Nell'interazione comunicativa quotidiana, la comunicazione non verbale completa, accompagna e specifica ulteriormente quella verbale. In questo senso è considerata efficace per trasmettere l'aspetto di relazione: un'apostrofe come «Disgraziato che non sei altro!», proferita con un sorriso, con un tono scherzoso e magari con una pacca sulla schiena, rassicura chi la riceve sulle intenzioni amichevoli di chi la pronuncia.
Diverse ricerche hanno mostrato il peso degli elementi non verbali nella ricezione di un messaggio: secondo recenti studi, nell'interpretazione di un messaggio le parole da sole hanno un peso inferiore al 10% e sono molto più importanti altri elementi, quali il tono della voce, i gesti e le espressioni con cui vengono accompagnate.
Sono state tentate diverse classificazioni dei segnali usati nella comunicazione non verbale; sommariamente, possiamo riconoscerne 8 gruppi principali:
• segnali prosodici: si trasmettono con la voce e comprendono tutti quegli elementi che creano una sorta di melodia e musicalità del parlato, come la forza vocale, il ritmo, l'intonazione, la velocità di eloquio, l'enfasi (cioè la sottolineatura di una parola o di parte di essa);
• segnali paralinguistici: sono componenti vocali della comunicazione verbale non dotati di musicalità, come le pause, le esitazioni, i borbottii, i colpi di tosse, i sospiri;
• aspetto esteriore: è il complesso dei segnali che si legano alla nostra immagine, come l'abbigliamento, il trucco, gli ornamenti, le decorazioni del corpo (tatuaggi, piercing), le acconciature;
• segnali prossemici: coincidono con l'uso (consapevole o meno) dello spazio nella comunicazione. Si pensi alla distanza interpersonale, all'orientazione dei corpi, alla disposizione e ai movimenti degli interlocutori nell'ambiente.;
• segnali posturali: comprendono tutte le posizioni assunte dal corpo durante la comunicazione, ad esempio rigida, tesa, rilassata, con il busto proteso in avanti, con le braccia conserte, frontale, di tre quarti;
• espressioni del viso: comprendono tutti i tratti della mimica facciale utilizzabili a fini comunicativi, dal riso al sorriso, alle smorfie di disgusto, al broncio, all'alzata di sopracciglia;
• segnali gestuali: si ottengono con movimenti delle mani e del capo. Una qualche forma di gestualità accompagna sempre la comunicazione, ma con intensità e frequenza che tendenzialmente sono legate all'educazione ricevuta e alla cultura di appartenenza: ci sono infatti popolazioni che incoraggiano la comunicazione a gesti, mentre altre la reprimono, considerandola disdicevole;
• contatti: sono tutti quei segnali che si avvalgono del canale motorio-tattile come la stretta di mano, l'abbraccio, il bacio di saluto, il braccio intorno alla vita, il gesto di "dare il 5" (diffuso tra gli sportivi) o il, grooming (cioè la pulizia reciproca di pelle e capelli, che da noi non usa, ma che alcune popolazioni praticano per rilassarsi e rinsaldare i rapporti sociali).