Passa ai contenuti principali

Raffreddamento DSLR molto artigianale…

Molti astrofili usano una ventola per pc per stabilizzare la temperatura della propria fotocamera digitale durante le lunghe pose. La ventola ovviamente non è in grado di abbassare la temperatura al di sotto della temperatura ambiente. Su internet ho visto altri che hanno usato delle "cold box" (ad esempio qui) o hanno persino smontato la fotocamera per mettere a contatto il sensore con un "dito freddo" (cold finger) in rame raffreddato da una cella di Peltier che aveva però bisogno di un pesante dissipatore di calore (vedi ad esempio qui).

Mi sono chiesto: non esiste una via di mezzo tra la ventola e il sistema di raffreddamento con cella di Peltier (che tra l'altro richiede anche alimentazione elettrica e quindi ulteriori cavi elettrici)?

Personalmente ho trovato molto utili dei sacchetti di fluido refrigerante (nel congelatore si solidifica) che è possibile mettere a contatto con la parte posteriore della fotocamera (come nelle foto). Questi sacchetti si possono trovare nei supermercati.

CIMG7761

CIMG7762

Con una temperatura ambiente di 26 °C (dentro il mio studio) ho fatto una serie di dark (durata 300 secondi a 800 ISO), prima senza nessun tipo di raffreddamento (nemmeno la ventola) e poi con il sacchetto refrigerante.

- Senza raffreddamento dopo circa 45 minuti si è raggiunta una temperatura di equilibrio di ben 40 °C.

- Con il sacchetto refrigerante dopo 45 minuti si è raggiunta invece la temperatura di 20 °C (6 gradi sotto la temperatura ambiente).

20gradiC

Ho fatto un confronto tra un dark a 40 °C e uno a 20 °C facendo uno stretching delle immagini.

Confronto20e40

La differenza è evidente. Con una ventola non si sarebbe potuto scendere a meno di 35 °C, con il sacchetto refrigerante si è arrivati a 20 °C.

Nei giorni precedenti a questa prova avevo tentato di fare direttamente foto astronomiche con questo sistema di raffreddamento, ma in condizioni diverse. Avevo fatto pose di soli 30 s (senza autoguida) e a 3200 ISO. Temperatura ambientale di 24 °C (all’aperto!). Il soggetto fotografato è l’ammasso globulare M15. Sono solo 34 pose da 30 secondi a 3200 ISO, tutte con una temperatura del sensore di 19 °C. (Celestron CPC-800, f/10).

m15

Come si vede, nonostante i 3200 ISO e la poca integrazione, il rumore a 19 °C è decisamente sotto controllo.

Questa è la nebulosa M76 (“Piccolo Manubrio”). Sono 105 pose da da 30 secondi 3200 ISO a 19 °C (temp. ambientale 23 °C). Celestron CPC-800, f/8,5 (con il riduttore di focale di un rifrattore). Anche in questo caso il rumore è sotto controllo.

m76

Nelle prossime serate tenterò di fare pose più lunghe con autoguida e a 800 ISO (e anche a 1600 ISO), e se mi capita una serata più fresca si raggiungeranno temperature ben più basse!

Osservazioni su questa “tecnica”..

1) Ho visto che a 24 °C di temperatura ambientale il sacchetto resta “solido” per quasi due ore. Se si vuole continuare a fotografare a questa temperatura bisogna sostituire il sacchetto con un altro. Ovviamente se c’è più freddo dura di più.

2) Non è possibile usare i sacchetti in uscite in luoghi dove non c’è corrente elettrica e un congelatore che mantenga i sacchetti ghiacciati.

3) E’ una tecnica più efficiente con tutte quelle fotocamere che hanno lo schermo girevole, perché è possibile poggiare il sacchetto sul dorso della fotocamera.

4) Non è facile ancorare il sacchetto con gli elastici in maniera tale che non si muova durante la sessione fotografica.

5) I sacchetti pesano circa 600 g. Questo peso aggiuntivo potrebbe causare delle torsioni nel treno ottico o problemi di inseguimento durante le lunghe pose.

6) Potrebbe causare problemi di condensa.

Appena faccio qualche altro test vi faccio sapere.


Commenti

Post popolari in questo blog

Perché un numero moltiplicato per zero fa zero?

Ad alcuni potrà sembrare una domanda banale, ma non potete immaginare quante sono le persone che me lo chiedono e che prima di trovare una risposta degna di questo nome si scervellano senza successo. Evidentemente il problema non viene percepito come così banale. In realtà il “ mistero ” ha una risposta semplicissima. Per capire perché un numero qualsiasi (diverso da zero) moltiplicato per zero da come risultato zero , possiamo ricorrere ad un esempio . Come prima cosa dobbiamo pensare che i numeri sono degli “ insiemi ” di oggetti . Ad esempio il numero 5 lo possiamo immaginare come un insieme formato da 5 caramelle , o da 5 biglie, o da 5 oggetti qualsiasi. Se dobbiamo moltiplicare il numero 5 per il numero 3, significa quindi che dobbiamo prendere 3 insiemi formati da 5 caramelle. Se contiamo tutte le caramelle che adesso abbiamo, troviamo il numero 15. Occorre notare che anche se prendiamo 5 insiemi da 3 elementi, otteniamo 15 elementi. infatti 3x5=15, ma anche 5x3=15, come ci ...

Problemi WiFi con OS X Lion. La soluzione definitiva!

Sono tantissimi gli utenti che, dopo l'installazione del nuovo sistema operativo OS X Lion , hanno avuto gravi problemi con la connessione WiFi . Di solito il problema si presenta come una difficoltà di connessione con il router: la connessione dura pochi minuti e poi cade senza motivo. Su internet ci sono varie guide per cercare di risolvere il problema, ma nessuno di questi rimedi funziona veramente . Per fortuna qualcuno su internet ha trovato la soluzione definitiva : sostituire i driver WiFi della versione di OS X 10.7.0 (Lion) con quelli della versione 10.6.4 (Leopard) . In questo modo i problemi di connessione WiFi con Lion si risolvono completamente in pochi minuti. Come faccio a saperlo? Con il mio iMac 21,5 il metodo ha funzionato alla perfezione! :-) ( update : oggi 28 settembre 2011 ancora il wifi sta funzionando!) Ecco cosa bisogna fare ( attenzione che tutto ciò che farete da questo momento in poi è A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO !) 1) Scaricare l...

Onde trasversali e onde longitudinali

  Un’onda che si forma muovendo l’estremità di una lunga molla è un esempio di onda elastica . Essa si chiama così perché si propaga grazie alle proprietà elastiche del mezzo materiale in cui ha origine. Onda trasversale . Un’onda elastica si può generare spostando alcune spire di una molla in direzione perpendicolare rispetto alla molla stessa. Per esempio, possiamo spostare una delle prime spire per poi rilasciarla: accade così che le spire contigue, sollecitate dalla prima, si mettano anch’esse in movimento, spostandosi trasversalmente rispetto alla direzione di propagazione dell’onda . Il processo poi continua, consentendo all’onda di investire spire sempre più lontane. Onda longitudinale . E’ possibile perturbare la molla anche in un altro modo e cioè avvicinando e poi rilasciando alcune spire di una lunga molla. Si ha così una regione di spire compresse che si sposta lungo la molla, seguita da un’altra zona di spire rade: ciascuna spira, quando è investita dalla pert...