Lo sapevate che potesse esistere un apparecchio per la produzione dell’aurora polare? Ebbene sì, esiste, ma si basa su principi che non sono corretti. Infatti questo apparecchio è stato realizzato per riprodurre in laboratorio le aurore polari in base a una teoria proposta intorno al 1855 dal fisico svizzero A. De La Rive, secondo la quale
“l’aurora si forma nell’atmosfera a grandissime altezze, e consiste nella produzione di un anello luminoso con centro nel polo magnetico… Le aurore sono prodotte da scariche elettriche che avvengono nelle regioni polari tra l’elettricità negativa della Terra e l’elettricità positiva dell’atmosfera”.
All’interno dell’apparecchio è posto un elettromagnete che riproduce il campo geomagnetico. Tra gli elettrodi presenti nelle campane da vuoto si possono produrre scariche elettriche.
Quando si verifica una scarica, la presenza del campo magnetico costringe gli elettroni a descrivere una traiettoria circolare luminosa al di sopra dei poli.
La teoria di De La Rive non poteva essere corretta: le proprietà elettromagnetiche del sistema Terra-atmosfera erano in quel tempo ancora sconosciute, non si sospettava l’esistenza della ionosfera, ipotizzata solo nel 1902 a seguito delle osservazioni di Guglielmo Marconi sulla propagazione delle onde radio, né si immaginava che alla formazione delle aurore contribuissero fenomeni esterni all’atmosfera.
Potete trovare la moderna spiegazione del meccanismo delle aurore polari presso questa interessante pagina: Aurore polari, scienza miti e arte.
Apparecchio di De La Rive per la produzione delle aurore polari, Societé genevoise, Plainpalais, 1880 circa, Museo del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza di Roma.
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