Esiste un legame tra il noto “paradosso del futuro” (per la prima volta citato da Aristotele), la teoria della relatività e la capacità (presunta) di prevedere il futuro? Cercherò di rispondere al quesito nel modo più semplice possibile.
Il paradosso del futuro si potrebbe spiegare in questo modo: supponiamo che di sabato formuliamo questa frase: “domenica la mia squadra del cuore vince la partita”. Questa affermazione non sappiamo se è vera o falsa di sabato, ma la domenica la partita viene disputata e, ad esempio, la squadra vince. La frase risulta vera, ma se è vera di domenica, doveva essere vera anche di sabato! Questa cosa sembra ovvia e innocua, ma non lo è, perché ha un significato molto profondo e cioè significa che il futuro è già scritto…
Questo risultato è una conseguenza di due principi fondamentali della logica noti come “principio di bivalenza”, che afferma che una proposizione non può essere contemporaneamente sia vera che falsa, e il “principio del terzo escluso” (tertium non datur) che stabilisce che una sola tra la proposizione e la sua negazione deve essere vera. Nell’esempio di prima la proposizione "domenica la mia squadra del cuore vince la partita” deve essere o vera o falsa (terzo escluso), non può essere sia vera che falsa, anche se apparentemente saremmo portati a pensare che prima di aver disputato la partita potrebbe essere così, ma il principio di bivalenza e del terzo escluso non lo consentono, quindi se dopo la partita sappiamo che, ad esempio, è vera, allora doveva essere vera fin dall’inizio. Si potrebbe pensare che il principio del terzo escluso e di bivalenza non siano poi così importanti e ci potremmo rinunciare dicendo che alcune proposizioni siano sia vere che false nello stesso tempo, ma questa rinuncia non è per niente facile perché renderebbe tutto estremamente arbitrario.
Tuttavia questo ragionamento è solo un ragionamento logico molto astratto e si potrebbe pensare che potrebbe essere solo un gioco di logica, ma che nella realtà le cose stanno diversamente. Dopotutto solo il passato è già scritto, ma il futuro è tutto da decidere. La nostra sensazione (o dovremmo dire il nostro preconcetto) è che il futuro non può essere già scritto e che pensare che tutto sia già predestinato sia riduttivo, lesivo della nostra libertà e contro il nostro concetto di libero arbitrio. Il problema è: siamo sicuri che la libertà e il libero arbitrio, così come li abbiamo sempre concepiti, non siano solo dei preconcetti? Non potrebbero essere proprio la libertà e il libero arbitrio i concetti da riformulare?
Come se non bastasse non c’è solo il paradosso del futuro che ci suggerisce che il futuro è già scritto, ma c’è anche una teoria scientifica che arriva esattamente alla stessa conclusione: la teoria della relatività! Vediamo perché la relatività ci mostra che il futuro è già deciso.
La relatività ci mostra come il concetto di eventi simultanei non è più assoluto, perché se per un osservatore due eventi sono simultanei, per un altro osservatore in moto non lo sono più e per un altro osservatore ancora che si muove in modo diverso addirittura l’ordine degli eventi può invertirsi. Il passato, il presente e il futuro sono un blocco unico in uno spazio a quattro dimensioni. Un evento che è nel futuro di un osservatore che chiamiamo Alice può essere nel passato di Bob, e poiché il passato di Bob non è modificabile, non è modificabile nemmeno il futuro di Alice. Da questo esempio, molto semplificato, si deduce che anche la relatività ci mostra come il futuro, come noi lo sperimentiamo, non è modificabile ed è già scritto.
Tutto questo che conseguenze ha sul nostro concetto di libero arbitrio e di responsabilità? Su questo sono già stati scritti fiumi di parole, ma evidentemente su questi argomenti, che sono più filosofici e morali che scientifici, bisogna sicuramente cominciare a mutare paradigma.
A questo punto, dopo avere visto che la logica ci suggerisce che il futuro è già scritto, la teoria della relatività ce lo conferma, arriviamo all’ultima parte di questo nostro breve dialogo: la preveggenza. Cos’è la preveggenza? Sappiamo che è la presunta capacità di prevedere il futuro. Ormai è considerata da tutti dominio della pseudoscienza e sembra una credenza tipica di persone che pensano con particolari bias cognitivi. Di solito la preveggenza è un fenomeno indagato dagli psicologi, alla stregua di uno stile di pensiero distorto. Dai risultati discussi in precedenza, però, la preveggenza non ha alcun modo di esistere, confermando le ricerche degli psicologi con buona pace dei credenti nei fenomeni del paranormale. Anche in questo caso facciamo un esempio semplice. Se con i miei “poteri” di preveggenza prevedo che domani avrò un contrattempo, ad esempio faccio tardi prendendo una strada affollata e perdo l’aereo, allora potrei evitare di prendere quella strada e così potrei cambiare il futuro… Ma… il futuro non si può cambiare! Quindi non può esistere un simile “potere” che mi permetterebbe invece di cambiare il futuro a piacimento. Pertanto la preveggenza è effettivamente solo un bias cognitivo di persone che hanno la propensione al pensiero paranormale.
E se un giorno si scoprisse che la preveggenza esiste? Beh, a questo punto dovremmo rinunciare alla correttezza della teoria della relatività e persino alla validità del principio del terzo escluso e del principio di bivalenza. Se la rinuncia alla teoria della relatività non è una gran tragedia, perché comunque, come tutte le teorie della fisica, prima o poi si scoprirà che è inadeguata a descrivere fenomeni ancora non scoperti e quindi si dovrà ampliare o riformulare, ma la rinuncia ai principi basilari della logica non è così indolore. Pensare che ogni proposizione può essere sia vera che falsa ci potrebbe portare ad una nuova epoca di arbitrarietà dove ad avere ragione sarà sempre fatalmente il più forte.