La selezione artificiale è la scelta di esemplari di una specie vegetale o animale che l’uomo decide di riprodurre per ottenere determinate caratteristiche o vantaggi: di solito un aumento del rendimento (galline che fanno più uova, alberi che danno più frutti, ecc…).
Procedendo in questo modo l’uomo cerca di ottenere animali e piante con la caratteristica desiderata stabile; spesso però la selezione artificiale mira a modificare i caratteri non tenendo conto della loro idoneità: i primi incroci possono dare ottimi risultati ma, arrivati a certi limiti, la natura sembra sfavorire le caratteristiche “fuori norma” e, con la sua funzione stabilizzatrice, rende molto difficile il proseguimento della selezione mirata dell’uomo.
Per evitare questi inconvenienti, vengono elaborati degli indici di selezione che tengono conto dell’ereditarietà dei caratteri e di come essi possono modificarsi.
Da sempre l’uomo cerca di manipolare la natura per il proprio beneficio, anche se sovente i suoi scopi non coincidono con il benessere delle specie su cui interviene: per esempio, la selezione artificiale degli animali viene praticata da migliaia di anni e spesso ha causato sofferenze di vario tipo o la loro sopravvivenza solo in determinate situazioni di protezione.
In ogni caso sarebbe assolutamente sbagliato vedere solo aspetti negativi nella selezione artificiale.
Infatti la selezione artificiale di animali e piante compiuta negli ultimi due secoli, ad esempio, ha notevolmente migliorato i prodotti agricoli e, di conseguenza, l'approvvigionamento alimentare del pianeta. Soprattutto a partire dalla rivoluzione industriale, sia in Europa sia negli Stati Uniti la riproduzione controllata delle specie animali e vegetali si è effettuata in modo sempre più sistematico e su larga scala, in parte stimolata dalla domanda crescente di alimenti e prodotti agricoli da parte della popolazione urbana in espansione. Nel XX secolo, l'incremento della popolazione mondiale ha portato a un'ulteriore crescita della produzione agricola, ottenuta grazie alla cosiddetta “rivoluzione verde”, un progetto internazionale, su grande scala, che nella seconda metà del secolo, tra il 1950 e il 1975 ha portato alla creazione di varietà di colture ad alta produttività (grano, riso, mais), adatte specialmente ai paesi in via di sviluppo con popolazioni in rapido aumento. Spesso, tuttavia, le colture ottenute dalla rivoluzione verde richiedevano per il proprio mantenimento tecnologie avanzate e costose, come fertilizzanti chimici, pesticidi e sistemi di irrigazione. Più efficienti, in questo senso, sembrano essere le moderne tecniche di ingegneria genetica, che permettono di trasferire geni, e quindi caratteri, da una varietà o una specie a un'altra, permettendo, così, di produrre varietà vigorose ad alta produttività.
La selezione artificiale si contrappone alla selezione naturale, l’insieme dei processi naturali che portano, all’interno di un gruppo vegetale o animale, alla sopravvivenza degli individui più adatti alle esistenti condizioni ambientali e alla graduale estinzione di quelli inadatti.