso.

- Scheduler a lungo termine: disponibile e pronto

- Scheduler a medio termine: swap in e swap out

- Scheduler a breve termine: attivo – pronto


La gestione della memoria

Uno dei compiti principali di un sistema operativo è quello della gestione della memoria RAM.

Il sistema operativo si occupa di suddividere la memoria fisica esistente sul sistema in sezioni, anche dette partizioni, e di assegnare le partizioni stesse ai processi in esecuzione, in base alla necessità e alle richieste di ognuno.

Il sistema operativo si comporta come un allocatore di memoria. I processi non interagiscono direttamente con la memoria fisica.

I compiti di un gestore di memoria sono:

Protezione: le partizioni non possono essere assegnate a più processi contemporaneamente. Per evitare la sovrascrittura.

Rilocabilità e trasparenza: i processi devono funzionare indipendentemente dalla partizione a loro assegnata e non devono risentirne se questa viene cambiata durante l’esecuzione.

Frammentabilità: un’area di memoria assegnata ad un processo deve poter essere costituita da più partizioni anche non consecutive, ma viste sempre come tali da processo.

Condivisione: devono esistere aree di memoria condivise da più programmi accessibili in sola lettura. Questo serve per condividere porzioni di codice utilizzate da più applicazioni.

IL CICLO DI ALLOCAZIONE

Il ciclo di allocazione si svolge in due fasi:

1) Fase di allocazione: un processo richiede memoria. Il sistema operativo verifica se c’è un’area abbastanza grande disponibile e le eventuali priorità.

2) Fase di recupero e deallocazione: il sistema si riprende aree di memoria ora libere e le rimette a disposizione.

Questo sistema di allocazione e recupero funziona grazie ad una mappa delle allocazioni e una lista di blocchi liberi.

Esistono diversi tipi di modelli di allocazione che variano sia per il modo in cui è suddivisa la memoria fisica e sia per il modo di assegnazione. Indipendentemente dai modelli vi sono delle porzioni di memoria che non vengono assegnate ai processi utente:

- Area riservata dal sistema operativo per le proprie operazioni

- Area occupata dal sistema operativo stesso

- Allocazione statica

Prevede la divisione della memoria in partizioni di uguale dimensione. È un metodo veloce e semplice. Il sistema operativo non deve scegliere la porzione di memoria più adatta che comporta uno spreco di risorse.

- Allocazione dinamica

Vi sono partizioni di dimensioni diverse, scelte sulla base delle richieste dei processi in corso. È un metodo che comporta un rallentamento. Il sistema operativo deve scegliere la partizione più adatta alle richieste del processo dell’allocazione, ma permette di ridurre lo spreco di risorse.


domenica 27 febbraio 2011

Le zecche

 

Le zecche appartengono alla classe degli aracnidi e all’ordine degli acari, un gruppo enorme e diversificato di circa 300 famiglie. Di zecche se ne conoscono oltre 800 specie e 39 di queste vivono in Italia.

Le zecche sono parassiti, si nutrono di sangue che prelevano attaccandosi alla pelle di altri organismi viventi, quasi sempre vertebrati. Il loro ciclo biologico può interessare più animali ospiti a seconda della specie e delle condizioni climatiche. L’intero ciclo può durare da alcuni mesi ad alcuni anni.

Alcune zecche sono di dimensioni millimetriche, altre, dopo essersi nutrite, aumentano la loro massa iniziale fino a 100 volte! La loro lunghezza in questo caso può superare il centimetro.

Come si prendono le zecche?

Esse non aggrediscono le loro vittime saltando o volando, ma appostandosi alle estremità delle piante, lasciandosi cadere al passaggio dei loro ospiti.

Quanto sono pericolose le zecche per gli esseri umani?

Nel seguente filmato potete avere tutte le informazioni utili sulle zecche e su come combatterle:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-092da044-ea00-4870-a5e5-d28ad8cc5b25.html?p=0

Di seguito potete vedere il filmato parziale:

Le zecche

Lucertola campestre

 

La lucertola campestre (Podarcis sicula) è quella che possiamo facilmente trovare nei campi (lo dice il nome stesso Sorriso). Essa spesso convive con la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e da essa si distingue per la parte ventrale di colore chiaro, la muraiola è generalmente più scura.

La lucertola campestre è il rettile più diffuso vivente in Italia. In questo breve filmato possiamo ascoltare alcune semplici informazioni riguardo alla lucertola campestre e anche riguardo alla lucertola muraiola.

Buona visione.

La lucertola campestre

sabato 26 febbraio 2011

Il galleggiamento

 

A molti sarà capitato di trovarsi in piscina o a mare e di provare a sollevare un amico immerso in acqua. Non può sfuggire la sensazione di quanto sia stato sorprendentemente facile.

Si può sollevare facilmente un amico immerso in acqua perché il suo corpo galleggia. Il galleggiamento di un corpo è dovuto alla capacità di un fluido di esercitare una forza diretta verso l’alto su un corpo immerso in esso. Infatti, quando un corpo è immerso ad esempio nell’acqua, l’acqua esercita su di esso una forza diretta verso l’alto, rendendo più facile sollevarlo. Questa forza, che agisce in direzione opposta alla gravità, è detta spinta di Archimede.

Il galleggiamento di un corpo in un fluido è strettamente collegato al rapporto tra le densità del corpo e del fluido.

Ricordiamo che la densità è definita come rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume, quindi:

dove d è la densità, M è la massa e V è il volume.

L’unità di misura della densità quindi sarà Kg/m3 (chilogrammi al metro cubo). L’acqua, ad esempio, ha una densità di 1000 Kg/m3, mentre l’acciaio ha una densità di 7800 Kg/m3.

Se un corpo ha una densità inferiore a quella del liquido in cui è immerso galleggia. Viceversa, se la sua densità è superiore a quella del fluido, affonda. Quanto detto si può schematizzare nel seguente modo:

se  allora il corpo galleggia,

se  allora il corpo affonda.

Anche tipi diversi di fluidi possono galleggiare l’uno sull’altro: l’olio, ad esempio, galleggia sull’acqua poiché è meno denso.

Per determinare se un corpo galleggia, analizziamo le forze che agiscono su di esso. Come si può osservare nelle figure, le forze che agiscono sono due: il peso e la spinta di Archimede. La forza di gravità ovvero il peso del corpo, è diretta verso il basso; la spinta di Archimede, uguale al peso del volume di fluido spostato, è diretta verso l'alto.

Quando la spinta di Archimede è uguale al peso del corpo immerso, il corpo galleggia oppure rimane sospeso, mentre il corpo affonda quando la spinta è minore del suo peso.


Corpo e fluido con uguale densità
Un corpo che ha la stessa densità del fluido in cui è immerso rimane sospeso, ovvero rimane in equilibrio nel fluido. In questo caso la spinta di Archimede che agisce sul corpo è esattamente uguale al suo peso. I sottomarini e alcuni pesci sono in grado di rimanere sospesi in acqua "modificando" la loro densità.

corpo resta sospeso

Forze uguali agenti sul cubo sommerso gli permettono di rimanere sospeso nel fluido: il cubo ha la stessa densità dell'acqua.


Corpo con densità maggiore del fluido
Se la forma dello scafo di una nave le permette di galleggiare, che cosa ne può determinare l'affondamento? Come ben si sa, quando il peso di una nave diventa maggiore della spinta di Archimede agente su di essa, la nave affonda. Questo può avvenire quando lo scafo della nave si danneggia e imbarca acqua: quando l'acqua entra nello scafo, il volume dell'acqua spostata dalla nave si riduce e di conseguenza si riduce la spinta di Archimede.

corpo affonda

Il cubo di metallo affonda perché il suo peso è maggiore della spinta di Archimede: il cubo è più denso dell'acqua.


Corpo con densità inferiore del fluido
Ci si può meravigliare del fatto che un pezzo di acciaio affonda, mentre una nave costruita in acciaio galleggia. Il galleggiamento di una pesante nave è legato alla forma del suo scafo: essa è tale da spostare un grande volume d'acqua, generando una grande spinta di Archimede sufficiente a contrastare l'enorme peso della nave.
La capacità di una nave di galleggiare in acqua può anche essere spiegata in termini di densità.

corpo galleggia

Il cubo di legno galleggia a una profondità per cui la spinta di Archimede e il suo peso sono uguali: il cubo è meno denso dell'acqua.


Il bikini solare

 

Quando si indossa un bikini a energia solare si può stare tutto il giorno in spiaggia ascoltando la propria musica preferita senza il rischio che il proprio iPod si scarichi! Sorriso

Per questo motivo Andrew Schneider ha progettato questo costume da bagno dotato di pannelli solari fotovoltaici a film sottile e di un collegamento USB. Si tratta di una curiosità che è stata sviluppata dall’Interactive Telecommunications Program dell’Università di New York. La versione maschile del costume da bagno è in via di sviluppo Occhiolino

bikini solare


Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...