domenica 18 dicembre 2011

Volare sull’acqua come un supereroe

Vi piacerebbe volare sull’acqua come un supereroe? Non è solo fantasia, c’è qualcuno che lo ha fatto, ma non è un supereroe, ma un uomo con tanta inventiva.

Nel filmato potete ammirare la geniale creazione di Franky Zapata. Si tratta di una sorta di razzo che come propellente usa l’acqua e permette di fare spettacolari evoluzioni nell’acqua. Questo mezzo straordinario si chiama Flyboard e per produrre i getti d’acqua utilizza un motore della potenza di 100 cavalli.

Lo volete? Basta sborsare 4900 euro e potrete fare le stesse cose che fa Zapata in questo filmato (dopo un certo allenamento, però). Intanto guardatevi il filmato e stupitevi.

Buona visione a tutti.


Sempre le solite notizie

Ormai ci siamo abituati a sentire sempre le solite notizie. Parlamentari che guadagnano troppo e comuni mortali che non arrivano a fine mese, crisi, sempre più crisi, ancora più crisi. Quando ero bambino mi ricordo che al telegiornale dicevano che c’era la crisi. Era il 1973 e la domenica c’era il divieto di circolazione con mezzi privati (la famosa austerity). Mi ricordo le lunghe passeggiate con i miei genitori per andare a casa di mia nonna.

Tempi andati? Non è vero, la crisi continua e siamo sempre “in bilico”. Per chi, come me, è nato alla fine degli anni sessanta, è stata una crisi sin da quando c’è una memoria consapevole.

Ovviamente non sono stati anni difficili come per coloro che hanno vissuto la guerra, ma sono stati anni di “ansia” e di incertezza. La crisi ci ha aperto gli occhi sulle conseguenze delle nostre azioni? Non completamente credo. Certo, il pericolo dell’olocausto nucleare sembra scampato, ma non sappiamo come finisce con l’inquinamento ambientale, con l’euro e con le ipotesi di fine del mondo Occhiolino.

Le ipotesi di fine del mondo! E’ da alcuni anni che le reti tv e i siti internet più scadenti si portano la testa con le più svariate ipotesi per la fine del mondo. Con buona pace del poveri Maya, che, inconsapevoli, hanno scatenato tutto questo putiferio, devo dire che difficilmente questa tendenza a credere che la fine del mondo è vicina, si indebolirà in maniera significativa, nemmeno dopo il 2012.

Le ipotesi catastrofiste fanno parte della psicologia della società perennemente in crisi. Non ha importanza in cosa consiste e da cosa è causata la crisi, l’importante è elaborare una teoria che la faccia magicamente finire. Potrebbe essere un meteorite, un’invasione aliena, un’eruzione solare, l’inversione del poli, la seconda venuta di Cristo; il risultato è sempre lo stesso: la crisi si risolve(rà) e se ci credi l’angoscia intanto diminuisce. Non è nemmeno importante se si tratta di una fine negativa (catastrofe) o di una fine positiva (una nuova era spirituale), l’importante è avere sempre una scappatoia psicologica che ci tiri fuori dai guai senza il minimo sforzo da parte nostra. Un intervento magico dal cielo, secondo molti, è sempre meglio di uno sforzo concreto da parte nostra.

E se invece ci rimboccassimo le maniche e cercassimo di risolvere ogni crisi, sia personale che sociale con le nostre forze, non sarebbe meglio?

Spero che il 21 dicembre del 2012 sia davvero l’inizio di una nuova era, l’era delle ipotesi e delle azioni costruttive.


venerdì 16 dicembre 2011

Il bosone di Higgs spiegato in maniera semplice

Il bosone di Higgs (chiamato anche la particella di Dio) è una particella elementare che negli ultimi tempi è diventata molto famosa. Ne ho scritto in un recente articolo in occasione della conferenza del CERN che annuncia che tracce di questa particella sono state già trovate.

In giro per la rete avrete probabilmente cercato varie spiegazioni di cosa è e di come agisce il bosone di Higgs. Saprete forse che questa particella è quella che conferisce massa alle altre particelle elementari. Come avviene questo fenomeno? Detto così non è facile dare una risposta esauriente, ma se si trovasse un’analogia abbastanza efficace, il meccanismo del bosone di Higgs che da massa alle altre particelle, si capirebbe sicuramente in maniera rapida.

Allora mi sono lanciato in una lunga ed estenuante (30 secondi al massimo Occhiolino) ricerca su internet e l’analogia che mi ha colpito di più è sicuramente quella del “cocktail party”.

 

Bosone di Higgs 1

Immaginiamo una festa in cui gli ospiti in una sala sono più o meno distanziati allo stesso modo. La sala con gli ospiti rappresenta il “campo di Higgs” che è presente in tutto l’Universo. Improvvisamente in sala entra una celebrità. Gli ospiti notano la celebrità e si avvicinano all’importante ospite formando un gruppetto attorno a lui.

 

Bosone di Higgs 2

A questo punto la celebrità è rallentata nel suo moto dal gruppo di ospiti che sta attorno. E’ come se avesse una “massa” che lo ostacola nel suo cammino. Non solo, ma se si cerca di frenare il gruppo non è affatto facile farlo, perché adesso possiede una certa “inerzia”. (Ovviamente è difficile anche accelerarlo). Questo ci riporta al concetto di massa inerziale che si identifica con la difficoltà ad accelerare (o frenare) il moto di un corpo.

Direi che come analogia è davvero molto pertinente e chiara e spiega molto bene come funziona il “meccanismo di Higgs”. Spero che con questo le vostre curiosità sul bosone di Higgs siano state in qualche modo soddisfatte Occhiolino.


mercoledì 14 dicembre 2011

Errori casuali e sistematici

Le incertezze sperimentali che possono essere rivelate ripetendo delle misure sono chiamate errori casuali; quelle che non possono essere rivelate in questo modo sono chiamate errori sistematici. Per illustrare questa distinzione, consideriamo alcuni esempi.

Supponiamo in primo luogo di misurare il periodo di rotazione del piatto di un giradischi che ruota in modo stazionario. Una sorgente di errore sarà il nostro tempo di reazione nel far partire e nel fermare il cronometro. Se il nostro tempo di reazione fosse sempre esattamente lo stesso, questi due ritardi si cancellerebbero l'un l'altro. In pratica, comunque, il nostro tempo di reazione varierà. Possiamo ritardare di più nel far partire il cronometro, e così sottostimiamo il tempo di una rotazione; o possiamo ritardare di più nel fermarlo, e così sovrastimare il tempo. Dal momento che ciascuna possibilità è ugualmente probabile, il segno dell'effetto è “casuale”. Se ripetiamo la misura parecchie volte, alcune volte sovrastimeremo ed alcune volte sottostimeremo. Così il nostro tempo di reazione variabile si manifesterà come una variazione dei risultati trovati. Analizzando lo sparpagliamento nei risultati statisticamente, possiamo ottenere una stima molto realistica di questo genere di errore.

Errori casuali e sistematici

D'altra parte, se il nostro cronometro marcia costantemente lento, allora tutti i nostri tempi saranno sottostimati, e la ripetizione delle misure (con lo stesso cronometro) non rivelerà questa sorgente di errore. Questo genere di errore è chiamato “sistematico”, perché esso spinge i nostri risultati sempre nella stessa direzione. (Se il cronometro marcia lentamente, noi sottostimiamo sempre; se il cronometro marcia rapidamente, noi sovrastimiamo sempre).

Come secondo esempio di errori casuali e sistematici, supponiamo di dover misurare qualche lunghezza ben definita con un righello. Una sorgente di incertezza sarà la necessità di interpolare tra le tacche della scala; e questa incertezza è probabilmente casuale. (Quando si interpola, abbiamo verosimilmente la stessa probabilità di sovrastimare come di sottostimare). Ma c'è anche la possibilità che il nostro righello si sia deformato; e questa sorgente di incertezza dovrebbe essere probabilmente sistematica. (Se il righello si è allungato, noi sottostimiamo sempre; se si è accorciato, noi sovrastimiamo sempre).

Proprio come in questi due esempi, praticamente tutte le misure sono soggette sia ad incertezze casuali che sistematiche. Non dovreste avere difficoltà a trovare altri esempi. In particolare, notate che le comuni sorgenti di incertezze casuali sono piccoli errori di giudizio dell'osservatore (come quando si interpola), piccoli disturbi dell'apparato (come vibrazioni meccaniche), problemi di definizione, e parecchi altri. Forse la causa più ovvia di errore sistematico è l'errata calibrazione degli strumenti, come un cronometro che marcia lento, il regolo che si è allungato, o uno strumento che è azzerato impropriamente.

La distinzione fra errori casuali e sistematici non è sempre netta. Per esempio, se muovete la testa da un lato all'altro mentre siete di fronte ad un certo strumento (come un orologio ordinario con le lancette), la lettura sull'orologio cambia. Questo effetto è chiamato “parallasse”, e significa che uno strumento può essere letto correttamente soltanto se vi mettete esattamente di fronte ad esso. Anche se voi siete uno sperimentatore accurato, non potete sempre posizionare i vostri occhi “esattamente” di fronte allo strumento; di conseguenza le vostre misure avranno una piccola incertezza dovuta alla parallasse, e questa incertezza sarà probabilmente casuale. D'altra parte, uno sperimentatore non accurato che pone uno strumento da un lato della sua sedia e dimentica di preoccuparsi della parallasse, introdurrà un errore sistematico in tutte le sue letture. Cosi lo stesso effetto, parallasse, può produrre incertezze casuali in un caso, e incertezze sistematiche in un altro.

La trattazione degli errori casuali è del tutto diversa da quella degli errori sistematici. D'altra parte, le incertezze sistematiche sono difficili da valutare, ed anche da rivelare. Lo scienziato esperto deve imparare a prevenire le possibili sorgenti di errore sistematico, e ad accertarsi che tutti gli errori sistematici siano molto minori della precisione richiesta. Comportarsi così richiederà, per esempio, di confrontare gli strumenti con gli standard accettati, e correggerli o comprarne di migliori se necessario.


martedì 13 dicembre 2011

Bosone di Higgs: forse c’è una traccia.

La notizia è davvero incoraggiante per la Fisica moderna e per la teoria di Fisica delle particelle chiamata Modello Standard. Durante la conferenza che si è tenuta presso il CERN di Ginevra oggi 13 dicembre 2011 alle ore 14 (ora italiana), si è annunciato che sono state trovate (probabili) tracce della “famigerata” particella elementare chiamata bosone di Higgs.

Si tratta ancora di un risultato preliminare (è ancora troppo presto per dire che è una scoperta vera e propria), ma il “gran giorno” del bosone di Higgs adesso sembra un bel po’ più vicino.

Ma cosa è il bosone di Higgs e perché è così importante? La spiegazione non è facile, ma ci provo lo stesso. Sappiamo che la materia di cui siamo fatti è formata da atomi che a loro volta sono formati da particelle ancora più piccole come i protoni, i neutroni e gli elettroni. Tutte queste particelle hanno una “massa”, cioè possiedono una certa “inerzia”, dove per inerzia si intende la difficoltà che si incontra ad accelerare un corpo. Il problema è che in natura esistono particelle che questa inerzia (cioè la massa) non la possiedono. Un esempio sono i fotoni, le particelle che costituiscono la luce (e, in generale, tutte le onde elettromagnetiche).

Come mai esistono particelle dotate di massa e particelle che invece non ne hanno? Cosa è che conferisce massa alle particelle che la possiedono? Sembra quasi un problema “filosofico”, perché si potrebbe riformulare in questi termini: come mai la luce non ha “consistenza”, mentre gli oggetti hanno una certa consistenza?

Il problema forse è ancora più profondo dal punto di vista della Fisica teorica. Secondo la teoria del Modello Standard (la teoria oggi più accreditata che descrive le particelle elementari), le particelle dovrebbero essere tutte senza massa. Per ovviare a questo inconveniente teorico, nel 1964 Peter Higgs propose quello che fu battezzato con il nome di meccanismo di Higgs.

Secondo questo meccanismo lo spazio (in tutto l’Universo) sarebbe permeato da un “campo” (detto appunto campo di Higgs) in cui alcune particelle sarebbero “frenate” e altre invece no, a seconda delle loro caratteristiche. Il campo di Higgs, obbedendo alle leggi della meccanica quantistica, è “quantizzato”, cioè non è continuo ma discreto, e questo significa che esiste una particella elementare che produce questo campo, che è appunto il bosone di Higgs. Il campo di Higgs interagisce anche con se stesso ed è questo che produce la massa del bosone di Higgs. In pratica l’Higgs si auto-conferisce una massa. Se la presenza di questa particella fosse confermata sarebbe un enorme successo del Modello Standard delle particelle, oltre ad essere una delle più grandi scoperte della Fisica moderna.

Entro la fine del 2012 si saprà se le tracce del bosone di Higgs sono prove definitive o se bisognerà continuare a ricercare.

In questo post non sono sceso nei dettagli delle analisi sperimentali del CERN, ma se volete più informazioni in merito potete fare riferimento a questo articolo (in inglese) che illustra i risultati sperimentali con la probabile presenza del bosone di Higgs nell’intervallo di energie compreso tra 124 e 126 GeV. Buona lettura.

Un filmato divulgativo sul bosone di Higgs lo potete vedere anche qui:


lunedì 12 dicembre 2011

Perché la benzina costa così tanto?

Non c’è bisogno di dire quanta rabbia mi ha assalito appena ho visto la benzina (e anche il gasolio) a 1,70 euro! Come al solito la manovra finanziaria pesa sulle spalle della povera gente. Pensate a tutti quelli che per andare a lavorare devono percorrere lunghi tratti di strada senza alcun rimborso del carburante. Io sono sicuro che questo aumento sconsiderato dei prezzi del carburante dovuto all’aumento delle accise avrà una ricaduta sul tutto il mondo che orbita attorno ai trasporti. Ma, alla fine, perché la benzina costa così tanto?

Ci chiediamo, in particolare, se costa davvero così tanto passare dal petrolio alla benzina (o al gasolio). La risposta è decisamente no. Il problema è che le tasse sui carburanti prima ammontavano al 57% del prezzo dei carburanti stessi e adesso sono arrivate al 60%.

Se questo aumento sia davvero utile per uscire dalla crisi è una cosa che si capirà in futuro, ma sono pronto a scommettere che non servirà a molto e mi sembra più che altro la solita “tassa sui poveri” che in Italia è diventata una regola assoluta per qualsiasi governo recente (che sia tecnico o meno).

A parte quindi le considerazioni politiche e sociali, questo è lo spunto giusto per capire come vengono prodotti i carburanti come la benzina o il gasolio. Quali sono le procedure di raffinazione che vengono effettuate sul petrolio per arrivare ai carburanti che poi troviamo nei distributori? A questa domanda risponde il seguente video, spiegando anche le differenze chimiche e fisiche tra i diversi tipi di carburante che si possono trovare in commercio.

Buona visione del filmato.


sabato 10 dicembre 2011

Le leggi di Kirchhoff

Nelle applicazioni è spesso indispensabile calcolare le correnti che fluiscono in un circuito complesso come quello della figura presentata sotto, essendo note le tensioni ai capi dei generatori e i valori delle resistenze. A questo scopo, se si hanno n correnti incognite, occorre scrivere un sistema lineare di n equazioni. Lo si può fare utilizzando le leggi di Kirchhoff, che esprimono le proprietà fondamentali di qualunque circuito ohmico (che, cioè, contiene soltanto generatori di tensione costante nel tempo e resistori).
La prima di tali leggi si applica nei nodi e la seconda alle maglie del circuito. Un nodo è un punto (come il punto A della figura sotto, oppure il punto B) in cui convergono tre o più conduttori. Una maglia è invece un tratto chiuso di circuito, come quello suggerito dalla evidenziazione gialla che vediamo nella figura.

Leggi di Kirchhoff

Sopra vediamo uno schema elettrico che rappresenta un circuito formato da due generatori dl tensione e tre resistori, le cui  caratteristiche sono note. Nei diversi rami del circuito fluiscono correnti elettriche di intensità i1, i2 e i3. I punti A e B, in cui convergono più correnti, sono detti nodi del circuito. Esso ha tre maglie, che sono percorsi chiusi descritti sul circuito. Una di esse, che contiene i due generatori di tensione, è evidenziata in giallo. Una seconda è data dal percorso che contiene le resistenze R1 e R2, mentre la terza contiene R1 e R3.

Nella rappresentazione di un circuito si suppone sempre che i fili di connessione, rappresentati da linee sottili, abbiano resistenza nulla. Quindi, per la prima legge di Ohm, ai loro estremi non si ha alcuna variazione di potenziale.

 

La prima legge di Kirchhoff

La prima legge di Kirchhoff (o legge dei nodi) stabilisce che la somma delle intensità di corrente entranti in un nodo è uguale alla somma di quelle uscenti.

Se si ha la convenzione di considerare positive le correnti entranti e negative quelle uscenti, la legge dei nodi può essere espressa dicendo che la somma algebrica delle m correnti entranti in un nodo è sempre uguale a zero: 

dove i simboli ik, con 1 ≤ k ≤ m. indicano le intensità (con segno) delle m correnti che convergono nel nodo.
La prima legge di Kirchhoff è una conseguenza del principio di conservazione della carica elettrica. Infatti, se il secondo membro dell'equazione precedente fosse positivo, in corrispondenza del nodo si avrebbe creazione di carica elettrica. Al contrario, si avrebbe scomparsa di carica elettrica (o creazione di carica elettrica negativa) se tale quantità fosse minore di zero.

 

La seconda legge di Kirchhoff

La seconda legge di Kirchhoff (o legge delle maglie) afferma che la somma algebrica delle differenze di potenziale che si trovano percorrendo una maglia è sempre uguale a zero.

Se, percorrendo una data maglia, si incontrano p variazioni di potenziale ΔVk, con 1 ≤ k ≤ p, la legge delle maglie può essere espressa mediante la formula

La legge delle maglie esprime semplicemente il fatto che, descrivendo un percorso chiuso lungo il circuito, ritorniamo allo stesso potenziale da cui eravamo partiti. Quindi la differenza di potenziale totale attraversata, eguale alla somma algebrica delle singole differenze di potenziale incontrate, è uguale a zero.


Albero di Natale oro

Oggi finalmente ho trovato il tempo di fare l’albero di Natale. Come colore dominante ho scelto l’oro, ma le luci intermittenti ho lasciato quelle multicolori degli anni scorsi. Credo di avere ottenuto un bell’effetto, a parte, ovviamente, la soggettività dei gusti personali Sorriso.

Ecco una foto del mio albero di Natale oro. Spero che vi metta un po’ di allegria Occhiolino.

Albero di Natale oro


giovedì 8 dicembre 2011

Zoofobia: la paura degli animali

Zoofobia è la paura ingiustificata e patologica degli animali. Freud ammise che è normale per i bambini da 2 a 4 anni avere paura di alcuni animali. Ovviamente si tratta di animali che fanno parte del loro mondo come il cane, il gatto, il cavallo e sono quelli stessi animali che conoscono attraverso le fiabe e che circondano di timori immaginari. La paura degli animali di solito diminuisce fino a scomparire, a meno che un brutto ricordo (ad esempio un morso ricevuto da un cane) non la faccia riaffiorare  nell’età adulta.

zoofobia

Gli studiosi hanno potuto verificare che, nel caso in cui la paura degli animali continui anche nell’età adulta, entrano in gioco anche fattori di “apprendimento”: le paure dei genitori vengono spesso trasmesse ai figli. E’ anche vero che sovente le paure degli adulti si concentrano su animali dall’aspetto repellente (come ragni o topi), a volte pericolosi, come i serpenti, ma in altri casi hanno per oggetto animali innocui e di aspetto tutt’altro che sgradevole, come i piccioni.

La zoofobia si manifesta spesso, quando non alla presenza diretta dell’animale, con incubi: l’individuo sogna di trovarsi di fronte, all’improvviso, un enorme ragno oppure di venire aggredito da uno stormo di uccelli o da una schiera di topi.

Ecco alcune delle zoofobie più diffuse.

 

Aracnofobia

Il ragno è uno degli animali di cui si servono di più i creatori di film dell’orrore per cercare di spaventare gli spettatori. Il suo aspetto non molto gradevole, con le lunghe zampe sproporzionate rispetto al corpo peloso, non fa che aumentare la sua cattiva reputazione. Oltre a ciò, gioca a sfavore del ragno la sua fama di predatore: egli tesse la sua tela per attirare lentamente la vittima che finisce per cadere in suo potere. Per questo motivo, il ragno è da sempre, per l’inconscio di ogni uomo, simbolo delle relazioni “soffocanti”, in cui uno dei partner voglia, in un certo senso, impadronirsi dell’altro e “divorarlo”, annullandone la personalità. Anche per questo, quindi, il ragno continua ad essere un animale temuto da molte persone: queste associano nel loro inconscio l’immagine dell’animale davanti a loro con ciò che esso rappresenta a livello simbolico e ne hanno timore.

Nel filmato il trailer del film Aracnofobia (1990). I ragni sono un soggetto tipico dei film dell’orrore.

 

La paura dei topi (musofobia)

Anche i topi sono penalizzati dal loro aspetto sgradevole, ma altresì il loro movimento nervoso, a scatti, imprevedibile fa sì che vengano guardati con poca simpatia. Nell’inconscio delle persone che temono questi animali, essi sono il simbolo dei rapporti dominati appunto dal nervosismo, dall’incostanza, dall’imprevedibilità. Si tratta di soggetti che vivono con grande ansia questo tipo di relazioni.

Ecco alcune scene del film Willard e i topi (1971). Nella storia Willard Stiles è un mite disadattato sociale con una strana passione per i topi. Non sono pochi i film horror che ricorrono ai topi nelle scene più disturbanti.

 

La paura degli uccelli (ornitofobia)

Il film Gli uccelli di Afred Hitchcock sembra essere stato ideato proprio in seguito al racconto di una persona che patisse questa particolare fobia. Si parla infatti, nell’opera cinematografica, di un attacco improvviso condotto dagli uccelli nei confronti degli uomini. Gli incubi delle persone che soffrono di una fobia degli uccelli hanno per oggetto aggressioni da parte di questi animali. L’individuo può sognare di non riuscire a tenere fuori dalla casa uno stormo di uccelli che con i loro becchi vogliono sfondare la porta, oppure venire assalito dai piccioni mentre cammina per la strada.

Ecco una scena tratta dal film Gli Uccelli di Hitchcock (1963).


[Bibliografia: Complessi, da Edipo a Biancaneve, Daniela Tosi, Ed. Biesse]


Asteroide Icaro

Icaro è un piccolo asteroide scoperto dall’astronomo tedesco Wilhelm Heinrich Walter Baade il 27 giugno 1949. Icaro è un cosiddetto asteroide Apollo: appartiene ad una sottoclasse di asteroidi che orbitano non lontano dalla Terra. Deve il suo nome al fatto di avvicinarsi molto al Sole, come fece il mitico Icaro greco. Ogni 19 anni Icaro passa molto vicino sia a Mercurio, sia alla Terra. Per questo motivo viene utilizzato per la misurazione della massa di Mercurio e di quella del sistema Terra-Luna.

asteroide Icaro

(Eccentricità orbitale dei pianeti interni del Sistema Solare confrontata con quella della cometa di Halley e con quella dell’asteroide Icaro. Si noti come Icaro abbia un’orbita fortemente eccentrica che lo porta oltre l’orbita di Marte all’afelio e ben all’interno dell’orbita di Mercurio al perielio.)

L’ultima volta che si è verificata questa situazione di vicinanza è stata nel 1997. Nel 1968 Icaro passò a 600000 Km dal nostro pianeta. Un evento simile accadrà nuovamente il 15 giugno 2015, ma stavolta Icaro passerà a 8,1 milioni di chilometri dalla Terra. L’asteroide Icaro ha colpito la fantasia dello scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (l’autore di 2001 Odissea nello Spazio), che nel 1962 scrisse il racconto Estate su Icaro. Clarke narra di un astronauta che resta prigioniero sul piccolo asteroide.

Icaro era un personaggio della mitologia greca. Il padre Dedalo lo dotò di ali fissate con della cera per fuggire dal labirinto dell’isola di Creta, dove viveva il pericoloso minotauro. Icaro volò troppo in alto, si avvicinò al Sole e la cera delle sue ali si sciolse. Il ragazzo precipitò nel mare Egeo. Oggi porta il suo nome anche un tratto di mare nei pressi dell’isola di Samo. La letteratura ha elevato il giovane Icaro a simbolo dell’avventura e della volontà di superare i limiti umani.

Di seguito potete vedere un filmato dedicato all’asteroide Icaro. Buona visione.


lunedì 5 dicembre 2011

Conosci te stesso

Conosci te stesso. Questa frase è talmente famosa che pochissimi di voi non l’hanno mai sentita dire. Per quei pochissimi che non hanno avuto questa fortuna dico solo che si tratta di un motto greco antico (scritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi) che ha un significato ben preciso. Significa che la “verità” o la vera conoscenza (qualunque cosa significhi “vera conoscenza”) si può trovare solo dentro sé stessi e non osservando il mondo esterno. Questo perché di solito si identifica il mondo dell’interiorità come la vera fonte della saggezza, mentre il mondo che ci circonda è un “mondo di apparenze”.

conosci te stesso

Einstein ad esempio era di opinione diametralmente opposta. Cito una sua frase molto significativa:

Il possesso intellettuale di questo mondo extrapersonale mi balenò alla mente, in modo più o meno consapevole, come la meta più alta fra quelle concesse all'uomo.

Secondo lo scienziato tedesco era lo studio del mondo esterno alla nostra mente che era la vera fonte di una conoscenza che valeva la pena ricercare anche per tutta la vita.

Sulla dicotomia quasi inconciliabile tra percezione interiore ed oggettività della realtà che ci circonda si sono scritti fiumi di parole e fino a questo momento nessuna delle due posizioni è mai arrivata a prevalere nettamente sull’altra.

Io credo che però il problema non sia così complesso come sembra. Le nostre menti possono inventare, percepire, interpretare la realtà che ci circonda, ma non credo che siano in grado di “crearla”. Ma questo è un discorso che mi porterebbe troppo lontano.

Tuttavia c’è una cosa che mi inquieta nel discorso del “conosci te stesso”. Nella mia vita ho avuto la fortuna di osservare la vita di molte persone che praticano la meditazione e altre svariate discipline “esoteriche”. Si tratta di persone che applicano nella pratica quotidiana l’esortazione del conosci te stesso. Hanno cominciato per svariati motivi, di solito relativi a problemi legati ad insoddisfazioni personali. Dopo anni e anni di “ricerca interiore” la loro insoddisfazione è enormemente aumentata. Anziché trovare una serenità interiore o una maggiore soddisfazione personale, il loro sgomento è aumentato esponenzialmente con l’aumentare delle loro idee esoteriche sempre più tendenti al fanatismo.

Tutto questo “guardarsi dentro” non li ha resi affatto più consapevoli di altri delle loro azioni o dei loro pensieri, ma li ha resi solo più “illusi” di essere consapevoli. La mia potrebbe essere solo un’impressione, ma è un’impressione che loro stessi più volte mi hanno confermato parlando delle loro crescenti insoddisfazioni.

Così sembra che l’estremizzare il concetto di “conosci te stesso” non porti a grandi benefici. Tutto questo scavo interiore non giova realmente ad avere la consapevolezza cosmica che si cerca di avere.

E quelli che invece cercano una conoscenza del “mondo esterno”? Sembra che siano notevolmente più soddisfatti. Anche se è una conoscenza che non promette affatto di abbracciare un’olistica e misteriosa illuminazione cosmica, non sembrano scomporsi per questo “difetto”.

Sembra che per coloro che cercano la conoscenza definitiva cosmica il detto più adatto non sarebbe “conosci te stesso” ma il più saggio “chi troppo vuole nulla stringe”!


Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...