Nel film The Matrix il déjà vu veniva spiegato come una modifica arbitraria della "matrice" da parte degli "agenti", ma senza ricorrere ad ipotesi esoteriche o fantascientifiche, vi devo dire che in realtà la suggestiva e misteriosa sensazione di avere già vissuto una certa situazione della propria vita (cosa che sarà capitata quasi a tutti), è ben studiata dalla psicologia.
Di fatto il cinema si è occupato diffusamente del déjà vu in un film dal titolo (in italiano) "Déjà vu - Corsa contro il tempo" (2006, regia: Tony Scott). "Si tratta di una insolita storia d'amore a ritroso nel tempo, il film si basa anche sulle ricerche scientifiche condotte sul diffusissimo fenomeno del déjà vu, e in particolare su una teoria della fisica quantistica che ipotizza l'esistenza di universi paralleli destinati a incrociarsi casualmente".
In psicologia è chiamato anche paramnesia. Il termine fu creato da un ricercatore fancese, Emile Boirac (1851–1917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques (Il futuro delle scienze psichiche), espansione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all'Università di Chicago. L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad una esperienza vissuta (e quindi si vive un senso di "soprannaturalità", "stranezza" o "misteriosità"): l'esperienza "precedente" è perlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c'è una ferma sensazione che l'esperienza è "genuinamente accaduta" nel passato.
Per tentare di spiegare scientificamente il fenomeno, una possibile ipotesi generale (di basso livello interpretativo o inferenziale) sembra essere quella di una sensazione di familiarità (e quindi: "già visto") falsa, e cioé dovuta ad una alterazione (patologica o momentanea; selettiva o pervasiva) delle funzioni cognitive di riconoscimento (attenzione) e recupero (memoria). Questo senso di familiarità, ad alto valore emotivo, si può estendere (pervasivamente) a tutti gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente percepibile, anche se nuovi. Altresì potrebbero rimanere normali (selettivamente) altre funzioni cognitive: da ciò proverrebbe, ad esempio, la consapevolezza per cui "ma no, non è vero: non l'ho già vissuto" che in molti casi si prova, in discordanza con la sensazione.
Le teorie psicologiche più accreditate che spiegano il déjà vu sono quattro:
1) Teoria neurologica. Si tratterebbe di una epilessia di brevissima durata che causa una disfunzione del sistema nervoso.
2) Teoria del processamento duale. Spiegherebbe il deja-vu come una momentanea e rara disattivazione del sistema di recupero della memoria.
3) Teoria attenzionale. Una interruzione nella continuità dell'attenzione causerebbe un riprocessamento dell'informazione. L'interruzione ne avrebbe fatto dimenticare la presenza e non è consapevole; la percezione invece permarrebbe attraverso un altro canale non cosciente. Da qui la sensazione di familiarità ("l'ho già visto un attimo prima").
4) Teorie mnestiche. All'interno del campo di attenzione ci sarebbe un elemento appartenente a un ricordo realmente memorizzato (e probabilmente avvenuto); questo elemento però, a causa di un errore di memoria per cui non si riesce a richiamare anche il contesto complessivo, sarebbe sufficiente a richiamare la sensazione di familiarità ("c'è qualcosa in questa situazione che mi ricorda... no, ho già visto proprio tutta questa situazione").
In parapsicologia il déjà vu è associato a capacità come la precognizione, la chiaroveggenza e ad altre non meglio precisate capacità extra-sensoriale che non hanno mai avuto il minimo riscontro scientifico e sperimentale.