lunedì 22 ottobre 2007

La psicofonia: il fenomeno delle voci dall'aldilà che alcuni dicono di riuscire a registrare. Fantasia o verità?

La psicofonia (detta anche metafonia) è la possibilità, facendo uso di strumenti moderni come radio o registratori, di ascoltare messaggi sonori da parte delle anime dei defunti. Ma questo fenomeno è una realtà o una mistificazione?

Il fenomeno si è sviluppato a partire dal 1959 e ha sostituito le ormai "obsolete" sedute spiritiche con il tavolino. Friedrich Jürgenson fu proprio il primo, nel 1959, che mentre stava registrando il canto degli uccelli, individuò sul nastro le voci di persone che non erano presenti al momento della registrazione. Dopo alcuni anni di prove Jürgenson giunse alla conclusione che si trattava di entità ultraterrene.

Ciò che affascina in questa affermazione è che esisterebbe un nuovo canale per comunicare con l'aldilà, per questo motivo la pratica della psicofonia si è diffusa in tutto il mondo nel giro di pochi anni.

Purtroppo anche in questo caso (come in tutti i fenomeni paranormali) le evidenze scientifiche tardano a giungere. Spesso le attrezzature che vengono usate per registrare le voci dei defunti sono apparecchiature obsolete e non schermate dai rumori di fondo. Al giorno d'oggi le interferenze sono davvero numerose: radioamatori, telefoni cellulari, CB, radio private, trasmissioni televisive, comunicazioni di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, vigili urbani, aziende che distribuiscono l'acqua e il gas, radiotaxi, corrieri urbani tipo "Pony Express" e altre ancora.

Inoltre le "voci" registrate spesso sono molto difficili da interpretare. Se all'ascoltatore non viene "suggerita" preventivamente da frase che deve sentire, difficilmente riuscirà a percepire qualcosa di diverso da un farfugliamento incomprensibile. L'interpretazione dei messaggi avviene piuttosto solo dopo un ascolto ripetuto molte volte, finché la ricerca forzata di un significato porta inevitabilmente a individuarlo, anche laddove non vi sia nulla che possa essere riferito a una circostanza paranormale.

Perché allora la "fede" nella psicofonia continua a dilagare in tutto il mondo? La risposta potrebbe essere semplice ed è una risposta che ci viene dalla psicologia. Infatti la maggior parte di coloro che si dedicano a captare i segnali delle voci dei defunti sono persone che hanno subito gravi lutti e che nutrono il disperato desiderio di poter comunicare in qualche modo con i cari scomparsi. Il desiderio, nella mente umana, spesso diventa realtà a causa delle illusioni che molti si portano dentro. Così un fruscio diventa una frase enigmatica, una mezza parola diventa un richiamo, una frase incomprensibile un rimprovero. Allo stesso modo di come crediamo di vedere delle forme di oggetti familiari tra le nuvole (questo fenomeno si chiama pareidolia), finiamo col sentire frasi dotate di significato che emergono misteriose da un incomprensibile rumore di fondo.

In realtà, tutto ciò è solo nella nostra mente.

Dal sito www.bastardidentro.it una raccolta di Messaggi Particolari. Da non perdere.

domenica 21 ottobre 2007

W la Ferrari. W Raikkonen. Alla fine ha vinto l'onestà!

In questo post solo grandi complimenti ed auguri ai piloti, meccanici e collaboratori Ferrari per la grande vittoria 2007.

Alla fine ha vinto l'onestà e la pulizia di chi è riuscito a concentrarsi nonostante la Spy Story e le altre discutibili vicende che si sono verificate durante questo combattuto campionato.

Le meraviglie dell'isola di Pasqua. La storia di una civiltà che si è autodistrutta.

L'isola di Pasqua è il lembo di terraferma più lontano da tutte le altre terre emerse che esista al mondo. Dispersa quasi al centro dell'Oceano Pacifico, ha una superficie di poco inferiore a quella dell'Isola d'Elba. Essa è formata da tre vulcani (adesso inattivi) che sono emersi dal mare migliaia di anni fa. Dal punto di vista politico l'isola di Pasqua fa parte del Cile.

La grande fama di questo fazzoletto di terra nell'oceano è dovuta in gran parte ai famosi moai, le statue megalitiche che si trovano soprattutto lungo le coste.

La storia delle popolazioni dell'isola è piuttosto tormentata. Il primo problema che gli storici hanno dovuto risolvere è stato il seguente: "come hanno fatto le popolazioni ad arrivare sull'isola?". Il problema non è indifferente: la terra emersa più vicina si trova a 3600 km di distanza ed è il sud america. La polinesia dista oltre 4000 km. Ciò significa che i primi abitanti dovettero affrontare un lungo e pericoloso viaggio, sfidando le tempeste dell'oceano, seguendo i venti e le correnti a bordo di semplici zattere. L'analisi genetica degli abitanti dell'isola ha svelato che essi hanno origine polinesiana, quindi provenivano dal sito più lontano. Pensate agli oltre 4000 km in zattera!

I primi sbarchi dovrebbero risalire all'800-900 d.C., epoca in cui l'isola era ricoperta da una fitta e immensa foresta di palme. Per alcuni secoli, fino al 1200 d.C, la popolazione non aumentò in maniera veloce, quindi l'equilibrio tra uomo e ambiente restò relativamente stabile. La religione degli indigeni era naturalmente influenzata dalla loro origine polinesiana. Essi costruivano degli altari di pietra che venivano innalzati in onore degli antenati defunti. In seguito la loro tradizione religiosa divenne più sofisticata. Al posto delle semplici lastre di roccia furono realizzate quelle enormi statue megalitiche che prendono il nome di moai. Per relizzare i moai era necessario usare delle attrezzature in legno. Il trasporto delle grandi statue dalle cave di pietra alla costa rendeva necessario l'uso di rulli di legno ricavati dalle grandi palme presenti sull'isola. A partire da quell'epoca cominciò un disboscamento selvaggio in tutta in tutto il territorio. La riduzione della risorsa forestale provocò un inasprimento dei rapporti sociali interni che sfociarono talora in violente guerre civili. Tra il 1600 ed il 1700 d.C., in alternativa al legno divenuto sempre più scarso, gli abitanti iniziano ad utilizzare anche erbe e cespugli come combustibile.

Al giorno d'oggi non esistono più palme sull'Isola di Pasqua. L'ultima fu abbattuta presumibilmente intorno al 1800.

Le condizioni di vita divennero proibitive e la popolazione fu decimata dalla fame e dagli scontri interni. Il legno era stato completamente sfruttato e non era possibile costruire delle zattere per fuggire o per tornare in polinesia. Ogni via di fuga era sbarrata!

Quando i primi europei giunsero sull'isola trovarono meno di 2000 abitanti che vivevano nella distruzione, in condizione di totale indigenza.

Cosa ci insegna la storia dell'Isola di Pasqua? E' evidente il parallelismo tra la storia della popolazione dell'isola e quella del nostro pianeta. Noi stiamo sfruttando le risorse del pianeta senza preoccuparci delle conseguenze a lungo termine. Gli indigeni di Pasqua non sono potuti fuggire, perché imprigionati dall'oceano che non potevano più attraversare a causa di mancanza di legno. La nostra Terra è come un'isola nello spazio, intorno a noi il freddo cosmo ci impedirà, se sprecheremo ogni risorsa, di fuggire costringendoci in una prigione cosmica.

Naturalmente ci sono anche delle differenze. Noi abbiamo la tecnologia che ci può aiutare e anche la consapevolezza che qualche danno lo stiamo facendo. Da decenni molti passi in avanti nel campo dell'ambientalismo e del risparmio energetico sono stati fatti.

Il futuro del nostro pianeta è essenzialmente ancora nelle nostre mani e il "punto di non ritorno" non è stato ancora oltrepassato.

sabato 20 ottobre 2007

Anche il famoso psichiatra e psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (allievo di Freud) si occupò di UFO.

Se ne occupò verso la fine degli anni '40, quando, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno UFO cominciò a crescere.

Jung era molto interessato agli UFO e leggeva tutte le notizie che riguardavano il fenomeno. Tre anni prima di morire, nel 1958, scrisse un saggio dal titolo "un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo". In questo saggio fornì una interpretazione psicologica del fenomeno inquadrata in una ampia ricapitolazione delle sue teorie psicologiche più importanti. Qui Jung intende anche inserire un messaggio personale che rispecchia tutte le speranze e le paure che egli nutriva nei confronti dell'intera umanità, timori e speranze che ancora oggi ci appaiono tragicamente attuali.

Secondo Jung l'umanità sta vivendo una grande spaccatura tra Inconscio e Io. Da un lato la tecnologia presenta un progresso irrefrenabile, ma dall'altro esiste un inconscio umano ancora radicato ad un tipo di pensiero "primitivo", instintuale, selvaggio. La visione degli UFO (con la parola UFO si intende anche, in una accezione più ampia, il cosidetto "alieno"), rappresenta una oggettivazione fantastica di un inconscio represso con troppa durezza. In conclusione gli UFO non sarebbero altro che un archetipo che determina una visione apparentemente oggettiva.

Nella prima parte del saggio Jung analizza in fenomeno con ironico distacco, ma alla fine sembra essere disposto a dargli un certo credito, perché potrebbe sussistere una sincronicità tra inconscio e fenomeno reale. Si consideri che all'epoca in cui il saggio fu scritto era un periodo di "guerra fredda" in cui il pericolo di "sterminio nucleare" era tutt'altro che una fantasia. Il clima di "fine del mondo" imminente era palpabile e influenzava non poco la collettività.

Lo sviluppo esponenziale della scienza negli ultimi decenni, l'ha resa assolutamente incomprensibile all'uomo medio. La cattiva divulgazione che non riesce a distinguere tra vera scienza e pseudoscienza, ha creato una confusione ancora maggiore. Per questo motivo gli UFO sono diventati la più grande "leggenda metropolitana" della storia e forse lo resteranno per molto tempo ancora.

Il Telescopio Spaziale Hubble ha catturato una spettacolare immagine di un giovane ammasso stellare, dove si formano nuove stelle.

Il Telescopio Spaziale Hubble ha catturato una spettacolare immagine di NGC 3603, una nebulosa gigante che ospita uno dei più giovani e promettenti ammassi di stelle nella Via Lattea. Questo ammasso potrebbe fornire nuovi spunti per comprendere la formazione di nuove stelle. NGC 3603 è una grande regione di formazione stellare e si trova in un braccio di spirale della Via Lattea, a circa 20.000 anni luce di distanza dal nostro sistema solare. L'ultima immagine dal NASA/ESA Hubble Space Telescope mostra un ammasso di giovani stelle circondate da una vasta regione di polveri e di gas. La maggior parte delle stelle luminose a sono stelle di colore blu molto calde le cui radiazioni ultraviolette e i violenti venti stellari, hanno soffiato via le polveri e i gas della nobulosa, creando una vasta zona "pulita". La nuova immagine di Hubble fornisce un quadro "in tempo reale" di molte stelle, le quali hanno la stessa età (poiché sono nate dalla stessa nebulosa), ma hanno masse diverse. Questo consente un'analisi dettagliata dei diversi tipi di stelle in varie fasi della loro vita. Gli astronomi possono quindi confrontare ammassi di età diversa l'uno rispetto all'altro e determinare quali proprietà (come la temperatura e luminosità) si modificano quando le stelle sono vecchie.

Alcune delle stelle più luminose dell'ammasso sono dotate di grande massa. La più grande arriva ad essere 115 volte più massiccia del nostro Sole. Tale massa è vicina al tetto massimo previsto dalle correnti teorie per l'esistenza stabile di una stella.

La nebulosa di NGC 3603 contiene circa 400000 masse solari di gas. Nascosti all'interno di questa vasta nube ci sono un paio di "globuli di Bok" (in alto a destra dell'immagine), dal nome di Bart Bok che per primo li ha osservati nel 1940. Queste sono nuvole scure e molto dense di polvere e di gas con masse che vanno dalle dieci alle cinquanta volte quella del Sole. Essi assomigliano a bozzoli di insetti e sono in fase di collasso gravitazionale, preludio della formazione di nuove stelle. I globuli di Bok sembrano essere alcuni degli oggetti più freddi nell'universo.

venerdì 19 ottobre 2007

Totò. Il Principe Antonio de Curtis, un nobile di nome e di fatto.

Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio,altezza imperiale, conte palatino,cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

Questi erano i nomi e i titoli di Totò.

Non vi tedierò con la biografia del grande attore e comico, visto che le informazioni sulla sua carriera sono facilmente reperibili dovunque sul web. Invece concentrerò la mia attenzione sull'uomo e sul suo comportamento con gli altri.

Totò non era un nobile solo sulla carta, ma anche nella vita di tutti i giorni.

Poco più che ragazzo iniziò il servizio di leva a Napoli, imparando ben presto a marcare visita grazie alla sua innata capacità di simulare gravi malattie; ma quando venne trasferito a Livorno, fu costretto a subire le vessazioni di un caporale, "il caporale per antonomasia", promosso "per mancanza di graduati disponibili, pur essendo quasi analfabeta".

"Durante le punizioni [ ... ], rimuginavo in me un rancore senza fine nei confronti dei caporali, verso coloro cioè che, muniti di un’autorità immeritata e forti di una disciplina che impone ai sottoposti l’obbedienza senza discussione, esercitano tali loro meschini poteri [ ... ]. Contrapponevo, ad essi, gli uomini, le persone, cioè, che sanno adoperare la loro autorità senza abusare dei poteri loro commessi".

Da queste esperienze nascerà la famosa battuta: "Siamo uomini, o caporali?".

"E se qualche volta sono riuscito anche a commuovervi", scrisse a conclusione della sua biografia apparsa nel 1952, "ne sono felice, perché [ ... ] una lacrima è solo l’altra faccia del sorriso. E ci siamo capiti, perché ognuno di noi è passato attraverso gioie, dispiaceri e amare delusioni nella grande commedia della vita. Altrimenti, se fossimo sempre impassibili, spettatori e non attori, non saremmo veri uomini, ma caporali".

Con questa frase vi lascio meditare sulla grande nobiltà d'animo dell'immortale Totò.

giovedì 18 ottobre 2007

Scoperto un enorme buco nero in agguato in una vicina galassia a spirale.

Gli astronomi hanno trovato il più grande buco nero stellare finora conosciuto, un mostro con una massa 15,65 volte quella del nostro Sole, in agguato in una vicina galassia a spirale.
Il buco nero, che si trova in una galassia chiamata Messier 33 (una delle più vicine alla Via Lattea), è legato gravitazionalmente ad una stella che ha una massa 70 volte maggiore di quella del Sole. Gli investigatori guidati dal professore associato Girolamo Orosz di San Diego State University, in California, hanno pubblicato le loro ricerche oggi nella rivista Nature.
I buchi neri sono tra le più potenti forze dell'universo.
Essi possiedono un campo gravitazionale così intenso che nulla, neppure la luce, può sfuggire dalla loro superificie.
I buchi neri stellari hanno origine dal collasso di stelle alla fine del loro ciclo vitale, la loro massa in genere varia da tre a circa 14 o 15 masse solari.
Gli scienziati sono stati in grado di calcolare la massa con una precisione molto grande, più o meno 1,45 masse solari, perché il sistema stellare trovato su Messier 33 è una binaria ad eclisse. Ciò significa che la stella compagna passa direttamente davanti al buco nero nella sua orbita di 3,45 giorni, bloccando il flusso di raggi x emesso dal buco nero.
La diminuzione e quindi il regolare aumento del segnale a raggi x fornisce l'indicazione chiave per il calcolo della massa del buco nero.
Un'altra categoria di buchi neri sono quelli supermassicci, individuati nel centro delle galassie, che hanno masse milioni, o anche miliardi di volte quella del sole.

martedì 16 ottobre 2007

Un dinosauro gigante è stato scoperto in Argentina. Misurava 32 metri di lunghezza ed è vissuto 80 milioni di anni fa.

dino203x152 Il suo nome scientifico è Futalognkosaurus dukei e ed è un sauropodo, come il brontosauro e il brachiosauro. Con la sua lunghezza di 32 metri è uno dei più grandi dinosauri scoperti. Come si vede dall'immagine allegata, solo alcune parti dello scheletro sono state ritrovate. Sufficienti però a dare una stima delle sue "gigantesche" dimensioni. Il suo nome generico (cioè relativo al genere), Futalognkosaurus, deriva da una espressione degli indiani Mapuche e significa "il gigante capo delle lucertole", mentre il nome specifico (relativo alla specie), dukei, deriva da Argentina Duke Energy, una società che ha contribuito a finanziare gli scavi. Lo scheletro riporta segni dai quali si può dedurre che l'esemplare trovato fu divorato da predatori.

Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...