giovedì 22 luglio 2010

La stella più massiccia che sia mai stata scoperta

 

Una immensa palla di gas caldissimo che arde in una galassia vicina pare essere la stella più massiccia che sia mai stata scoperta, centinaia di volte più massiccia del Sole.

stella più massiccia

La stella si chiama R136a1 e la sua massa è 265 volte quella del Sole, ma l’astrofisico Paolo Crowther ha spiegato che nel corso della sua vita ha già perso moltissima della sua massa e si è potuto calcolare che la sua massa originaria fosse di ben 320 volte quella del Sole. R136a1 consuma il suo “carburante nucleare” così velocemente da brillare ben 10 milioni di volte più del Sole. Tuttavia non è questo consumo che gli fa perdere massa, perché le reazioni di fusione nucleare che danno energia alle stelle non distruggono la materia bensì la trasformano, ma è il gas stellare che viene continuamente espulso a causa dell’enorme pressione della radiazione prodotta nel nucleo della stella.

Crowther ha rivelato che questa stella gigantesca è stata individuata al centro di un ammasso di stelle nella Nebulosa Tarantola, una nube tentacolare di gas e polvere nella Grande Nube di Magellano, una galassia a circa 165 mila anni luce di distanza dalla nostra Via Lattea.

Le altre caratteristiche di R136a1 sono anch’esse da record. La temperatura superficiale di 40000 gradi °C (altre fonti riferiscono una temperatura di 53000 gradi) la rende 7 volte più calda del Sole. La sua età è di soli 3 milioni di anni, un tempo davvero irrisorio rispetto ai tempi cosmici, basti pensare che il Sole ha un’età di oltre 5 miliardi di anni.

Nonostante la sua “giovinezza” è in realtà una stella di “mezza età”. Le stelle, più sono massicce, più invecchiano velocemente (vedi il mio articolo sull’evoluzione stellare).

Secondo Mark Krumholz, astronomo presso l'Università della California, Santa Cruz, la massa di questa stella sarebbe stata sovrastimata perché in realtà R136a1 sarebbe una stella doppia le cui componenti sarebbero troppo vicine tra loro per essere viste come due stelle distinte. Crowther ha riconosciuto che R136a1 potrebbe avere un partner, ma ha spiegato che è probabile che si tratti di una stella molto più piccola, il che significa che la stella avrebbe avuto comunque una massa notevole: forse 300 masse solari invece di 320.

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Il “mitico” apparecchio per la produzione dell’aurora polare!

 

Lo sapevate che potesse esistere un apparecchio per la produzione dell’aurora polare? Ebbene sì, esiste, ma si basa su principi che non sono corretti. Infatti questo apparecchio è stato realizzato per riprodurre in laboratorio le aurore polari in base a una teoria proposta intorno al 1855 dal fisico svizzero A. De La Rive, secondo la quale

“l’aurora si forma nell’atmosfera a grandissime altezze, e consiste nella produzione di un anello luminoso con centro nel polo magnetico… Le aurore sono prodotte da scariche elettriche che avvengono nelle regioni polari tra l’elettricità negativa della Terra e l’elettricità positiva dell’atmosfera”.

All’interno dell’apparecchio è posto un elettromagnete che riproduce il campo geomagnetico. Tra gli elettrodi presenti nelle campane da vuoto si possono produrre scariche elettriche.

Quando si verifica una scarica, la presenza del campo magnetico costringe gli elettroni a descrivere una traiettoria circolare luminosa al di sopra dei poli.

La teoria di De La Rive non poteva essere corretta: le proprietà elettromagnetiche del sistema Terra-atmosfera erano in quel tempo ancora sconosciute, non si sospettava l’esistenza della ionosfera, ipotizzata solo nel 1902 a seguito delle osservazioni di Guglielmo Marconi sulla propagazione delle onde radio, né si immaginava che alla formazione delle aurore contribuissero fenomeni esterni all’atmosfera.

Potete trovare la moderna spiegazione del meccanismo delle aurore polari presso questa interessante pagina: Aurore polari, scienza miti e arte.

apparecchio per la produzione dell'aurora polare

Apparecchio di De La Rive per la produzione delle aurore polari, Societé genevoise, Plainpalais, 1880 circa, Museo del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza di Roma.

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mercoledì 21 luglio 2010

Un pannello solare e una turbina eolica che alimentano un hotspot WiFi

 

Alcuni studenti del Rochester Institute of Technology hanno realizzato questo hotspot WiFi alimentato da un pannello solare e da una turbina eolica. Il pannello solare produce 30 watt ed è in grado di caricare due batterie da 6 volt collegate in serie. In una giornata ventosa la turbina eolica è in grado di produrre ben 120 watt.

Si tratta di una realizzazione davvero interessante. L’idea di alimentare dei dispositivi wireless con turbine eoliche e pannelli solari è certamente un ottimo punto di partenza per future realizzazioni più vaste e ambiziose. Tutti i dettagli del progetto li potete trovare nel filmato che vi propongo e nel sito: http://www.turbinehotspot.com/

Buona visione.

La ballerina spagnola, nudibranco che può nuotare.

 

Sono state classificate più di 3000 specie di nudibranchi e gli scienziati stimano che possano essercene altre 3000 ancora da scoprire. La cosiddetta “ballerina spagnola”, come quella che possiamo trovare presso le coste del Galles del Sud (Australia), presenta alcune peculiarità rispetto agli altri nudibranchi.

La prima è che ha dimensioni enormi: 46 centimetri, mentre le altre specie di nudibranchi arrivano a malapena a raggiungere la lunghezza di 10 centimetri. La seconda è che può nuotare, capacità che manca ai suoi “parenti” più piccoli.

nudibranco ballerina spagnola

Un bellissimo esemplare di Ballerina Spagnola (Hexabranchus sanguineus).

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I sogni dei bambini

 

Non è possibile sapere se prima dei tre anni si verificano dei sogni: la mancanza del linguaggio verbale non consente di averne prove certe. Come stabilire infatti se i sorrisi che possiamo osservare nel bimbo piccolo che dorme sono dovuti ad automatismi sensomotori o ad esperienze oniriche?

Dopo i tre anni compare la capacità di raccontare, ma manca ancora la maturità cognitiva che consente di elaborare il concetto di sogno, e di distinguerlo dalla fantasia della veglia.
Secondo Freud i sogni infantili sono estremamente chiari, brevi, coerenti: è molto facile capirli, poiché il loro contenuto è trasparente. Si tratta in genere dell'adempimento di un desiderio diurno, o la copia fedele di vicende familiari e scolastiche. È solo dalla terza infanzia che, a seguito dello sviluppo psicosessuale e dello strutturarsi della personalità, inizia a formarsi il sogno simbolico, con contenuti mascherati e spesso enigmatici come quello degli adulti.

Studi di psicologia cognitiva hanno osservato che intorno ai tre anni il contenuto dei sogni pare essere piuttosto statico: la partecipazione personale è scarsa, poche le interazioni sociali, prevalenza di animali. Negli anni successivi l'elaborazione del sogno segue le fasi dello sviluppo cognitivo e affettivo: compaiono personaggi fantastici, luoghi immaginari. Il pensiero si fa più astratto e si condensa in simboli.

E’ facile che il bambino, anche molto piccolo, abbia degli incubi, che non sa nemmeno raccontare. A volte si verificano dei sogni ricorrenti, quasi a riflettere un blocco che non riesce a superare. È importante in questi casi accogliere le sue associazioni spontanee, cioè tutte le notazioni e le impressioni che aggiunge di sua iniziativa: farlo raccontare, fargli disegnare il racconto, lasciar emergere il nocciolo dell'angoscia dell'incubo.

Soprattutto cercare di evitare di alimentare la paura dei sogni, come purtroppo fa la bambinaia in un racconto di E.T.A. Hoffmann, riferendosi ad una popolare credenza anglosassone: «Non sai chi sia il Mago Sabbiolino? È un uomo cattivo che viene dai piccini, quando questi non vogliono saperne di andare a nanna, e getta loro delle manate di sabbia negli occhi, finché questi sgusciano via dal capo tutti sanguinolenti; allora egli se li butta nel sacco e al chiaro di luna li porta in cibo ai suoi piccolini; questi stan nel nido e hanno il becco storto come i gufi; con esso si beccano gli occhi dei bimbi disobbedienti»

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[Bibliografia: Olga Chiaia, “Il sonno e il sogno”, Tascabili Economici Newton.]

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martedì 20 luglio 2010

Buchi neri: nuove scoperte

 

I buchi neri non perdono mai il loro fascino. La loro fama è dovuta a tanti fattori, non ultima il fatto che sembrano essere delle “tombe” cosmiche in cui si può entrare, ma non è più possibile uscire. Nemmeno la luce può sfuggire alla loro forza gravitazionale nonostante la sua grande velocità, la più alta possibile nell’Universo.

Fortunatamente la conoscenza scientifica sui buchi neri è in costante evoluzione e si fanno sempre nuove scoperte. In questo filmato possiamo vedere le ultime scoperte in fatto di buchi neri ascoltando l’intervista di una ricercatrice italiana che lavora con un gruppo di ricerca (prof.ssa Tiziana di Matteo, Carnegie Mellon University). Vedremo come i buchi neri, sorprendentemente, non possono inghiottire tutta la materia che li circonda e che hanno un ruolo fondamentale nella formazione delle galassie.

Buon ascolto e buona visione.

22 orologi dal design molto creativo e moderno

 

Gli orologi da polso non servono solo per segnare i ritmi della nostra giornata. Gli orologi oltre ad essere dei “segnatempo” sono anche dei “segni del tempo”. Il loro aspetto infatti dipende dall’epoca in cui sono stati concepiti, ideati e costruiti.

In questo post vi mostro 22 orologi da polso dal design decisamente moderno e dotati delle tecnologie più avanzate. L’era spaziale è già in mezzo a noi? Ovviamente sì, ammirate queste “astronavi” perfettamente attrezzate per un viaggio nel tempo ;-)

orologio

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Opus9watch[1]

Fonte: http://thedesigninspiration.blogspot.com/2010/07/22-coolest-and-creative-watch-designs.html

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lunedì 19 luglio 2010

Risparmiare sulla bolletta della luce

 

Come si fa a risparmiare sulla bolletta della luce? La casa è il luogo dove avvengono i maggiori sprechi di energia. Occorre sempre scollegare gli apparecchi dalla rete elettrica quando non sono utilizzati (lo stand-by non è per niente efficace), possibilmente facendo uso di una “ciabatta” con pulsante on-off, che consente di “mettere a nanna” tanti dispositivi contemporaneamente.

In questo filmato vengono forniti alcuni consigli utili per risparmiare sulla bolletta ed evitare sprechi che si ripercuotono sull’economia di tutta la nazione e sull’inquinamento ambientale.

Buona visione.

I gioielli degli Etruschi

 

Ultimamente ho avuto la fortuna di visitare i Musei Vaticani. Sei ore girando tra sale piene di meraviglie. Prossimamente scriverò alcuni articoli dedicati a ciò che ho visto all’interno dei Musei Vaticani e basati sulle riflessioni che mi hanno ispirato. Questo primo post della serie è dedicato ai gioielli degli Etruschi.

Uno degli aspetti che si nota dell’arte etrusca è l’assoluta modernità della realizzazione dei gioielli. Si tratta di un’arte raffinata con un repertorio ricchissimo di forme e di soluzioni. Sembrano gioielli che si potrebbero trovare nei negozi attuali e che non hanno nulla da invidiare alle forme più moderne. Si tratta di creazioni molto particolari e ricche, influenzate anche da culture esterne come quella greca e quelle orientali, con delle lavorazioni dell'oro molto complesse, come la granulazione.

Ciò che colpisce di più è l’eleganza. Non si tratta di gioielli che servono a sfoggiare ricchezza e abbondanza, come spesso sono stati concepiti in altre epoche della storia umana, compresa l’epoca attuale, ma possiedono quella qualità che contraddistingue l’opera d’arte che supera di molto il concetto del semplice oggetto da portare addosso.

Ecco alcune immagini per avere un’idea di ciò che ho appena affermato (scusate la bassa qualità).

Gioielli degli Etruschi

 

Gioielli Etruschi

Dal IV al VI secolo a.C. tra gli etruschi si diffuse la “moda egizia”. In alcuni di questi anelli (lo so la foto non è venuta bene, ma qualcosa si riesce ad intuire ugualmente) il castone riporta incisioni in geroglifici egizi. Questa abitudine di “seguire le mode” è una preziosa informazione che ci viene dal lontano passato e che ci insegna come le società umane antiche hanno presentato degli aspetti sociali che sono presenti ancora oggi.

 

Gioielli Etruschi 2

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domenica 18 luglio 2010

La bicicletta di Leonardo da Vinci

Il disegno di questa bicicletta fra le carte di Leonardo da Vinci era troppo inatteso per non destare incredulità e incertezze tra gli studiosi. Esso è venuto alla luce durante i lavori di restauro del Codice Atlantico, dopo il distacco di due mezzi fogli incollati da Pompeo Leoni alla fine del secolo XVI su un foglio di supporto di suddetto Codice.
Il disegno, trovandosi sul verso di un foglio che il Leoni aveva diviso in due metà, era rimasto invisibile per oltre 360 anni, e nessuno ovviamente poteva in quel lasso di tempo aggiungere nuovi scritti o disegni. Secondo il Marinoni, autore del disegno dovette essere il piccolo allievo e modello di Leonardo detto Salaì, che è l'unica parola scritta sul foglio. L'allievo forse copiava un disegno del maestro.
La trasmissione a catena con ruote a denti cubici deriva certamente dal disegno vinciano del Ms. di Madrid I, f. 10, che nessuno potè conoscere prima del 1966.

La bicicletta di Leonardo da Vinci




Un modello realizzato in legno della bici di Leonardo

Per quanto riguarda il Codice Atlantico potete quardare questo filmato che fa il punto della situazione sul Codice e sul suo stato di conservazione. Buona visione.



Rimedi contro il caldo

Esistono vari rimedi contro il caldo, ma quello che ha trovato questo simpatico gatto è davvero radicale.



Chi ha realizzato il filmato ha raccontato che il gatto riesce ad introdursi da solo nel frigorifero. Spero che non l'abbiano messo dentro solo per fare il filmato :-)

Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...