Di solito si dice che le crisi favoriscono la solidarietà, ma un recente studio suggerisce che i meno abbienti si aiutano tra loro nei momenti di difficoltà, mentre i più ricchi trovano rifugio nei beni materiali. Paul Piff, post dottorando in psicologia presso l'Università di Berkeley, autore di un documento pubblicato online nel mese di agosto del 2012 sul Journal of Personality and Social Psychology, ha detto che in tempi di incertezza i ricchi pensano ancora di più a creare e trattenere ricchezza e al loro benessere, mentre i poveri trascorrono più tempo con parenti e amici.
Questa divisione di comportamenti appare drammatica, ma gli studi effettuati confermano la sensazione che molti hanno sempre avuto nei momenti di crisi. Solo le persone meno abbienti si aiutano tra loro per superare le difficoltà, possibilmente stando insieme ed incoraggiandosi a vicenda.
Nonostante io non metta in dubbio la serietà di un tale studio di psicologia sociale, non posso fare a meno di notare una cosa. Gli strati sociali più abbienti sono formati da individui che da sempre sono molto attenti alla loro posizione sociale e al possesso di beni. Hanno lavorato duro per ottenere tutto ciò e molto spesso hanno messo in secondo piano famiglia e affetti. C'è quindi un "effetto di selezione" che fa sembrare che i ricchi "si fanno gli affari loro" in momenti di crisi, mentre i poveri si aiutano. In realtà le persone più abbienti pensano al lavoro e agli affari anche nei momenti in cui non c'è nessuna crisi, la stessa cosa vale anche per i meno abbienti che sono molto attenti ad affetti e famiglia indipendentemente dai momenti di crisi. Si tratta di comportamenti che vengono assunti sempre ma che divergono in maniera drammatica quando c'è una qualunque difficoltà.
Una cosa però è sicura: questo tipo di comportamenti collettivi portano automaticamente ad un fenomeno temibile e cioè al fatto che in tempo di crisi (qualunque tipo di crisi si tratti) la disparità tra ricchi e poveri diventa sempre più ampia...
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