martedì 1 dicembre 2015

Caricabatterie solare USB fai da te

E’ facile costruire un caricabatterie solare USB fai da te. L’autore di questo video ci avverte che non è difficile, ma occorre avere una minima conoscenza dell’elettronica di base. In questo caso, con pochi componenti è possibile realizzare questo piccolo progetto. Il filmato che segue, in ogni caso, ci guiderà passo per passo alla realizzazione di questo interessante caricabatterie solare USB.

Buona visione a tutti.


Centenario della Relatività Generale

In questi giorni si sta parlando molto della teoria della Relatività Generale che fu formulata da Albert Einstein nel 1915. Si tratta di un centenario importante perché la Relatività Generale è una delle teorie scientifiche che ha più cambiato la nostra visione del mondo e ha introdotto “meraviglie” della natura che nessuno aveva mai osato concepire, si pensi ad esempio ai buchi neri. E’ stata una rivoluzione oltre che scientifica anche culturale e ancora oggi stimola moltissime ricerche. D’altra parte è una teoria che non porta solo certezze ma anche affascinanti domande, infatti è evidente che non è compatibile con il Modello Standard e ancora manca l’osservazione diretta delle onde gravitazionali.

E’ una teoria essenziale perché è in grado di descrivere in maniera meravigliosa la forza di gravità, che tra tutte le forze che governano l’universo, è certamente la più debole e la più misteriosa.

Ancora non sappiamo quali altri meravigliosi risultati produrrà lo sterminato lavoro di Albert Einstein, ma ci rendiamo conto che il famoso scienziato (forse il più famoso di tutti i tempi) ha lasciato per sempre un segno nella storia della scienza e nell’immaginario popolare.

In questo filmato possiamo vedere una interessante lezione sullo spaziotempo di Einstein e le meraviglie della Relatività Generale. Buona visione a tutti.


domenica 29 novembre 2015

Bolle giganti (video)

Come fare delle bolle giganti? Alcuni di questi filmati possono darvi un’idea su come fare bolle giganti in maniera semplice. Le bolle di sapone affascinano da sempre i bambini ma gli adulti non sono affatto immuni al fascino di queste sottili e sferiche lamine di sapone iridescente. Ho visto che ci sono persino dei maestri che insegnano come fare gli spettacoli con le bolle, come si vede nel seguente filmato:

Negli spettacoli con le bolle vengono create bolle giganti e di solito è possibile assistere ad un repertorio con “effetti speciali” dove si vedono bolle concentriche, bolle create dentro a bolle giganti, “bolle di fumo” che vengono forate e il fumo esce gradualmente e tante altre cose sorprendenti. Le coreografie che si possono fare con le bolle sono davvero tante e sono tutte spettacolari e suggestive. Possiamo parlare di “arte” del fare le bolle. Nel seguente filmato possiamo vedere un notevole spettacolo basato sulle bolle di sapone.

Ma se volessimo fare noi delle bolle di sapone? Come potremmo fare? Quali sono le proporzioni giuste di acqua e sapone per fare delle bolle che non scoppiano subito e che sono abbastanza resistenti alle manipolazioni? In questo video possiamo vedere una “ricetta” su come fare delle buone bolle di sapone.


giovedì 26 novembre 2015

Cosa è lo spaziotempo?

O meglio, lo spaziotempo da cosa è fatto? Le ipotesi della Fisica più affascinanti degli ultimi decenni coinvolgono un curioso fenomeno della meccanica quantistica chiamato entanglement. In parole povere non sarebbe altro che una sorta di “azione a distanza” tra particelle separate anche da grandi distanze. Nonostante si tratti di un fenomeno bizzarro esistono centinaia di esperimenti che mostrano che tale fenomeno è assolutamente reale.

Recentemente il fisico Mark Van Raamsdonk della British Columbia University ha elaborato una ipotesi che afferma che la trama dello spaziotempo sarebbe fatta proprio di entanglement quantistico. Una ipotesi che, se confermata, potrebbe essere un passo in avanti per l’unificazione delle due grandi teorie della Fisica più complete che possediamo: la meccanica quantistica e la relatività generale.

Nel seguente video potete vedere un servizio che spiega questa nuova ipotesi. Buona visione e buon ascolto.


mercoledì 30 settembre 2015

Come immaginare 10 dimensioni spaziali

Le teorie della Fisica più moderne funzionano in un “mondo” dotato di 10 dimensioni spaziali (o anche di più) e una temporale. Un esempio di queste teorie è la Teoria delle Stringhe. Ma come facciamo ad immaginare un mondo con un numero di dimensioni spaziali superiore alle 3 che sperimentiamo nella nostra esistenza? Con approfondite conoscenze matematiche e geometriche è abbastanza facile capire come possano esistere “altre dimensioni”, perché le equazioni permettono un livello di astrazione molto grande. Ma se non si possiedono tali conoscenze bisogna riuscire ad “immaginare” questa situazione mediante una analogia.

In questo filmato (dura circa 11 minuti ed ha i sottotitoli in italiano) ci spiega come immaginare 10 dimensioni spaziali mediante una serie di interessanti analogie.

Buona visione a tutti.


venerdì 25 settembre 2015

Breve storia della pizza

Insieme alla pasta, la pizza è uno dei cibi nazionali italiani più noti al mondo. Eppure, la grande popolarità di questo prodotto in Italia non risale certo a tempi remoti, se Carlo Collodi (1826-90), il famoso autore di Pinocchio, in un libro di letture scritto per la scuola nel 1886, così descriveva la pizza:

«Vuoi sapere che cos'è la pizza? È una stiacciata [schiacciata, focaccia] di pasta di pane lievitato, e abbrustolita in forno, con sopra una salsa di ogni cosa un po'. Quel nero del pane abbrustolito, quel bianchiccio dell'aglio e dell'alice, quel giallo verdacchio dell'olio e dell'erbucce soffritte e quei pezzi rossi qua e là di pomidoro danno alla pizza un'aria di sudiciume complicato che sta benissimo in armonia con quello del venditore».

Il fatto è che quando Collodi scrive, la pizza è ancora un prodotto consumato sostanzialmente solo a Napoli e non ha ancora una diffusione nazionale, verificatasi solo nel secolo successivo.

Le origini della pizza si perdono nel passato più lontano. La parola "pizza" deriverebbe, secondo alcuni, dal greco plax ("superficie piana") o dal latino piana, sostantivo del verbo pinsere (che significa "schiacciare" o "macinare"). In entrambi gli etimi emerge il riferimento al lavoro di preparazione della pizza, consistente nell'impastare e nello schiacciare la pasta, fino a ottenere un prodotto ben lavorato e schiacciato. Di cibi di questo genere, fatti di pasta di farina di cereali schiacciata e cotta al forno, è piena di riferimenti tutta la tradizione alimentare greco-romana antica, così come non mancano preparazioni analoghe in altre tradizioni gastronomiche ancor più lontane da noi. In ogni caso la prima menzione di un cibo chiamato "piza" è attestata in un documento scritto a Gaeta nel 997.

Per arrivare a tempi un po' più recenti, sappiamo che i primi negozi, dove si produceva e si vendeva pizza, vennero aperti a Napoli verso la fine del Seicento. Nel Settecento il numero di questi locali aumentò in misura considerevole, diventando uno degli esercizi alimentari più diffusi. Presso le pizzerie, i napoletani del Settecento non andavano a consumare il pasto ma solo a comprare il prodotto già cotto, per portarlo a casa o, più spesso, per mangiarlo camminando per strada. Solo verso la seconda metà del XVIII secolo cominciarono a essere aperti ristoranti-pizzerie in cui si poteva mangiare la pizza seduti a tavola.

Una delle testimonianze più famose sulla pizza degli inizi del XIX secolo è quella scritta nel 1832 da Alexandre Dumas (1802-70), l'autore dei Tre moschettieri:

«È una specie di stacciata, come se ne fanno a Saint-Denis; è di forma rotonda e si lavora con la stessa pasta da pane. A prima vista è un cibo semplice: sottoposta a esame, apparirà un cibo complicato. [...] La pizza è all'olio, al lardo, alla sugna, al formaggio, al pomodoro, ai pesciolini. E il termometro gastronomico del mercato: aumenta o diminuisce di prezzo a seconda del corso degli ingredienti suddetti e della maggiore o minore freschezza».

Da notare che la testimonianza di Dumas è una delle prime in cui si fa riferimento al pomodoro come condimento della pizza; fino ai primi decenni del secolo, infatti, la pizza napoletana, come d'altronde la pasta, non era affatto condita con il pomodoro, a pezzi o in salsa, ma in genere con olio, o altri grassi, e formaggio, verdure o pesce. Dunque non era ancora, in senso stretto la "nostra" pizza.

Perché diventasse un patrimonio comune della gastronomia italiana bisognò aspettare la fine del secolo. In questo caso l'artefice della "nazionalizzazione" della pizza fu la casa Savoia: si racconta che, durante il soggiorno della regina Margherita a Napoli, nel giugno 1889, la consorte del re d'Italia, «stanca della cucina francese», fece chiamare a corte un noto pizzaiolo napoletano, Raffaele Esposito, perché preparasse delle pizze. Delle tre confezionate fu scelta quella con pomodoro, mozzarella e basilico, da allora chiamata "Margherita", che la leggenda vuole fosse stata inventata da Esposito apposta per la regina, scegliendo ingredienti dall'evidente valore simbolico di tipo patriottico.


domenica 20 settembre 2015

Raffreddamento DSLR molto artigianale…

Molti astrofili usano una ventola per pc per stabilizzare la temperatura della propria fotocamera digitale durante le lunghe pose. La ventola ovviamente non è in grado di abbassare la temperatura al di sotto della temperatura ambiente. Su internet ho visto altri che hanno usato delle "cold box" (ad esempio qui) o hanno persino smontato la fotocamera per mettere a contatto il sensore con un "dito freddo" (cold finger) in rame raffreddato da una cella di Peltier che aveva però bisogno di un pesante dissipatore di calore (vedi ad esempio qui).

Mi sono chiesto: non esiste una via di mezzo tra la ventola e il sistema di raffreddamento con cella di Peltier (che tra l'altro richiede anche alimentazione elettrica e quindi ulteriori cavi elettrici)?

Personalmente ho trovato molto utili dei sacchetti di fluido refrigerante (nel congelatore si solidifica) che è possibile mettere a contatto con la parte posteriore della fotocamera (come nelle foto). Questi sacchetti si possono trovare nei supermercati.

CIMG7761

CIMG7762

Con una temperatura ambiente di 26 °C (dentro il mio studio) ho fatto una serie di dark (durata 300 secondi a 800 ISO), prima senza nessun tipo di raffreddamento (nemmeno la ventola) e poi con il sacchetto refrigerante.

- Senza raffreddamento dopo circa 45 minuti si è raggiunta una temperatura di equilibrio di ben 40 °C.

- Con il sacchetto refrigerante dopo 45 minuti si è raggiunta invece la temperatura di 20 °C (6 gradi sotto la temperatura ambiente).

20gradiC

Ho fatto un confronto tra un dark a 40 °C e uno a 20 °C facendo uno stretching delle immagini.

Confronto20e40

La differenza è evidente. Con una ventola non si sarebbe potuto scendere a meno di 35 °C, con il sacchetto refrigerante si è arrivati a 20 °C.

Nei giorni precedenti a questa prova avevo tentato di fare direttamente foto astronomiche con questo sistema di raffreddamento, ma in condizioni diverse. Avevo fatto pose di soli 30 s (senza autoguida) e a 3200 ISO. Temperatura ambientale di 24 °C (all’aperto!). Il soggetto fotografato è l’ammasso globulare M15. Sono solo 34 pose da 30 secondi a 3200 ISO, tutte con una temperatura del sensore di 19 °C. (Celestron CPC-800, f/10).

m15

Come si vede, nonostante i 3200 ISO e la poca integrazione, il rumore a 19 °C è decisamente sotto controllo.

Questa è la nebulosa M76 (“Piccolo Manubrio”). Sono 105 pose da da 30 secondi 3200 ISO a 19 °C (temp. ambientale 23 °C). Celestron CPC-800, f/8,5 (con il riduttore di focale di un rifrattore). Anche in questo caso il rumore è sotto controllo.

m76

Nelle prossime serate tenterò di fare pose più lunghe con autoguida e a 800 ISO (e anche a 1600 ISO), e se mi capita una serata più fresca si raggiungeranno temperature ben più basse!

Osservazioni su questa “tecnica”..

1) Ho visto che a 24 °C di temperatura ambientale il sacchetto resta “solido” per quasi due ore. Se si vuole continuare a fotografare a questa temperatura bisogna sostituire il sacchetto con un altro. Ovviamente se c’è più freddo dura di più.

2) Non è possibile usare i sacchetti in uscite in luoghi dove non c’è corrente elettrica e un congelatore che mantenga i sacchetti ghiacciati.

3) E’ una tecnica più efficiente con tutte quelle fotocamere che hanno lo schermo girevole, perché è possibile poggiare il sacchetto sul dorso della fotocamera.

4) Non è facile ancorare il sacchetto con gli elastici in maniera tale che non si muova durante la sessione fotografica.

5) I sacchetti pesano circa 600 g. Questo peso aggiuntivo potrebbe causare delle torsioni nel treno ottico o problemi di inseguimento durante le lunghe pose.

6) Potrebbe causare problemi di condensa.

Appena faccio qualche altro test vi faccio sapere.


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