Il risultato si deve alla protesi neuromotoria chiamata "BrainGate", porta cerebrale, creata e testata da Cyberkinetics Neurotechnology Systems Inc, un azienda fondata dagli stessi neuroscienziati della Brown University che da dieci anni lavorano a Braingate. Ma il loro progetto a lungo termine e ben più ambizioso: accoppiare BrainGate a uno stimolatore muscolare, sì che il paziente, controllando col pensiero il sistema di stimolazione, possa arrivare a muovere di nuovo i propri arti.
Una lesione spinale interrompe irreversibilmente il collegamento nervoso tra la corteccia motoria, che pianifica e comanda il movimento, e i muscoli che lo eseguono. Prima gli scienziati credevano che in seguito alla lesione spinale la corteccia motoria, rimanendo inutilizzata, smettesse di funzionare. Invece i neuroscienziati USA hanno capito che non è così e che i neuroni della corteccia motoria sono in grado di trasmettere segnali anche a distanza di anni dalla lesione spinale. Ed è grazie a questo che la protesi neuromotoria diventa efficace. Essa non è altro che un dispositivo in grado di registrare i segnali inviati dalla corteccia motoria e di decodificarli in un linguaggio che possa comandare congegni di vario tipo, dal pc al televisore.
Dopo averla testata con successo sulle scimmie, i ricercatori hanno impiantato BrainGate nella corteccia motoria di un venticinquenne paralizzato e hanno riportato su Nature i risultati a nove mesi dall'impianto: il ragazzo può, anche mentre parla, muovere il cursore su uno schermo, cambiare canale sulla TV, aprire delle email, usare una mano protesica per dare delle caramelle a un tecnico.
Un risultato davvero molto importante che ora gli scienziati cercheranno di ripetere su un altro essere umano, un cinquantacinquenne paralizzato cui hanno appena impiantato BrainGate. Questa interfaccia non fa altro che tradurre in comandi i pensieri del soggetto e, cosa ancora più entusiasmante, lo fa in tempo reale, hanno concluso gli esperti; una volta che si potesse mettere in comunicazione BrainGate non più solo con l'esterno ma con i muscoli del paziente, tramite uno stimolatore questi muscoli potrebbero di nuovo essere comandati dalla corteccia motoria, superando il blocco della lesione spinale. In questo modo la tecnologia permette di superare gravi danni fisici, la cui cura in passato era considerata assolutamente impossibile o frutto di un miracolo.
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