Mai come in questo momento il problema energia preoccupa per il presente e per il futuro. In Italia abbiamo fonti alternative possibili come il geotermico, ma bisogna conoscerne bene le caratteristiche, vediamo perché.
Sarà anche la scoperta dell’acqua calda, ma è gratis. Si tratta dell’energia termica che esce dalle viscere incandescenti del pianeta come da un’immane pentola a pressione. L’Italia è stata la prima a sfruttarla all’inizio del novecento in Toscana per produrre anche elettricità. I tubi (visibili nel filmato) portano il vapore alla turbina, quindi a quell’oggetto che trasforma l’energia termica che contiene questo fluido in energia che a sua volta, nell’alternatore, viene trasformata in energia elettrica e distribuita nella rete elettrica nazionale.
Il calore della Terra gode di incentivi verdi e piace anche alle regioni. Con i 600 megawatt di Larderello e il raddoppio delle centrali di Piancastagnaio e Santa Fiora, ora a 60 megawatt, la Toscana supererà quel 20% di energie rinnovabili che l’Europa chiede entro il 2020.
Ma questo tipo di energia è davvero rinnovabile?
Non la pensa così Andrea Borgia, uno dei massimi esperti di energia geotermica. Borgia spiega che si estrae il calore delle rocce, ma i tempi che occorrono per ricaricare il loro calore sono molto lunghi, dell’ordine delle migliaia di anni.
Anche sulla sostenibilità idrica i comitati locali sollevano obiezioni. Un sondaggio della regione Toscana confermerebbe che i 4 milioni di tonnellate di vapore acqueo consumati dalle centrali, stanno depauperando le sorgenti amiatine, che dissetano 700000 persone, tra Siena, Grosseto e Viterbo. Per Enel questo è impossibile. I meccanismi di circolazione che interessano il vapore acqueo, secondo Enel, sono diversi, sono di scala regionale molto più ampia e sono totalmente distinti da quelli che interessano invece i circuiti potabili.
Ma Borgia non ha dubbi: nell’acquifero superficiale la falda ha una forte depressione e questa depressione indica che l’acqua va verso il basso.
Poi ci sono le sostanze che il vapore rilascia nell’aria e nell’acqua. Per la sola Piancastagnaio, Enel dichiara migliaia di tonnellate annue di acido borico, solfuri, ammoniaca, mercurio, arsenico, radon e metalli pesanti. Ovviamente vengono o diluite o abbattute e quindi, camino per camino, stanno nei limiti, anche se per l’ARPAT sarebbe più corretto considerare i 12 camini come un’unica fonte di emissione.
Come se non bastasse, pochi mesi fa il CNR e l’Università di Pisa, per conto della Regione Toscana, avevano osservato un significativo aumento di mortalità. Si tratta di un eccesso del 13% in più rispetto ai comuni limitrofi che hanno le stesse caratteristiche socioeconomiche e del 13,7% rispetto ai valori medi “standard” della regione Toscana.
Eppure un geotermico buono, più pulito e sostenibile esiste. Se di nuova centrale sull’Amiata si deve parlare, l’Enel si impegni a realizzare una tecnologia che riduca il più possibile gli impatti ambientali. A breve saranno anche visitate le centrali geotermiche che sono state realizzate negli Stati Uniti. Si tratta di centrali a “ciclo chiuso” con impatto più sostenibile.
Buona visione del filmato.