Ed eccoci ad un nuovo appuntamento con le avventure di Guglielmo Cantor. In questa terza puntata il nostro misterioso scienziato conosce un uomo davvero particolare...
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11 ottobre 2088.
In una notte serena si possono vedere al massimo circa 3000 stelle, ma quella notte non se ne vedeva nessuna. Un cielo plumbeo incombeva sui visitatori dell'Università di Regenau, fondata nel 2038, per festeggiare il cinquantesimo anniversario.
Guglielmo Cantor si trovava nella sua stanza, in uno degli innumerevoli appartamenti del grande edificio della facoltà.
Non avrebbe mai pensato che per l'anniversario sarebbero intervenute così tante personalità e così tanti curiosi. Lui non era il tipo da occasioni mondane e quindi stava cercando disperatamente di trovare una scusa per non andare alla commemorazione. Ma non aveva alcuna idea.
Tornò al lavoro che lo stava impegnando già da alcuni mesi e osservò divertito la scrivania della sua I.A. Mai c'era stato tanto disordine!
Una mente matematica dovrebbe essere ordinata, ma lui non lo era affatto.
Si stava occupando di un problema matematico che tormentava gli studiosi da molto tempo: la teoria di Yang-Mills che descrive la rottura della simmetria delle fasi primordiali dell'Universo. Da più di un secolo gli scienziati di tutto il mondo si erano confrontati con la teoria di Yang-Mills, ottenendo grandi successi, ma senza venire a capo di tutti i suoi aspetti. Un'altra cosa di cui si occupava, da molti anni, era un altro grande problema della fisica: la quantizzazione della forza di gravità.
Quella sera si sentiva molto ispirato e si era buttato anima e corpo nel lavoro e non si aspettava di ricevere una visita da parte di un uomo tanto misterioso quanto affascinante.
Sentì bussare alla porta e dopo aver aperto vide un uomo anziano, con un aspetto solenne. Magro e non molto alto, aveva uno sguardo deciso e penetrante, tipico di quegli uomini abituati a comandare. Ebbe l'impressione che fosse un ufficiale dell'esercito in pensione.
“Lei è il professor Cantor?” chiese gentilmente. La sua voce era melodiosa, ma il suo tono tradiva la sua autorità.
“Si, sono io” rispose, ancora immerso nel pensiero delle equazioni che stava studiando.
“Io sono Gan Seriph, presidente della commissione per le nuove tecnologie. Mi scusi se la disturbo a quest'ora, ma mi avrebbe fatto molto piacere conoscerla per parlarle di un progetto che vorrei proporle”
“Si accomodi, e scusi il disordine...” disse, facendo un gesto di invito con la mano.
L'uomo si tolse il soprabito scuro e lo posò sull'appendino. Era vestito in maniera austera, come si usava negli anni 50' del 21° secolo.
“Mi scusi se non le offro niente, ma non mi aspettavo...”
“Non si preoccupi professore, non è il caso che si disturbi. Sono venuto per parlare, non per bere...” disse con un sorriso.
“Allora si sieda, la ascolto”, disse Guglielmo, facendogli un gesto con la mano, indicandogli l'unica poltrona in quella stanza. Lui invece si accomodò nella sedia della scrivania, girandola in modo da poter vedere il suo interlocutore.
“Come le ho detto, io sono il presidente della commissione per le nuove tecnologie e sto portando avanti un progetto rivoluzionario in cui lei potrebbe trovare posto, viste le sue competenze”
“Di che si tratta?” chiese Guglielmo.
“Il nome in codice del progetto è: Torre di Babele”
“Il nome è affascinante! Mi lasci indovinare: è un acceleratore di particelle! Oppure un rivelatore di onde gravitazionali?” chiese Guglielmo.
“Direi che è qualcosa di più... Lei sa cosa è la Torre di Babele? Ricorda il passo della Genesi in cui si parla della Torre di Babele?” chiese l'uomo.
“In effetti... in questo momento mi sfugge” rispose Guglielmo, imbarazzato.
“Non si preoccupi, nemmeno io ricordo tutto a memoria” disse, e nel frattempo estrasse un libricino dalla tasca dei pantaloni.
“Se non fosse per i miei appunti, non riuscirei a ricordare nulla...” disse sfogliando le pagine di quello che adesso sembrava un taccuino.
“Ecco, mi pare che ci siamo: l'ho trovato. Le leggo la parte della Genesi che parla della Torre di Babele”
Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
“Bello, ma che attinenza ha con il progetto scientifico di cui lei è a capo? Volete arrivare a sfidare Dio?” disse Guglielmo, con un punta di ironia.
“Professor Cantor, lei ha già colpito nel segno! In effetti lei sa che qualsiasi progetto scientifico è di fatto una sfida a Dio. Ma la Torre di Babele è la sfida definitiva...” disse, restando in silenzio per un attimo.
“Ma ancora non mi sta dicendo di che si tratta esattamente...”
“Glielo dirò, ma prima sento il dovere di farle una premessa. In effetti è un progetto scientifico atipico, che stravolge molti dei concetti scientifici a cui si è abituati da secoli. Lei sa cosa è l'albero delle Sephiroth?”
“Senza offesa, ma credo che il progetto che lei si ostina a non illustrarmi, sia più vicino a qualcosa di esoterico che a qualcosa di scientifico!” disse Guglielmo.
“Non del tutto. Lei, ad esempio, mi sa dire qual è la reale differenza tra un alchimista e un chimico?”
“Che un alchimista credeva di poter trasformare il piombo in oro, mentre il chimico sa che per realizzare una simile trasmutazione occorrerebbe una profonda trasformazione a livello nucleare. Da ciò si deduce che gli alchimisti, in realtà, non sono mai riusciti ad attuare la loro agognata trasmutazione” rispose Guglielmo
“Lei ha capito benissimo, come sempre. Non ci sono riusciti perché gli mancava la tecnologia!” disse l'uomo con soddisfazione.
“Quindi, in pratica, cosa dovrebbe realizzare il progetto Torre di Babele?” chiese Guglielmo.
“Ciò che promette nella Genesi. Nel racconto si parla del Signore che ha paura degli uomini che cercano di costruire una torre che possa toccare il cielo. Per questo impedisce che gli esseri umani portino a compimento il progetto confondendo le loro lingue. La cosa interessante è quella secondo cui la torre tocca il cielo, ossia: arriva a Dio. Capisce cosa intendo?”
“Mi pare di capire... anche se mi sembra paradossale, che il vostro progetto sia di realizzare qualcosa che permetta di arrivare a Dio...” disse Guglielmo, sempre più spazientito.
“Lei è sempre molto sagace, professore. Ma per giungere a Dio non ci basta una torre, ma ci vuole anche una scala adeguata per salire sulla torre. Allora lasci che le illustri la teoria dell'Albero delle Sephirot: le Sephirot - per la Qabbalah ebraica - sono ciò che era uscito da Dio nell'atto della creazione. Il più delle volte si traduce con "emanazioni", comunque Dio si espande, col suo "soffio", e la sua espansione si divide, si ordina nei vasi che sono destinati a contenerla.
I primi tre, Kether, la Corona, Hokmah, la Sapienza o Saggezza, e Binah, l'Intelligenza, inizialmente reggono benissimo, e fanno da motore al movimento verso le altre. Ma poi ecco la catastrofe: quei vasi si spezzano, e tutta quell'energia, quella luce, si espande caoticamente, dando origine al caos primordiale... . Questa storia non le ricorda nulla?”
“Mi pare di no, in effetti...” rispose Guglielmo.
“In effetti... potrebbe ricordare alcune teorie cosmologiche moderne, ad esempio il Big Bang, la Teoria Inflattiva, il modello Standard, le Superstringhe. Non le pare?”
“Se c'è una somiglianza, mi sembra del tutto casuale, non le pare?”
“Se c'è una somiglianza, è dovuta al fatto che gli scienziati che hanno elaborato quelle teorie scientifiche, si sono ispirati all'albero delle Sephirot. La mia ipotesi è che l'abbiano fatto più inconsciamente che razionalmente, ma il risultato non cambia!” disse l'uomo.
“Ma cosa centra l'albero delle Sephirot con la scala per salire sulla Torre di Babele? Mi pare che mi sto confondendo in maniera incredibile!” disse Guglielmo, innervosito.
“L'albero delle Sephirot, come lo conoscevano i Cabalisti del medioevo, è una realtà fisica, e corrisponde ad un sistema di 10 dimensioni che è possibile raggiungere attraverso una tecnologia che stiamo sviluppando in segreto. La Torre di Babele è un dispositivo che permetterà ad un uomo, un solo uomo, di viaggiare in queste 10 dimensioni” disse l'uomo.
“E a quale scopo questo unico uomo dovrebbe viaggiare attraverso queste 10 dimensioni?” chiese Guglielmo.
“E' ovvio: per giungere a Dio... e sostituirlo nel governo dell'Universo!” disse l'uomo esibendo un sorriso tutt'altro che rassicurante.
“Ok! Questo colloquio è finito! E' stato un piacere conoscerla, ma si è fatto tardi e io domani devo alzarmi presto...”
“Sono sicuro che presto sarà lei a cercarmi, professor Cantor. Il piacere di conoscerla, la assicuro, è stato tutto mio!” lo interruppe l'uomo, mentre si alzava dalla poltrona e si avviava verso la porta prendendo il soprabito scuro posato sull'appendino.
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La prima puntata la potete trovare qui.
La seconda puntata la potete trovare qui.
La prossima puntata (la quarta) verrà pubblicata sabato 25 ottobre.
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